Nickname: roxy_xyz
Titolo: In the Darkness
Fandom: Doctor Who
Personaggi/Pairing: Donna Noble, Ten,
Rose Tyler/Bad Wolf, e con la partecipazione di Davros e tutti i compagni Dalek!
Generi: Oneshot
(2.371 parole), un pizzico d’azione.
Avvertimenti: What if…?
Rating: Giallo
Frase scelta: “She is lost in the darkness, fading away.
I’m still around her, screaming her name.” Lost- Within
Temptation
Introduzione: Questa
storia nasce dal what if…? in cui Rose Tyler non è stata salvata da Pete e portata nel
mondo parallelo, anzi è caduta nel vuoto con tutti gli altri Dalek, e il Dottore ha assistito impotente alla scena. La storia è narrata dal PoV di Donna!
Note: Mi sono
permessa di riscrivere l’episodio “The Stolen Earth”
e sicuramente non sono né RTD né Moffat, ma ho
immaginato un episodio diverso senza Jack, Martha, Mickey, Jackie e Sara Jane,
ma anche qui è Donna Noble a essere la soluzione di
tutto e che permette a Rose di ritrovare se stessa. So benissimo che è un
azzardo, ma ho sempre desiderato scrivere una storia del genere e amo mettermi
alla prova, e poi Donna Noble doveva essere salvata.
Che cacchio!
Questa storia partecipa al contest "Da ieri
a oggi" indetto da Stareem, con la
citazione che trovate all’inizio della storia.
Come sempre, grazie Jaybree.
In
the Darkness
“She is lost in the
darkness, fading away. I’m still around her, screaming her name.”
Lost- Within Temptation
La prima volta che la vidi fu attraverso i
suoi occhi e quel suo respiro mozzato, mentre con in pugno quella camicetta
rosa gli domandavo a chi appartenesse. Non conoscevo la loro storia, sapevo
soltanto che dovevo essere a fianco del mio futuro marito, sposarmi e sfilare
in Chiesa sotto gli occhi invidiosi delle mie colleghe, e non trovarmi di
fronte a un uomo completamente folle che blaterava su cose senza senso e di cui
non m’importava nulla. Era il mio matrimonio, dannazione! Quanti
ancora ne avrei visti e soprattutto di quanti sarei stata protagonista? Ero
arrabbiata con lui e con chi mi aveva tirato quel brutto scherzo. Non riuscivo a fare altro che pensare
a Denise e a Loreline che mi avrebbero preso in giro
per tutta la vita, perché avevo buttato al vento l’unica possibilità di essere
speciale. Per un giorno, solo uno. Donna Noble
non era nessuno di importante, dopotutto, e quel
giorno ne ebbi un’ulteriore conferma.
L’indumento cadde sul pavimento di quella strana cabina e rimase lì,
sotto gli occhi impotenti e vuoti di quell’uomo. Vuoti come la sua anima
spezzata.
§
“Dottore, cosa sta
succedendo? Chi sono queste lattine parlanti?” Non
l’avevo mai visto così nervoso e soprattutto senza parole. Lo guardavo e
vedevo come la presenza di quegli strani alieni, a dir poco noiosi e
presuntuosi, l’avesse scosso.
“Dottore…”
Mi aveva rivolto il suo solito
sorriso, quello che usava per mascherare ciò che provava realmente, e spiegato
con calma chi fossero. “Donna Noble, ti presento i Dalek.”
“E quindi?
Chi diamine sono? In più, perché continuano a ripetere sterminare come un disco rotto?” In realtà avrei
voluto scappare, rifugiarmi dentro il TARDIS, ma sapevo che lui sarebbe
rimasto lì e che io non potevo essere da meno, dovevo essere coraggiosa e non
la solita fifona che preferiva nascondersi dietro a inutili scuse.
“I Dalek
sono sterminatori di razze, epuratori di pianeti. Però
non capisco come avete fatto a salvarvi! L’ultima volta che vi ho incontrati, vi ho visti cadere nel vuoto…”
La testa sembrava scoppiarmi da
un momento all’altro; un attimo prima avevamo visto la Terra scomparire e successivamente, noi e il TARDIS, eravamo stati prelevati di
forza e portati dentro quest’enorme navicella spaziale che continuavano a
chiamare il “Crogiulo”. Non riuscivo a smettere di
pensare che mia madre e mio nonno si trovavano da qualche parte nell’universo e
che nessuno, persino il Dottore, sapesse dove andare a cercarli. Quanti Dalek c’erano? Davanti a me stava un esercito pronto a
uccidere tutti, come minacciavano con le loro parole, eppure lui se ne stava lì
a discutere con un vecchio decrepito pazzo.
“Dottore, dobbiamo trovare la
Terra!”
Ancora una volta avevo sentito
quella risata stridula. Quella specie di
vecchietto in decomposizione mi dava i brividi. “Li vedrai morire tutti quanti
e sarà solo colpa tua. Tua e di lei.”
“Io? Che
diamine stai dicendo? Questo qui ha perso tutte le rotelle, Dottore.” Come poteva incolpare me?
“Anche lei era caduta nel vuoto…”
Se c’e una cosa che mi ha sempre
dato fastidio è l’essere ignorata durante una conversazione, ed era proprio
quello che stava succedendo, e la paura era sicuramente inferiore al prurito
che avevo alle mani in quel momento. Lui e le sue frasi sibilline! Che cavolo
voleva dire?
“Sentite, potreste parlare più
chiaramente, per favore? Chi è caduto? E poi tu, Dottore, manco fossi morta!
Quante volte sono inciampata e non mi sono fatta nulla! Non mi sembra di aver
fatto storie. Ci si rialza, insomma.”
“Dov’è Rose
Tyler? Cosa le avete fatto?” Improvvisamente mi ero
ritrovata di fronte a quell’uomo disperato con cui avevo fatto conoscenza, così
diverso da quello che avevo imparato a voler bene. Anche allora aveva
pronunciato quel nome.
§
“Dottore, cosa è successo alla donna a cui
pensi sempre?”
Il mio matrimonio era saltato e l’uomo che credevo mi amasse si era
rivelato un folle che mi aveva avvelenato e cercato di uccidere. Avevo voglia
di pensare ad altro e non a quello che sarebbe successo una volta
tornata a casa. Fallita, stupida e single a vita, ecco come potevo essere
descritta in poche e coincise parole.
“Si chiamava Rose Tyler, lei era come te. Viaggiavamo e poi…”
“È tornata a casa? Ha messo su famiglia? Scommetto che è successo
proprio così, tutti si sposano tranne la sottoscritta!”
Le sue mani si erano poggiate sulla consolle, mentre quelle dita lunghe
avevano accarezzato la tastiera. “Lei non ce l’ha
fatta.”
Cosa voleva dire? “È… è morta?”
Il suo sguardo si era fatto duro e sapevo che non avrebbe detto altro.
“No, semplicemente non c’è più. Fine del discorso.”
E io sapevo che c’era altro, qualcosa di oscuro che lui stava cercando
di seppellire e che, invece, continuava a tornare a galla. Sempre più forte di prima e che l’avrebbe tirato giù, prima o poi.
§
“Lei non c’è più… mi avevi detto
che…”
Il mal di testa non dava cenno di
diminuire e mille aghi sembravano volessero trafiggermi da parte a parte.
“Cosa le avete fatto, maledetti?”
era stato l’urlo del Dottore.
“Troppo umano, troppe emozioni,
eppure avresti dovuto imparare dai tuoi errori. Un uomo del Tempo che ama
circondarsi di questi strani animali domestici, ti piace allevare scimmie e addestrarle?”
Ehi! Con chi credeva di parlare
questa mummia?
“Dimmi dov’è?” aveva chiesto
nuovamente il Dottore, desideroso di sapere. Di vederla.
“Lei è caduta con noi, si è
nascosta a lungo e alla fine ha smarrito se stessa, dandoci la possibilità di
cambiarla, di migliorarla. Non è
rimasto nulla di quella stupida ragazzina e di quei sogni. Nulla, persino tu,
Dottore. Non sei altro che un nemico ai suoi occhi; ogni ricordo è stato
cancellato e ogni sentimento spazzato via. Rose Tyler è
un perfetto Dalek. Non sei contento, Dottore? Cosa farai ora?”
Come chiamata da una voce
silenziosa, una donna si era fatta avanti in quell’esercito, camminando
silenziosa e impavida in mezzo a tutti quei mostri. Avevo immaginato tante
volte Rose Tyler e, ai miei occhi da eterna romantica, lei era una donna forte
e bella che, col suo amore puro e intenso, aveva salvato il Dottore da se
stesso. Una pessima trama da soap-opera, dopotutto ero abituata a vedere
quello, prima di vedere quelle meraviglie e quei mondi
che mi avevano aperto gli occhi, mostrandomi come non ci fosse un limite alla
bellezza e alla crudeltà di certe persone.
Rose Tyler era
una ragazzina di quanti… vent’anni?
Con un paio di pantaloni e una camicetta tutta sgualcita. Forse dovevo cominciare
a guardare programmi diversi in tv e smetterla di fantasticare.
“Eccola, Dottore. Ecco Rose Tyler
o quello che è rimasto di lei…”
Era ormai a pochi passi da noi e
potevo vedere ogni sua singola lentiggine.
“Dottore.” La sua voce era
piatta, priva di calore.
“Rose! Ti ricordi di me?” Aveva accompagnato
le sue parole con una carezza sul viso della ragazza che sembrava non sentire e
provare nulla. Mi sembrava di guardare una bella statuina di cera.
“Tu sei il mio nemico e devo
sterminarti.”
La mano del Dottore era scivolata
giù, come la sua anima.
§
Ormai viaggiavamo da tanto e mi sembrava di non averne mai abbastanza.
Stare con lui era come fare perennemente la babysitter, ma aveva anche i suoi
lati positivi. Potevo vedere mondi, persone, cose così diverse e pure che, ogni
volta, riuscivano a lasciarmi senza fiato.
“Potrei fare questa vita per sempre. Certo, sei
insopportabile e ti ficchi sempre in situazioni allucinanti, però sì.”
Mi aveva rivolto un sorriso triste, quando invece mi sarei aspettata
una reazione diversa. “Nulla è per sempre, Donna Noble.
Solo la morte.”
“Allegria portami via, Dottore!”
Aveva digitato qualcosa nella tastiera e chiesto, con quei suoi occhi
tristi, quale sarebbe stata la nostra prossima meta. “Dove vuole andare,
milady?”
“Agatha Christie! Ho sempre desiderato conoscerla.”
“Sei pronta a risolvere un nuovo delitto?”
§
“Rose, svegliati! Ti prego…”
Nessuna parola, carezza, niente
sembrava svegliarla da quello stato catatonico. Come se qualche schifezza
aliena si fosse appiccicata al suo cervello e avesse pigiato il tasto reset. Più guardavo
Rose e più mi sembrava di osservare una marionetta, di cui i Dalek muovevano i fili.
Ancora una volta quell’essere
senza cuore aveva parlato, accompagnando le sue parole con una risata, come se godesse della disperazione del Dottore. “Lei è perduta e non
puoi fare più nulla, Dottore. Che effetto fa guardare la donna che ami e non
poter far nulla?”
“Perché?
Perché, Davros?” Non aveva smesso
un attimo di toccare il viso di Rose, come se volesse imprimersi a memoria ogni
suo dettaglio.
“Sei stato tu, fai sempre così:
prendi le cose più belle e le infetti. Non capisci
qual è la tua vera anima? Tu sei un distruttore di Mondi, di persone, e saremo noi Dalek a darti ciò che
meriti. Anzi, che ne dici, Rose… vuoi farlo tu?”
Ancora una volta lei aveva
parlato senza alcuna traccia di calore umano. “Sterminare.
Sterminare.”
Io avevo visto quello di cui era
capace di fare il Dottore e quel vecchiaccio non doveva averla vinta, chi era
lui per criticarlo? Mio nonno mi ha sempre detto che un uomo buono non deve
morire perché altrimenti bisognerà aspettare altri mille anni affinché un altro
uomo buono nasca, e io non ho tutto questo tempo,
maledizione!
“Rose, cerca di pensare al
TARDIS, ai viaggi nel tempo e nello spazio, a quest’uomo strano e pazzo che
vorrebbe evitare le grane, ma che riesce sempre a finirci in mezzo…” Mi ero
avvicinata a lei; una ragazzina non mi avrebbe di certo spaventato, neanche se
si era trasformata in un’arma letale con l’ausilio di questi demoni.
Come aveva fatto prima il Dottore, le mie mani si erano
fermate sulle sue spalle, accarezzandole lievemente. Era così giovane, e non
era giusto che quegli occhi avessero già visto così tante atrocità. Se c’è una
cosa che mi hanno insegnato le soap-opera è che
l’eroina riesce sempre a sconfiggere l’oscurità, e Rose, lei era forte e
avrebbe lottato con tutta se stessa per salvare l’uomo che amava.
“Ti ricordi di quella sensazione?
Di galleggiare come una bollicina di sapone? Era questo ciò che provavi insieme
a lui, quello che provo io tutti i giorni e ti
assicuro che è impossibile dimenticarlo.” Ancora una volta il mal di testa era
lì, dietro l’angolo, a tormentarmi, ma non m’importava di niente in quel
momento. Io ero Donna Noble e gli Ood
cantavano di me e delle mie gesta, e non mi sarei mai arresa a quelle lattine
parlanti.
Non so cosa o quale parola la fece scattare, ma mi ritrovai
con le sue dita sulla mia fronte, là dove il dolore sembrava volermi
schiacciare.
Fu allora che caddi dentro le tenebre che attanagliavano
Rose Tyler, assistendo alla sua caduta e a quello a cui
era stata sottoposta, alle tante torture e infine all’oblio. Vidi come nessuna
minaccia da parte di Davros e dei
suo scagnozzi fosse riuscita a convincerla, a piegarsi al loro volere. Fino
alla fine, lei aveva cercato di aggrapparsi al Dottore e a quei dolci ricordi
per non cadere, annegare nel vuoto che sembrava trascinarla sempre più lontana,
da lui, dal Dottore.
Avevano dovuto nasconderle quei ricordi per poterla usare
come uno strumento di morte, ma quelli erano rimasti lì, dietro una delle mille
porte della sua mente, pronti a uscire e a lottare per tornare da lui.
Mi ritrovai a urlare per il dolore, non so cosa mi stesse
facendo, ma era come se mi stesse usando per tornare indietro e cominciai ad
avere paura di lei.
“No! Rose!”
La voce del Dottore mi sembrava sempre più lontana, come se
mi stesse parlando da un’altra parte, lontano mille miglia. Così come era iniziato, quel dolore atroce era terminato e mi ero
ritrovata a fissare quelle iridi castane, così calde e piene di affetto.
“Sei tornata,” riuscii a dire,
mentre una sensazione di sollievo si espandeva nella mia testa, una volta
scomparse quelle strane fitte.
E quando la vidi sorridere, capii perché il Dottore si era
innamorato di lei, di questa ragazzina, una come tante
forse, ma capace di resistere a un attentato così forte alla sua mente e alla
sua memoria. Era caduta nel buio, ma non aveva smesso di lottare, combattendo
per tornare libera.
“Grazie, Donna Noble.”
“Impossibile! Non
può essere… tu devi sterminare tutti!” Persino Davros
non riusciva a capire come fosse riuscita a scappare dalla loro prigione
mentale.
“Hai ragione, devo sterminare… voi!”
Aveva sollevato quell’esile polso e una strana luce l’aveva
avvolta. Cosa stava succedendo e perché Rose Tyler si
era illuminata come una torcia?
Osservò ogni singolo Dalek prima
di eliminarlo con un semplice movimento della mano, mentre io e il Dottore
assistevamo in silenzio alla scena. Per la prima volta, il Dottore non stava
correndo da una parte all’altra della stanza, limitandosi a guardare Rose con
uno sguardo carico di dolore e tristezza come mai avevo visto e io non riuscivo a capire il perché, visto che lei ci stava
salvando.
Vidi fuoco e cenere
attorno a noi.
Vidi quella ragazzina
innalzarsi e bruciare ogni cosa, senza pietà, senza ombra di sentimenti.
Vidi un lupo cattivo
che, stanco di essere tenuto dietro alle sbarre, lottava per tornare fuori
all’aria aperta.
Vidi il Dottore fermo
al centro della stanza, davanti a lei, mentre la chiamava, implorandola di
fermarsi finché in tempo.
“Smettila,
Rose. Torna da me.”
“Scappate,
dovete andare via prima che sia troppo tardi. Non posso più fermarmi, lo sai anche tu.” Era stato il suo
rimprovero.
I Dalek
cadevano, uno ad uno, come una pioggia forte che
trascinava tutto con sé, dritto fino al fiume, così Rose Tyler colpiva e
annientava.
“Per sempre, Dottore. Donna Noble, sei davvero speciale.”
“Figurati, sei stata
meglio di un’aspirina!” mi limitai a dire.
Vidi il Dottore
allungarsi verso di lei e baciarla, per la prima e ultima volta, prima di
spingermi verso il TARDIS, verso la nostra salvezza.
Le tenebre erano fuori
da quella cabina blu, pronte a cadere nuovamente nel vuoto.
La prima volta che conobbi Rose Tyler fu il giorno in cui ci salvò dai Dalek e dalla fine del Tempo. Il giorno in cui lo sentii
chiamare il suo nome, urlarlo al cielo e ritrovarsi con in
mano solo una camicetta rosa.