Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Wecome To PageBreeze
Fanfiction vincitrice del contest "Waiting for the
Dawn" indetto da ALE2 e Setsuka.
Manco da tanto e forse è giusto che ora mi senta fuori
luogo…
Questa fan
fiction davvero per me è stata uno “sforzo”. Mi piace, nel contesto, anche se
reputo di aver scritto di meglio.
A voi il giudizio finale.
Riporto in fondo alla pagina il voto delle giudici ALE2 e Setsuka,
che ringrazio.
Un
bacio a tutte le vere amanti di questa coppia e alle vere scrittrici, quelle che
sanno mettersi in gioco e giocare con
serietà.
Titolo:
Un
solo, eterno giorno da rivivere.
Autrice: Be
Mine.
Fandom: Fullmetal
Alchemist.
Tema (citazione):
Odio
e amo. Perché mai, tu mi chiedi. Non so. Ma sento che è così, ed è un
tormento.
[Catullo]
Pairing: RoyEd. Genere: malinconia,
(introspettivo), one shot. Rating: verde. Credits: i
personaggi implicitamente trattati in questa storia non mi appartengono e sono
proprietà esclusiva di Hiromu Arakawa. Nell’usufruirne da parte mia non c’è
alcuno scopo di lucro.
Un
solo, eterno giorno da rivivere
Ho sempre preferito la musica al
silenzio:
lei almeno ha i suoi tempi.
Non sentire nulla é invece il dolore più forte di tutti: credere di
non essere capace di percepire sensazioni palesi, sentirsi insensibili al calore
quando lo si percepisce, provare angoscia di fronte all’evidenza dell’apatia.
Qualora una tortura trovi corpo in un guscio vuoto non può far
alcun danno, come la tempesta quando viene inghiottita dal
mare.
Certo ci si sente
soli, così soli che il tempo potrebbe ingoiarti senza spezzare il suo
equilibrio, mentre aspetti settembre e l’autunno della vita.
Aspettando di svelare un senso che in fondo non esiste: l’amore che
non arriva, che non sai dove cercarlo, ma esiste laddove ancora non hai potuto
raggiungerlo, che esplode e che si rassegna, che alla fine ti
trova.
E già l’odi perché non si lascia vincere dalla
rassegnazione.
Perché ti stanca e ti assorbe.
Perché è egoista.
Deliziosamente, si snoda e fluido scivola
nell’esaurirsi.
Decisamente, l’odi.E l’ami, anche.
La sua luce, la bellezza a schiarire le tenebre, silenzio a
scandire le ore.
E quando pure la breve luce cade, resta un’eterna notte da
dormire.*
“Solo una volta, l’ultima volta…
Te lo giuro l’ultima. Ti prego, ti
prego”.
“N…no. Ah…smett…mh…Basta, vattene. Ho
detto…basta”.
“No, ti prego o impazzirò!”
“Non è vero, no. Non mentirmi, non
farlo”.
“Io ti amo, Edward. Davvero ti amo”.
“Bugiardo. Sei un bu…gia…ah…Ti odio, ti odio, ti
odi…o!”
“Anch’io, da impazzire”.
Quella notte nulla volle sapere di esistere. Nessuno prestò più
attenzione alla propria realtà e il mondo porse l’orecchio alle sue
imprecazioni, alle sue dolci preghiere sussurrate, ai singhiozzi che annegò nel
cotone di quella camicia sfatta. No, quella notte il silenzio divorò tutto
quello che c’era intorno, lasciando alle spalle una melodia ben più dolce di
qualsiasi altra: la ninna nanna della notte, che tutto assopisce.
Presto il crepuscolo giunse drammaticamente triste e l’ultimo
fascio d’oro portò via con sé i pensieri più infelici, quando la luce della luna
rischiarò l’oscurità eterna.
Finalmente mai più soli, insieme nel fluire del tempo che non
sarebbe mai bastato: perché dà tempo al tempo e chiederà ancora tempo, aspetta
di sperare e rassegnati all’istante.
L’amore non è come credi che sia: è squallido e abbietto nei suoi
voltafaccia, nella sua illusionistica apparenza, nudo, impudico, spietato,
insensibile. Viscido ti viola, accende i sensi al peccato, per poi gettarti via
come una qualsiasi puttana.
No l’amore non è la felicità, ma un vuoto tanto grande da riempire
ogni spazio; non sa ricambiare un bacio, né accettare una carezza, né chiede
scusa quando è opportuno.
Simile
alla dea pagana del supplizio, che timida
ti penetra: fredda e costante, estranea,
travolgente.
Delicata lama** affilata, compagna,
amica.
Ferisce, rimane qualche istante ad assaporare il gusto delle carni
squarciate e soddisfatta lascia ad un’appagante
agonia.
E nulla, ti soddisfa, ti regala quello che ossessivamente è
protagonista della tua vita: il dolore, quasi non lo senti scivolare via, quasi
non provi nulla di fronte alla vita che ti abbandona, quasi ne sei contento.
Il corpo una volta così bello ora cos'è se non figurazione della
disfatta: tanto seducente quanto vuoto, spento nei sensi, nei gesti, nelle
reazioni.
…
Si, esattamente: perdi la vita intera in cerca di un significante e
quando lo trovi ecco che la necessità ti spinge a trovarne l’accezione che
l’identifica.
Sprechi l’esistenza cercando di amare, per poi capire che l’amore è
l’odio più forte che si arrende a se stesso.
Lasci vivere perché è
la cosa più giusta, per poi capire che il vero amore è fatto d’impedimenti,
subordinazioni e bugie.
L’amore, quello vero, non è in grado di rendere felici perché non
conosce altro se non il senso del supplizio.
E lo strazio più grande era vederlo riverso in un angolo del letto,
ai margini del mondo, sospeso tra l’essenza del mondo e la partitura del tempo,
vederlo lì assopito e malinconico, stanco, irritabile e quantomeno irrealmente
bello.
Spezzato come un
cristallo in frantumi e delicato come la puressenza della grazia, fugacemente
stabile e variabilmente precario, mentre cerca di imparare l’odio e scopre
sempre più l’amore, provando a reclamare la rinuncia e imparando il valore della
pretesa.
Perché Edward l’amore non lo aveva mai preso sul serio, mentre io
invece lo volevo né più né meno di quanto lo bramasse il resto del mondo: in una
volta - solo - riuscii a desiderarlo quanto l’universo intero non riuscì in una
vita, perché davvero lo
amo.
Dolce, il mio amore, delizioso.
Ingenuo e per questo ancor più dolce.
E se non fosse stato per il tempo -domani e domani e domani
ancora…- quel senso di assuefazione e l’instabilità del mio sentimento ribelle
alla razionalità mi avrebbero ucciso: lui è una malattia celata dal sottile velo
dell’illusione, coi miei occhi troppo lontani ed il cuore con loro, ad esplorare
infiniti universi sconosciuti a cavallo tra la sua idealizzazione e
l’esplicazione di un desiderio forte quanto il senso di solitudine appena
abbandonato.
Il quotidiano annegare nel baratro dei deliri, il sempre più
pressante bisogno di gettare nel vento il troppo che l’anima riserverà sempre e
solo lui, l’esagerazione del sentimento e il volerlo sminuire nel contempo: così
come l’amavo e l’amo ancora, avrei voluto sempre e solo
odiarlo.
Aveva la mia anima, il mio corpo, il cuore, me: quel tutto e niente
che era la mia esistenza, lui l’aveva.
Pur non volendo l’avrebbe sempre
avuta.
Ancora fu il bisogno d’infelicità, ancora la minaccia nascosta
nella notte dei ricordi a respingermi, consapevole che se l’avessi avuto tutto
avrebbe perso senso e la vita avrebbe potuto giustamente abbandonarmi alla
follia dell’assoluto. Io Edward l’amo come la luna, che passa la vita in
ascetica contemplazione di ogni bellezza umana pur sapendo di non poterne mai
essere compartecipe, senza mani con cui almeno provare a toccarlo, senza occhi
capaci d’intravvederlo e distinguerlo almeno in lontananza, mai troppo insolito
per ricevere un solo istante della sua attenzione, eternamente troppo lontano
dagli occhi e troppo poco dal cuore.
L’amo, perché per me è tutto quello che il mondo ha da offrire e
nulla di meno di ciò che ho mai desiderato.
L’odio, perché ciò che di lui il mondo vuole concedermi non
potrebbe mai bastare.
Dove andrebbe il cuore, dove la speranza, il cielo e l’incanto di
ciò che indiscriminatamente va, per non ritornare mai? Dove qualora perdessi me
stesso nel tempo? Dove quando avessi già deciso di sposare l’assoluto della sua
sublimazione?
Io non ho mai creduto che l’arresa sia una sconfitta: è solo
un’idea.
Ma non è sopportabile,
non il pensiero di cedere e perdere in una sola volta ogni ragion d’essere. Io
che l’amo e l’amo e l’amo ancora, seppur nei deliri, anche se implicitamente,
col mio odio represso…
Io che l’amo d’amore puro e soffro di una sofferenza ancor più
pura, che nonostante tutto mento a me stesso e agli altri…per lui, vestito della
castità più ipocrita, velato dalla trasparenza meno reale e bello come l’idea di
Dio.
Il punto morto della mia vita, lui, dal quale non so scappare, che
ancora oggi non voglio perdere, che è nulla -come me- ma in sé ha il tutto al
quale non saprei mai rinunciare.
E’ essenza nuda della
felicità quando felicità è perseguire cecamente la razionalità, la stessa che
conforma il folle d’amore al folle d’odio
Le cose si spezzano, si rompono per il puro
piacere.
Care o meno, finiscono inghiottite dalle passioni
estreme.
E gli angeli lo sanno: la virtù è nel mezzo, ma non coincide mai
con la felicità.
Perché la
felicità non esiste.
Lui sa anche questo.
Sa che seppur non l’amassi continuerei ad odiarlo per tutta la
vita, solo per non scordarlo.
Lui sa…
Sa che anche se il mio sentimento non fosse dei più puri il senso
di quello che vivo è la reazione di ciò che gli inerisce e di tutto quello che
rinuncia a sé solo per contemplarlo più a lungo.
Lui lo sa che anche se non compartecipasse alla bellezza assoluta
sarebbe per me ciò che la musica è per il silenzio:
la giusta scusa per tacere di fronte alla bellezza più autentica e
il pretesto più dolce per cui cedere all’adorazione
spassionata.
Perché amo lui quanto chiunque abbia mai adorato la propria vita e
l’odio infinitamente più di quanto abbia mai odiato me
stesso.
Il suo nome aleggerà infinitamente nello spazio e nel tempo, quando
pure il tempo ci avrà dimenticati stipati inun angolo buio della sua memoria, quando pure il buio avrà fine e
rimarrà un solo eterno giorno da rivivere.
FINE
*CITAZIONE DA CATULLO, da Vivamus atque amemus mea Lesbia (noto
anche come Carme dei
baci)
** …dea pagana…(e i seguenti sostantivi e agg. al femminile sono
riferiti alla lama).
GIUDIZIO
Un solo, eterno giorno da rivivere, di Be Mine.
Giudizio di
Setsuka.
Trama: 10. Nonostante sia un
racconto introspettivo basato su ricordi, non è assolutamente statica, anzi è
viva e appassionante. Lessico: 10. Elegante, maturo,
ricercato e poetico. In una sola parola: ottimo. E' lui che strega, affascina e
conquista il lettore. Grammatica: 10. Non ho trovato
nulla che non andasse, tutto assolutamente perfetto. Sviluppo della
storia in relazione alla citazione scelta: 10. Lo sviluppo è perfetto,
anche se non avessi detto qual'era la citazione alla quale ti ispiravi si
sarebbe capito, anche perchè c'è tutta una riflessione su
ciò
Sconcertatamente bella. Un amore puro e una bellezza pura tu
narri, ma allo stesso tempo la esprimi con appassionata eleganza in questa
storia. Tra citazioni filosofiche e letterarie dei grandi autori Greci e
Latini, uniti, e aggiungendoci la tua poetica, la tua filosofia, hai parlato
d'amore platonico come un'artista del Romanticismo. Tante frasi
significative, su cui meditare, piccole verità pungenti, strazianti degne di un
Mustang, lui, che è così passionale e che si rivela al silenzio, rivela la più
saggia delle follie: l'amore. Un amore che non può esser taciuto, tanto è
bello. Un amore che è un sogno, ed è egoista tenerlo per se. Un odio per
la più deleteria debolezza che lo fa esser folle. Un odio che dovrebbe essere
ma non è. E se non potesse esser amore sarà odio, e se non dev'esser odio
sarà amore. "L’amore, quello vero, non è in grado di rendere felici perché
non conosce altro se non il senso del supplizio." dal mio punto di vista è
la frase chiave della storia, chiave perchè spazza via il dubbio di quello che
può esser successo, chiave perchè riflettendoci bene, riflettendo anche
semplicemente sul rapporto tra Roy e Ed, è vera. Edward violentato per
amore, perchè doveva conoscere, doveva sapere ed è sporcato, per questo Roy ha
un motivo ( ma ne ha a centinaia ) per odiare l'amore stesso, ma allo stesso
tempo nella brutalità del gesto, l'unica vittima, è Roy. Edward è come una
divinità profanata dall'umanità ( l'amore ) dei sentimenti che non sono sempre
così belli e puri, nella loro purezza infatti ci sono oscuri abissi e hai reso
alla perfezione quest'idea, sposandola in maniera incantevole al tema da te
scelto. Una splendida introspenzione densa di dolore, senza alcuna via di
fuga per la felicità, se non quella illussoria che dura per un tempo brevemente
finito.
Voto finale: 40/40
Giudizio
di ALE2
Trama L’introspezione di Roy ed il vago nonsense, di cui
la fan fiction è impregnata, sono resi con grande abilità. Non possiamo
davvero far altro che elogiare l’IC del personaggio e la sua caratterizzazione.
Voto:
10
Lessico Il linguaggio scelto è molto vario e non
disturba minimamente la lettura. Straordinara è stata la tua capacità di
passare facilmente dal un linguaggio forbito ad uno decisamente più comune,
riuscendo abilmente a non perdere il filo del discorso e l’organicità della
storia. I periodi, inoltre, sono strutturati bene e raramente sono contorti.
Segnaliamo solo due errori di battitura e
nient’altro. Voto:
8.5
Grammatica Attenzione solo a qualche
virgola. Voto:
9
Sviluppo della storia in relazione alla citazione
scelta: Nulla da dire; la storia nasce dalla citazione e la esplica
perfettamente. Voto:
10