la terra che aspetta.
la
terra che aspetta.
«Parto.»
Tu
stringi un po' il telefono, gli occhi ancora chiusi.
(Non
ti ha neanche detto ciao.)
(Te
lo dice sempre.)
Ora
però sono le tre di notte e ti esce solo un
«Cass.»
E
cerchi di riprendere possesso della tua gola, lasciando che la
penombra delinei la finestra e la notte.
«Mi
avevi detto di avvisare quando sarebbe successo.»
Ed
è strano che sia tutto così morbido –le coperte, la luce- in un
momento come quello.
«Intendevo
un po' prima, Cass –non in coda
per il check-in.»
E
non ti senti molto le gambe, mentre ti rigiri e non riesci neanche a
tenere gli occhi aperti.
(Con
Cass puoi permetterti di tenerli chiusi.)
Anche
se non ha ancora detto il tuo nome, e ti dà fastidio.
Un
tempo ti avrebbe dato fastidio avere quel fastidio.
Ma
hai smesso.
(Intorno
al giorno che hai deciso che era solo
Cass.)
«Non
ci sono check-in per gli autobus, Dean.»
E
a quel punto ti permetti un grugnito e uno sbuffo divertito.
«Nei
film è sempre un aeroporto ed è deprimente, ma una
stazione degli autobus–»
«Non
volevi che Jack Kerouac fosse orgoglioso di noi?»
E
qui sorridi, e sorridi un po' di più sapendo che lui sa che lo stai
facendo.
«Dovrebbe
essere Dean a partire.»
E
non ti esce altro di sagace perché sono le tre di notte, stai
facendo metafore letterarie e Cass sta partendo.
Cass
è in una patetica stazione degli autobus con la cravatta storta, un
borsone e l'aria stanca.
(E
ti sta chiamando per non dirti addio.)
«La
maggior parte del tempo, preferirei essere con te.»
E
tu pieghi appena la testa, sentendolo e immaginandolo il suo sguardo
che sa che non glielo dirai e che non è questo che gli importa.
Cass
lo dice perché tu non lo sai.
E
per questo non vi dite cazzate strane, da film, da aeroporto.
Quelle
le sapete, Dio, quelle le dai per scontate.
Cass
non ti dice che tornerà. Sai che lo farà.
(Cass
torna sempre, come le onde del mare.)
«Ti
aspetto.»
(Perché
lui è le onde e tu la terra che aspetta.)
E
non c'è tragedia in questo.
***Angolino
del cambia-colore***
“Part
of me always believed that you'd come back”.
E
in questo sta una bellezza che ho sempre amato nel loro rapporto e ho
cercato un po' di restituire qui ma... ma, nonostante questa sia una
au, con una specie di vena che richiama un po' l'inizio della nona
stagione. Con Cass e Dean lontani e che si chiamano per telefono
invece di parlare viso viso. Quelle piccole telefonate di qualche
secondo in cui tu riuscivi a sentirli toccarsi, nonostante
l'impossibilità. Oh, ma quando mai loro accettano qualcosa come
impossibile, no? Loro tendono.
E
niente, non c'è molto da dire, a parte che dovrei smetterla di
scrivere solo notturni tra questi due e che il tema del “non posso
restare, devo andare” è tipo il principale tra loro due da...
dalla quarta stagione? Ossia da sempre? Quindi nulla di nuovo sotto
il sole. Niente di nuovo neanche il fatto che io citi impudentemente
la sesta stagione (“Much of the time, I'd rather be here” Caged
Heat 6x10).
Dato
a Cesare quel che è di Cesare, ringrazio tutti quelli che sono
arrivati fin qui e hanno letto/ricordato/preferito/commentato la mia
precedente storia sul fandom dreams
come slow
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