AVVENTURA NELLA FORESTA
Ormai il sole era calato già da un bel po’ e la
foresta era buia e oscura. Gli animali più piccoli tremavano
nascosti nelle loro tane mentre quelli più grossi si
aggiravano minacciosi alla ricerca della loro cena.
In mezzo a tutto
questo un bambino di poco più di quattro anni si aggirava
solo, cercando la via per tornare a casa. Era tutto il giorno che
vagava solo ma non riusciva ad orientarsi. Non aveva mangiato niente,
tranne qualche frutto selvatico ed aveva molta sete. Non sapeva
più che fare, tutto sembrava buio e cattivo. Una grossa
lacrima prese a scorrergli sul viso ma lui la ricacciò
indietro. Doveva essere forte e non doveva piangere. Se avrebbe tenuto
duro sarebbe uscito di lì.
[in una sede della marina]
“Ace!
Vuoi muoverti a venire a tavola? Se non ti sbrighi salterai la
cena!”
Tuonò un
ufficiale della marina con un tono autoritario che fece tremare le
reclute sedute a pochi passi da lui.
“Non urlare
vecchio, non sono sordo!”
Rispose tranquillo e
per nulla spaventato un ragazzino dai capelli neri. Aveva
all’incirca sette anni ed il suo viso era punteggiato da
lentiggini. Le reclute lo guardarono stupite dalla sua strafottenza nei
confronti del Vice Ammiraglio Garp. Ace non ci badò. Era
abituato al comportamento rude del nonno.
“Tieni,
mangia e sta zitto.”
Disse il Vice
Ammiraglio Garp appoggiando con malagrazia un piatto di fronte al
bambino.
“Ma
Rufy?”
Chiese Ace
guardandosi intorno stupito alla ricerca di qualcuno. Era davvero
strano che il suo fratellino non fosse già lì.
“Non
è un problema mio.”
Rispose Garp
sedendosi e iniziando a mangiare senza prestare attenzione al nipote
seduto di fronte a lui.
“È
strano che non sia qui. Di solito è già qui
ancora prima che sia pronto.. Spero non si sia cacciato in nessun
guaio.”
Osservò
Ace leggermente preoccupato. Il suo fratellino Rufy era fin troppo
bravo a cacciarsi nei guai, e di solito toccava a lui tirarlo fuori.
“Se quel
moccioso non è capace di badare a se stesso non
diventerà mai un marine. Rimarrà una pappa molle
per tutta la sua vita!”
Ruggì
l’ufficiale fissando Ace arrabbiato. Era molto infastidito
dal fatto che quel ragazzino non provasse alcuna paura nei suoi
confronti. Era esattamente come suo padre. Quando lo guardava negli
occhi rivedeva lo stesso sguardo di quell’insolente.
“Che stai
dicendo vecchiaccio? “
Lo aggredì
il ragazzino, per nulla intimorito.
“Niente che
ti interessi. Fatti gli affari tuoi!”
Disse il Vice
Ammiraglio per chiudere quella conversazione. I due ripresero a
mangiare quando ad un tratto un marine si avvicino timidamente a Garp.
“Vice
Ammiraglio Garp, si tratta di suo nipote. Non è ancora
tornato. Mando una squadra a cercarlo?”
Chiese con timore,
temendo la reazione dell’ufficiale. Era una recluta, doveva
essere molto giovane e si vedeva lontano un miglio che era molto
impaurito dal suo superiore. Ace sentendo le parole del ragazzo
cominciò a preoccuparsi.
“No, che si
arrangi.”
Rispose il Vice
Ammiraglio guardandolo con odio.
“Ma
signore..”
Disse il ragazzo con
un tono indeciso, subito interrotto da Garp.
“Ho detto
che se la deve cavare da solo.”
Ruggì
Garp, facendo scappare la recluta. Fece per rimettersi a mangiare ma
venne assalito da Ace.
“Che
diamine hai fatto?”
Urlò il
ragazzino, attirando l’attenzione di tutti i presenti che
fissavano la scena increduli.
“Sto
temprando il suo carattere e la sua resistenza fisica.”
Rispose tranquillo
l’ufficiale, per nulla intenzionato a discutere il suo
operato con un moccioso di sette anni.
“Hai di
nuovo cercato di ucciderlo? Sei un vecchio pazzo!”
Gli urlò
contro Ace completamente fuori di sé. Era in piedi sulla
sedia e il suo viso era paonazzo per la rabbia.
“Lo sto
mettendo alla prova, deve dimostrare di essere un uomo!”
Disse Garp guardando
Ace negli occhi. Ace non fu per nulla intimorito da quello sguardo e
rispose con un occhiata carica di odio.
“Ha solo
quattro anni! Che gli hai fatto?”
Chiese furente,
deciso a sapere cosa avesse fatto questa volta il nonno al suo
fratellino.
“Non
è un tuo problema. Se la deve cavare da solo.”
Gli rispose il Vice
Ammiraglio, riprendendo a mangiare come se niente fosse. Tutti nella
sala li stavano fissando ma a lui sembrava non importasse.
“Ti ho
chiesto cosa gli hai fatto!”
Sibilò Ace
con rabbia, scandendo le parole con una calma innaturale.
“Beh, se
sei così curioso te lo dico. L’ho buttato
giù dal dirupo, nella foresta.Se ci tieni tanto puoi sempre
andarlo a cercare.”
Disse il Vice
Ammiraglio Garp con un sorriso strano, senza smettere di mangiare.
Ormai però stava parlando da solo. Ace era già
corso via come una furia, maledicendo il nonno e sperando di riuscire a
trovare il fratellino al più presto. Il vecchio pazzo doveva
averlo lasciato nella foresta subito dopo colazione. Gli era sembrato
molto strano non vedere il piccolo Rufy in circolazione tutto il giorno
ma aveva pensato che si fosse cacciato in qualcuna delle sue avventure
e aveva preferito non indagare. Stava correndo più veloce
che poteva ma gli sembrava di non arrivare mai. Rufy era solo nella
foresta da tutto il giorno, solo, affamato e forse anche spaventato.
Cercò di scacciare l’immagine del fratellino dalla
sua mente, sperando che non gli fosse successo nulla. Non avrebbe mai
perdonato suo nonno se fosse successo qualcosa a Rufy. Doveva trovarlo
al più presto. Non era la prima volta che il nonno metteva
il pericolo la vita del piccolo, del resto lo aveva fatto molte volte
anche con lui. Diceva che lo faceva per loro, per renderli
più forti. A Ace non importava del perché lo
facesse, riusciva a pensare solo che quel vecchio pazzo provasse
piacere nel metterli costantemente in pericolo di vita. Forse
si voleva solo sbarazzare di loro come aveva fatto loro padre. Arrivato
sul limitare della foresta Ace non ci pensò un attimo e si
lanciò a capofitto tra gli alberi.
“Rufy! Sono
io, Ace. Rispondimi!“
Urlò Ace
con tutto il fiato che aveva in corpo. Rufy era tutto quello che aveva,
tutta la sua famiglia. Non poteva perderlo per nessuna ragione. Lui era
il suo fratello maggiore, doveva aiutarlo e proteggerlo. Ace si
guardò intorno e attesa una risposta che non
arrivò.
“Rufy,
dimmi dove sei. Ti sono venuto a prendere! Ti supplico dimmi
qualcosa!”
Urlò di
nuovo Ace, in preda al panico. Nella sua mente si fecero largo mille
ragioni per cui il fratellino non rispondeva, tutte una più
improbabile e terrificante dell’altra. Ad un certo punto gli
sembrò di sentire un rumore.
“Ace..”
Una vocina lo stava
chiamando. Sembrava molto lontano, Ace non capiva dove fosse.
“Rufy! Dove
sei? Rufy non ti vedo..”
Disse Ace, cercando
di capire da che parte arrivasse la voce del fratello. Sentirlo lo
aveva fatto calmare un po’. Ora doveva solo trovarlo e poi
riportarlo a casa.
“Ace! Sono
qui”
Disse ancora Rufy.
Ace alzò gli occhi e sbiancò. Il suo fratellino
si era arrampicato su un albero, forse per sfuggire a qualche animale
feroce e ora non riusciva a scendere. Il ramo su cui si trovava era
molto in alto e sembrava fosse molto vicino a spezzarsi. Cadendo da un
altezza del genere si sarebbe di sicuro fatto molto male, doveva fare
qualcosa ma non riusciva a pensare a nulla. Rufy sembrava spaventato ma
cercava di non darlo a vedere.
“Fratellone,
ti prego aiutami!”
Strillò il
piccolo, tenendosi con tutte le sue forze al ramo che si stava per
spezzare.
“Sta
tranquillo, sono qui apposta. Ci penso io! Fammi pensare un attimo a
come tirarti giù da lì..”
Rispose Ace
fingendosi tranquillo e lucido. Non doveva fare percepire la sua paura
al fratellino o si sarebbe spaventato ancora di più. Il ramo
era molto danneggiato, bastava un movimento azzardato perché
cedesse e Rufy cadesse.
“Ho tanto
freddo! Sono salito qui per vedere dove sono e come tornare a casa. Ho
fatto come mi hai insegnato tu ma poi non sono più riuscito
a scendere..”
Disse Rufy
improvvisamente più calmo. Suo fratello era lì,
sarebbe andato tutto a posto. Aveva piena fiducia in lui. Ace diede
un’altra occhiata al ramo, preoccupato. Non aveva la minima
idea di come fare. Non poteva arrampicarsi e andarlo a prendere, il
ramo non li avrebbe retti tutti e due. Doveva essere Rufy a scendere.
“Ehy Rufy,
ascoltami bene. Sei stato davvero bravo ad arrampicarti lì
tutto da solo. Sono sicuro che puoi anche scendere.”
Disse Ace per
incoraggiare il fratellino. Doveva scendere in fretta, prima che il
ramo cedesse.
“Ma
Ace..”
Protestò
Rufy leggermente spaventato.
“Fidati di
me e fai come ti dico. Appoggia il piede su quella sporgenza, quella
sotto il ramo. Riesci a vederla?”
Lo
incoraggiò Ace. Era sicuro che ce la poteva fare. Suo
fratello era davvero in gamba, più di qualsiasi altro
bambino della sua età.
“Qu..
Questa?”
Chiese Rufy
scacciando la paura. Doveva essere forte, suo fratello credeva in lui.
Non poteva deluderlo.
“Si,
bravissimo. Fa piano però mi raccomando..”
Rispose Ace,
preoccupato che un brusco movimento del bambino provocasse un crollo
improvviso. Piano piano guidò Rufy via da quel ramo
pericoloso e gli diedi indicazioni per scendere. In pochi minuti fu di
nuovo sulla terra ferma, in tempo per vedere il ramo su cui era stato
crollare con un pesante tonfò. Il rumore spaventò
Rufy che si lanciò tra le braccia del fratello maggiore. Ace
si accorse che il piccolo tremava ed era congelato. Lo strinse forte a
sé. Aveva avuto così tanta paura di perderlo.
“Ehy Rufy,
va tutto bene?”
Chiese Ace
preoccupato. Il suo fratellino era la persona più importante
della sua vita. L’unica che gli volesse veramente bene e che
si preoccupasse per lui.
“Si
fratellone, ora si. Grazie per essere venuto ad aiutarmi.”
Disse Rufy guardando
il fratello maggiore con riconoscenza e venerazione. Era il suo mito,
il migliore fratello del mondo.
“Non dirlo
nemmeno. Sono il tuo fratellone, no? Sei stato coraggioso, hai avuto
tanta paura?”
Chiese Ace
sorridendo, felice che il pericolo fosse passato.
“No, non
tanta. Solo un pochino, poi quando sei arrivato è
passata..”
Rispose Rufy con un
grande sorriso dipinto sulla faccia. Ormai la paura era passata, specie
perché il suo fratellone era lì con lui.
“Dai,
torniamo a casa.”
Disse Ace,
togliendosi la sua felpa e facendola indossare al fratellino mezzo
congelato. A Rufy la felpa di Ace andava molto grande, sembrava quasi
un vestito.
“Ma tu non
hai freddo?”
Chiese Rufy
preoccupato per il fratello. Era molto tardi, si sarebbe preso la
febbre.
“Non ti
preoccupare.”
Rispose Ace
sorridendo e prendendolo per mano.
Una volta arrivati
nella sede della marina trovarono Sehila, la ragazza che si prendeva
cura di loro preoccupata ad aspettarli sulla porta. Stava mormorando
qualcosa su quanto gli ufficiali fossero inumani e spietati con i
bambini piccoli. Appena li vide corse loro incontro e li
guidò nelle cucine dove si assicurò che si
rifocillassero.
Qualche ora
più tardi erano nella loro stanza ma Rufy non riusciva a
prendere sonno, si era svegliato a causa di un brutto sogno e non
riusciva ad addormentarsi di nuovo, pensava all’avventura di
quel giorno. Ace era nel letto vicino e sentiva il fratellino agitarsi
nel letto. Stava per andare da lui per vedere se stesse bene quando
sentì dei passi leggeri avvicinarsi. Il ragazzo sorrise e
alzò le coperte per fare entrare il fratellino.
Probabilmente aveva fatto un brutto sogno.
“Posso
dormire con te? Ho fatto un incubo e non riesco a dormire..”
Chiese Rufy
accoccolandosi vicino al fratello. Ace si intenerì a vedere
il piccolo spaventato e annuì, lasciando che si avvicinasse
ancora di più.
Rufy si
addormentò in poco tempo, rassicurato dalla presenza del
fratello più grande. Ace invece rimase un po’ a
guardarlo dormire.
“Ace..”
Mormorò
Rufy nel sonno. Era incredibile come il suo fratellino non riuscisse a
stare zitto nemmeno nel sonno.
“Ti voglio
bene fratellone..”
Disse il piccolo
senza svegliarsi. Ace sorrise e accarezzo i capelli del fratellino.
“Anche io
piccolo, tanto. Ma lo sai di già, vero?”
Sussurrò
Ace a bassa voce per non svegliare Rufy.
grazie a tutti
quelli che sono arrivati a leggere fin qui. lo so che dovrei pensare
alle storie che ho già iniziato ma è stato
più forte di me. sono stata colta da un ispirazione
improvvisa e ho deciso di non perdere tempo.
è la
seconda storia che scrivo su Rufy ed Ace e il loro rapporto, che vi
devo dire.. adoro questa coppia di fratelli e c'è
così poco su di loro..
la storia prende
spunto dalla puntata in cui Rufy incontra il nonno a Water Seven e dice
agli amici che quando era piccolo il nonno cercava di "ucciderlo" per
temprare il suo carattere e fare di lui un marine. nella mia storia mi
sono presa la libertà di considerare Ace e Rufy fratelli a
tutti gli effetti, anche se non lo si sa con certezza (oda è
parecchio misterioso e vago, non ci spiega perchè hanno due
cognomi diversi).
spero la storia vi
piaccia!
grazie per essere
arrivati a leggere fino a qui. se volete rendermi la scrittrice
più felice di questo sito non dovete fare altro che
lasciarmi due righe, un commento, una critica.. quello che vi pare!
GRAZIE MILLE!
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