cap1 recluta2
PERSONAL SPACE: Tremate, tremate, i vendicatori son
tornati XD
Ok, primo capitolo e già sto
delirando...andiamo bene! Dunque dunque...bentrovati e benvenuti, a
seconda che siate nuovi lettori o meno XD
Se siete già miei fedeli
lettori, allora saprete che questo è il seguito de: "la recluta", che
potrete trovare cliccando QUI , se siete nuovi...bè ora lo sapete
quindi magari cliccate XD
Riassunto delle puntate
precedenti, se proprio siete pigri:
Dopo i fatti di NY (The avengers),
Clint vive con il perenne senso di colpa di quello che ha fatto, e le
cose peggiorano quando tra i suoi allievi compare il figlio di uno
degli agenti che l'arciere ha ucciso mentre era sotto il controllo di
Loki; Natasha nel frattempo lo aiuta come può, tra una missione e
l'altra. In una di queste missioni viene scoperta catturata, e
torturata proprio dal suo obiettivo. Mentre Clint a NY decide di
raccontare la verità alla recluta, Tommy, Nat riesce a scappare e a
tornare negli States, dove si rifugerà, ferita e sconvolta, proprio da
Occhio di Falco, che dovrà mettere da parte i suoi sensi di colpa per
aiutare l'amica.
In suo aiuto interviene anche Capitan
America, che sarà fondamentale per la ripresa psico-fisica di Natasha e
del suo rientro alla piena operatività.
Lo sceicco, rapitore di Natasha,
riesce a vendicarsi catturando Clint: i vendicatori (e Tommy) si
troveranno così coinvolti in una missione di salvataggio. Qualcosa però
è successo: Clint ha problemi di visione. Mentre Tony Stark e Bruce
Banner cercano di capire come risolvere il tutto e far tornare Occhio
di Falco Occhio di Falco, Steve viene trasferito a Washington, dove
ritroverà Peggy Carter e farà la conoscenza di Sam Wilson.
Sì, la storia finisce all'inizio di
capitan america The Winter Soldier.
Questa era, in pochissime righe,
"la recluta", ovviamente se andate a leggerla scoprirete tutti i
dettagli, ma più o meno ora avete il background per leggere questa.
Nei primi 2-3 capitoli ci
muoveremo in contemporanea con The Winter Soldier, quindi ci saranno
dei pezzi che racconteranno molto brevemente il film, con l'aggiunta di
pensieri e riflessioni dei protagonisti, poi prenderà ovviamente una
sua trama, in un seguito ideali che allo stesso tempo cercherà di
spiegare cosa diamine stavano facendo gli altri vendicatori mentre lo
SHIELD veniva distrutto. E' la prima volta che mi cimento in una storia
del genere, qualche volta dilateò un po' i tempi, e me ne scuso, ma
proverò a essere il più fedele possibile, promesso!!
Mi son già dilungata anche
troppo quindi...vi lascio al primo capitolo. Buona lettura!!
RISE AGAIN
We were living separate
lives
With no room for
compromise
Falling down again
See you Rise Again
This is not the
end, my friend
Rise Again - The Rainband ft, James
Toseland
Tony Stark riguardò per l'ennesima volta i risultati delle analisi
sugli occhi di Clint Barton, incrociandole di nuovo con quelli
precedenti l'operazione che aveva tentato per ripristinargli la vista.
Tentato. Non diciamo stronzate. Era un'idea sua e le sue idee
funzionavano sempre.
Il nuovo controllo non era dettato da esigenze mediche, quanto da un
momento di puro autocompiacimento.
Tutti i valori erano rientrati nella norma e il cristallino aveva
riacquistato la sua naturale elasticità e trasparenza. Di fatto i
sintomi di Clint erano un misto tra una presbiopia (un irrigidimento
del cristallino di norma dovuto all'età) e un'opacizzazione dello
stesso, molto simile a una comune cataratta, con la differenza che non
era bastato un normale intervento correttivo a eliminarlo.
L'opacità aveva infatti la straordinaria capacità di riformarsi
praticamente nell'istante in cui veniva il cristallino veniva
sostituito da quello chirurgicamente innestato, rendendo di fatto
inutile l'intervento.
Alla fine Tony si era inventato un cristallino di un materiale che
aveva creato in laboratorio, completamente privo di elementi biologici
(aveva stabilito infatti che erano quelle le molecole che venivano
attaccate) e aveva di fatto effettuato un trapianto. Era stata
un'operazione complessa e delicata, con parecchi rischi di rigetto (a
detta dei medici, Tony non aveva dubbi di aver creato il materiale
antirigetto per eccellenza) e la possibilità della cecità assoluta
(“Meglio cieco che questa via di mezzo” aveva sentenziato Clint, quando
gli avevano elencato i rischi dell'intervento), ma alla fine era
riuscita.
E una volta risolto il problema principale, per eliminare
definitivamente la tossina dal corpo dell'arciere era bastato un
bombardamento a base di antibiotico.
Tony rimirò ancora una volta il suo capolavoro.
Nemmeno un valore sballato, e capacità visive ancora intatte.
Ed era finalmente il momento di liberare gli occhi di Barton dalle
bende che lo avevano tenuto al buio per i tre giorni successivi
all'intervento.
-Hai intenzione di toglierti quel sorriso compiaciuto dalla faccia?-
-Assolutamente no, Pepper. Sono un ingegnere, non un medico eppure
guarda: la perfezione-
Pepper Potts sorrise e scosse la testa, mentre gli porgeva un flute
riempito di costosissimo champagne. Tony lo prese delicatamente e il
cristallo toccò il suo gemello con un melodioso “plin”, in un brindisi
silenzioso alla riuscita dell'ennesima “invenzione” del miliardario.
-Pronto, Legolas?-
-Ma Occhio di Falco ti fa così schifo?- non potè fare a meno di
chiedergli di rimando l'agente steso sul lettino.
Finalmente il momento era arrivato. Clint faticava a trattenere
l'eccitazione, condita da un pizzico di paura. I medici che l'avevano
operato e Tony lo avevano rassicurato: la tossina era stata debellata e
tutto era tornato a essere nella norma, tuttavia non osava sperarci
davvero prima di vedere di persona (nel vero senso della parola) i
risultati. Come si suol dire: non aspettarti niente e non resterai
deluso.
-No, solo che non mi piace usare soprannomi che non ho inventato io-
-Mi scusi, signor Tolkien-
Tony intascò la sagace replica con un sorrisetto divertito, Clint ne
era certo: niente poteva scalfire il suo buon umore. Percepiva
distintamente che il miliardario era su di giri, sicuramente eccitato
all'idea di vedere i risultati delle proprie ricerche.
Barton era grato all'amico (Quando aveva iniziato a pensare a Tony
Stark come a un amico?), che si era dannato l'anima e aveva sacrificato
molte ore della propria vita per far sì che non perdesse l'unica cosa
che aveva: la sua vista.
Lo sentì armeggiare con le bende, che caddero con una lentezza che gli
parve infinita, un giro dopo l'altro, fino a quando anche l'ultimo
centimetro non fu nelle mani dello scienziato.
Ora tra lui e la verità c'erano soltanto due grandi cerotti
rettangolari bianchi.
Strinse i palmi, improvvisamente sudati, mentre il cuore prese a
battergli a mille. Uno sottile strato di tessuto e cotone lo separava
dalla sua intera vita.
-Legolas?-
-Eh?- si riscosse dal suono del suo cuore che sembrava volesse uscirgli
dal petto e si accorse di non aver sentito quello che gli era stato
detto
-Tieni le palpebre socchiuse, l'ambiente è quasi buio, ma ti darà
fastidio lo stesso, ok?-
-Sarò... subito in grado di vedere?-
-Sì, ma le prime ore non saranno piacevoli-
Clint annuì e fece un respiro profondo, mentre serrava le palpebre. Il
primo spiraglio di luce lo fece lacrimare, ma allo stesso tempo, quando
riuscì a tenere gli occhi aperti, lo avvolse il sollievo.
Poteva tornare in pista!
Aveva rovinato tutto. Di nuovo.
Era ufficiale. Natasha Romanoff nei rapporti umani faceva schifo.
Era tornata dalla missione di salvataggio degli ostaggi con il morale
sotto i piedi. Come sempre più spesso ormai accadeva, Fury le aveva
assegnato una missione segreta, il backup di tutti i database
contenenti informazioni su ogni singolo agente dello SHIELD, lei
inclusa ovviamente; l'unica differenza era che questa volta era stata
assegnata a una missione di salvataggio, e si era trovata a svolgere
una missione nella missione comandata da Steve Rogers.
Gli ordini sono ordini, si era detta quando, poco prima di partire,
erano rimasti soli per un attimo e lei aveva accarezzato per un secondo
l'idea di rivelargli il vero motivo della propria presenza su
quell'helicarrier. Aveva deciso di tacere, preferendo concentrarsi
sulla vita sociale del Capitano.
La missione non era stata esattamente una passeggiata: i soldati
presenti sulla nave avevano opposto una strenua resistenza, ma niente
che non fosse riuscita ad affrontare da sola.
Tutto era andato per il verso giusto, almeno fino a quando Steve non
l'aveva scoperta a trafficare con i computer di bordo della nave.
Mentre attendeva il completamento del trasferimento dei dati, aveva
cercato di spiegare a Steve che la missione del capitano era quella di
salvataggio, mentre la sua era quella di sottrarre quei dati.
A complicare le cose erano stati scoperti e la missione era quasi
andata a farsi benedire, così come quell'inizio di rapporto di amicizia
con Rogers, che da quando erano tornati a Washington a fatica le
rivolgeva la parola.
Non poteva nascondere, per lo meno a sé stessa, che la situazione le
pesava non poco. Se ne era sempre più o meno fregata di quello che la
gente pensava di lei, le importava poco o nulla perfino di quello che
pensava Clint. Era una spia, un'assassina provetta, un'arma micidiale,
con un passato costellato di omicidi compiuti a sangue freddo;
nonostante questo, da quando si era scoperta compromessa, aveva deciso
che voleva cambiare, e per una qualche malsana ragione di cui ancora
non si capacitava, voleva dimostrarsi degna della fiducia e
dell'amicizia di Steve.
Lei era nera. Lui era bianco.
Una l'incarnazione delle menzone, dei sotterfugi, del marcio che
governava il mondo, l'altro quella della lealtà, degli ideali e della
verità sopra ogni cosa.
Per un qualche motivo, quando Capitan America era nei paraggi,
desiderava disperatamente cercare di entrare in quella luce che
emanava, in qualche modo essere degna della sua amicizia; voleva
riparare alle azioni del passato votandosi al bene supremo. Come
sempre, tutto era andato in fumo.
A questo ripensava la Vedova Nera mentre si trovava su un volo di linea
che l'avrebbe riportata da Washington DC alla grande Mela, dove stava
facendo ritorno all'appartamento di Clint.
Clint.
Si ricordò improvvisamente che quello doveva essere il giorno della
verità. Stark aveva parlato di 72 ore di buio assoluto prima di
togliergli le bende e verificare se il tentativo era andato a buon
fine.
Da parte sua, Natash era fiduciosa: prima di partire, quando avevano
parlato dell'operazione, Iron Man emanava quell'aura che aveva imparato
a conoscere come l'estrema soddisfazione dell'uomo tipica di quando
creava qualcosa che funzionava esattamente secondo i suoi progetti.
Durante i precedenti tentativi non l'aveva mai emanata,e questo era
bastato a rincuorarla.
Fece due conti, e realizzò che quello era il giorno designato e
all'improvviso si ritrovò impaziente di atterrare per poter avere
notizie dell'amico.
Non appena fu all'interno del terminal prese il telefono.
Clint si trovava nella stanza a lui riservata alla Stark Tower, quasi
completamente buia per quel primo giorno di ripresa di contatto dei
suoi occhi con il mondo esterno. Tony gli aveva spiegato che poiché
l'intervento che aveva subito era qualcosa di straordinariamente
delicato e mai tentato prima, era fondamentale che non bruciassero le
tappe, ma che lasciassero al suo corpo il tempo di riabituarsi
gradualmente alla luce del sole.
Capì cosa voleva dire con “potrebbe essere un po' traumatico tornare
alla luce di colpo” quando lo schermo del suo cellulare si illuminò
all'improvviso, segnalandogli insieme alla vibrazione, l'arrivo di una
chiamata. Sebbene lo sfondo fosse nero, il che diminuiva drasticamente
la potenza dell'illuminazione, il fatto che fosse intermittente lo
accecò per un istante.
Serrò gli occhi con un gemito mentre allungava una mano per prendere il
telefono.
-Natasha-
-Clint, ehi. Come è andata?-
-Ci vedo di nuovo, anche se per ora sono in modalità vampiro-
-Cioè? Luccichi al sole?- (un momento...Natasha conosce certi film?
Clint ebbe appena un secondo per realizzare la cosa)
-No, non sono gay!- rise lui -Il sole mi brucia. Stark dice che
ci vorrà un po' di tempo e che ci vorrà qualche giorno prima che io
possa tornare alla vita-
-Ottimo, partner-
-Dove sei?-
-Aereoporto-
-La Guardia?-
-JFK. Sto tornando a casa. Tommy?-
-A casa, credo. Steve?-
-Sta bene-
-Che è successo?-
Dannato Occhio di Falco. Non mancava il bersaglio nemmeno da cieco.
-Niente, non preoccuparti. Adesso pensa a rimetterti. A dopo-
Attaccò e prese un taxi che l'avrebbe riportata a casa.
Tony l'aveva fatto avvisare che gli occhi di Clint avevano risposto
come previsto e Tommy non vedeva l'ora che il suo turno finisse per
poter passare da casa. Non essere più in accademia era una cosa
positiva, i turni erano molto più interessanti, così come le
esercitazioni, tuttavia, sapeva che era solo questione di tempo prima
che fosse trasferito in qualche altra città. Sarebbe avvenuto nel
momento in cui Natasha e il capitano Rogers avessero deciso che era
pronto per camminare sulle sue gambe.
Non sapeva se era più eccitato o rattristato dall'idea di iniziare una
nuova vita lontano da New York ora che aveva trovato una sorta di
equilibrio con Natasha e Clint.
Quei due erano certamente le persone più difficili con cui convivere,
ma dopo un periodo di assestamento le cose avevano iniziato a girare
bene. Non era esattamente come avere due genitori in casa, era più come
avere dei coinquilini che all'occasione gli facevano un po' da fratelli
maggiori e da insegnanti: sapeva di aver ancora molto da imparare
nonostante la promozione ad agente effettivo.
Finito il turno, fece un salto alla Stark Tower; Clint era seduto nella
sua stanza in penombra, ma aveva un sorriso da un orecchi all'altro, di
quelli che non si vedevano da molto tempo sul volto dell'arciere.
-Tutto ok?-
-Presto sarò pronto per ricominciare- annunciò il suo superiore -e non
vedo l'ora di averti nella mia squadra-
A riprova delle ultime parole, Tommy notò che vicino a Clint era posato
un bellissimo arco nudo in legno, dall'aria “antica” ma allo stesso
tempo tenuto maniacalmente e una boccetta di olio. Capì subito che
Barton stava preparando il suo arco preferito per una sessione di
allenamento.
L'olio serviva infatti a scaldare le fibre del legno un po' come lo
stretching scaldava i muscoli prima dell'attività fisica e serviva a
fare in modo che con la tensione non si creassero danni interni
all'arma.
Tommy sapeva che Clint adorava quell'arco, era il più vecchio che
avesse e quello con cui preferiva allenarsi, nonostante fosse
oggettivamente meno efficiente, maneggevole e letale di quello che
utilizzava durante le missioni con lo SHIELD, tuttavia, lo utilizzava
ogni volta che poteva. Era utile, gli aveva spiegato, a volte tirare
con l'arco nudo, senza alcun aiuto per la mira, in modo da non perdere
l'occhio. Non potevi mai sapere quando il puntatore laser avrebbe fatto
cilecca, costringendoti ad affidarti solo all'occhio: una teoria che
gli aveva inculcato anche durante l'addestramento.
Nell'aula di Clint non esisteva l'acquisizione del bersaglio assistita,
non prima, almeno, di aver raggiunto delle buone capacità e velocità
utilizzando solo i propri occhi.
Accanto all'arco c'erano delle bellissime frecce, anch'esse in semplice
legno (ben lontane dal carbonio leggerissimo e perfettamente
equilibrato dai mille poteri più o meno distruttivi), evidentemente
“impennate” di fresco. Una manciata di punte in ferro attendevano poco
distanti di essere incollate.
-Quando potrai ricominciare ad allenarti?-
-Anche domani, secondo Stark, a patto che i bersagli non superino i 10
metri di distanza-
Tommy sorrise, nonostante gli facesse strano pensare a un Clint in
possesso della sua vista (aveva deciso di eliminare l'estenuante
periodo di allenamenti con vista annebbiata) che tirava a soli 10
metri, era contento che si rimettesse in moto.
Non era solo questione di mira: in quelle settimane ogni allenamento
era stato smesso, e anche la forma fisica di Clint ne aveva risentito.
Non che si fosse trasformato in Homer Simpson, ma i muscoli avevano
perso un poco della loro tonicità; niente di allarmante o di
irreparabile, ma sufficiente da far fremere Tommy di impazienza:
adorava allenarsi con Occhio di Falco e la Vedova Nera e non vedeva
l'ora di cominciare.
-Ottimo. Sarai presto in pista allora-
-Esatto. Come sta il mio appartamento?-
-Tutto ok, gli acari ti salutano e gli abitanti del frigo protestano
perchè non vogliono pagare l'affitto-
-Tutto nella norma allora-
-Sì, almeno finchè non torna Natasha e gli darà lo sfratto-
I due si guardarono e scoppiarono a ridere. Nonostante il tocco
femminile della donna, non appena Nat si allontanava dall'appartamento
per una qualche missione, il disordine tornava a regnare sovrano nella
casa, tanto che più di una volta li aveva minacciati di morte se non
avessero riordinato all'istante, e dato che “all'istante” era comunque
un lasso di tempo ragionevolmente lungo (la quantità di roba che quei
due riuscivano ad immagazzinare sfuggiva a ogni legge fisica), era
andata a dormire a casa sua per protesta.
-A che ora preferisce venga servita la cena, signor Barton?-
La voce meccanica e gentile di J.A.R.V.I.S. Interruppe le loro risate.
Clint guardò Tommy
-Resti?-
-Se non è un problema-
-J.A.R.V.I.S., cena per due per le 19.30, grazie-
-Come desidera, signor Barton-
Clint sorrise un po' in imbarazzo. Il lusso sfrenato e le comodità di
casa Stark (o meglio, dell'Avengers Tower) riuscivano a metterlo ancora
a disagio. Gli faceva davvero strano essere servito e riverito, quando
nella sua vita al massimo aveva dato ordini a un qualche plotone dello
SHIELD, e non certo per farsi portare la cena; proprio non riusciva ad
abituarsi a tutto questo e ai robot delle pulizie che ogni giorno
rendevano la sua stanza pulita e splendente, e non vedeva l'ora di
poter tornare al suo appartamento in perenne disordine.
Sospirò e si sistemò meglio sul letto, lasciando spazio a Tommy per
mettersi comodo e farsi raccontare le ultime novità e gli ultimi
pettegolezzi dallo SHIELD.
La vita di Steve Rogers a Washington aveva ormai preso la piega
abitudinaria che lo illudeva di fare una vita normale, di non essere
Capitan America al servizio di una qualche entità che agiva in maniera
discutibile per, a suo dire, preservare la pace e la libertà degli
americani.
Dopo la missione su quella nave, aveva fatto irruzione nell'ufficio di
Nick Fury, accusandolo di averlo tenuto all'oscuro. Per tutta risposta,
il direttore dello SHIELD lo aveva portato con sé nei laboratori
dell'organizzazione e gli aveva mostrato il progetto Insight.
Questo non l'aveva aiutato a sentirsi meglio: le immagini di quegli
helicarrier pronti a eliminare potenziali minacce sulla base di non
sapeva quali ipotesi prima che potessero agire e compromettere la
stabilità degli Stati Uniti (o del mondo intero). Per Steve si trattava
di omicidi a sangue freddo, condanne a morte di persone che ancora non
avevano fatto nulla, e probabilmente nemmeno si immaginavano che in un
futuro (prossimo o remoto che fosse) avrebbero commesso atti di
terrorismo.
Dove stava la giustizia in tutto questo?
Per cosa lui, Capitan America, stava lottando?
Era questa l'organizzazione che Peggy aveva aiutato a fondare? O come
spesso accadeva poi le cose erano peggiorate?
O forse era lui che non riusciva a concepire che era stata l'evoluzione
naturale delle cose a far sì che la giustizia diventasse una questione
di segreti e spionaggio?
Ogni volta che si soffermava a pensarci gli veniva un gran mal di testa.
E il tradimento di Natasha non lo aiutava. Era consapevole che Natasha
fosse una spia, certo, lo sapeva fin dall'inizio. L'aveva saputo fin
dalla prima volta che l'aveva incontrata, o quasi, su
quell'helicarrier, quando era stata mandata a estorcere informazioni a
Loki. L'agente Coulson l'aveva descritta come la migliore degli agenti
segreti dello SHIELD, con i suoi contatti sparsi per tutto il globo.
Era stato avvisato: non era una persona degna di fiducia.
E all'inizio era stato diffidente. Poi l'aveva vista combattere,
rischiare la vita con tutti loro per salvare New York e il mondo. La
prima di molte altre missioni “pulite” che avevano portato a termine.
L'aveva vista ridere, sorridere, scherzare con lui e con Occhio di
Falco. L'aveva sentita gridare, terrorizzata, quella notte dopo la
missione con lo sceicco e aveva sentito la gratitudine nella sua voce
quando l'aveva invitata nel suo appartamento con la scusa
dell'insonnia. Una scusa talmente debole che non aveva dubitato per un
istante sul fatto che lei l'avesse scoperto mentire.
L'aveva vista rimanere accanto a Clint Barton per tutto quel periodo di
difficoltà senza mai perdere la pazienza, senza mai cedere a un moto di
nervosismo di fronte agli scatti di rabbia dell'arciere.
Si erano avvicinati in quei mesi e avevano parlato. Lui era arrivato a
fidarsi di lei.
Poi aveva scoperto che era solo un'agente. Una spia. La spia di Fury.
Ed era ripiombato nella paranoia.
Fury l'aveva tradito. Natasha pure. Stark era Stark, ed era una
personalità che di per sé non ispirava una grande fiducia.
Di chi poteva fidarsi?
Sam Wilson sembrava una valida alternativa, al momento. Gli ricordava
molto Bucky, per certi versi. Non aveva paura di dirgli quello che
pensava e mai, finora, l'aveva trattato da leggenda vivente. Il soldato
era spontaneo e con lui riusciva finalmente a trovare una propria
quotidianità.
Non era raro che si ritrovassero dopo la corsa per una sana colazione a
base di uova e bacon, prima di dirigersi ai propri posti di lavoro.
Anche la sua vicina, l'infermiera della porta accanto, aveva sapore di
tranquillità e di casa, per questo finora aveva ignorato i suggerimenti
della Vedova Nera di chiederle di uscire con lui.
Probabilmente avrebbe accettato, ma quanto sarebbe durato?
Non molto, come avrebbe avuto modo di scoprire quando una sera,
tornando a casa, si ritrovò un malconcio Nick Fury semi-steso su una
poltrona, poco prima che venisse ucciso e lui si ritrovasse a
combattere un nemico micidiale quanto invisibile e misterioso.
PERSONAL SPACE:
Un paio di note... ovviamente Era un'idea sua e
le sue idee funzionavano sempre. è una citazione di Howard Stark, se
qualcuno di voi sta seguendo Agent Carter sa di cosa sto parlando...se
non la state guardando, guardatevela perchè non ve ne pentirete XD
Rise Again se siete appassionati di moto (o
seguite Revolver di Ringo su Virgin Radio) la conoscerete, è la canzone
dedicata a Marco Simoncelli, qui si parla di nuovi inizi e mi piaceva
l'idea di metterci questi versi, comunque se vi capita ascoltatela,
perchè è meravigliosa.
Eh niente, spero che il primo
capitolo vi sia piaciuto, e che continuerete a seguirmi...e ovviamente
spero che mi lasciate (?? è italiano??) una recensioncina -ina -ina per
dirmi cosa ne pensate di qeusto primo capitolo...
Per adesso, grazie di essere
arrivate fin qui e... alla prossima, spero!
Dalamar (in overdose da caffè)
PS; Spero che nessuno si offenda
per il rimando alla Saga di Twilight
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