Da quanto tempo era lì seduto a fissare la tomba dei suoi
genitori?
Chissà?!
Abbastanza, se doveva giudicare dalla neve che si era accumulata sul
suo giubbotto. A chi importava?
La battaglia di Tartaros era finita ma aveva lasciato dentro di lui
più crepe del necessario. Poteva tollerare le cicatrici
purchè fossero visibili, segni esterni, dimostrazioni di
ferite guarite, di battaglie vinte. Queste piaghe interne invece erano
solo...dolorose! Come un filo teso che continua a tirare e far
sanguinare la carne.
Natsu aveva perso il padre che tanto a lungo aveva cercato.
Lui aveva visto morire il padre che non credeva di poter ritrovare.
Tutti avevano subito perdite, sconfitte, umiliazioni. Dopo essere
tornati a casa, o meglio, sulle macerie di ciò che un tempo
era casa, nessuno era riuscito a dire nulla. Le loro espressioni si
riflettevano l'una nell'altra ma senza comunicare. Gusci bianchi.
Maschere vuote.
I demoni di Tartaros erano sconfitti ma ognuno, adesso, era rimasto
solo con i propri demoni.
Un paio di giorni per raccogliere le proprie cose. Poche cose. Un paio
di giorni per accertarsi che i feriti stessero bene. Accertarsene ma da
lontano, senza cercare di rivederli.
Come poteva?
No, non sarebbe riuscito a guardare negli occhi di nessuno di loro.. se
Laxus ci fosse stato, forse lui avrebbe potuto fare qualcosa!Laxus era
forte, di certo più forte di lui che nonostante avesse
ricevuto dal padre il potere di uccidere i demoni, non era riuscito a
fare nulla! Nulla per impedire la distruzione, la disperazione. Nulla
contro Zeref. Nulla contro End.
Come poteva guardare negli occhi tutti loro, soprattutto, come poteva
guardare negli occhi lei?
"Um...Ummmm"
Che strano! Gli era quasi sembrato di aver sentito un suono familiare.
Certo! A furia di pensarci ora poteva persino sentirne la voce.
Patetico!
Davvero stupido pensare che potesse essere la sua voce dato che lui si
trovava nel suo villaggio, tra le gelide ed aspre montagne del Nord.
Lontano da Magnolia, lontano dal continente mite e gentile di Fiore in
cui aveva trascorso i suoi giorni più felici.
Ora iniziava un nuovo percorso e gli sembrava amaramente ironico
ripartire dal gelo. Da casa sua. Da quel nulla che ne restava.
I suoi legami erano tutti riassunti dalla croce in legno che da ore
fissava.
Mika.Silver
Ricominciare!
Da quel clima rigido che si portava nel cuore e che lo aveva sempre
contraddistinto. Lui era un mago di ghiaccio. Solo. Freddo.
"Gray sama?"
Non era possibile!
"Juvia?" disse
Si voltò. Non aveva immaginato la sua voce. Lei era
lì, davanti a lui.
"Tu...tu mi hai seguito qui?"
Chiese sorpreso, urlando più del necessario.
Cosa diavolo ci faceva Juvia in quel posto? Lei non apparteneva a quel
freddo! Lui doveva affrontare da solo il suo dolore. Era ciò
che aveva sempre fatto.
"Mi dispiace" si affrettò lei a dire "c'è una
cosa che Juvia ha davvero bisogno di dirti"
La maga prese fiato per un attimo.
Non voleva invadere il suo spazio. Non era degna di stare sul suolo in
cui si trovava la tomba dei suoi genitori, di Silver, ma doveva
dirglielo.
Gray la fissava senza capire.
Come diavolo faceva? Come faceva ad esserci sempre?
"Juvia...è stata lei ad uccidere il necromante che
controllava tuo padre"
Ecco lo aveva detto. Lui la avrebbe odiata per questo ma doveva
dirglielo. Lui meritava di saperlo.
Juvia era in piedi.Si torturava le mani, lo sguardo basso e colpevole,
la voce rotta dal pianto che premeva per scoppiare.
"Tu?" domandò Gray
Le informazioni non riuscivano più a prendere il giusto
posto nella sua mente. Juvia era lì davanti a lui. Il
necromante. Suo padre. Cosa ne sapeva Juvia della sua tragedia? Lui non
lo aveva detto a nessuno. Non c'era nessuno a cui avesse raccontato di
suo padre. Nessuno con cui dividere il peso. Il dolore lo aveva
schiacciato ma lui lo stava trascinando con sè.
Da solo.
"Juvia non ha più il diritto di amare Gray sama! E' stata
Juvia la ragione per cui Gray sama ha perso suo padre! Disse tra i
singhiozzi, incapace di trattenerli oltre.
Gray sentì quella frase al rallentatore mentre il sangue gli
rombava forte nelle orecchie e lo stordiva.
I suoi piedi iniziarono a muoversi in direzione di Juvia.
La raggiunse.
La sua mascella si contrasse in una smorfia. Rabbia. Dolore.
"Tu" ripetè stringendo le mani attorno al vestito di Juvia,
aggrappandosi a lei come se la sua vita dipendesse da quel contatto; e
forse era vero. Adesso lo capiva.
Juvia era lì. Nel gelo. Nel suo gelo. Lei sapeva di suo
padre. Lei non era lì solo per dividere il suo peso. Lei se
ne era fatta carico. Aveva fatto da sola quello che lui non aveva avuto
la forza di fare. Quello che suo padre gli aveva chiesto. Liberarlo.
Non ci era riuscito.
Gray crollò.
Le lacrime gli rigavano le guance e lui non riusciva a lasciarla
andare, non poteva far altro che nascondere il viso sul cuore di Juvia,
aggrappandosi a lei con tutto se stesso.
"Grazie"
Perchè quando aveva visto suo padre scomparire nel vento in
qualche modo era stato grato di poter piangere la sua morte senza dover
affrontare la colpa di averlo ucciso. Non aveva dovuto scegliere. Lei
se ne era presa il carico. Per tutta la vita aveva vissuto con il peso
della morte di Ul e se avesse dovuto aggiungere la colpa di
aver ucciso anche suo padre si sarebbe spezzato, definitivamente.
Le gambe non erano abbastanza forti per reggere il suo corpo
e Gray si lasciò cadere, portando Juvia con sè.
La neve gli bagnava i vestiti. Non ce la faceva a lasciarla andare. Non
gli importava che ora sembrasse un folle. Se sembrava debole. Tutto il
suo castello di ghiaccio aveva fatto crack. Niente più
maschere. Questo era lui. Ciò che restava era il ragazzino
spaventato che a otto anni aveva visto morire i suoi genitori.
Però a differenza di allora, adesso c'era lei e lui aveva
bisogno, disperatamente bisogno di lei. Davanti a lei poteva essere
vulnerabile. Solo se stesso. Fidarsi.
"Scusa"
Scusa, perchè aveva lasciato a lei quel peso. Aveva lasciato
che lo affrontasse da sola.
"Gray sama?" sussurrò Juvia. Si aspettava di essere cacciata
via, respinta, come era sempre successo nella sua vita. Prima o poi la
respingevano tutti e ciò che aveva fatto a Gray era
imperdonabile.. lei credeva che... e allora perchè?
"Mi dispiace" disse lui
Le corde del suo cuore mosse dalla voce colpevole di Juvia. Come poteva
lei sentirsi così in colpa dopo quello che aveva fatto per
lui? Era solo colpa sua! Poteva solo immaginare quanto il senso di
colpa la stesse distruggendo. Nonostante la paura delle conseguenze,
nonostante lei pensasse di poter perdere la possibilità di
stargli accanto, il diritto di amarlo, lei lo aveva fatto. Aveva fatto
ciò che riteneva giusto e giusto per lui.
"Mi dispiace"
Perchè per tutto questo tempo l'aveva tenuta distante.
Trattata con freddezza. Non le aveva mai detto quanto fosse importante,
l'aveva lasciata fuori al punto da farle credere che potessero esistere
dellle ragioni per cui avrebbe potuto odiarla, per cui lei potesse non
avere il diritto di amarlo.
Buffo, perchè tutto ciò di cui aveva bisogno era
che lei ci fosse, che lei lo amasse. Se c'era qualcuno che non meritava
di essere amato, quello era lui, eppure lei era sempre rimasta ed ora
era tutto ciò che lo teneva insieme, mentre lo teneva
stretto.
"Sei così caldo" disse Juvia come se non se lo aspettasse.
Gli passò le mani tra i capelli. Da sempre lui era stato il
suo sole ma un sole freddo e distante. Un principe, bello ed audace ma
inavvicinabile perchè avvolto nel suo mantello di ghiaccio.
Ma mentre gli accarezzava la nuca e lo sentiva rilassarsi sotto il suo
tocco, mentre lui la stringeva e lei sentiva il suo corpo bruciare sentiva quanto quelle fossero solo le sue difese, capiva quanto dolore aveva nascosto ma adesso lo aveva raggiunto e non lo avrebbe lasciato solo mai più
Che idiota era stato! L'aveva davvero tenuta così lontana?
L'aveva sempre trattata con così tanta freddezza.
Tra le lacrime lei gli passò le braccia attorno al collo
mentre lui la tirava a sè stringendola per i fianchi senza
spostare il suo viso dal cuore di Juvia. Voleva sentirlo battere.
Non doveva ricominciare dal nulla, dal gelo.
Non tutti quelli che amava erano morti.
Juvia era viva ed era lì. Lei era il suo calore e forse
adesso che finalmente lui era riuscito a togliersi l'armatura di
ghiaccio, forse adesso il calore poteva finalmente riuscire
ad uscire da quel cancello gelido in cui l'aveva costretto per anni,
fluire dal nucleo più interno e nascosto di sè e
diffondere nel suo corpo freddo,raggiungere l'acqua e
riscaldarla.Adesso anche lui poteva essere caldo per lei.
note:
dopo aver passato due giorni interi a fangirlare....a volte ancora mi
giro con l'espressione persa nel vuoto e gli occhi luccicanti ed il mio
ragazzo mi chiede "ancora Gray e Juvia?" Ebbene si! non potevo non
scrivere questo capitolo.
Sono indecisa su chi tra Gray e Juvia abbia detto "you are so warm" se
fosse stato Gray sarebbe una bellissima confessione da parte sua
soprattutto considerando il riferimento al capitolo speciale 413
giorni...
da spoiler giapponesi pare che però la frase sia stata detta
in modo formale ed in genere ad utilizzare un registro di questo tipo
è Juvia.
lo sapremo con certezza dall'anime! non vedo l'ora!!! Ma personalmente
preferisco questa seconda versione in cui è Juvia a dirlo
perchè secondo me vuol dire tutto...
Gray è un mago di ghiaccio e più volte
è stato messo in evidenza che la sua temperatura corporea
è bassa, lui è freddo, nei sentimenti e nel corpo
ed è letteralmente gelido....mentre Juvia,beh lei
è acqua, la forma più calda del
ghiaccio...e se l'acqua percepisce il ghiaccio come
caldo......beh per me può solo voler dire che Gray ha
finalmente aperto il suo cuore e lasciato uscire i sentimenti che
nascondeva.Ha tolto l'armatura ed ora
è solo Gray. Juvia non ha solo sciolto il suo
gelo, ma addirittura ora è lei a percepire il suo calore e ad esserne riscaldata, lui ora è più caldo...
non so se mi sono spiegata....
*fangirla un altro po'*
vabbè sono impazzita del tutto !!!!effetto
Gruvia comunque volevo darvi la mia versione ed eccola qui.
Voi che idea vi siete fatti? Cosa ne pensate di questa mia
interpretazione e qual è la vostra opinione?
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