Buon
pomeriggio!
Mi
rendo conto di star quasi monopolizzando la sezione postando
spessissimo, ma sono in un periodo particolarmente fertile e, a mia
discolpa, posso dire francamente di non aver condiviso neppure la
metà di tutto ciò che ho scritto da quest'estate.
Shot
nata di getto, senza troppe pretese, ma che ha letteralmente
catturato la mia attenzione per diverse ore. La posto con un
sentitissimo ringraziamento al dottor Uber della pagina Facebook
Quello che non
sapevi sui
Pokémon per aver passato un sacco del
suo tempo libero a
spiegarmi come sfruttare un Tyranitar in modo competitivo.
Buona
lettura!
Afaneia
Reincarnazioni.
AAAAA
trovò Larvitar sul Monte Argento e, dopo una buona serie di
Ultraball, riuscì a catturarlo. Lo soprannominò
LONGJOHN, anche se
non ricordava dove avesse mai sentito quel nome, e nella sua mente
continuò sempre a chiamarlo con il nome della sua specie.
Comunque,
LONGJOHN non gli dispiaceva: gli sembrava un nome da guerriero
coraggioso e sicuro di sé, piuttosto adatto al grande
Tyranitar che,
secondo l'ordine del Pokédex, quel piccolo Larvitar era
destinato a
diventare.
Allenò
Larvitar come se ripartisse per il suo viaggio un'altra volta. Non si
era mai dato troppa pena di creare una vera squadra molto bilanciata:
aveva sconfitto la Lega con il suo Typhlosion al livello settantadue,
il Gyarados rosso del Lago d'Ira al trentasei e poco altro... ma
Larvitar era diverso.
Lo
allenò duramente, un giorno dopo l'altro, senza eccezioni.
Non
sapeva a che livello si sarebbe evoluto, ma AAAAA era un tipo
paziente e allenare i Pokémon gli piaceva molto.
Attraversò di
nuovo Johto a partire da Borgo Foglianova, ripercorrendo i propri
passi già compiuti, camminando nell'erba alta il
più a lungo
possibile con Larvitar al primo posto in squadra. Lo fece salire di
livello naturalmente, senza lasciarlo alla Pensione o imbottirlo di
caramelle come aveva fatto con altri Pokémon con cui voleva
solo
completare il Pokédex. Ormai era cresciuto e sapeva come
occuparsi
dei propri Pokémon.
AAAAA
amava Larvitar.
All'inizio,
per contro, Larvitar non gli voleva molto bene. AAAAA lo portava
tutti i giorni da quella ragazza di Fiordopoli che abitava dietro il
Centro Commerciale, ma lei non faceva che dirgli: «Devi
trattarlo
meglio. Non siete molto in sintonia.»
Io
lo tratto benissimo, avrebbe
voluto urlarle AAAAA. È
lui che non capisce.
Il
suo affetto non ricambiato lo frustrava oltre ogni immaginazione. Lui
amava Larvitar, lo adorava, allora perché il suo
Pokémon non
ricambiava? Cominciò a portarlo tutti i giorni dai Fratelli
Capelli,
pagandoli ciecamente sulla parola, anche se non riusciva a capire,
malgrado tutti i suoi sforzi, quali capelli avesse Larvitar, dato che
non li vedeva, e in ogni caso, come potessero ricrescergli ogni
giorno abbastanza da dover essere tagliati. Tuttavia, decise di
fidarsi di quei due fratelli parrucchieri, dal momento che Larvitar
sembrava più felice quando gli venivano tagliati i suoi
capelli
immaginari.
A
poco a poco, come premio ai suoi molteplici sforzi, Larvitar
cominciò
a mostrarsi un po' più amichevole con lui. AAAAA stava
attentissimo
a non farlo svenire durante le lotte, a dargli le medicine migliori e
più costose, a curarlo spesso al Centro Pokémon
e, anche se non era
sicuro che questo c'entrasse, a non depositarlo nel PC: non gli
sembrava molto gentile e non voleva che si sentisse abbandonato o
trascurato in favore di qualche altro Pokémon. Al livello
trenta,
Larvitar evolse in Pupitar e AAAAA ne fu felicissimo, ma
cercò di
fargli capire, con le sue mute labbra incapaci di parole, che in ogni
caso lui non lo amava solo perché sarebbe diventato un
Tyranitar, un
giorno. Lui gli voleva bene proprio così com'era, e anche se
fosse
rimasto un Larvitar per tutta la vita, l'avrebbe amato egualmente.
Questa gli sembrava una cosa molto carina da dire, e anche se mai
avrebbe potuto dirgliela direttamente perché la sua bocca
eternamente chiusa non era fatta per parlare, AAAAA era certo che
Pupitar potesse capire.
Continuò
perciò ad allenarlo infaticabilmente, un livello dopo
l'altro, e
quando Pupitar ebbe superato il livello quarantacinque, lo
portò
alle pendici del Monte Argento per allenarlo con Pokémon di
buon
livello. Lo portò anche al primo piano della grotta, proprio
là
dove lo aveva catturato: una signora, a nord di Olivinopoli, diceva
spesso che il suo Meowth era contento di tornare nel posto dove si
erano incontrati. AAAAA non era certo che questo valesse per tutti i
Pokémon, ovviamente, ma pensava che anche a Pupitar potesse
far
piacere tornare nel luogo da cui proveniva.
Che
questo gli facesse piacere o no, un giorno la ragazza di Fiordoropoli
gli comunicò che Pupitar sembrava essere molto felice con
lui. Per
AAAAA fu come ricevere finalmente l'amore di un figlio che fosse
stato arrabbiato con lui senza motivo per troppo tempo. Quel giorno
era così felice che lo allenò nell'erba alta per
ore, ben oltre
l'ora di andare a letto, e lo portò al livello
cinquantacinque. Non
sapeva che fosse proprio quello il livello di evoluzione, ma quando
all'improvviso Pupitar s'illuminò di luce bianca e
cominciò
lentamente a mutare forma, per AAAAA fu il momento più bello
della
sua breve vita. Pupitar era divenuto Tyranitar, e Tyranitar lo amava.
Avrebbero combattuto assieme, avrebbero sconfitto la Lega per tutte
le volte a venire, avrebbero solcato i mari e la loro amicizia
sarebbe stata consacrata per sempre nella Sala d'Onore...
Sia
Typhlosion che Tyranitar raggiunsero il livello cento dopo
innumerevoli sforzi, ore trascorse sul Monte Argento, sull'Altopiano
Blu, sulla M/N ANNA... con loro, con quella piccola squadra che a lui
sembrava invincibile, AAAAA sconfisse Rosso, finalmente, e si
sentì
immortale.
Un
giorno, AAAAA si svegliò dopo un sonno che gli era parso
eterno,
sentendosi un po' intorpidito. Si trovava nella sua camera al secondo
piano della casetta a Borgo Foglianova, accanto alla sua Maxibambola
Snorlax. Conservava ricordi un po' confusi – doveva aver
dormito
tantissimo! - ma quando controllò la sua squadra, era a
posto.
C'erano Typhlosion e Tyranitar, dunque andava tutto bene. Senza
sapere perché, uscì di casa e si diresse a
Fiorpescopoli, e mentre
pedalava pigramente, per la prima volta dopo anni, udì la
voce di
Dio.
Dio
guardava tutte le sue azioni, Dio era il suo signore e padrone, e
alla sua autorità superna AAAAA si era sempre adeguato senza
ribellarsi. Dopotutto, Dio era molto buono con lui: gli aveva fatto
ottenere tutto ciò che possedeva al mondo, i suoi
Pokémon, lo aveva
guidato e tratto in salvo attraverso i pericoli e contro tutti i
nemici, lo aveva reso il Campione incontrastato di quel vasto mondo
di cui egli conosceva ormai ogni singolo palmo di terra. AAAAA non
aveva mai provato il benché minimo impulso di ribellione nei
suoi
confronti, e d'altronde, Dio era per la maggior parte del tempo una
presenza tanto remota e distante, silenziosa ed eterea, da essere
facilmente ignorabile. Pur guidato dalla sua mano, AAAAA si era
sempre sentito molto orgoglioso dei suoi traguardi personali.
Dopotutto, Rosso l'aveva sconfitto lui: Dio si era limitato ad
assistere alla lotta dal suo mondo trascendente.
Prima
di allora, AAAAA aveva udito la sua voce solo in un paio di
occasioni. La prima era stata quando si era scontrato contro Lance
per la prima volta e un Iperraggio ben assestato del suo Dragonite
aveva messo KO Typhlosion.
«Oh,
accidenti!» aveva
esclamato la voce di Dio, sconvolgendolo profondamente. «Stupido
Dragonite!»
Non
è colpa sua, avrebbe
voluto suggerirgli saggiamente AAAAA.
È quello che deve fare. Ma
non era nella posizione di suggerire alcunché a Dio, tanto
più la
prima volta che si degnava di parlare e, in ogni caso, era molto
preoccupato per Typhlosion. Per fortuna aveva ancora dei
Revitalizzanti con sé e tenendo Dragonite occupato con un
Raticate
al livello ventisette che si era portato dietro per evenienze di quel
genere, aveva potuto rimetterlo in sesto.
La
seconda volta era stata quando, esplorando le Rovine d'Alfa, AAAAA
aveva visto un buco aprirsi nella parete e Dio aveva detto: «Wow!»
In
quel momento, udire di nuovo la voce di Dio così
inaspettatamente fu
una sorpresa tale che AAAAA avrebbe voluto fermarsi, ma
continuò
egualmente a pedalare verso Fiorpescopoli. La voce era un po'
più
profonda e più adulta di quanto AAAAA la ricordasse, ma non
c'erano
dubbi: era la voce di Dio.
«Bello,
eh? Ci ho messo un sacco ad allenarlo.»
A
dire il vero, l'ho allenato io. AAAAA
continuò a pedalare sentendosi lievemente infastidito, ma
decise di
non darvi troppo peso. In fondo, era Dio.
All'improvviso
un'altra voce echeggiò nell'aria. Doveva essere un'altra
divinità,
pensò meravigliato AAAAA mentre entrava nel Centro
Pokémon di
Fiorpescopoli e saliva le scale alla propria sinistra.
«Sei
sicuro di volerlo dare a me? Non ci sei affezionato?»
Ma
di che stanno parlando?,
pensò AAAAA attraversando il secondo piano del Centro.
«Eh...
sì che ci sono affezionato. Ma ormai questo gioco non lo
accendo più
da anni e per il compleanno i miei mi regalano Rossofuoco,
perciò...»
«Non
puoi passartelo lì?»
«No,
la seconda generazione non è compatibile con la terza,
perciò te lo
passo volentieri. Non preoccuparti. L'hai attaccato il cavo?»
AAAAA
realizzò quanto stava per accadere quando parlò
con l'addetta al
centro scambi e fu fatto entrare in una stanzetta con un tavolo
verde, dall'altra parte del quale sedeva un suo perfetto doppio.
No!
avrebbe voluto urlare. Cercò di puntare i piedi, di opporre
resistenza, ma le sue gambe su cui la sua volontà non aveva
più
alcun potere continuarono a condurlo irresistibilmente verso il
tavolo. Avrebbe voluto sollevare il capo, guardare negli occhi quella
divinità, offenderla e pregarla e cercare di commuoverla, ma
sapeva
che se anche fosse riuscito ad alzare la testa, il suo sguardo non
avrebbe incontrato altro che quel cielo traslucido che aveva sempre
sovrastato la sua vita. Non
puoi farlo! Loro sono i miei Pokémon. Li ho allenati io, io!
Non
puoi portarmeli via!
Ma
a nulla valsero i suoi sforzi. Sedette al tavolo verde, sentendosi
profondamente avvilito ma ancora non del tutto arreso, e con
indicibile orrore vide i nomi dei suoi Pokémon su uno
schermo. Una
freccia indicava quello di LONGJOHN.
«Ma
dai, sul serio ti sei chiamato AAAAA?»
Dio
rise. «Ero
piccolo,
non avevo voglia di scervellarmi. E comunque pensavo che si potesse
cambiare.»
Come
poteva il suo Dio ridere? Stava per strappargli Tyranitar!
Cercò di
scuotersi, di urlare, ma alla sua bocca chiusa in eterno non era dato
di parlare, come ai suoi occhi non era concesso di piangere.
Ti
prego, non lui! Non Tyranitar. Farò tutto quello che vuoi!
-
Scambi TYRANITAR per SENTRET? -
No,
urlò
in silenzio AAAAA.
-
OK -
Non
poteva fare nulla. Non poteva muoversi, non poteva salvarlo. Rimase
immobile mentre la Ball di Tyranitar entrava in un tubo e percorreva
un cavo e sullo schermo campeggiava la scritta: -
Per TYRANITAR di AAAAA, BOB invia SENTRET. -
No,
non è vero! Non è oggi! Tyranitar!
Non
aveva alcun controllo su quanto stava accadendo. AAAAA rimase
immobile a fissare orripilato il grande orribile tradimento di Dio,
colla gola bruciante del grido che non poteva emettere e la bocca
piena di bestemmie che non trovavano voce. Avrebbe voluto essere
Adamo, essere Satana!, ma ribellarsi a Dio! Ma la sua mente non aveva
potere sul suo corpo e Tyranitar si allontanò, era perduto,
scomparso...
Uscì
dalla saletta guidato solo dal volere di Dio. Tyranitar, ch'egli
aveva amato più delle proprie viscere, se n'era andato. Il
mondo non
gli appariva più bello come un tempo, era un mondo orribile,
un
mondo grigio e odioso nel quale Tyranitar non c'era più.
«Grazie
mille! È bellissimo il tuo Tyranitar.»
È
mio,
pensò AAAAA. Il
mio Tyranitar. Tu non c'eri quando lo allenavo. Nessuno di voi c'era
quando abbiamo sconfitto Rosso. Eravamo in tre, io e lui e
Typhlosion, e questo...
Ma
non valeva la pena pensare a queste cose. Tyranitar non c'era
più.
Ora AAAAA sperava solo di tornare a dormire come aveva fatto negli
ultimi anni e non pensare, non svegliarsi, non dover vivere in un
mondo nel quale Tyranitar non esisteva. Con suo grande sollievo, Dio
doveva avere almeno quest'ultima pietà in serbo per lui.
- Vuoi
salvare il gioco?-
-
Sì. -
-
C'è già un gioco salvato in memoria. Vuoi
sostituirlo? -
-
Sì. -
-
SALVATAGGIO... NON SPEGNERE. -
- AAAAA ha
salvato il gioco. -
No,
non sono stato io,
avrebbe voluto dire AAAAA. Non
ho fatto niente di tutto ciò. Non l'avrei mai fatto...
Ma
finalmente il mondo attorno a lui sfumò nel buio e AAAAA
poté
abbandonarsi all'oblio e sperare in esso di trovare pace.
Ad
AAAAA piaceva molto Kalos, anche se per ora aveva visitato appena due
o tre città. Era davvero una bella regione, ma qualche volta
egli
aveva la sensazione di averne già vedute altre. Se qualcuna
delle
persone che incontrava nominava luoghi come Kanto, Johto, o anche
Hoenn o Sinnoh o Unima, egli aveva la persistente sensazione di
esserci già stato.
Era
un'idea sciocca, continuava a dirsi, eppure non riusciva proprio a
reprimerla. Non si ricordava neppure come fossero fatte, quelle
regioni, o quali Pokémon vi si trovassero, o... ma in ogni
caso,
egli ne era convinto.
«Ehi,
guarda che PoKémon mi ha mandato il mio amico!» esclamò
a un tratto la voce di Dio, echeggiando nelle strade di Luminopoli.
AAAAA sentiva la voce di Dio piuttosto spesso, quando lottava o
scambiava con qualche allenatore lontano. Quella voce non gli piaceva
molto. Certo, era una bella voce maschia e profonda, ma in qualche
modo AAAAA aveva l'impressione di aver conosciuto anche quella e gli
dava un senso d'inquietudine, come se da quella voce egli si
aspettasse di essere tradito.
A
volte, AAAAA si divertiva a pensare di aver vissuto altre vite in
precedenza, ciascuna in una regione, anche se sapeva che era un'idea
sciocca.
Nella
sua squadra ora c'era un Larvitar al livello uno. AAAAA lo
fissò con
stupore, assieme a Frogadier e al Charmender che aveva da poco
ricevuto, mentre nell'aria echeggiava una seconda voce div ina.
«Mi
spieghi perché continui a chiamarti AAAAA? È un
nome stupido!»
Ehi!,
pensò AAAAA seccato.
«È
il nome che avevo da bambino! L'ho usato in
tutti i giochi, mi piace. Vuoi guardare lo schermo, per
favore?»
«Un
Larvitar, e allora? Fammi vedere la natura.»
«Oh,
non credo sia un granché. È uno scarto di
breeding, il mio amico
avrà schiuso quindici uova per...»
«Natura
Quieta... con questo non ci fai nulla.»
Anche
AAAAA guardò con interesse, ma non la natura, o
l'abilità, o le
statistiche, o le mosse uovo. AAAAA guardò Larvitar. Avrebbe
voluto
dirgli che a lui non importava nulla di IV ed EV e di tutto il resto,
che a lui piacevano i Pokémon così com'erano,
rassicurarlo e dirgli
di stare tranquillo, che per lui non era uno scarto, ma la sua bocca
era incapace di esprimere i suoi pensieri e, in ogni caso, egli
sapeva che il destino di Larvitar dipendeva dal volere divino.
«Non
mi importa, sul serio. A me piace. Guarda come ho chiesto al mio
amico di soprannominarlo.»
Fu
allora che anche AAAAA notò che Larvitar aveva un
soprannome, forse
un po' infantile, ma non brutto: si chiamava LONGJOHN. Se le sue
labbra avessero potuto muoversi, avrebbe sorriso: chissà
perché,
aveva l'impressione di aver già sentito quel nome, o forse
letto da
qualche parte.
«Oh,
come quello che mi passasti su Cristallo! Quanto ci sono rimasto male
quando si è scaricata la batteria interna della
cartuccia...»
Per
un attimo AAAAA pensò che i suoi occhi privi d'anima si
sarebbero
riempiti di lacrime, ma questo, ovviamente, non accadde. Si sentiva
inspiegabilmente triste alla notizia che quel Tyranitar, chiunque
fosse stato, fosse in qualche modo scomparso a causa di una batteria
scarica. Si diede dello sciocco da solo e si ripeté: Non
lo conoscevi neppure.
E poi: Anche
se non lo conoscevo, sono triste perché un
Pokémon è morto. Non
posso esserlo? Ma
in fondo al suo cuore che non aveva mai battuto, egli non era
convinto di quella spiegazione.
«Beh,
questo lo tengo in squadra, comunque. L'hai visto Mega Tyranitar?
È
bellissimo!»
Più
tardi, quel giorno, sotto lo sguardo benevolo di un Dio silente,
AAAAA accese il Pokéio&te e guardò
Larvitar. Sembrava contento
di vederlo e per un solo attimo,scrutando i suoi occhi rossi, AAAAA
ebbe una strana sensazione di déjà vu.
Ci
conosciamo?, avrebbe
voluto chiedergli, ma ovviamente non poteva... e poi, in fondo, egli
conosceva già la risposta. In qualche vita lontana, in
qualche
regione remota e irraggiungibile, egli era certo, senza aver bisogno
di altre conferme, di averlo già incontrato.
Finalmente,
AAAAA tese la mano e accarezzò Larvitar.
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