Arigatou, Naruto di Soly_D (/viewuser.php?uid=164211)
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Allooora,
partiamo dal presupposto che io sono taaaanto felice
per aver scoperto che in The
last, il film NaruHina per eccellenza, c'è una scena
NaruSaku (il collegamento vi porterà direttamente
al video) che riassume questa coppia in maniera meravigliosa: Naruto,
Sakura e gli altri sono nel bel mezzo di una battaglia volando sugli
uccelli disegnati da Sai e c'è una sorta di Trasformer che
spara proiettili di luce; l'uccello di Sakura esplode, Sakura cade ma
Naruto la salva all'ultimo momento. Ho voluto ricostruire la vicenda
dal punto di vista di Sakura per gioire con voi di questi pochi momenti
NaruSaku che saltano fuori dal nulla, restituendoci un po' di speranza
♥ Ci tengo a precisare che ho un po' cambiato la dinamica
della scena, anche se il senso rimane lo stesso; le tre cose scritte in
grassetto sono quelle che ho ripreso fedelmente dal film. Detto questo
spero che la fanfiction vi piaccia, grazie a tutti coloro
che leggeranno e recensiranno. Buona lettura!
Arigatou, Naruto
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Sakura
si aggrappò con forza al
dorso dell’immenso uccello di inchiostro sul quale stava
volando, deviando all’ultimo momento verso destra ed evitando
così di essere colpita da uno di quei proiettili luminosi
che da interminabili minuti miravano in tutte le direzioni.
L’aria vibrava di elettricità e, attraverso quella
fitta pioggia di luce, Sakura riusciva a vedere poco quanto niente.
Senza contare che l’odore di bruciato e il rumore assordante
delle bombe le ricordavano in ogni momento la guerra, il rischio di
morire, di perdere tutto ciò che aveva di più
caro al mondo. Ma in mezzo a tutta quella confusione, in quel caos,
Naruto rimaneva il
suo punto di riferimento.
Naruto che comandava gli spostamenti dell’intera squadra,
Naruto che urlava di fare attenzione, Naruto che non avrebbe mollato
fino a quando la missione non fosse stata portata a termine. Sakura non
lo aveva mai perso di vista, nemmeno
per una volta, o almeno
fino a quel momento: cercò con gli occhi la sua zazzera
bionda, ma per la prima
volta durante quella missione non lo intravide da nessuna parte.
Sgranò gli occhi, sentendo l’aria mancare nei
polmoni.
Improvvisamente gli scoppi delle bombe divennero solo rumori ovattati
in lontananza, i proiettili luminosi si ridussero a bagliori
insignificanti che la sorpassavano senza sfiorarla. Ogni cosa intorno a
lei sembrò dissolversi nel momento in cui si accorse di aver
perso la sua unica certezza: la presenza costante di Naruto al suo
fianco.
“Dove sei?
Dove sei, Naruto?”
E fu proprio in quel momento di debolezza, di distrazione, che il
volatile su cui si reggeva venne colpito in pieno, vibrando
violentemente. La potenza dell’esplosione fu tale da spingere
Sakura verso l’alto di qualche metro. E mentre
l’animale si scioglieva come neve al sole, riducendosi ad un
mero getto di inchiostro che si riversò indisturbato nel
vuoto, per un attimo la ragazza si sentì sospesa in aria,
come mantenuta da mani invisibili. Subito dopo cominciò a
precipitare, attratta inevitabilmente verso il basso dalla forza di
gravità.
Urlò,
urlò con tutta se stessa.
Annaspò alla disperata ricerca di un appiglio, ma non
c’era più nulla a cui aggrapparsi. Intorno a lei
solo scosse elettriche e fiotti di luce. Era davvero quella la sua
fine? Si sarebbe sfracellata al suolo senza
nemmeno rendersene conto?
Chiuse gli occhi, abbandonandosi all’imminente caduta contro
la quale non poteva far nulla, e le venne in mente il viso luminoso di
Naruto.
Non Sasuke, Naruto.
Perché in un momento del genere pensava proprio a lui?
Forse
perché in tutti quegli anni era sempre arrivato al momento
giusto per salvarla.
Ma ora era diverso, Naruto si era accorto di
Hinata, e forse questa volta non l’avrebbe raggiunta. Non di
nuovo.
«Sakura-chan!».
O forse sì.
Il suo nome pronunciato da quella voce le
restituì
l’aria nei polmoni. Si era sbagliata, alla fine era arrivato.
Era lì, Naruto era lì per lei.
Era sbucato da
chissà dove ed ora sfrecciava attraverso il vuoto nella sua
direzione, i grandi occhi azzurri che la fissavano allarmati e una mano
tesa verso di lei nel disperato tentativo di afferrarla.
La stava salvando, di nuovo. E lei si stava dimostrando un peso, ancora.
Lasciò che il vento le asciugasse la minuscola lacrima
impigliata tra le ciglia e allungò il braccio fino ad
afferrare la mano di Naruto, che strinse la sua con forza, forse
troppa, quasi stritolandogliela. Si aggrapparono
l’uno al braccio dell’altro e
volteggiarono nell’aria un paio di volte, faccia a faccia,
occhi negli occhi. Sakura si rilassò, ora che la presa di
Naruto intorno al suo
polso era più leggera, ora che il suo sguardo, prima
divorato dalla paura, brillava di sollievo.
Ironico,
pensò a quanto tutto quello fosse ironico. Si era
accorta della presenza di Naruto solo nella situazione più
critica, ma se lui l’aveva vista cadere, se lui
l’aveva afferrata appena in tempo, significava che in fondo
era sempre rimasto al suo fianco, solo che lei non era riuscita a
vederlo. Allo stesso modo, in tutti quegli anni, non si era mai
soffermata davvero sull’onnipresenza di Naruto, accorgendosi
di lui solo al momento del bisogno e sfruttando la sua determinazione, i suoi sentimenti per lei,
a proprio vantaggio [il peso di quella
promessa era gravato per troppo tempo sulle spalle di
Naruto, quasi schiacciandolo].
Ma mentre atterravano su un altro uccello di inchiostro, Sakura si
ripromise che non avrebbe mai più perso di vista Naruto.
Che sarebbe stata il suo punto di riferimento, se lui avesse voluto.
Che l’avrebbe salvato, protetto, sostenuto come lui aveva
fatto con lei. Anche da lontano, anche con Hinata nel mezzo.
Quando infine sentì le gambe adagiarsi sul dorso
dell’animale e la sua mano staccarsi lentamente da quella
confortante di Naruto, notò che lui le stava sorridendo.
Ricambiò il sorriso con lo stesso calore e pensò
che avrebbe voluto dirgli tante, troppe cose.
Parole nuove, confuse,
che venivano dal cuore, ma quello non era né il momento,
né il posto giusto, e forse non lo sarebbe mai stato. Forse Sakura aveva
già perso la sua occasione, ma in quel momento non le
importava. Naruto era lì con lei, bastava quello, e tutto
ciò che riuscì a fare fu guardarlo intensamente
negli occhi e pronunciare quelle due parole dette e ridette nel corso
degli anni che forse erano riduttive, ma che alla fine riassumevano
tutto ciò che quel baka significava
davvero per lei.
«Arigatou,
Naruto».
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