1.
Perfezione
“Perfection is achieved, not when there is nothing more to
add, but when there is nothing left to take away.”
― Antoine de Saint-Exupéry, Airman's
Odyssey
Gli
occhi color onice di Aida annegarono in quelli cerulei di Dimitri.
Sapeva.
Sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto dirgli. Sapeva di doverglielo,
sapeva che era semplicemente la cosa giusta da fare. Sapeva, eppure non
faceva.
Erano
le undici e trenta. Mancava solo mezz’ora, solo
mezz’ora alla fine, mezz’ora all’inizio.
Alla fine della sua esistenza insignificante da brutta, all’inizio
del suo futuro da perfetta.
Poco
le importava che dopo qualche ora le sue ossa sarebbero state
sbriciolate, la sua pelle grattata via, i suoi capelli strappati alla
radice. Poco le importava che le sue iridi avrebbero forse cambiato
colore, che avrebbe potuto non riconoscersi più, che sarebbe
stata diversa.
Stava
per diventare perfetta. E, comunque, esistevano le anestesie.
«Devi
andare.»
«Lo
so.»
«Domani
sarai una di loro.»
«Dimitri,
la stessa cosa succederà a te tra poco più di un
mese! Non farne una tragedia.»
«Mmh.»
Il
viso di Dimitri, del suo migliore amico, della persona per la quale
avrebbe fatto di tutto, s’incupì. Aida
percepì la sua aurea cambiare, il legame che li aveva tenuti
stretti per quasi diciott’anni iniziare a sfaldarsi piano
piano, quasi impercettibilmente. Dimitri era uno dei pochi, o forse
l’unico, a non essere entusiasta all’idea di
diventare un perfetto.
Così
grande e grosso e ha paura di un’operazione, pensò
Aida.
«Perché
quel sorriso?»
«Sarà
tutto come prima, lo sai. Solo, non saremo brutti.»
Lo
abbracciò e lui ricambiò istintivamente. Il loro
rapporto era sempre stato così. Aida prendeva una decisione
e Dimitri la seguiva senza dire una parola, e la stessa cosa accadeva
coi gesti, anche coi più insignificanti. Le gravitava
intorno e neanche se ne rendeva conto. Era come un fratello maggiore
per lei, un protettore, la colonna portante della sua infanzia e della
sua adolescenza.
Che
sarebbe terminata esattamente nove minuti dopo.
«Devo
andare.»
«Lo
so.»
«Ti
scriverò non appena sarò sull’Isola,
promesso.»
«Ok.»
«Sarà
tutto come prima.»
Gli
sorrise speranzosa.
Sarà
tutto come prima, continuava a ripetersi silenziosamente.
Eppure,
non avevano già più niente da dirsi.
Casa
Ares era in festa.
Zayn
osservava il Giardino dell’Eros dalla grande terrazza
all’ultimo piano dell’edificio, sorseggiando del
vino frizzante.
Tuttavia,
non era dell’umore adatto per unirsi agli altri. Inusuale,
per un perfetto. I perfetti avevano sempre, sempre, voglia di
festeggiare. E cosa avrebbero potuto fare, altrimenti?
Zayn
era strano, questo lo capivano tutti. Era un tipo riservato,
silenzioso, spesso sulle sue. A volte spariva e ritornava dopo qualche
giorno, e mai nessuno era a conoscenza di dove fosse stato o
cos’avesse fatto. Era noto proprio per questo suo essere
diverso dagli altri, e non solo a casa Ares, persino quelli di Apollo e
Efesto sapevano chi fosse. Eppure a lui non interessava. Per nulla.
«Hey,
straniero» si udì una voce alle sue spalle.
Zayn
si voltò e sorrise educatamente a Morgana, una sua
conoscente, per così dire.
«Anche
stasera troppo occupato a fare il misterioso per concederci
l’onore della tua presenza?»
«Dovresti
conoscermi, ormai.»
«Cedric
e gli altri ti aspettano. Stanno per iniziare le scommesse con le
elastigiacche.»
«E
ovviamente ti sei sacrificata per venire a cercarmi.»
«Dovresti
conoscermi, ormai, o sbaglio?» sorrise e si
avvicinò a Zayn.
«Già»
rispose distratto lui, rivolgendo il suo sguardo alla luna.
Aveva
una vera e propria ossessione per la luna. Sentiva che era forse
l’unica cosa vera che avesse mai visto. Non artificiale, non
tagliata, modellata, tirata, spezzata, lucidata. Era indistruttibile,
indissolubile, immutabile e immutata.
Andare
sulla luna, questo era il suo sogno. Lasciare l’Isola e non
farvi più ritorno.
Nessuno
era a conoscenza di tutto ciò. Zayn sapeva che certe idee
erano pericolose, così come sapeva che la sua vita era
lì, era quella, in mezzo agli altri perfetti, e sarebbe
rimasta tale per sempre.
E
forse fu proprio per questo motivo che non oppose resistenza quando
Morgana gli prese la mano e lo trascinò via.
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