La Canzone del Bambino nel Vento

di Ms_Arj
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Mi chiamo Gavriel e ho 16 anni. Prima di stare qui, in questo orrendo posto, mi piaceva nuotare! Ero bravissimo, a scuola dicevano che avrei potuto fare tanta strada!
 
Io sono Lea ho 14 anni. Prima di venire qui mia nonna mi stava insegnando a cucire. Non mi piace molto ma la nonna dice che una ragazza deve sapersela cavare in ogni situazione. E lei ha iniziato dal cucito. Chissà dov’è ora?
 
Io mi chiamo Yael e ho 12 anni. Adoro saltare la corda e giocare a nascondino con le altre bambine della scuola ebraica! Le prendo sempre, conosco tutti i nascondigli!
 
Fuori di qui ero Abram ma qui dentro sono un numero. Ho 17 anni e volevo fare il rabbino. Qui cerco di proteggere i più piccoli ma non è sempre facile.
 
Il mio nome è David ho 11 anni da grande volevo fare l’architetto! Costruire ponti sul Reno e grandi palazzi, sinagoghe, scuole… adesso non posso più… adesso sono nel vento.
 
Adesso siamo tutti nel vento.
 
La neve cade lenta nel silenzio assordante di questa mattina. È tutto bianco là fuori. Quasi immobile.
 
Non si sente nessuno piangere. Si vede solo il fumo salire lento e inesorabile.
Noi siamo in quel fumo, siamo nel vento.
 
I nostri sogni sono stati strappati, bruciati, inceneriti e ora volano via insieme a questo vento gelido di gennaio.
 
Noi siamo solo bambini, ragazze, giovani uomini senza un futuro, strappati al mondo dalla follia degli uomini.
 
Vediamo la scritta allontanarsi: “Arbeit macht frei” – “Il lavoro rende liberi”. Non è mai stato così. Non ad Auschwitz. Lo sappiamo bene.
 
Questo posto ci ha portato via le nostre famiglie e siamo rimasti orfani. Ma adesso non siamo soli…
Siamo a milioni qui nel vento.
 
Speriamo solamente che il nostro sacrificio, quello di tutti noi, di Gavriel, Lea, Yael, Abram, David e di molti altri non sia stato vano.
 
 
 
27 gennaio 2015 - GIORNO DELLA MEMORIA.
A 70 anni dall’apertura dei cancelli di Auschwitz non dimentichiamo i bambini, pieni di sogni e speranze per il futuro, che sono passati per quei camini e adesso ci guardano dall’alto, portati via dal vento. 




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