Alleanze e obiettivi
Poppenbüttel, Amburgo – Gennaio 1981
Alla villa era in corso un’insolita battuta di caccia: quel
ragazzino impertinente si era nascosto chissà dove, e lei stava incominciando a
spazientirsi sul serio.
– Karl-Heinz, un bel gioco dura poco… –
strepitò, – Se non vieni fuori immediatamente, il tuo sederino imperiale
diventerà bello rosso, e non a causa della varicella! – Ma la sua voce potente
si perse nell’eco del corridoio vuoto; sospirò frustrata, stringendo le labbra,
e tornò in salotto, dove la sua amica sorseggiava pacifica il tè.
Si accigliò, aggrottando le sopracciglia, e le scoccò
un’obliqua glaciale occhiata azzurra, inclinando di lato la testa bionda; lei
si poteva rilassare, perché tanto suo nipote si era lasciato mettere la
supposta senza fare storie, mentre il suo…
Quei due disgraziati, stando sempre insieme, e attaccati
come piattole, si erano presi contemporaneamente tutte le malattie
esantematiche dell’infanzia, quella era soltanto l’ennesima; ma ora in casa Schneider c’era anche la piccola Marie, e
il dottore aveva consigliato di allontanare il fratello, per non rischiare che
la attaccasse pure a lei.
Così, si erano messi d’accordo con i Kaltz,
e, mentre il Kaiser-Sohn e la nuora erano rimasti a
casa, lei e il Kaiser-Enkel si erano trasferiti alla villa
per rimanerci fino al termine della convalescenza. Anche perché l’amica era più
anziana di lei, poi il marito, Leonhard, era stato da poco
dimesso dalla clinica, e doveva pure badare agli altri due fratelli, Mathilde e Gerhard, che, fortunatamente però, avevano già preso
la varicella.
Lei era sempre riuscita, con le buone, oppure con le
cattive maniere di Oma Kaiser, a far prendere le medicine
a suo nipote, che, però, stavolta, aveva partorito la geniale pensata di
scappare via come un fulmine biondo, quando aveva adocchiato il terribile
oggetto di cura oblungo e potenzialmente fastidioso. E, ahimè, la tenuta del
deputato aveva più stanze e corridoi di un convento.
Sedette pesantemente sul divano e si servì il tè – Perché Karl-Heinz non prende un po' esempio da Hermann,
che è sempre tranquillo e obbediente! –
Beate Hulde sorrise, serafica – Non turbarti,
cara, lo troveremo… – mentre addentava un pasticcino, – È proprio come Rudolf junior quando aveva la sua età, ma non ancora altrettanto
scaltro! – sentenziò convinta.
La madre orgogliosa che c’era dentro di lei sogghignò,
compiaciuta, considerando che i suoi maschi Schneider
sembravano fatti con lo stampino. – Già, sempre in perenne movimento, e
testardo come un mulo! – annuì agitando un biscotto.
– Donne! – tuonò una voce maschile dal vano della porta, –
Sono arrivati i rinforzi! –
Le due signore si voltarono, e Oma Kaltz
ridacchiò, mentre Karla osservò accigliata il marito,
abbigliato come se dovesse andare a caccia sul serio, compreso il berretto di
pelliccia in testa, apostrofandolo – Sei ridicolo conciato così, Rudolf
senior! – che fece spallucce, – Per stanare il nemico astutamente
nascosto, bisogna ingegnarsi: così ho portato con me l’avanscoperta… – e fischiò.
Sauzer si intrufolò in salotto
uggiolando euforico; anche se non era un cane da caccia ma un irruente Deutsche Dogge, si era dimostrato altrettanto capace di fiutare
l’odore del padroncino ogni volta che spariva. O per andare a giocare a
pallone, oppure, come in questo caso, per non farsi infilare uno scomodo ‘proiettile’
nel deretano, come disse Opa in un impeto venatorio un po'
scurrile. Le nonne sghignazzarono.
Poi il Colonnello richiamò all’ordine il suo esercito unico per
cominciare a perlustrare il territorio ostile in cerca della preda in formato
nipotino monello, e girarono in lungo e in largo per la villa, dato che, senza
coperte, in giardino sarebbe stato troppo freddo.
Il cane annusava silenzioso, e concentrato nel suo compito,
sicuro, ogni volta, della direzione che prendeva, mentre il nonno lo seguiva,
da buon cacciatore che era, senza fare il minimo rumore. Finché Sauzer
non si arrestò davanti a una porta socchiusa, puntando e scodinzolando col
piccolo moncone di coda rimasto.
Rudolf Schneider senior sbirciò dal
piccolo spiraglio e lo vide: un ciuffetto biondo che spuntava da sotto un
tavolo. – Rimani qui e sorveglia, vedetta canina, mentre io vado ad avvertire
le retrovie…! – sussurrò all’orecchio peloso e pendulo, e il Kaiser-Dogge
sedette impettito sulle zampe posteriori.