Uomini... giocattoli degli dei?

di Fakir
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Era una magnifica giornata, il sole splendeva in un cielo terso facendo risplendere le distese di neve intorno al nostro villaggio.

Io ed il mio amico Hyoga stavamo tornando da una battuta di pesca, che ci ha visti piuttosto fortunati dato che eravamo riusciti a prendere due grossi merluzzi che sarebbero diventati una deliziosa cenetta.

Alzai lo sguardo sul mio vecchio amico, finalmente dopo tanto tempo lo vedevo sorridere anche se i suoi occhi rimanevano velati da quella tristezza tipica del suo sguardo

“e' stato bello!” Dissi allegramente

“Era tanto che non passavamo insieme una giornata così, la pesca sotto il ghiaccio è divertente! Grazie per esserti offerto di accompagnarmi”.

 

“il piacere è stato mio Jacob”. Rispose lui rivolgendomi un tenero sorriso.

 

Avevo sempre considerato Hyoga come un fratello maggiore e nutrivo nei suoi confronti un affetto profondo e una grande ammirazione che lui ricambiava con una gentilezza particolare.

 

Era da quasi un'ora che camminavamo sulla strada gelata quando avvistammo all'orizzonte una figura, capimmo subito che si trattava di un uomo e che era evidentemente in difficoltà.

Ci precipitammo a soccorrerlo, non era così raro in un luogo dal clima proibitivo come la Siberia Orientale, incontrare persone di passaggio che venivano sorprese dal gelo e si trovavano ad avere necessità di soccorso.

Mentre correvo sulle orme del mio amico, lo vidi immobilizzarsi di fronte allo sconosciuto come se fosse diventato improvvisamente di pietra.

Lo osservai perplesso.

 

Dal canto suo anche lo sconosciuto era immobile e ciò mi consentì di guardarlo con con più attenzione. Indossava un abito piuttosto malconcio, aveva dei lunghissimi capelli di un insolito color acquamarina che gli scendevano scompigliati sulle spalle incorniciandogli un viso molto bello ed i suoi occhi, di un intenso colore blu come quello della notte, mostravano la stessa gentilezza di quelli di Hyoga.

Ora i due erano immobili a fissarsi intensamente. Una folata di vento sollevò una nuvola di neve che brillò alla luce del sole, il giovane sconosciuto sussurrò qualcosa a voce così bassa che il vento mi rese le sue parole incomprensibili, poi crollò al suolo.

Hyoga lo afferrò per le spalle accompagnando il suo corpo fino a terra poi rimase immobile con il bel volto del giovane abbandonato sulla sua spalla e gli occhi che vagavano oltre l'orizzonte.

Io dal canto mio non seppi che fare e rimasi immobile di fronte a questa scena attendendo che il mio amico prendesse una decisione.

 





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