« A che cosa stai pensando?
»
Albus Silente si rese conto di essersi
abbandonato ai propri pensieri, all'improvviso, ma ormai era troppo tardi per
camuffare in qualche modo la cosa. Certo era diventato il suo chiodo fisso, e
difficilmente avrebbe potuto nasconderlo ancora a lungo, ma avrebbe potuto
provarci, se solo avesse avuto abbastanza tempo – una manciata di secondi – per
realizzare che Minerva lo stava guardando preoccupata, e non, come invece era
accaduto, scoprirlo così di colpo.
La guardò e stirò appena le labbra,
assente.
« Nulla di importante, temo
».
Minerva McGranitt scosse la testa in
quel modo particolare che lui aveva imparato a conoscere bene nel corso dei loro
numerosi anni trascorsi fianco a fianco. Non gli credeva. E se di solito
preferiva non insistere, aspettare con incrollabile pazienza che lui decidesse
di condividere ciò che lo preoccupava, quel giorno si fece forza; non lo aveva
mai visto così, e per quanto abituata fosse alle adorabili stranezze di quel
mago capace di passare dalla più sciocca allegria al baratro delle riflessioni
più serie, aveva la netta percezione che qualcosa di troppo grande, di troppo
opprimente persino per lui, occupasse i suoi pensieri.
Si era alzata spostando la sedia senza
rumore, in un unico, fluido movimento che tradiva apertamente la sua seconda
natura felina; altrettanto in silenzio – Silente ammirava, per non dire amava,
il suo modo di muoversi, sempre così elegante e morbido – lo aveva raggiunto,
alle spalle della sedia, e con un gesto confidenziale gli aveva posato le mani
alla base del collo, massaggiando lentamente.
« Sei sicuro di non volermene parlare?
»
Albus Silente alzò la mano destra fino a
portarla sulla sinistra della donna, la staccò dalla propria spalla e l'avvicinò
alle labbra. Ne baciò il palmo, piano, senza fretta. Nella mente, il pensiero
terribile di doverle dire addio. Nel cuore, l'inconfondibile musica di una
viola.
Arriverà che
fumo,
o che do l'acqua ai
fiori...
O che ti ho appena
detto
“scendo, porto il cane
fuori”
Che avrò una mezza fetta di torta in
bocca
o la saliva di un bacio appena
dato
arriverà, lo farà così in
fretta
che non sarò neanche
emozionato...
Arriverà che
dormo,
o sogno, o
piscio
o mentre sto
guidando
la sentirò
benissimo
suonare mentre
sbando...
« Mi stai facendo
preoccupare, Albus... » Un sospiro, un sorriso perso chissà dove, una mano a
cercargli il viso.
« Solo un po' di
stanchezza, Minerva, davvero ». Lo sguardo blu cielo del più grande mago di
tutti i tempi finalmente si decise a smettere di fuggire, ma fu per una
menzogna. « Te lo direi, se ci fosse motivo di preoccuparsi ».
La donna si arrese
all'evidenza: Silente, l'uomo per il quale lei non aveva mai avuto segreti,
l'uomo che con lei non aveva mai avuto segreti, non aveva intenzione di
rivelarle cosa fosse ciò che da giorni sembrava atterrirlo. Perché poteva
ostinarsi a negare, a sostenere che fossero solo pensieri di passaggio naturali
in una mente tanto impegnata, una qualche debolezza ragionevole dopo tante
battaglie... Ma Minerva lo sapeva, che non era vero. Sentiva che si trattava di
qualcosa di terribile, e che lui, forse per proteggerla, aveva deciso di
tacere.
« Vuoi... » Si
tormentò le mani per un paio di secondi, prima di tornare a guardarlo « Vuoi che
ti lasci solo? » Albus Silente chiuse gli occhi per impedirsi di guardarla; se
lei avesse letto nel suo sguardo, ne era certo, avrebbe capito tutto. Non
importava che non fosse una Legilimens... Non c'è bisogno di entrare nella mente
di una persona, quando se ne conosce il cuore.
« Te ne sarei grato,
sì ». La porta si richiuse con un soffio alle spalle di Minerva McGranitt, che
con il cuore stretto aveva obbedito alla richiesta da lei stessa suggerita. Il
Preside di Hogwarts si abbandonò sulla poltrona, esausto, mentre la viola
continuava a suonare nel silenzio la sua melodia di morte.
E non potrò confonderla
con niente
perché ha un suono
maledettamente
eterno
e poi si sente quella volta
sola
la viola
d'inverno...
Perché
all'improvviso, tre giorni prima, il grande mago aveva compreso che la musica
che sentiva era per lui: nessun altro poteva udirla, nessuno, nemmeno chi – come
Minerva – gli era più accanto... E allora aveva capito. Quella vecchia storia,
tanto romantica e triste da sembrare nient'altro che una favola, era la verità,
e quando il confine ultimo della vita si faceva vicino quella viola iniziava a
suonare.
Ma nonostante Albus
Silente avesse sempre avuto, nei confronti della morte, un atteggiamento
positivo al limite dell'incoscienza, così sereno che chi gli stava accanto –
Minerva in primis – trovava a dir poco irritante, ora che la sapeva
vicina le cose erano in un certo senso cambiate. Non la temeva, no, come non
l'aveva mai temuta; ma tante cose restavano ancora in sospeso, Harry, e
Voldemort, e gli Horcrux... “Troppa carne al fuoco”, avrebbe detto Hagrid
attingendo alla sua inossidabile saggezza della gente comune.
Non era il momento,
non era assolutamente il momento...
bello è che non sei mai preparato,
che tanto capita sempre agli altri
vivere in fondo è così scontato
che non ti immagini mai che basti.
E
resta indietro sempre un discorso
e resta indietro sempre un
rimorso...
E ciò nonostante, al
di là dell'oggettiva importanza delle missioni che avrebbe lasciato a metà,
abbandonando la responsabilità di salvare il mondo magico nelle mani di Harry
Potter e di pochi altri, Albus Silente non poteva rassegnarsi a perdere Minerva.
Per assurdo tutto era rimediabile, tutto, tranne ciò che più gli stava a cuore:
la donna che lo aveva sostenuto e incoraggiato per gran parte della sua lunga
vita, che gli aveva dato la forza di andare avanti nonostante tutto, che era
stata il miglior braccio destro che avesse mai avuto.
Se solo avesse
potuto spiegarle, dirle qualcosa, la più piccola cosa... Ma non poteva. Come
sopportare la vista di quegli occhi pieni di lacrime, il tremore di quelle mani
che tanto conforto gli avevano dato, l'incurvarsi delle labbra che sempre tanto
desiderava veder sorridenti?
e
non potrò parlarti,
strizzarti l'occhio
non potrò farti segni
tutto questo è vietato
da inscrutabili
disegni...
Silente era entrato
nell'aula di Trasfigurazione con un gran sorriso stampato in volto, così radioso
che sia la professoressa McGranitt che gli studenti del quarto anno lo fissarono
ad occhi sgranati per la sorpresa.
«
Preside...? », quasi balbettò lei, alzandosi, mentre il resto della classe
faceva altrettanto in un improvviso rumore di sedie spostate. Il sorriso di
Albus Silente, se possibile, si era illuminato ancor di
più.
« Comodi, comodi...
Anzi. Data la bella giornata, sono venuto a dirvi che la lezione di
Trasfigurazione è sospesa. Il Parco è il posto migliore dove passare il tempo,
con un sole come questo! »
Ventisette facce si
spostarono all'unisono a spiare la reazione della McGranitt a quell'avviso così
bizzarro ed inaspettato; ma la strega, senza tradire neppure per un istante la
propria sorpresa, li rassicurò con un cenno della testa.
« Obbedite al
Preside. Ci vedremo domattina... Sperando che piova ». In un vociare incredulo,
l'aula si svuotò e Silente chiuse la porta con un cenno della bacchetta. Minerva
McGranitt si lasciò cadere sulla sedia. « Dimmi che avevi un buon motivo, almeno
».
Albus Silente tese
una mano verso di lei e rimase immobile finché la donna non la prese, quindi
l'attirò verso di sé con un gesto cavalleresco, come nell'atto di iniziare una
danza, in silenzio.
« Albus, non...
»
«
Shhh ». La guidò piano, seguendo la musica della viola
che lei non poteva sentire. Eppure i passi si succedevano, senza incertezze,
senza il minimo errore. Senza sapere perché, Minerva riusciva ad immaginare ciò
che sarebbe venuto dopo ogni passo, come se per osmosi la raggiungesse
attraverso il semplice contatto dei loro corpi.
« Perché fai questo?
Perché interrompere una lezione solo per... »
E
tu ti chiederai
che cosa vuole dire
tutto quell'improvviso starti intorno
perché tu non potrai,
non la potrai sentire
la mia viola
d'inverno...
« Perché mi andava
».
Minerva si staccò da
lui con uno sguardo severo negli occhi.
« Neppure un
adolescente risponderebbe così, Albus! » Il mago non fece altro che stringersi
nelle spalle, mentre la sua vicepreside combatteva con se stessa: assecondare
quel comportamento sciocco ma così dolce, oppure tentare di scoprire qualcosa?
Sovrappensiero, si morse un labbro e subito, quasi senza capire come, si trovò
sul viso sottile le mani di Silente, le dita ad accarezzarle le
labbra.
« Un adolescente
innamorato forse sì, però ».
Gli occhi di Minerva
McGranitt si riempirono di lacrime.
« Oh, Albus, ti
prego... »
E
allora penserò
che niente ha avuto un senso
a
parte questo averti amata, ma
in così poco tempo
e
che il mondo non vale un tuo sorriso
e
nessuna canzone
è
più grande di un tuo giorno
e
che si tenga il resto,
me compreso,
la viola
d'inverno...
« Avrei solo dovuto
dirtelo più spesso ».
Minerva McGranitt lo
sapeva, che lui l'amava, non aveva mai perso occasione per ripeterlo e lei
stessa, mille e mille volte in quegli anni passati insieme, aveva pronunciato
quelle parole; ma il tono di quel giorno, il suo sguardo, la stretta disperata
delle sue mani, quelle erano novità. Come se temesse di perderla,
di...
« Non te ne stai
andando di nuovo, vero? » Albus Silente spostò gli occhi
altrove.
E
dopo avere diviso tutto,
la rabbia, i figli, lo schifo e il volo,
questa è davvero l'unica cosa
che devo proprio fare da
solo...
« Albus. Guardami.
Rispondimi ».
Mille pensieri.
Guardarla, non smettere di guardarla, perché ogni sguardo poteva essere
l'ultimo. Partire. Partire senza dirle nulla, ancora una volta, per proteggerla,
per non turbarla inutilmente finché non fosse stato il momento. Risponderle...
Mentire.
« No, tesoro; per il
momento no ». Si gustò fin nel profondo dell'anima il suo sorriso sereno, la
commozione dei suoi occhi. E allora si chinò su di lei, a baciare le sue labbra,
senza riuscire a trattenere una lacrima al pensiero che potesse essere l'ultima
volta.
« C'è qualcosa che
non va, vero? »
« Sì. Credo di
amarti più di quanto sia lecito »
« Allora temo che
siamo nella stessa, disperata situazione ». Una pausa, lo spazio di un bacio
rapido e dolce a sottolineare quell'immutabile verità.
E
dopo avere diviso tutto,
neanche ti avverto che vado via,
ma non mi dire
pure stavolta
che faccio sempre di testa mia...
« Sono felice che tu
rimanga con me... »
Albus Silente
soffocò un sospiro addolorato. Avrebbe tentato quella notte di recuperare il
medaglione, prima che fosse troppo tardi. La viola, lei, immutabile ed eterna,
continuava a suonare.
Tienila stretta,
la testa
mia.