Rosso come il sangue, bianco come il latte di Koira (/viewuser.php?uid=761656)
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Tutto
nero
Stavo decisamente perdendo troppo sangue.
Ormai era passata quasi un'ora da quando, in un moto d'ira, il mio
ragazzo mi aveva tirato un ceffone in viso, colpendomi giusto sul naso,
ma ancora sanguinavo. Probabilmente c'era qualcosa che non andava, e
avrei dovuto parlarne con lui.
< Amore >, dissi, esitante.
Stava fumando una sigaretta sul ciglio della porta. Mi rivolse uno
sguardo irritato.
< Che vuoi? >.
< Credo che dovremmo andare al pronto soccorso. Continua ad
uscirmi sangue dal naso, non mi sembra normale >.
Si avvicinò a me e mi fece una carezza. Non era mai stato un
tipo violento, però in quel periodo eravamo entrambi
stressati: le spese per l'università, la morte di mia madre
e l'imminente sfratto non aiutavano certo a mantenere la calma.
< Hai ragione, tesoro, è preoccupante. Prendo le
chiavi e andiamo > esclamò, dirigendosi in cucina.
Entro mezz'ora fummo all'ospedale più vicino, il
Princeton-Plainsboro Teaching Hospital. L'infermiera del triage, presa
dal sovraffollamento del Pronto soccorso, mi catalogó
superficialmente come un 'codice verde', e, quasi incolpandomi di
averla disturbata per una 'banale epistassi', riprese a lavorare al
computer, sbuffando sonoramente.
< Ma vuole capire che sono ormai quasi due ore che sanguina?!
> strilló Andrew.
Non potevo permettermi che perdesse la pazienza: Dio solo sa che cosa
avrebbe potuto combinare.
< Dai, amore, c'é chi sta peggio qui
> dichiarai, prendendolo per mano.
E in effetti era pieno di gente che stava peggio di me; potevo
permettermi di aspettare.
< Ti ho già detto che farò le mie ore di
ambulatorio un altro giorno, Lisa >.
A parlare era stato un medico (curiosamente senza camice) alto e un po'
burbero, a giudicare dal tono di voce.
Dio, fa' che non mi visiti lui, pensai.
< House, non puoi fare sempre
così, hai dei doveri! E non voltarmi le spalle ... >.
Non fece in tempo a finire la frase che il dottor House (pare si
chiamasse così) si era già allontanato,
claudicando.
E, incredibilmente, si stava avvicinando a me, ridacchiando.
< Tu non stai bene, ragazzina. No, non stai per niente bene
> esordí.
Continuava a sorridere.
< E lei chi sarebbe? > intervenne Andrew.
< D'accordo, state tranquilli entrambi. Sto bene, sto
perfettamente ... >.
Non feci in tempo a finire la frase, che tutto divenne nero.
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