Egfiona
Perché?
Questo piccolo racconto senza
un senso apparente, non è altro che il mio semplice gesto -
spero apprezzato - per augurare un buon compleanno ad una persona
speciale che fa parte della mia vita, alla mia personale Hdohe, in
grado di porre la domanda giusta nel momento giusto, in grado di vedere
al di là di quello che appare e, inoltre, capace di esserci
sempre per tutti.
Voglio quindi fare i miei auguri ad Hdohe, la mia piccola Rosa (che in
realtà è più grande di me, ma vabbé),
persona speciale quanto semplice ed affettuosa.
Ti voglio bene,
Egfià.
C’era una volta, tanto tempo fa, in un regno incantato abitato da creature fantastiche, un re e la sua regina.
I due sovrani regnavano l’impero di Egfiona – questo il
nome del regno incantato – così come le vecchie tradizioni
volevano, ovvero con repressioni e spargimenti di sangue. La vita nel
paese era quindi, come potrete ben immaginare, segnata da continue
ronde punitive ed altrettante pire funebri, che sembravano, ogni volta
che venivano accese, voler prendersi beffa delle anime dei dipartiti.
Le richieste di riformare quello che era conosciuto come l’unico
modo di governare erano, ovviamente, tante quanti i rifiuti dei due
sovrani, che non avevano alcuna intenzione di cambiare il modo in cui
gli antichi libri imponevano che il regno venisse governato.
Si diceva, infatti, che chiunque avesse cercato di disubbidire al
volere e alle parole dei libri antichi, avrebbe dovuto pagare il prezzo
più grande, e che doveva, inoltre, essere giudicato al cospetto
di Ruthdrag, la divinità dalle cui ceneri era sorta Egfiona.
Il volere dei due sovrani, quindi, rimase invariato, fino a quando una
fanciulla, di nome Hdohe, decise di andare a chiedere udienza con il re
e la regina di Egfiona. I due, inizialmente, guardarono la bambina con
diffidenza e superiorità, come ci si aspettava che facessero. La
bambina, d’alto canto, sembrò non dare peso agli sguardi
dei due sovrani che, dall’altro dei loro scranni, giudicavano la
fanciulla ad ogni sua mossa.
“Perché hai chiesto udienza con noi, sovrani del
magistrale regno di Egfiona, piccola fanciulla?” Domandò
allora il re, la cui voce rimbombò contro le pareti di pietra
della sala del trono.
“Perché non avrei dovuto?” Replicò quindi
Hdohe, aggiustandosi le trecce. Dopo quella domanda i due sovrani
rimasero in silenzio per un po’ di tempo, cercando le parole
giuste da usare con una fanciulla così sveglia.
“Cosa sei venuta a domandarci, piccola fanciulla?” Chiese
poi la regina, riformulando la domanda del marito, ancora ammutolito.
“Sono venuta a chiedervi di non uccidere più le
persone.” Disse la fanciulla con semplicità, lasciando le
guardie dietro di lei senza parole.
“E’ la tradizione che ce lo impone, mia piccola
fanciulla.” Rispose quindi la regina, cercando di non far
trapelare il proprio nervosismo attraverso quelle parole.
“Cos’è una tradizione?” Chiese ancora Hdohe, avanzando sugli scalini.
“E’ una cosa scritta molto tempo fa da persone che sono
vissute molto prima di noi.” Disse ancora la regina, il cui
marito era abbattuto sul proprio scranno, aspettando che la moglie si
occupasse di quella seccatura.
“E allora perché vale anche per noi?”
La regina si fermò a osservare gli occhi verdi della bambina,
che, con la sua semplicità, aveva ammutolito i due sovrani del
magistrale regno di Egfiona.
“Perché?” Domandò di nuovo la fanciulla,
raggiungendo i troni dei due despoti, immobili di fronte al volto di
Hdohe.
“Non lo sappiamo.” Rispose quindi il re, correndo in
soccorso della regina. “Sappiamo solo che è così
che dev’essere.”
“Ma che senso ha?” La domanda arrivò dalle porte della sala del trono, da una guardia in postazione.
Non vi fu risposta, se non il brusio concitato delle altre guardie, che
ponevano quella che era la domanda più semplice di tutte, la
più elementare: perché?
I sovrani del magistrale regno di Egfiona si guardarono negli occhi,
prima che, mano nella mano con la fanciulla, la regina facesse quella
stessa domanda posta da pochi e la cui risposta sembrava tanto facile
quanto inesistente.
Da quel giorno in poi il regno di Egfiona non fu più lo stesso:
le ronde finirono, gli antichi libri vennero dimenticati e di nuovi ne
vennero scritti, per raccontare le gesta di una semplicissima fanciulla
che aveva posto una semplicissima domanda: perché?
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