Hungry Heart
Eccoci
qua, con la terza shot di questa serie! Non saprei cosa dire per
spiegare questa cosa, so soltanto che l'idea di questa scena mi
tormentava ed ho dovuto scriverla!
Spero che apprezzerete, anche se le cose, diciamo, renstano un tantino in sospeso... XD
Come sempre ringrazio le ragazze del Gruppo di Sostegno per il costante e delirante fangirlaggio meraviglioso! Amovi!
Buona lettura e fatemi sapere, mi raccomando!
Hungry Hearts
Bella serata del cazzo.
Si era anche messo a nevicare
forte, bloccando Sam a casa di Garth. Con la sua piccola! E faceva un
freddo cane, in quel motel umido del cavolo.
Era una di quelle serate in cui le cose da fare si riducevano al lumicino e a Dean prendeva lo scazzo feroce.
Odiava stare solo e pensare. Pensare era il male.
Allora si era fatto a piedi la
strada per il drugstore e rifornito di ogni sorta di peggiore schifezza
fosse disponibile. Dalle patatine piccanti, alle noccioline in crosta
di formaggio; dalle caramelle gommose di ogni forma e colore, alla
salsa di cioccolata. Bibite gassate piene di coloranti. E ben tre
bombolette di una delle sue cose preferite: la panna spray.
Preparò il letto come
un campo di battaglia: portatile con già inserito il dvd de
"L'ira di Khan", sacchetti di dolciumi e salatini, birra. E la panna
era pronta nel frigobar.
Indossò roba che non si
sarebbe messo mai in pubblico, come una maglietta di Star Wars con
faccione di Yoda e un paio di pantaloni di tuta in cui sarebbero
entrati due Sam, vecchi calzettoni slabbrati. Era pronto.
Disteso in mezzo al letto, con
un sacchetto di bretzel in braccio, si godeva l'inizio del film ed il
poter ruttare in libertà dopo un sorso di birra, quando un
rumore lieve e familiare gli fece roteare gli occhi.
Alzò gli occhi masticando e vide Castiel ritto ai piedi del letto.
"Non dirmi che hai bisogno di
me per qualche missione angelica, perché stasera, cascasse
l'intero Paradiso, io non mi muovo da qui." Fu la frase con cui lo
accolse.
L'angelo lo fissò
perplesso, piegando appena il capo di lato. "Volevo solo sapere come
stavi, non ci vediamo da un po'..."
Dean aggrottò la fronte sospettoso. "Una visita di cortesia, quindi?" S'informò.
Castiel si avvicinò un
po' di più alla sua posizione, finendo per essere illuminato dal
riflesso dello schermo del portatile. I suoi occhi sembravano ancora
più blu del solito. Il cacciatore sorrise piano.
"Come mai hai scelto questi indumenti?" Chiese Castiel, mentre osservava attentamente il suo abbigliamento poco curato.
Dean diede un'occhiata alla
sua tenuta casalinga e si sentì sotto giudizio. L'angelo
continuava a fissarlo con curiosità ed un'espressione seria.
"Solo... per stare comodo." Rispose infine, ringraziando le luci basse che nascosero il suo ingiusto arrossamento.
"È... diverso."
Commentò Castiel, mentre muoveva la testa da un lato all'altro,
osservandolo da ogni angolazione. "Non ti avevo mai visto così."
"Devi continuare a farmi la lastra?" Sbottò allora Dean. "È imbarazzante!"
"Io non ti sto..."
"Cass, è un modo di dire!"
L'angelo sospirò
sconsolato. "Perdonami." Mormorò quindi. "Non intendevo metterti
a disagio, trovo soltanto che ti renda più giovane,
più...innocente."
Dean lo fissò per
qualche secondo, come sempre stupito dall'imprevedibilità delle
uscite di Castiel. Era un complimento? Ed era giusto sentire una
struggente malinconia verso questa innocenza che l'angelo vedeva ma che
lui pensava di aver perso ormai troppo tempo fa? Perché mi fai sempre sentire così?
"Hai mai visto L'ira di Khan?" Domandò il cacciatore, preferendo cambiare argomento.
Castiel lo guardò concentrato. "È un demone?" Chiese poi.
Dean sorrise alla sua ingenuità. Ammettere che l'adorava sarebbe stato compromettente?
"No, è un guerriero
geneticamente modificato del futuro..." L'espressione dell'angelo gli
disse che non capiva. "È un film, Cass, è per finta,
intrattenimento..."
"Comprendo." Annuì serio lui.
"Vorresti vederlo con me?" Gli propose d'impulso.
Castiel lo fissò serio per un istante. "Se desideri che io lo faccia..."
"No." Negò Dean. "Deve essere una scelta tua, resta se ne hai voglia." Gli disse quindi.
L'angelo sembrò
ponderare la sua proposta con la testa piegata e gli occhi rivolti al
vuoto. Dopo qualche istante, in cui lo sguardo di Dean non lo aveva
lasciato, tornò a guardare l'altro uomo.
"Posso restare." Affermò Castiel.
"Hm, bene..." Commentò il cacciatore colto di sorpresa dopo il lungo silenzio. "Allora mettiti più comodo."
"Io sto bene." Asserì Castiel.
"Senti, è una serata
scazzo, schifezze e film, quindi non intendo discutere."
Dichiarò Dean. "Togliti trench, giacca e scarpe e siediti
accanto a me."
Lui lo fissò interrogativo. "Che cos'è lo scazzo?"
Dean non poté trattenersi e rise piano.
"Niente." Gli rispose. "Mi è passato adesso, vieni qui."
Castiel non capiva, ma se Dean
diceva che gli era passato andava bene così. Fece un mezzo
sorriso stentato e si tolse l'impermeabile.
Guardarono il film per un po'.
Dean lo conosceva a memoria, quindi gli fu facile distrarsi e spiare il
profilo serio di Castiel. L'angelo osservava lo schermo con attenzione,
il corpo rigido, con le gambe dritte allungate e le mani posate in
grembo. Gli strappò un sorrisetto dolce e ironico, appena prima
d'infilarsi in bocca una manciata di orsetti gommosi.
"Ti piace?" Decise di chiedergli alla fine.
Castiel distolse gli occhi dal
film e guardò Dean. Le sue iridi blu erano rese trasparenti
dalla luce riflessa ed il ragazzo si perse un attimo a fissarle, poi,
come sempre, scese a guardargli le labbra. Ma solo per un istante, eh!
"Trovo che questo Capitano Kirk ti somigli." Affermò poi Castiel, facendogli aggrottare la fronte.
"Davvero?" Fece Dean stupito. "Intendi fisicamente?"
L'altro scrutò un attimo lo schermo e tornò su di lui. "Un po' sì, ma non solo."
Il cacciatore si agitò
sul posto, improvvisamente a disagio. Lo sguardo di Castiel era
intenso, indagatore, lo obbligò ad abbassare gli occhi.
"In cosa, gli somiglierei?" Domandò però, curioso.
"È un uomo coraggioso,
generoso." Affermò l'angelo, rivolgendo un'occhiata al film,
prima di tornare con gli occhi nei suoi. "Come te non crede in scenari
senza via d'uscita e... è pronto a sacrificarsi per i suoi
uomini, per le persone che ama."
Dean, a quelle parole, rimase
pietrificato, con gli occhi fissi in quelli di Castiel. Continuarono a
guardarsi per un tempo che sembrò infinito, come se quell'attimo
si fosse dilatato a dismisura.
L'angelo pensò, non per
la prima volta, che gli occhi dell'uomo fossero la cosa più
bella che avesse visto nella sua lunga esistenza, limpidi e immensi
come la sua anima. Lui, invece, era stordito dalla profondità e
devozione in quello sguardo, l'emozione che gli provocava ogni volta lo
metteva a disagio.
"Dean..." Mormorò Castiel, mentre sollevava una mano come per toccarlo.
Lui distolse lo sguardo e la
mano dell'angelo rimase sospesa in aria. L'uomo, quindi, si
sollevò seduto e, in un balzo, fu in piedi in mezzo alla stanza.
Batté le mani e si diresse al frigo.
"È proprio arrivato il
momento per la panna spray!" Proclamò con un tono allegro che
stranì un po' Castiel.
Il cacciatore tornò sul
letto con in mano un piccolo tubo colorato e cominciò ad
agitarlo con uno sguardo soddisfatto, poi guardò l'amico
sollevando un sopracciglio con espressione furba.
"Quella è... panna spray?" Domandò l'angelo.
"Sì." Annuì lui. "E sai qual è il modo migliore di mangiarla?" Aggiunse, Castiel negò col capo.
Dean, allora, tolse il tappo e
portò la bomboletta davanti alla propria bocca. Aprì le
labbra, facendo concentrare lo sguardo dell'altro su quelle curve
perfette, poi pressò l'erogatore e, con un rumore sibilante, la
panna uscì.
Anche la bocca di Castiel si
spalancò incredula, mentre vedeva la panna riempire quella di
Dean. Uno strano calore gli illanguidì il corpo, per un istante
anche i pensieri si fecero confusi. C'erano solo quelle labbra rosa e
piene su cui si stava depositando la panna.
Poi la bocca si chiuse e
l'uomo deglutì con un verso gutturale di soddisfazione che era,
probabilmente, la cosa più carnale ed erotica che l'angelo
avesse mai sentito. E già aveva delle serie difficoltà
con i toni bassi della voce di Dean.
L'uomo si leccò le
labbra, concludendo l'operazione con un sonoro schiocco, poi si
voltò verso Castiel con un sorriso allegro. Ma quando vide
l'espressione trasognata dell'angelo, anche la sua si fece seria.
L'amico fissava le sue labbra
come se fossero qualcosa d'ipnotico e assolutamente bello. Come se
desiderasse mangiarle. Anche la sua bocca era appena socchiusa e le sue
labbra pallide e un po' secche si muovevano in leggere parole mute.
Poi, come al rallentatore, la
mano di Castiel si alzò, percorse la breve distanza col viso di
Dean, si posò piano sul suo mento - dita fredde - e pulì
col pollice una traccia di panna sul labbro inferiore.
Per tutto il tempo, il ragazzo
lo aveva fissato in faccia. Ora, riusciva solo a deglutire. Quando
l'angelo si leccò il dito, non riuscì più a fare
neanche quello.
"Vuoi... Vuoi assaggiarla
anche tu?" Propose alla fine il cacciatore, dopo un colpo di tosse, con
una voce tremula e roca che quasi non riconosceva. Castiel si
limitò ad annuire. "Apri la bocca..."
E lui l'aprì, lasciando
che Dean spruzzasse la panna tra le sue labbra aperte. Questa volta fu
il suo turno di ammirare la bocca dell'angelo. E no, non era il caso di
soffermarsi sulle contorsioni del suo stomaco a quella vista.
Lo tradì l'improvviso
tremore della mano, quando gli occhi di Castiel si spostarono
interrogativi nei suoi. La bomboletta scivolò appena e la panna
finì nel naso dell'amico. Lui tossì, dopo aver ingoiato.
Dean si affrettò a togliere di mezzo il tubo.
"Cazzo, scusami!" Esclamò il cacciatore. "Aspetta, prendo un kleenex..."
Ma Castiel si stava già
pulendo il viso con le mani, come farebbe un bambino. Si
stropicciò il naso, passò i palmi sulle labbra. Poi
alzò gli occhi ed incrociò quelli del cacciatore.
Rimasero a guardarsi
così a lungo che Dean pensò ormai fosse giorno e Sam
sarebbe rientrato a breve. Non riusciva a togliere gli occhi dalle
labbra di Cas. Sentiva un calore bruciargli nello stomaco e poi
scendere nella pancia, nel basso ventre. Non era la prima volta che si
chiedeva come sarebbe stato baciare il suo angelo, ma il pensiero era
stato sempre archiviato con velocità. Cosa che adesso non
riusciva a fare. Merda.
Castiel lo fissava con
un'espressione curiosa, un po' ingenua, disarmante. Niente al mondo
poteva reggere il confronto con il blu dei suoi occhi.
Dean si sollevò su un gomito e lo guardò con una nuova, folle determinazione.
"Cas, sto per fare una cazzata." Proclamò quindi. "Fermami ora."
Lui spalancò quei suoi occhi enormi e rispose: "Cosa?"
Dean non fece discorsi. Aveva
perso fin troppo tempo, buttato via anni. Adesso avrebbe agito, basta
pare, basta seghe mentali. E fanculo. Quel che stava per fare non
avrebbe potuto in alcun modo peggiorare la sua vita di merda.
Affondò le dita negli arruffati capelli scuri e baciò Castiel.
L'angelo non rispose subito,
anzi rimase come paralizzato, immobile e con gli occhi spalancati,
mentre le mani di Dean gli avvolgevano il viso e le sue labbra morbide
si posavano sulle sue.
Poi, all'improvviso, si
aggrappò con forza alla sua maglietta ed emise un gemito
languido. Si tirò Dean addosso e rispose al bacio con
prepotenza. Stavolta fu il cacciatore a gemere senza vergogna, quando
le lingue si toccarono.
Si strattonarono a vicenda,
rotolando sul letto. Dean urtò il laptop col piede, mandandolo
pericolosamente vicino al bordo del letto.
"Cas... Cas... Cazzo, Cas...
a... aspetta..." Balbettò l'uomo, mentre cercava di divincolarsi
dall'abbraccio tentacolare dell'angelo.
Si guardarono per un attimo,
spaesati entrambi. Dean sentiva brividi e sudore sulla schiena. Si
obbligò a togliere gli occhi da quelli di Castiel. Si
voltò, arrestò il film, chiuse il computer e lo
depositò sulla moquette scolorita. Poi tornò a guardare
l'amico con espressione sconsolata.
Era in ginocchio sul letto, a
cavallo di una gamba di Castiel e lo fissava dall'alto. Si era
già pentito, anche se il bacio era stato il migliore della sua
vita. Dio, il sapore di Cas era... Porca. Troia.
"Ora, che facciamo?" Interrogò Dean arreso.
Lui lo guardava con
espressione smarrita, respirando profondamente. Il suo petto si alzava
e abbassava veloce, come avesse finito una corsa. Le sue labbra,
arrossite dal bacio, erano appena aperte. Sembrava aver avuto una
rivelazione mistica. Ma il cacciatore voleva una risposta.
"Cas..." Supplicò.
"Baciami ancora, ti prego..." Esalò, quasi senza voce.
E chi era Dean Winchester per
dire no al suo angelo sfigato e bellissimo? Che lo fissava supplicante
e in aspettativa? Sorrise storto, poi gli sfilò la cravatta.
Castiel si sporse verso di lui e poi ci furono solo le sue labbra.
*****
La nevicata non era stata poi così terribile come era sembrata
la sera prima. Sam si era arrangiato sul divano di Garth, dopo aver
mandato un messaggio a Dean, che aveva a malapena risposto. Il mattino
dopo, però, nonostante le previsioni, era bastato mettere le
catene all'Impala per tornare al motel.
Aprì la porta che erano
quasi le otto del mattino e la scena che si trovò davanti lo
lasciò molto perplesso.
Dean era steso bocconi,
avvolto in un bozzolo di lenzuola e coperte, torso nudo e abbracciato
al cuscino. Ma non sarebbe stato strano se non fosse stato circondato
da sacchetti di caramelle, bretzel e marshmallows, briciole, tovaglioli
colorati e un paio di bombolette di panna spray. A terra c'erano
vestiti sparsi.
Sam aggrottò la fronte e si avvicinò al fratello.
"Dean..." Chiamò piano.
Lui grugnì, affondando ancora la faccia nel cuscino.
"Hey, Dean." Disse allora, a voce più alta.
Con un sussulto sorpreso e un
verso allarmato, il ragazzo si sollevò sulle braccia,
guardandosi intorno spaesato. Il suo sguardo si fece più limpido
solo quando incontrò l'ingombrante figura del fratello. Si
passò una mano sulla faccia, ricadendo supino sul letto.
"Sam..." Biascicò.
"Che diavolo è successo
qui?" Chiese l'altro, continuando ad osservare lo sfacelo di dolciumi
sulle coperte. "Hai fatto un festino con Willy Wonka?!" Aggiunse
ridacchiando.
"Hnnn..." Si lamentò Dean, sempre con la mano sul viso.
"E quello cos'è?" La domanda stavolta sembrava più seria.
Il fratello scoprì gli occhi e lo guardò perplesso. "Cosa?"
"Sul tuo collo, un succhiotto
grosso come un hamburger..." Dean spalancò gli occhi e si
coprì il punto indicato con una manata. "Chi ti sei scopato, un
aspirapolvere?" Scherzò Sam.
"Non mi sono scopato nessuno!"
Sbraitò lui, alzandosi bruscamente dal letto, il lenzuolo
avvolto sui fianchi. E non era del tutto una bugia, perché fino
in fondo non ci erano arrivati... Anche se era stato, ohhh, molto
soddisfacente. Dean nascose il rossore dando le spalle al fratello.
"Certo... E io sono Shirley
Temple..." Commentò l'altro. "Andiamo, le tue mutande sono per
terra e tu sembri passato in centrifuga..."
"Cazzo, ho caramelle
appiccicate ovunque..." Borbottava Dean nel frattempo, mentre si
dirigeva in bagno. "E tu fatti i cazzi tuoi, ok?" Aggiunse,
rivolgendosi al fratello con uno sguardo minaccioso.
Sam alzò le mani. "Figurati!" Esclamò.
Dean si sbatté la porta
del bagno alle spalle, sparendo alla sua vista. Allora Sam si
girò di nuovo verso il letto pieno di briciole e orsetti
gommosi. Non c'erano mutandine di pizzo, o reggiseni push up.
Solo un'unica, lunga, nera, lucente e morbida piuma.
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