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Butterflied
Capitolo I
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!
Greg si spostò irrequieto la paletta del caffè tra
i denti. Tra le mani teneva una busta bianca.
Era arrivata di nuovo... Come un incubo.
Il suo indirizzo scritto con mano infantile,
l’inchiostro rosso sbavato e quel dannato francobollo che non esisteva.
Sospirò portandosi una mano tra i corti capelli.
Morse la paletta di plastica fino a sentire un crak.
L’aveva spezzata. Come l’altra volta.
Si stropicciò nervoso gli occhi.
Non ora. Non ora!
Ma era tutto inutile. Era ritornata. Quella
invisibile e inaccettabile sentenza. Ma cosa aveva fatto lui di male?
Il bussare non propriamente leggero sulla porta del
bagno lo fece sussultare.
“Greg è un quarto d’ora che sei rinchiuso lì.
Se hai deciso di mettere casa fa pure, ma…” Sanders aprì lentamente la
porta legnosa. “Scusami.”
Uscire. Desiderava solo uscire da lì e
distrarsi...come una volta.
Nick lo seguì. Il passo veloce e determinato. Il
volto serio e pensieroso. “Si può sapere cosa ti è preso?” Greg girò un
angolo. “La donna che stai cercando non è Sandy Blowen, il dna non
coincide.” Stokes annuì.
Il silenzio ritornò tra di loro.
Non era una cosa insolita, ma quel giorno...quel
giorno a lui andava benissimo tutto tranne quel stramaledissimo e odiosissimo
silenzio.
Eppure nessuno dei due parlava.
Il calpestio delle scarpe di ginnastica era l’unico
rumore che sentivano. Cosa che lo irritava maggiormente.
Il giovane sbuffò.
L’uomo sorrise come se stesse facendo apposta per
farlo innervosire.
Una donna abbastanza bassa ma con le curve al posto
giusto, giunse in quel momento dalla parte opposta. Greg mugolò annoiato.
Lei sorrise, “Cercavo proprio voi...” Stokes annuì
sonoramente. “Ho bisogno di Sanders per una nuova indagine... Nick quella che
stai seguendo adesso come sta procedendo?” L’uomo si grattò rumorosamente i
corti capelli neri. “Non bene in realtà...”
Greg respirò profondamente. Gli mancava l’aria.
Chiuse gli occhi stancamente. La voce di Nick gli rimbombava nella testa,
confusa con quella di Willows.
Aveva bisogno di ferie...si di qualche giorno di
riposo...
“Io non posso Catherine. Mi dispiace.” La donna
alzò un sopraciglio depilato confusa. “Come non puoi?” Il giovane si
strofinò l’indice sotto il naso. “Devo andare a casa...poi ho delle ferie
in arretrato...” Stokes rise.
Non è divertente...
Lo sguardo di Catherine era tra il divertito e
l’infuriato. “No, Greg, tu resti qui. Non sei l’unico che ha bisogno di
una bella vacanza...”
Silenzio.
Ancora quel maledettissimo silenzio!
Sanders si appoggiò al muro.
…Non è affatto divertente!
E intanto era rimasto solo.
Come quel giorno.
E tutto gli scivolava via. Come l’acqua tra le
mani.
Era perduto.
Willows si girò un attimo. Greg stava fermo
appoggiato alla parete. Gli occhi fissi sul muro e stranamente oscurati
dall’inquietudine.
“Qualcosa non va?” anche Nick si fermò ad
osservare l’amico.
Era perduto. Anche con tutte quelle persone...Era
solo.
E non poteva farci niente.
Sospirò.
Scosse la testa, “No Catherine, va tutto
bene.” La guardò esitare un attimo e poi svoltare in una sala.
No che non andava bene!
“Allora vieni? Hanno ordinato cinese!” Nick si
era sporto con la testa dalla porta a vetri. Greg rise. Era proprio ridicolo!
“Arrivo...arrivo...” e s’alzò.
Sara sospirò tristemente.
“Siamo ancora al punto di partenza. Non ci sono
tracce di nessun genere sul luogo del crimine e nemmeno sull’uomo!” si portò
alle labbra un po’ di riso.
Grissom annuì.
“Allora tu è Nick continuate…” aveva iniziato
a parlare. In realtà per Greg muoveva solo le labbra. Così come tutti gli
altri.
La scatola contenente il suo pranzo era ancora
chiusa. Cosa contenesse non gli importava.
Alzò gli occhi, era iniziata la discussione.
Tutti che parlavano insieme o che iniziavano una
frase e finivano l’altra.
E lui non c’era.
Come sempre.
Qualcosa vibrò nella sua tasca. Il cellulare
probabilmente. Sua nonna stava cercando di chiamarlo da tutto il giorno e lui
non aveva mai risposto.
S’alzò.
“Dove vai?” la voce di Warrick e la porta
scorrevole che si chiudeva.
“Pronto?” non era sicuro che fosse una buona idea
risponderle. Non era mai un buon segno quando lei insisteva così tanto.
Dall’altra parte del telefono la voce rauca di una
donna gli chiedeva informazioni su una certe lettera. Greg sospirò. “Non
posso venire...Il lavoro...”
Catherine guardò la figura del chimico andare avanti
indietro, incerta su alcuni movimenti e che lanciava guardi fugaci all’interno
della sala.
“No, nonna...lui non è...” la voce atona per via
del vetro non le faceva sentire nemmeno una frase per intero. Ma infondo non era
importante.
Sara seguì lo sguardo della collega. Greg si era
fermato di colpo ed aveva spalancato gli occhi. Quasi spaventato. Poi si rilassò
di nuovo. Un sorriso gli aveva illuminato il viso pallido.
Grissom scosse la testa.
“Concentriamoci su questi tre casi. Non credo che
la conversazione di Sanders ci possa aiutare a risolverli.”
Continua...
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