Il forte odore di bagnoschiuma,
invase le mie narici ultrasensibili.
Guardai mia moglie camminare sinuosa verso il letto, con una lozione di
crema
alla fragola tra le mani. Le piaceva l’odore che attecchiva
sul suo corpo. Non
aveva sicuramente bisogno, che la sua pallida pelle di granito fosse
idratata.
I soffici capelli lunghi, erano raccolti in un impeccabile coda di
cavallo.
Mia
moglie era
perfetta. Sempre.
Mi
guardò oltre le
lunghe ciglia, con una tenerezza che le apparteneva, ma che mostrava
solo a me.
Lo sguardo fiero, era ciò che mostrava al mondo, ma era solo
un arma per
difendersi.
Mia
moglie in realtà,
era fragile come una foglia d autunno trasportata dalle note del vento.
Le pallide scapole si muovevano
lente, forgiate sotto il
peso del mondo.
Io, riuscivo a guardare oltre la
finta coltre della sua
perfezione.
Io,
riuscivo a
vedere, ciò che non avrei voluto. Ciò che era
inciso a fuoco nel mio cuore.
Guardarla era uno strazio. Uno strazio furioso, ed al contempo lieto e
dolce
come il miele.
Provavo un amore così
intenso, per quella piccola perfetta
creatura, che sentivo tutta la pena e la furia che mi divorava.
Sul suo corpo, e sul mio cuore, si
diramavano i segni di un
antico dolore. Avrei voluto sradicare con la mia forza, quei lacci
invisibili
che le divoravano il corpo. Avrei voluto addentare la morsa del suo
dolore e
ridurla in brandelli. Avrei voluto preservarla dalla
meschinità, dal buio in
cui era stata gettata. Avrei voluto che il mio amore, distillasse come
rugiada
pura nel suo cuore, e annientasse l’amaro veleno della sua
sofferenza.
Potevo
scorgere sul
suo corpo, i segni invisibili che hanno raso al suolo la forza, della
mia
piccola, ormai fragile creatura.
D ‘ora in poi, mai
più mani che non servano per accarezzare.
Mai più baci, che non servano per amare.
Allungò l
‘elegante braccio verso la mia mano, e per un
attimo distolsi lo sguardo.
Non potevo sopportare
quell’ amore così forte e intenso, ed
al contempo mettere a tacere il mio odio, per coloro che ebbero il
coraggio di
farle del male.
Le strinsi la mano, che sembrava
così piccola nella mia.
La
baciai,
promettendo a me stesso, che mai, mai più l’
avrebbero ferita. Le promisi che
l’avrei protetta, racchiusa nel castello delle mie braccia.
“Sei al sicuro
Rosalie”
le
sussurrai stringendola
a me, in un eterno abbraccio.
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