Wammy's House Story

di ShinigamiGirl
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Mi asciugo una lacrima, che mentre raccontavo si è imprigionata nell’angolo del mio occhio.
Davanti a me, oltre alla scrivania di legno, c’è seduto Mikael.
Mi guarda con i suoi occhioni azzurri, ereditati dal suo bellissimo padre, e anche i capelli biondi, seppure un po’ più scuri, derivano da Mihael.
Avevo voluto chiamarlo con un nome simile ai nostri, per non dimenticare, per rendergli più vicino il papà che non ha mai conosciuto.
Nacque il 19 Ottobre, quando io avevo compiuto vent’anni.
Ormai ha nove anni, e io quasi trenta.
E’ il 26 Gennaio del 2020, e per la prima volta, ho raccontato a mio figlio come sono andate veramente le cose. E’ vero, ho voluto nascondergli questa storia per molto tempo, dieci lunghi anni, ma proprio non me la sentivo di svelargli tutto troppo presto. Sapeva che Mihael era morto, lo portavo spesso con me alla sua tomba, ed ora sto sperando che comprenda a pieno il tutto.
-Mamma…- sussurra, guardandomi con dispiacere.
Non mi aveva mai visto piangere prima d’ora. Era una promessa che avevo fatto a Mihael, il giorno in cui calarono la sua tomba.
-Sto bene, tesoro- lo rassicuro, sorridendogli.
Rigiro l’anello che porto ancora sulla mano sinistra, nervosa.
-Oggi andiamo da papà, e sono felice che tu sappia tutto di me- gli dico.
Lui annuisce.
Mikael, come suo padre, odia le smancerie. Appena compiuti i sei anni, aveva smesso di cercare i miei abbracci e i miei baci, iniziando ad odiare il soprannome di “tigrotto” con cui l’avevo sempre chiamato, ma adoro il fatto che mio figlio sia tutto suo padre, me lo fa amare come non mai.
Si alza e gira intorno alla scrivania, buttandosi addosso a me per abbracciarmi.
Quel gesto mi stupisce, ma lo accolgo con amore, stringendolo forte a me.
Ricordo ancora di quanto fossi distrutta e deteriorata appena dopo la morte di Mihael, mi aveva lasciato un vuoto nel petto, che credevo nessun altro al mondo potesse colmare.
Eppure, quando scoprii di essere incinta, una scintilla mi risvegliò dal buio in cui mi ero lasciata cadere. Decisi di tornare alla Wammy’s, a casa, dove Matt mi aveva promesso che avremmo fatto ritorno, tutti insieme. Quel vuoto nel petto non era più incolmabile, perché ciò che portavo in grembo era più importante della mia stessa vita.
Dovevo essere forte per Mihael, così anche per la nostra piccola creatura, e non potevo permettermi di lasciarmi morire da dentro.
Roger ci accolse con felicità, e lo aiutammo moltissimo. Era ormai sovrastato dalla vecchiaia, e quando Mikael compì cinque anni, ci lasciò.
Decisi di non permettere che la Wammy’s House andasse in malora. Lo scopo dell’orfanotrofio non era soltanto creare dei successori per Near, ma anche di accogliere e sviluppare le intelligenze non comprese dei bambini dal Q. I. superiore alla media.
Divenni la direttrice, mentre Stefany ed Evan continuavano varie ricerche in campo scientifico, aiutando Near qualora fosse necessario. Anche Linda, dopo poco tempo, si mise in contatto con noi. Era stata assunta dall’FBI, e lavorava spesso con l’albino. Mi capitò di vederlo far visita ai bambini dell’orfanotrofio, e non provavo più così rancore nei suoi confronti. Ci parlavamo con rispetto e serenità.
Questa è la vera storia, la storia della Wammy’s House, e di come ne sono diventata direttrice.
Improvvisamente, fanno irruzione nel mio studio due bambini.
Sono i figli di Stefany ed Evan, due gemelli, Sebastian e Natasha. Hanno tre anni in meno di Mikael, ma insieme formano una combriccola ben assortita.
Il maschio ha molti tratti del padre, ha capelli neri e lineamenti spigolosi, con la stessa carnagione pallida di Evan. Sua sorella, invece, ha i capelli meno scuri, ma due occhioni azzurri stupefacenti, con le labbra piene e colorite, come quelle della mamma.
Mio figlio si stacca subito da me, imbarazzato, e torna nei panni del duro.
-Mikael, vieni! C’è una rissa in cortile!- dice Sebastian, eccitato.
-Fico!- esclama lui, correndo dietro ai gemelli, che stavano tornando in corridoio per andare in giardino.
-Che cosa?!- faccio io, precipitandomi alla finestra.
Vedo Evan che fa a botte con David.
Faccio un sospirone, e apro le vetrate.
-Ragazzi!- grido -Vi sembra l’esempio da dare a dei bambini?
Alice, poco più lontana, scoppia in una grassa risata.
Il rossetto nero le fa risaltare moltissimo i denti bianchi, anche da lontano.
Lei e David stanno insieme da ormai qualche anno, sono diventati famosi matematici, ma la mia vecchia amica non ha perso la sua anima dark. Porta capelli lisci e neri fino alle spalle, con una frangetta sbarazzina. Indossa vestiti rigorosamente neri, con borchie e teschi.
Sorrido, mentre Evan stende l’avversario, alzando le mani al cielo in segno di vittoria.
-Allora, ha vinto Evan, vero?- chiede una voce alle mie spalle.
Mi giro, e vedo che Stefany cerca di sporgersi, così le faccio spazio.
Evan, vedendola alla finestra, la indica.
-Questo è per te, piccola!- esclama.
Stefany scoppia a ridere.
-Grazie tesoro!- grida lei di rimando, mandandogli un bacio.
Ci allontaniamo dalla finestra, ancora sorridenti.
La mia cara amica indossa uno dei suoi camici bianchi, sopra dei jeans e una maglietta firmata, anche se non fa più la biologa marina. Quella era solo una copertura, ora è diventata una delle chirurghe più famose dell’Inghilterra.
L’infermieristica e la medicina sono sempre state la sua più grande passione, e quando non è impegnata in difficili operazioni, è sempre alla ricerca di nuove medicine.
-Pronta per la visita?
-Sì- rispondo, facendo un sospiro malinconico ma sereno.
 
*
 
Mentre Evan e David tengono d’occhio la Wammy’s House, io, Alice e Stefany saliamo sulla jeep di David, portando con noi anche Mikael, che si siede col broncio sul sedile posteriore.
Al posto del passeggero, di fianco a me, c’è Stefany, mentre la dark è salita dietro, con mio figlio.
Il viaggio non dura molto, arriviamo presto al cimitero di fianco alla cattedrale di Winchester.
-Tesoro, prendi i fiori nel baule, per favore- dico a Mikael, scendendo dalla jeep.
Lui mi corre incontro, porgendomi con volto serio i due mazzi di fiori.
Sono entrambi composti da rose rosse, ma uno ha in più un sacchetto di cioccolatini, nascosto tra i fiori.
Potrebbe sembrare una cavolata, ma ogni volta gli porto del cioccolato.
Ci incamminiamo in silenzio tra le tombe, e giungiamo finalmente alle lapidi di marmo bianco.
Sulla prima, c’è il nome di Mihael, sull’altro, sta scritto “Mail Jeevas”. Avevo scoperto il suo vero nome solo in occasione del suo funerale, e al tempo era stato molto triste.
Stefany e Alice porgono sguardi benevoli e malinconici alle scritte.
Metto i due mazzi di fiori di fronte ai due piccoli monumenti, metto poi una mano sulla spalla di Mikael e poso la sinistra sul mio cuore, chiudendo gli occhi.
Restiamo in silenzio qualche minuto, e quando torno ad aprire gli occhi, mi accorgo che mio figlio sta tremando. Non sembra più avere nove anni, mi pare di essere tornata indietro nel tempo, a quando ne aveva ancora due, ed era un piccolo cucciolo spaventato dal mondo. Mi chino, e noto che una lacrima gli ha rigato la guancia. Gliela asciugo con un bacio.
-Ehi, perché piangi, tigrotto?- gli bisbiglio, rialzandomi, e lui affonda il viso nel mio ventre, abbracciandomi.
Poi, alza lo sguardo verso di me, e sento un tuffo al cuore.
I suoi occhi glaciali, pieni di emozioni e lacrime, sono proprio gli stessi che dieci anni prima vedevo sul viso di Mihael.
-Io diventerò come papà! Io sarò un eroe!
-Sì. Lo sarai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***The End***
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 







Angolo dell’Autrice
 
Buon pomeriggio!
Siete felici? Oggi è l’ultimo giorno in cui mi leggerete blaterare a caso.
Sempre che non leggiate altre mie storie, ovvio… Comunque, Dio mio, è davvero “The End” quello che ho scritto?
Non ho abbastanza parole per ringraziare tutte quelle persone che hanno recensito.
Voglio ringraziare chi mi ha seguita per tutto il mio percorso, tutta la mia crescita.
Voglio ringraziare chi mi ha aiutata ad andare avanti, quando all’inizio non ricevevo manco una recensione e mi disperavo.
Ringrazio chi mi ha seguita fino a un certo punto.
Ringrazio chi ha iniziato più tardi a seguirmi.
Ringrazio anche i lettori non iscritti al sito, oltre a tutte quelle anime angeliche che hanno messo la mia storia tra le liste.
Grazie a tutti voi, perché è anche merito vostro se ho potuto appassionarmi sempre di più a questo fandom, e se pensate che lo abbandonerò vi sbagliate di grosso!
Spero che la storia vi abbia fatti ridere, sorridere, e perché no, anche piangere magari, insomma, l’avvertenza “malinconica” non l’ho messa a caso.
Mi scuso se l’epilogo è un po’ corto, ma non credo ci siano altre parole da aggiungere per la storia, per Michelle, per Mikael, per Near o per tutti gli altri personaggi che mi sono dilettata a creare.
Grazie, alla prossima.
 
ShinigamiGirl
 
p.s. Progetti per il futuro: per chi è interessato, pubblicherò oggi stesso il primo capitolo di una collaborazione, e sto lavorando ad uno spin-off di questa storia, dedicato signore e signori *rullo di tamburi* al dio fumogeno Mail Jeevas!
Spero di risentirvi ragazzi, siete stati tutti fenomenali. Grazie ancora.




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