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See Emily Play [And you can tell everybody, this is your song]
{Disclaimer
| La
seguente storia è completamente frutto della mia fantasia, e i
personaggi e le vicende in essa descritte appartengono a me.
Eventuali plagiatori sono pregati di fare dietro-front e allontanarsi
a passi lunghi e ben distesi.} {Note
| La
storia è ispirata dalla canzone Always,
composta nel 1925 da Irving Berling come regalo di nozze per la
moglie, e in seguito reinterpretata da molti celebri artisti, tra cui
Frank Sinatra, che ha contribuito a renderla immortale. Di
conseguenza, anche il titolo della storia è ispirato alla medesima
canzone (è la traduzione del verso Not
for just an hour, not for just a day, not for just a year, but
always).}
Non per
un'ora soltanto,
non per
un giorno soltanto,
non per
un anno,
ma per
sempre
«Ma
se Dio t'ha fatto bella come un ramo di ciliegio tu non puoi amare un
tarlo, tu commetti un sacrilegio. E ogni volta che ti
spogli non lo senti il freddo dentro, quando lui ti paga i
conti non lo senti l'imbarazzo del silenzio?» {Marco Masini | Bella
stronza}
Las Vegas, 31 dicembre
1947
William accende la
sigaretta, le lunghe dita da pianista tremanti per il freddo della
notte. Ha soltanto venticinque anni, ma si sente più vecchio che
mai, perso nell'inverno senza neve tipico del deserto sul quale sorge
la città del peccato. Ripensa agli inverni della sua città natale,
un piccolo centro immerso nelle immense campagne del Tennessee – lì
almeno c'era la neve, di tanto in tanto. Si stringe nelle spalle,
aspirando lentamente, e pensa che se anche a Las Vegas ci fosse la
neve, forse sarebbe più facile sopportare il dolore, quel morso che
gli attanaglia lo stomaco e non lo lascia dormire, quel malessere che
lo costringe a fingere il sorriso, giorno dopo giorno, ma che la
notte lo infastidisce tanto da averlo portato più volte sull'orlo
del pianto.
William ha venticinque
anni, ed è la prima volta che soffre per amore.
Las Vegas, tre giorni
prima
«Questa
è l'ultima volta.» William
sorride, baciandole la spalla. «Lo hai detto anche la volta scorsa.
E quella prima. E quella prima ancora.» «Questa
volta dico sul serio, Will. Quella dell'ultimo dell'anno sarà la mia
ultima esibizione al Blue
Moon.» «Quindi
quello che dicono è vero. Il vecchio Jimmy fa i bagagli e si
trasferisce a Los Angeles» sospira lui, sfregandosi il mento non
rasato con una mano. «E in valigia mette anche te» aggiunge in tono
più sommesso. «Sarà
la mia grande occasione. Conosce delle persone, in California. Mi
farà avere un contratto, inciderò delle canzoni, e...» «Dio,
Margot, com'è possibile che tu sia così ingenua? Piuttosto di
credere ad una sola delle promesse di Jimmy Scott mi sparerei su un
piede.» «Dimentichi
che è stato lui a farmi ottenere l'ingaggio al Blue
Moon.
Senza il suo aiuto non avrei mai cantato su un palcoscenico» ribatte
la ragazza, voltandosi. «Gli devo molto» aggiunge, concentrandosi
sulle calze. «Sì,
certo» borbotta lui, alzandosi dal letto alla ricerca della
biancheria. «Qual
è il problema, Will? Sapevi che tra noi sarebbe finita.» «Il
problema è che tu non vuoi vedere la realtà, Margot! Jimmy ti sta
soltanto usando, e invece di ribellarti tu ringrazi!» «Jimmy
non mi sta usando, Will. Lui mi
ama»
replica lei, voltandosi per guardarlo. Girato
di spalle, le mani come impietrite all'altezza della patta, Will non
riesce a reprimere una risata. «Sei davvero convinta che lui ti ami?
C'è una sola cosa che Jimmy Scott riesca ad amare, ed è il denaro.
Non ha mai amato un solo essere umano dal giorno in cui è venuto al
mondo, e di certo non inizierà con te.» «Quando
saremo a Los Angeles ci sposeremo, così avrai la tua prova.» «Sposarvi?»
Finalmente Will si volta, incrociando lo sguardo della ragazza.
«Siamo in una città che conta più cappelle che semafori, Margot.
Se ti avesse davvero voluta sposare, l'avrebbe già fatto.» «Da
quando sei diventato così cinico?» «Da
quando tu hai iniziato a credere ad ogni bugia che esce dalla bocca
di quel criminale, suppongo.» Will indossa la camicia,
abbottonandola lentamente, mentre anche Margot finisce di vestirsi.
«Tu non riesci a vederlo, ma lui ti tratta come se fossi una sua
proprietà, come se fossi una delle sue stupide automobili, o uno dei
suoi club. Lui non ti ama. Non l'ha mai fatto e non lo farà mai. E
ti illudi se credi che ti sposerà, una volta che sarete in
California. Continuerà a pagare i tuoi conti e a scoparti dopo ogni
esibizione finché non scoprirà un'altra ragazza di talento,
bellissima, piena di vita, solo più giovane di te. A quel punto ti
caccerà via, comincerà ad illudere lei, e a te non rimarrà nulla.» Margot
abbassa gli occhi, tentando di celare un singhiozzo. «Perché mi fai
questo, Will?» sussurra tra le lacrime. «Perché
io so cosa vuol dire amare qualcuno, Margot» le risponde, senza
voltarsi. «Amare qualcuno significa essere pronti a tutto, essere
disposti a sacrificare qualunque cosa, persino la
vita.
Jimmy non farebbe niente di tutto ciò per te.» Margot
fissa le spalle di Will per un tempo indefinito, cercando il coraggio
di tirar fuori quelle parole che sente in gola ormai da settimane.
«Perché, tu invece sì?» Will non risponde e non si volta: tiene
gli occhi chiusi, cercando di continuare a respirare. «Dammi una
ragione, una sola
ragione per restare, Will, e io non partirò.» Il ragazzo serra le
labbra, sentendosi in trappola: prima di Margot non ha mai saputo
cosa fosse l'amore, e sa che con lei potrebbe essere felice – di
più, anche lei
sarebbe finalmente felice. Ma cosa potrebbe mai offrirle uno come
lui, un musicista spiantato che a malapena ha di che vivere per sé?
Margot è speciale, una donna stupenda, e non potrebbe mai
costringerla a dividere con lui quello squallido monolocale in cui
tante volte si sono amati. «Beh, a questo punto direi che è tutto
molto chiaro» riprende lei, allacciando il cappotto e prendendo la
borsa. «Addio, Will.»
Las
Vegas, 31 dicembre 1947
Lascia
cadere il mozzicone sul selciato, soffiando via l'ultima boccata di
fumo. Da quando Margot ha varcato la soglia di casa sua, lasciandolo,
il mondo gli sembra un posto ancora più buio e freddo. Ripensandoci,
a mente fredda, si rende conto di aver commesso un errore: avrebbe
dovuto dirle che sì, lui l'ama, e che al contrario di Jimmy lui
salterebbe nel fuoco per lei. Avrebbe dovuto inginocchiarsi e
pregarla di rimanere, prenderla per mano e trascinarla nella prima
cappella disponibile per sposarla, così come sogna di fare
dall'istante in cui l'ha sentita cantare. Ma non è stato abbastanza
uomo, e ora tutto ciò che gli resta sono i ricordi.
Las
Vegas, otto mesi prima
«Muoviti,
Callahan, tra due minuti tocca a voi» lo avverte l'impresario con
una pacca sulla spalla. «Arrivo»
risponde Will, spegnendo la sigaretta nel posacenere e vuotando il
bicchiere con un unico sorso. Guarda la ragazza in piedi accanto a
lui, tremante di paura: il vestito semplice e i riccioli scuri
raccolti sulla nuca le danno l'aria di una scolaretta, tanto che si
chiede che cosa abbia convinto il signor Aubrey ad ingaggiarla per
quella serata. «Hank, fammene un altro» dice, rivolgendosi al
barista, e non appena lo scotch è nel bicchiere bussa alla spalla
della ragazza. «Tieni, bevi questo.» «Che
cos'è?» «Coraggio
liquido. Schiarisce la gola e fa cantare meglio.» «Non
posso bere. Non ho ancora ventun anni.» Will
fa spallucce, appoggiando di nuovo il bicchiere sul bancone. «Come
vuoi. Lascia che ti dia un consiglio da amico, però: se vuoi
sopravvivere in questo mondo, non rivelare mai a nessuno la tua vera
età» aggiunge, strizzandole l'occhio e superandola per andare a
sedersi dietro il pianoforte. Sorride quando, con la coda
dell'occhio, la vede guardarsi attorno, svuotare d'un fiato il
bicchiere, tossendo subito dopo, e poi raggiungere il palcoscenico
con il passo leggero di una ballerina. «Un
attimo di attenzione, gentili ospiti» esordisce il signor Aubrey,
attirando su di sé gli sguardi degli avventori. «Questa sera
abbiamo una nuova voce, qui al Blue
Moon.
Viene dal New Jersey, ed è la prima volta che si esibisce in questa
città, ma vi prometto che la sua voce vi incanterà. Accogliete con
un applauso la vostra nuova cantante preferita, Margot Corelli!» Mentre
finisce di sgranchirsi le dita, Will osserva la ragazzina sistemarsi
dietro il microfono, stringendo l'asta con entrambe le mani, come
fosse una stampella. Aspetta il segnale di Roger, il percussionista,
e inizia a suonare tenendo un occhio sulla tastiera e uno sulla
ragazza, aspettando il momento in cui scapperà via in lacrime,
spaventata dal pubblico e dal suo giudizio. Invece, del tutto
inaspettatamente, alla seconda battuta la voce della ragazza fa il
suo ingresso nella melodia, armonizzandosi alla perfezione con tutti
gli strumenti. Will intercetta lo sguardo stupefatto di Charles, il
chitarrista, e dopo avergli sorriso continua a suonare. La voce della
ragazza non trema, non sbaglia intonazione, e a poco a poco conquista
ogni orecchio, persino il più ignorante. È una canzone che tutti
conoscono, scritta nel 1925 da Irving Berlin e portata al successo da
Frank Sinatra, e poi riproposta dai più grandi cantanti d'America –
e ora è lei, Margot Corelli, una ragazza del New Jersey, una ragazza
che probabilmente non ha mai conosciuto l'amore, ad appropriarsi di
quel testo e a renderlo suo, facendosi scivolare le parole tra le
labbra come gocce di pioggia su un vetro lucido, ed è ancora lei ad
aprire una breccia nel suo cuore ferito, nella giovinezza che ha
perso, nel suo spirito di giovane uomo che si cerca nel mondo. «Not
for just an hour, not for just a day, not for just a year, but
always»
canta lei, quasi sussurrando, e mentre insegue le note sullo spartito
Will sente il cuore aprirsi, gonfiarsi d'amore – quell'amore che
non ha mai provato, forse nemmeno cercato, ma che ora sente crescere
in sé, chiaro e vivido come non mai. «Sei
stata brava» le sussurra poco più di un'ora più tardi, mentre lei
gli passa accanto, scendendo dal palcoscenico per prendersi una
pausa. «Se non fai stronzate, hai la strada spianata.» Lei non
risponde, ma si limita ad un breve sorriso, mentre lui continua a
suonare.
Las
Vegas, 31 dicembre 1947
Guarda
l'orologio, contando ancora cinque minuti di quiete prima che il
signor Aubrey lo prenda per la collottola e lo sbatta di nuovo dietro
i tasti di quel pianoforte che un tempo era tutta la sua vita, ma che
ora gli sembra soltanto un orrido strumento di tortura. Adesso, otto
mesi dopo quella magica serata, vorrebbe che il debutto di Margot
fosse stato un completo disastro, vorrebbe averla sentita steccare,
sbagliare le parole, vorrebbe averla vista fare i bagagli e prendere
il primo treno per il New Jersey, delusa e ferita. Non perché non
sia felice per il suo successo, ma perché è stata proprio quella
serata a segnare l'inizio del suo declino.
Las
Vegas, otto mesi prima
Will
si accorge soltanto a fine serata che tra il pubblico c'è Jimmy
Scott, uno dei boss del quartiere. Jimmy è arrivato dall'Arkansas
nel 1927, ad appena diciassette anni, inseguendo il sogno americano.
In fondo, Jimmy non è diverso da lui, cresciuto nella sconosciuta
Sallisaw, o da Margot, venuta al mondo in un posto ignoto quanto
Middlesex. Jimmy è un ragazzo di provincia che ha avuto successo,
uno che è arrivato in città con il fagotto sulla spalla e ora
possiede quattro o cinque club in città, tre grosse automobili e
torna a casa ogni sera con una soubrette diversa. In fondo, Jimmy è
molto diverso da lui, che nonostante sia a Las Vegas da due anni
continua a vivacchiare di piccoli ingaggi e grandi economie. Quello
al Blue Moon
è il primo ingaggio serio, il primo lavoro davvero remunerativo che
trova, ma invece di sperperare Will preferisce accantonare il denaro
per i momenti più difficili, così come gli ha insegnato la famiglia
di contadini dalla quale proviene. Jimmy ha trascorso i primi dieci
anni in città lavorando per i più importanti gangster del Nevada,
imparando trucchi e stringendo amicizie che gli hanno permesso di
mettersi in proprio e costruire la propria fortuna. A
Will, Jimmy non piace per niente. Jimmy se ne va in giro con i
vestiti puliti e le scarpe lucide, lasciando generose mance alle
cameriere e facendo l'amicone con tutti, ma Will sa che sotto
quell'aspetto da gentiluomo si cela un cuore marcio, un vero e
proprio faccendiere, uno che non si fa scrupoli a calpestare il
prossimo pur di raggiungere i propri biechi scopi. E quando lo vede
parlottare con Aubrey, indicando Margot, seduta al bar con uno
Shirley Temple tra le mani, capisce che è stato lui a portarla al
Blue Moon,
e che questo fa di lei una condannata – qualunque cosa succeda,
comunque giri la fortuna, Jimmy non perderà mai occasione di
ricordarle che appartiene a lui, e a lui soltanto. Continua
a tenere d'occhio Margot, ignara di tutto, chiedendosi se sua madre
non le abbia insegnato qualcosa circa gli uomini, chiedendosi se sia
davvero tanto ingenua da credere che l'aiuto di Jimmy sia
completamente disinteressato, un atto di beneficenza senza
conseguenze. La guarda e dentro di sé già sente che finirà male,
che l'innocenza sul suo volto svanirà, trasformandola in una delle
tante ragazze che si esibiscono nei locali di Las Vegas. Guarda
Jimmy, poi torna a guardare lei, e gli si stringe il cuore al
pensiero che quella magia, quel fuoco sacro che soltanto lei sembra
possedere, un giorno non troppo lontano finirà con lo spegnersi,
raffreddato dal gelo della realtà. Forse è per questo che indugia a
lungo, prima di andarsene e tornare a casa: vuole assicurarsi che
quel giorno non arrivi già stasera, vuole essere certo che lei
riesca a rimanere incolume fino alla prossima alba, e non soltanto
perché l'ha incantato con la sua voce – in fondo, Margot gli
ricorda le sue sorelle minori, quelle che erano ancora bambine al
momento della sua partenza, e che ormai devono avere all'incirca la
sua età. Will la guarda e sente di volerla proteggere – dalla
crudeltà di Jimmy, da quella città che può elevarti o
distruggerti, ma soprattutto da se stessa. Desidera soltanto il suo
bene, e per questo, già lo sente, sarebbe pronto a morire.
Las
Vegas, 31 dicembre 1947
Si
sistema dietro il pianoforte senza degnarla di uno sguardo, badando
soltanto ai cenni di Roger e facendo ballare le dita sui tasti come
se dalla musica dipendesse la sua intera esistenza. Pieno di scotch e
di livore, Will ignora la voce di Margot, quei toni soavi che lo
hanno fatto intrappolato in un amore senza via d'uscita, un rapporto
che, lo ha sempre saputo, era destinato a fallire. Suona senza badare
a lei, al vestito rosso che indossa per l'occasione, alla vertiginosa
scollatura che lascia scoperta quella schiena bianca e perfetta che
centinaia di volte ha percorso con le proprie labbra e le proprie
carezze. Cerca di riportare alla mente la Margot che era quando l'ha
conosciuta, non quella che si esibisce ora per l'ultima volta, la
donna con le labbra rosse e i capelli sciolti che le accarezzano il
viso, tanto bella da sembrare la sorella bruna di Veronica Lake.
Cerca di non pensare a tutte le volte che è stata sua, a tutte le
volte che l'ha amata, a tutte le volte che l'ha sentita dire «Questa
è l'ultima», ma più cerca di reprimere i ricordi, più quelli
tornano a galla, ferendolo a morte.
Las
Vegas, cinque mesi prima
Margot
si esibisce al Blue Moon
da poco più di tre mesi, e ormai il pubblico è innamorato di lei.
L'esperienza l'ha resa più sicura di sé, tanto che non ha più
bisogno di farsi un bicchiere prima di salire sul palcoscenico. La
sua voce si fa più forte sera dopo sera, il suo coraggio cresce e la
sta lentamente cambiando, facendole abbandonare passo a passo la
giovinezza.
È
una calda sera di luglio quella in cui Margot dice addio alla propria
innocenza, varcando la soglia del suo monolocale e spogliandosi,
oltre che dei vestiti, di ogni pudore e remora. Si studiano da molte
sere, lei e Will, giocano a rincorrersi con lo sguardo tra una
canzone e l'altra, ricorrendo a qualsiasi scusa pur di rivolgersi la
parola, o anche solo per stare l'uno accanto all'altra. Ma è
soltanto quando un cliente particolarmente molesto inizia a darle
fastidio che Will sente crescere in sé il coraggio: si fa avanti,
prende le difese di Margot e la allontana da quel viscido che non
riesce a vedere in lei tutto ciò che lui ha visto sin dal primo
istante: un bell'involucro, questo sì, ma prima di ogni altra cosa
tutto il mondo che la sua bellezza cela.
Al
sicuro nel retrobottega, Margot studia il volto di Will con i suoi
grandi occhi verdi, respirando piano davanti a lui. «Perché lo hai
fatto? Aubrey paga gli uomini della sicurezza proprio per situazioni
come queste.»
Will
alza la mano e le sfiora la guancia con la punta delle dita, come fa
con i tasti del pianoforte ogni volta che lei decide di intonare
Always,
quell'inno di amore ed eterna devozione che sembra essere stato
scritto appositamente per lei. «Volevo solo sapere com'è stringere
la tua mano nella mia» sussurra, ricambiando lo sguardo.
Sono
così vicini che Margot riesce a sentire lo scotch e la nicotina nel
suo fiato, così simili da confondere il proprio battito con il suo,
e prima che la mente ponga ostacoli annulla le distanze, posando le
labbra sulle sue. Sorpreso per quel gesto inaspettato, Will si tira
indietro, fissandola come se non avesse mai visto una donna – ma è
solo un attimo, e subito la sorpresa si fa da parte per lasciar posto
alla passione, che lo spinge a prendere tra le mani il volto di
Margot per baciarla ancora, a lungo, come soltanto nei propri sogni
ha sperato di fare.
Will
non sa come escano dal locale, o come riescano a chiamare un taxi:
tutto ciò che sa è che si ritrova ad indugiare davanti alla porta
di casa, vergognandosi di poterle offrire soltanto uno squallido
monolocale in periferia, un posto pieno di spifferi e scricchiolii,
ben lontano dall'idea di perfezione cui è abituato ad accostare una
come Margot. Ma lei non si lascia intimidire, né storce il naso
vedendo la sua casa: non appena sono entrambi al sicuro dietro la
porta chiusa riprende a baciarlo, aggrappandosi al suo corpo con la
forza propria di una ragazza che sta scoprendo il mondo per la prima
volta.
Nel
caldo soffocante di una notte di metà luglio, Margot trova rifugio
tra le braccia di Will, spogliandosi di ogni maschera e pudore,
offrendosi a lui con tutta la purezza dei suoi ventuno anni, quella
purezza rimasta miracolosamente intatta nonostante le tentazioni
della città del peccato. Con la stessa delicatezza con la quale ogni
sera dà vita ad Always,
Will si prende la verginità di Margot, sapendo che con quel gesto
egli stesso la sta privando di un piccolo frammento di
quell'innocenza che tanto lo aveva colpito all'inizio. L'unica cosa
in grado di consolarlo è che per lei è stato il primo uomo, segno
che Jimmy Scott non si è ancora fatto avanti pretendendo la propria
ricompensa – una vittoria effimera, certo, perché presto o tardi
entrerà al Blue Moon con
la mano tesa, pretendendo il dovuto, e in quel momento Margot non
potrà far altro che accettare, se desidera che la sua carriera
continui. Che lo voglia o no, Margot dovrà accettare di aver fatto
un patto col diavolo, e quant'è vero Dio, lo dovrà onorare.
«Perché
mi hai baciato?» le domanda dopo quelle che forse sono ore, quando
la passione è consumata e tutto ciò che resta sono due corpi sudati
e immobili, stretti ad aspettare la fine del mondo.
Margot
gli accarezza lentamente il petto con le unghie laccate di rosso, in
silenzio. «Quand'ero bambina, chiedevo sempre a mio padre di
raccontarmi come aveva conosciuto mia madre. Lui diceva sempre che
quando l'aveva baciata per la prima volta aveva sentito il cuore
scoppiare di gioia, e la terra sgretolarsi sotto i suoi piedi. Diceva
sempre che un bacio della persona che ami dovrebbe farti sentire
così, come se fossi in procinto di spiccare il volo verso il
paradiso.» Will abbassa la testa, incrociando per un istante il suo
sguardo cristallino. «Volevo vedere se era vero.»
«E
che cosa hai scoperto?»
«Mi
sono sentita come non mi ero mai sentita prima. Nessuno dei ragazzi
che ho baciato finora mi ha mai fatta sentire così.»
Will
le posa un bacio tra i capelli, felice di scoprire di non essere
stato soltanto uno svago, ma allo stesso spaventato all'idea di tutto
ciò che potrebbe accadere, dell'inferno in cui potrebbero finire. Ha
soltanto venticinque anni, ma non è sprovveduto: è stato un
soldato, ha visto cosa può accadere quando si abbassa la guardia, ha
visto uomini forti e vigorosi cadere come foglie d'autunno, ha
sentito amici esalare l'ultimo respiro tra le proprie braccia – lo
sa, sa che non potranno dirsi
al sicuro, mai,
soprattutto se di mezzo c' Jimmy Scott. «I tuoi genitori sanno che
sei a Las Vegas?»
«Mia
madre è morta quando ero molto piccola» risponde lei. «Mio padre
si risposò per farmi crescere con una donna in casa, ma tra noi le
cose non funzionavano un granché. E poi, lo scorso anno è morto
anche lui. Non avevo più niente che mi trattenesse in New Jersey,
perciò ho deciso di partire.»
Restano
in silenzio per il resto della notte, accarezzando i reciproci
contorni come ciechi alla scoperta di un mondo nuovo. Anche se fatica
a convincersene, Will si ripete che ci sarà tempo, tanto
tempo, per parlare e
conoscersi – deve
crederlo, altrimenti come potrà andare avanti?
Las
Vegas, 31 dicembre 1947
Will
ce la mette tutta, si impegna con tutte le proprie forze per
continuare a seguire la musica senza distrarsi, ma non è semplice
fare il proprio mestiere, quando dalla prima fila Jimmy Scott sorride
a Margot, quasi risplendendo nel suo vestito gessato. Will lo vede
rivolgere a Margot quello sguardo carico di lussuria e avidità che
lo contraddistingue, e deve aggrapparsi con tutte le forze all'amore
per quel posto al Blue
Moon
per impedirsi di saltargli addosso e gonfiarlo di schiaffi. Perché è
colpa sua, soltanto sua, se la perfezione dei primi istanti con
Margot è scomparsa. È soltanto colpa di Jimmy Scott se il loro
amore, così perfetto e puro come può esserlo soltanto quello di due
ragazzi che si affacciano alla vita, è cambiato fino a trasformarsi
in odio.
Las
Vegas, tre mesi prima
Margot
sta cambiando, cambia ogni giorno sotto i suoi occhi, ma è una
metamorfosi così lenta che Will se ne accorge soltanto quando ormai
è quasi ultimata. Jimmy l'ha accompagnata a Reno per un intero fine
settimana, per presentarla ad alcuni amici e farla esibire in alcuni
club della città. Al suo ritorno, Will si accorge che Margot non è
più la stessa, non lo è più da tempo: i vestiti da scolaretta
hanno lasciato il posto a capi d'alta moda che ogni sera sottolineano
la sua splendida figura, riempiendo il locale di uomini che fanno di
lei un sogno proibito, deprivandola una volta di più della sua
dignità; il trucco si fa più marcato, mettendo in evidenza quelle
labbra che ormai non sono più soltanto una parte del meccanismo che
le consente di cantare come un angelo, ma un vero e proprio strumento
di seduzione; persino il suo modo di stare sul palcoscenico è
cambiato: se all'inizio se ne stava in piedi come una corista in una
chiesa cattolica, senza sapere dove guardare, ora si muove come una
soubrette, incantando il pubblico con la sua camminata e il suo
fisico, prima che con la voce. «Che
cosa ti sta succedendo, Margot?» le domanda ore più tardi,
aspettandola fuori del camerino. «Che
cosa vuoi dire?» «Niente,
è solo che... è solo che sei diversa dalla ragazzina spaventata che
ho conosciuto cinque mesi fa.» «Cambiare
è nella natura di tutte le cose, Will. Dovresti saperlo» replica
lei, allungando una mano per sistemargli il bavero della giacca. «Non
so se sono disposto ad accettarlo» risponde lui, allontanandosi
senza una parola di più. Dopo
quella sera non si sono parlati per settimane, entrambi troppo
orgogliosi per ammettere l'errore, entrambi troppo certi di essere
nel giusto per tornare sui propri passi. Will ha continuato a suonare
e lei ha continuato a cantare, e per settimane il pubblico si è
accorto che qualcosa non andava, che mancava la solita armonia. Poi,
complice una serata di pioggia e la conseguente ricerca di un
rifugio, Will e Margot si ritrovano chiusi nel retrobottega, scenario
del loro primo bacio, e nascosti in un angolo buio si amano ancora
una volta, soffocando i gemiti e tremando al pensiero di essere
scoperti, magari proprio da Jimmy. Da quella sera, come per magia,
nell'orchestra del Blue
Moon
è tornata l'armonia, come se il solo vero collante fosse davvero
l'amore tra Will e Margot, come se il loro rapporto fosse davvero la
sola cosa al mondo per cui valga la pena combattere.
Las
Vegas, 31 dicembre 1947
Will
serra le palpebre, cercando di scacciare i ricordi: vorrebbe
dimenticare ogni minuto, ogni parola, ogni promessa d'amore. Vorrebbe
smettere di pensare ai piedi freddi di Margot che cercano tepore tra
i suoi polpacci, vorrebbe dimenticare il suo seno rotondo premuto
contro il proprio torace, i lunghi ricci neri che le coprivano il
viso quando si metteva sopra di lui, quel modo particolare che aveva
di toccarlo, di baciarlo, di amarlo...
ma dimenticare non è semplice, perché Margot sta cantando Somewhere
over the rainbow, quella
stessa canzone che ha intonato per la prima volta proprio mentre era
a letto con lui, dopo aver fatto l'amore per un'intera domenica,
approfittando di un viaggio fuori città di Jimmy.
Las
Vegas, un mese prima
«Somewhere
over the rainbow skies are blue, and the dreams that you dare to
dream really do come true...»
canta a bassa voce Margot, accoccolandosi contro il suo petto nudo, e
per un istante Will si sente davvero in
pace,
come se il mondo intorno a loro avesse finalmente smesso di bruciare.
Ma la pace non dura a lungo, perché dopo un istante di silenzio lei
aggiunge: «Questa è l'ultima volta, Will. Temo che Jimmy inizi a
sospettare qualcosa.» «Forse
sarebbe un bene se ci scoprisse e ti lasciasse. Non hai bisogno di
lui per fare carriera.» «Will,
non essere ingenuo. Se ci scoprisse, tu non vivresti abbastanza a
lungo per chiedergli scusa. E Dio solo sa che farebbe di me.» Will
non risponde, sapendo che Jimmy Scott sarebbe in grado di macchiarsi
di un crimine del genere – in giro si vocifera che abbia sparato ad
un barista soltanto perché non aveva riso ad una delle sue oscene
barzellette, perché mai non dovrebbe prendersela scoprendosi tradito
dalla sua gallina dalle uova d'oro? «Potresti sempre lasciarlo tu»
suggerisce. «Dirgli che ti sei stancata e vuoi tornare a Middlesex.
Potremmo partire insieme, tu ed io. Tu potresti cantare, e io
suonerei per te. Riusciremmo a cavarcela, in qualche modo.» «Non
posso, Will» sussurra lei, troncando la questione. Will sa che
Margot non è soltanto una dipendente, per Jimmy: ovunque vada lui la
presenta come sua fidanzata, la porta in ristoranti di lusso, la
esibisce nei club, sorride accanto a lei nelle fotografie sulle
riviste di pettegolezzi. Ciò che più lo infastidisce non è il
fatto di doverla dividere con lui – perché sa che vanno a letto
insieme, la prima volta Margot glielo ha confessato in lacrime –,
quanto il fatto che lui la tratti come una puttana, senza accorgersi
di quante cose belle ci siano da amare in lei, oltre alla sua voce e
al suo bel visetto. La
stringe a sé ancora una volta, mentre fuori dalla finestra il sole
cala, lasciando spazio alla sera. La stringe forte, sapendo che non
saranno mai più vicini di così.
Las
Vegas, 31 dicembre 1947
«Prima
dell'ultima canzone, vorrei dire due parole» sussurra Margot al
microfono, mentre la musica si ferma e il pubblico resta in attesa.
«Questa è la mia ultima esibizione al Blue
Moon.
Sono stati otto mesi stupendi, ma è ora che vada a cercare altrove
la mia fortuna. Siete stati un pubblico meraviglioso, e prometto che
avrete sempre un posto speciale nel mio cuore. Per concludere al
meglio questa serata, vorrei offrirvi la canzone con cui ho debuttato
su questo palcoscenico. Ma se è possibile» aggiunge, voltandosi
verso i musicisti, «vorrei soltanto l'accompagnamento del
pianoforte.» Per un unico, magico istante i suoi occhi verdi si
incatenano a quelli neri di Will, in un'ultima, disperata richiesta
di perdono e di aiuto. Il pianista abbassa lo sguardo, iniziando a
suonare. Non ha bisogno di spartiti, perché conosce quella melodia a
memoria. Margot si avvicina al microfono, i lunghi capelli alla
Veronica Lake a coprirle un lato del viso, e lentamente comincia a
cantare: «I'll
be loving you, always, with a love that's true, always, when the
thing you've planned need a helpin' hand, I will understand you
always, always...»
Le donne in sala si commuovono, sedendo in silenzio accanto a uomini
che non sapranno mai amarle quanto Will ha amato Margot. «Days
may not be fair, always, that's when I'll be there, always. Not for
just an hour, not for just a day, not for just a year, but always...»
Gli altri membri dell'orchestra non staccano gli occhi dal pianista,
che anche ad occhi chiusi riesce a toccare i tasti giusti. «Days
may not be fair, that's when I'll be there, always. Not for just an
hour, not for just a day, not for just a year, but always...»
Dietro le palpebre serrate, lottando contro se stesso per non mollare
tutto, Will continua a suonare, immaginando che ogni tasto sia il
corpo nudo di Margot steso accanto al suo, e ogni nota una carezza.
Suonare per lei, ed essere il
solo
a farlo, è come quella domenica trascorsa con lei tra le lenzuola:
unica, speciale, irripetibile, e la
fine.
Fa l'amore con lei per l'ultima volta su quel palcoscenico, davanti
ad una sala gremita che non si accorge di nulla, e paradossalmente
l'ultima volta è la più intima e la più vera. «Always,
always, all the time.»
La musica termina, il pubblico grida, applaude e piange, e in prima
fila Jimmy sorride alla sua donna, battendo le mani con convinzioni,
senza accorgersi che non è altro che un corpo vuoto quello che
porterà in California, perché comunque vadano le cose laggiù, è
qui al Blue Moon
che resterà il cuore di Margot. La
cantante sorride, lascia il microfono, e mentre scende dal
palcoscenico indugia per un istante accanto al pianoforte. «Resta
per me» sussurra Will, mentre l'orchestra riprende a festeggiare,
per accogliere in musica l'imminente mezzanotte. Margot schiude le
labbra, ma in un attimo Jimmy Scott la prende per un braccio,
trascinandola via, e tutto ciò che resta a Will è l'effimera scia
del suo profumo – che, esattamente come il loro amore, è destinata
a scivolare via nel tempo.