primo appuntamento-02Non parlano molto durante il viaggio in macchina, seppur breve, fino al locale dove Benedict ha prenotato. Si
fissano entrambi sottecchi, con rapide e furtive occhiate, quasi a non
farsi reciprocamente sorprendere. Benedict potrebbe giurare di sentire
il suo stesso torace sbattere furioso. Si lascia appena andare sullo
schienale dell'auto, l'odore del dopobarba di Martin è forte e gli da
alla testa. Lo fissa ancora, ha delle mani forti e piccole, al tempo
stesso. Gli piacciono le sue mani; gli piace tutto, a dire il vero.
"Cosa mi fai mangiare, stasera?"
Trasalisce appena distolto dai suoi pensieri e si volta verso Martin, che ha parlato prima di
svoltare a sinistra lungo un viale che conduce alla prima periferia di
Londra. Il biondo hobbit lancia una breve occhiata divertita a Benedict "io ho fame!"
ridacchia.
"Spero che gradirai, allora..."
La voce di Benedict tuttavia è arrochita, tesa e l'altro lo nota.
Vorrebbe tranquillizzarlo, forse, ma adesso non sa cosa dire. Cristo!
non avrebbe mai pensato che potessero essere così impacciati! Martin
respira un po' più rumorosamente, sale un po' di tensione mentre in macchina cala di nuovo il
silenzio. E' stupido, pensa con una punta di rabbia, è davvero
stupido tutto questo. Loro due sono sempre, sempre, stati complici
e uniti; hanno lavorato assieme per mesi, per anni, passavano serate e
weekend a ridere di idiozie, e poi... poi era arrivato il sesso,
l'attrazione; la consapevolezza che si stavano innamorando.
"Parcheggia lì in fondo" indica Benedict con il dito, slacciando la cintura "il locale è dietro l'angolo."
Martin svolta dove gli viene indicato "Non sono mai stato qui" dice
piano e sbircia i palazzi della via, case a schiera decisamente
vittoriane, ma tutte estremamente ben tenute e cariche di fascino, a
suo parere. Sono in uno dei tanti quartieri di Londra
costruiti nell'epoca del massimo splendore, quando da città di
commercianti fluviali è diventata capitale del mondo moderno.
Martin osserva attorno a se, parcheggia e spegne il motore. Si getta
ancora uno sguardo attorno, tutto è talmente assurdo, e perfetto, che...
"Come mai siamo qui?"
Benedict si volta, lo osserva senza capire. Martin ha parlato secco, netto; quasi sospettoso. Benedict non capisce "Come?"
"Perchè hai scelto..." Martin tentenna mentre parla, e questo non gli
piace "proprio questo posto? voglio dire..." agita le mani contro il
volante, nessuno dei due accenna a scendere. Martin si ferma ne
parlare, per un attimo c'è solo silenzio. Si gira a guardare Benedict,
che è adagiato sul sedile e si passa nervosamente una mano dietro la
nuca mentre ricambia la sua occhiata. "Perchè
ho scelto questo posto? Be..." scuote appena la testa, tra tante
domande a cui si è preparato a rispondere in questa serata, questa
proprio non se l'aspettava! "Perchè..." sospira e scrolla le spalle
"perchè è romantico." Benedict Cumberbatch, si dice da solo, a volte
sei proprio un idiota.
Martin alza un sopracciglio stupefatto a quella risposta; lo fissa
ancora, socchiude le palpebre e finalmente, dopo un secondo che pare
interminabile, sorride appena "Okay..."
Benedict risponde al sorriso, appena rincuorato, ma sempre impacciato;
aprono le portiere
e scendono. Si incamminano verso il locale, quando gli passa a fianco
un gruppo di circa dieci persone; sono tutti ragazzi sui venticinque
anni, che ridono e scherzano tra loro, senza alcuna pretesa. Come gli
sfilano accanto, Benedict vede chiaramente un paio d'occhiate di due
ragazze soffermarsi su di lui, ma poi proseguono; c'è abituato nessun
problema, se non fosse che... Sono passati. Benedict si ferma, Martin
non è più accanto a lui, ha fatto due passi indietro.
"Possiamo andare" Benedict quasi sussurra, non sa nemmeno lui che cosa
dire o fare adesso. Riprendono a muoversi, adesso stranamente
distanti.
"Stasera fa freddo, eh?" Martin ogni tanto si darebbe un pugno da solo.
"Decisamente, le previsioni indicano neve in arrivo" Benedict si
domanda come fa a essere così scontato, e banale, e stupido, e...
"Benedict, aspetta.."
Si scambiano un'occhiata, e si fermano entrambi nello stesso
momento. Il respiro di Benedict aumenta appena e
Martin azzarda un passo verso di lui; poi, inaspettatamente, allunga
appena la mano verso di lui e gli sfiora il gomito destro "Anche se non
sembra... io con le persone, e... e con le parole sono un disastro" scherza sommesso e
Benedict sorride sghembo, un po' alla Sherlock "Tranquillo, invece
sembra eccome..." Dopo
un istante si sciolgono in una risata. Si fissano ancora, tornando seri
e cercando di riprendere ciascuno il proprio controllo. Dannazione!
sono instabili, incredibilmente
ballerini, come se camminassero sulle uova. A nessuno dei due piace
troppo, come sensazione, sono due uomini adulti che non hanno pratica
con l'incertezza dei rapporti.
Eppure, rimangono lì.
"Vuoi entrare?" sussurra infine Benedict, e si accorge che i loro visi
si sono avvicinati, impercettibilmente. Ha le mani in tasca, Martin le
tiene ritte lungo i fianchi, i respiri creano sbuffi bianchi nella
fredda aria di febbraio a Londra. Martin
lo guarda, scruta nelle profondità di quelle iridi chiare troppo
trasparenti, e ci legge più di quanto vorrebbe. Sospira appena.
"Certo"
"Allora, andiamo" sorride appena Benedict, con un fremito addosso e
nella voce. Riprendono a camminare, ma stavolta sono un po' più vicini.
Girano l'angolo nello stesso momento.
Il tavolino è proprio quello che voleva lui, nel soppalco dove ce
ne
sono soltanto cinque e ben distanziati, il loro è l'unico che non
affaccia sulla balaustra che guarda il palco dove si sta esibendo un
trio jazz che la sa molto lunga, dalle evoluzioni del trombettista.
Martin lo vede, si gira un attimo verso la musica e Benedict vede le
sue spalle rilassarsi appena. Sospira, sollevato almeno in parte.
Come
posto è decisamente insolito per un appuntamento, lo sa, è più
appropriato per una cena tra amici o una festa di compleanno; ma non
voleva
forzare troppo la mano, e ha scelto questo locale dove suonano Jazz
contemporaneo
con una spruzzatina di R&B, che sa adorare dall'altro. Lui non
gradisce moltissimo, proprio no; va bene uguale, perchè di quel posto
apprezza la
discrezione e la tranquillità. Avvicinandosi al tavolo, Martin si
toglie la giacca nera, la camicia bianca sotto è appena
troppo stretta e gli segna le spalle; come si china, le scapole
sporgono appena e il collo risalta ambrato contro il candore del
cotone. Benedict è dietro di lui e si
blocca a fissarlo, è più forte di lui. Martin però si volta e lo vede,
corrugando la fronte.
"Che c'è?" la voce è incerta, il posto l'ha lasciato piacevolmente
stupefatto, ma non capisce perchè l'altro lo fisso imbambolato.
Benedict rimane a sua volta senza giacca, forse stasera tra i due è lui
il più casual; ma poco importa di fronte l'espressione dell'altro, così
spontaneamente perplessa che lo paralizza ancora di più.
"Be?" Martin l'occhieggia e mette le mani sui fianchi "Cosa c'è da ridere? Porto le camicie anch'io, cosa credi, Mr Versace!"
Benedict apre la bocca rendendosi conto che deve averlo davvero fissato
intensamente; per un attimo vorrebbe mentire, ma poi si ricorda...
E' il loro primo appuntamento.
"Stai benissimo, Martin" esala alla fine, e allora osa,
facendosi più vicino in poco inequivocabile. e si
fissano in piedi di fronte al tavolino per due apparecchiato con drappi
rossi e neri "Sei... sei bellissimo, ecco..." sussurra alla fine
sorridendo
piano. E vorrebbe allungare una mano fino al suo viso, vorrebbe
chinarsi e non lasciare aria tra loro; vorrebbe un bacio, come quelli
profondi e languidi che si scambiavano nelle notti insieme.
Benedict rimane immobile, quell'istante prima di tutto che congela anche il tempo. Rimane immobile, nell'attesa che diventa così intima da sembrare indecente interromperla. Martin
lo sa; lo sa, e rimane immobile a fissarlo. Lentamente il
suo sguardo scende verso il collo di Benedict, scoperto dai
capelli corti e scuri, così lungo e chiaro, per poi scivolare sulle
pieghe che la maglietta grigia crea sul suo torace piatto. Benedict
segue il percorso delle sue iridi e arrossisce, si sente esposto come
non mai; ma non si muove.
"A me invece, questa maglietta proprio non piace"
Benedict apre la bocca sorpreso, sono parole totalmente inaspettate, e... poi vede gli occhi di Martin
alzarsi su di lui e rimane bloccato. Sta andando a fuoco, ne è convinto, sente il collo bollente.
"Mi piaci senza, ecco la verità" adesso la voce da adolescente è roca,
quasi irriconoscibile, e fa trasparire molto, molto di più "e per
quanto mi stia sforzando, credimi che faccio fatica a non pensarci
adesso!" Benedict
trasalisce, e Martin volta la testa dall'altra parte, entrambi si
fermano prima di lasciarsi troppo andare e nello stesso momento.
Respirano a fondo, e fanno entrambi un piccolo passo indietro. Alzano
la faccia l'uno verso l'altro nello stesso istante.
Martin sbuffa con un pigro sorriso e si passa la mano sulla faccia "Non è molto romantico, eh?"
Benedict non risponde, fa un passo indietro e l'altro alza gli occhi su
di lui. Benedict indica con una mano il tavolino "ci sediamo?" Dopo un attimo, Martin annuisce e si accomodano. Le sedie stridono appena, la situazione è così strana che...
"Sai, sono decisamente arrugginito!" Martin ridacchia posando i gomiti
sul tavolo. Alza gli occhi su Benedict, che lo fissa alzando un
sopracciglio "Arrugginito?"
"Be, ecco..." martin si fa indietro e allarga le braccia con una
smorfia ironica "questo è il mio... il mio primo appuntamento fuori
dopo quindici anni! anzi, forse di più, per cui..." si ferma e si
mangiucchia le labbra, con fare nervoso guardandolo sottecchi "abbi un
po' di pazienza, ok?"
Benedict sorride, non riesce a non farlo. Scuote appena le spalle inclinando la testa di lato "Anche per me è tutto nuovo..."
"Non dire cazzate, gigolò! Sophie l'hai conosciuta meno di anno fa!"
Martin parla ancora prima di capire cosa dice. Benedict apre la bocca
decisamente colpito, ma non dice niente. Martin si ferma di colpo,
rendendosi conto di cosa ha detto. Alza gli occhi e lo fissa adesso
costernato "Benedict..."
"non fa niente, hai ragione" lo interrompe l'altro "hai detto di avere
fame, quindi..." sorride forzatamente e indica i due menù sul tavolo.
Tacciono entrambi, e quasi in simultanea prendono i due menù dal tavolo
e ci si seppelliscono dietro. Benedict sente il cuore battere
accelerato, non vede nemmeno le parole scritte sul fondo chiaro della
carta. Un fischio di Martin gli fa alzare la testa.
"che c'è?"
"Hanno anche il piatto vegetariano!" esclama incredulo, alzando poi gli occhi su di lui "l'hai scelto bene, eh?" Non
è certo di aver sentito, bene; lo fissa perplesso "Ma certo che fanno
vegetariano, tu... tu mangi solo quello..." Benedict alza un
sopracciglio, quasi sconcertato "ma credevi che ti portassi in un posto
dove non potevi mangiare?"
Martin lo guarda e annuisce appena "Si, ma..."
"Martin, questo è il nostro appuntamento! ma abbiamo già mangiato
assieme!" Benedict non sa se ridere o gridare, davvero. Martin lo
guarda e stranamente serra gli occhi, come se cercasse di non...
"Non si sa mai, Amanda lo dimentica sempre! Finisco sempre nelle steak
house con lei e i bambini!" ecco che prende a ridacchiare, adesso di nuovo quasi spensierato, posando il menù "tu hai
scelto? io ho fame!"
Benedict lo fissa serio per un attimo, poi poggia a sua volta il menù "Ok... ordiniamo" dice soltanto.
L'atmosfera è strana, passano da attimi intensi come quello di prima a
momenti assolutamente indefinibili come questo; Martin è una continua
altalena, ma Benedict sospetta che ci sia qualcosa che non dice. Martin
sembra rilassarsi sulla sedia e si guarda in giro "Dove l'hai trovato
questo posto? è carino, sai?". Sembra sincero in ciò che dice, Benedict
si rincuora un momento; accarezza pigro un lembo della
tovaglia e segue il suo sguardo attorno a loro "Ci sono già venuto
altre volte, è discreto e anche i proprietari si fanno i fatti loro"
ammette sinceramente "e poi, hanno del buon vino, sai?" accenna un
sorriso; gli ha
promesso una bottiglia di buon vino quando gli ha chiesto di uscire, e
lo desidera anche lui.
Martin volge gli occhi su di lui "Con chi ci sei già stato?"
La domanda è diretta, quasi troppo. Benedict sorride appena "Con Olivia, a lei
piaceva molto. Ci sono tornato ultimamente, dopo qualche anno..."
"Con Sophie?" Ancora
quel nome, ancora con quel tono quasi... quasi soddisfatto, ma che cosa
gli prende? Benedict adesso alza gli occhi fino a centrare quelli di
Martin. Si
ritrova nelle iridi blu scuro, adesso nella penombra quasi nere, e vede
i lineamenti di Martin quasi tremolare.
"Si" risponde piano, mantenendo un tono pacato sebbene gli costi
moltissimo, socchiudendo gli occhi "Si, ci sono stato con Sophie. E
adesso, ci sono con te"
"Una come l'altra, immagino"
Benedict spalanca la bocca, non riesce a credere a quel che ha sentito
"prego?" sibila strozzato, ma Martin non risponde, l'espressione si è
fatta più dura e regge la sua impassibile.
"Strano, non ci hanno messo la candela! Avevo immaginato che avresti
copiato dal set, chissà come mai!" l'ironia di Martin, così pungente e
pesante, lo coglie su
vivo.
"Perchè l'ho fatta togliere, io!" ribatte Benedict sorridendo ora
appena sardonico "non volevo metterti in imbarazzo!" "Io?
ma cosa vai pensando?" la voce di Martin è talmente caustica che
potrebbe sciogliere le pareti, ha un'espressione quasi beffarda.
Benedict sta per perdere la pazienza.
"Martin, se devi dire qualcosa, allora fallo!" si
sporge nella penombra del locale fino ad arrivare a metà del discreto
tavolino rotondo "Che diavolo ti prende, eh?"
Martin apre la bocca per rispondere, ma poi si blocca. La sua
espressione cambia di nuovo, torna a essere quasi divertita, e
terrificantemente finta agli occhi di Benedict, si rilassa sulla sedia
prima di parlare ancora, riprendendo a guardarsi intorno "dico solo che
ho fame, accidenti!"
Benedict rimane fermo, inizia quasi a sudare; non è un appuntamento questo, sono le montagne russe!
fa un profondo respiro, e si da un tono normale. Forse la cosa migliore
che può fare è comportarsi esattamente come si sente di farlo.
"Comunque, sono contento che ti piaccia" dice appena tremolante d'emozione, ci sta provando davvero "ho pensato che... potesse
essere carino, tutto qui" Ma
ecco che la risata di Martin parte all'improvviso e lo lascia senza
parole; Martin ride e lo indica come se fosse davvero divertente
"Carino, eh? Divertente, Ben, davvero divertente!" Martin ride, ma è un
ridere senza occhi che lo fa rabbrividire. Ride come se Benedict avesse
detto una sciocchezza, o una battuta a cui è impossibile resistere.
"Sul serio, questo posto è davvero niente male, sai? Qualche anno fa ho
portato Amanda in un pub
simile, ma eravamo a Cardiff" Martin riprende a parlare, tranquillo,
come se il caso non fosse suo, mentre le sue parole rotolano come
macigni sopra il tavolino dalla tovaglia scura "siamo andati a vedere
una partita del
sei nazioni, i bambini si sono divertiti un mondo! Forse ho ancora le
foto sul telefono, Amanda non la smetteva di scattare, era una giornata
meravigliosa!"
Benedict lo fissa immobile, deglutisce appena. Con uno sforzo immenso, si dipinge un sorriso tristissimo
sul viso "Ah si?" chiede piano, e Martin continua, implacabile "Si, soprattutto Joe
adora il rugby! Se ho tempo, faccio sempre qualche tiro la domenica,
mentre Amanda prepara qualcosa in cucina, è diventata un'ottima cuoca,
sai? E invece tu?" finalmente lo guarda negli occhi, e l'occhiata che gli lancia è quasi... feroce "tu che cosa fai,
di domenica?"
La domanda è inaspettata, Benedict è frastornato, non capisce davvero nulla; per un momento non sa rispondere "Cosa?"
"Be, quando non lavori..." Martin si appoggia allo schienale, forse
anche troppo mollemente allargando le braccia "che cosa fai? sport,
televisione, libri, scopare, cinema... insomma, cosa fai?'" ridacchia piano, con l'aria più tranquilla del mondo.
Benedict è spiazzato nel sentirlo parlare così; e sente una punta di dolore che reprime immediatamente.
"Mi piace il tennis" si forza a rispondere, piano "sono stato agli open di Francia, la scorsa estate"
"Ottimo!" Martin lo interompe con la sua esclamazione, fa una smorfia quasi soddisfatta "Eri con Sophie, giusto?"
Benedict lo fissa immobile, mentre adesso sente salire la rabbia; dove vuole andare a parare? "Si, ero con
Sophie" dice piano, facendo un cenno alla cameriera "perchè ti..."
"Così, per parlare, ovvio!" Martin fa una smorfia noncurante, e poi
vede arrivare una ragazza con il grembiule e il blocchetto in mano
"Fantastico, ho davvero una fame mostruosa stasera!" esclama verso di
lei sorridendo e facendole l'occhiolino. L'occhiolino?
Il suo sguardo è uno di quelli che Benedict conosce molto bene, ma che
mai si sarebbe aspettato di vedere qui. A quel punto, Benedict non sa
assolutamente che cosa stia succedendo, ma non gli piace per niente.
"Ditemi!" è una ragazza giovane, forse poco più di vent'anni, sorride e aspetta, ha gli occhi castani e i lineamenti morbidi. Martin si sporge appena alzando il volto verso di lei, sfodera il suo sorriso tre continenti.
"Piatto vegetariano io e al mio amico invece..." Martin ha parlato in
un fiato, sorridendole apertamente e inclinando un po' il capo a
sinistra. Benedict ha visto, e soprattutto sentito tutto, non sa se
strozzarlo, prendere a calci il tavolino fino a ridurlo in polvere
oppure correre fuori per gridare contro un muro quanto è stato idiota a sperare che potesse davvero accadere.
"Ben?" Martin finalmente si gira e lo guarda, rimanendo apparentemente
perplesso per lo sguardo dell'altro, che ha socchiuso gli occhi chiari
e lo fissa serio con il respiro spezzato "Ben, cosa prendi?"
La cameriera forse è più perspicace di lui, conclude Benedict; o forse,
semplicemente a lui non importa proprio. La guarda di sbiego e la vede
attendere il suo ordine, ma il sorriso le si è congelato sul viso, ha
capito di essere nel mezzo di una situazione spinosa. Martin invece ha
ancora quell'espressione troppo furba sul viso e sposta di nuovo gli
occhi su di lei, e sulla vita segnata dal grembiule corto e nero
"Coraggio, Ben! Non ha mica tutta la notte la signorina... o si?"
conclude Martin quasi sussurrando, decisamente sta passando il segno.
"Un antipasto della casa" dice in tono freddo, abbassando gli occhi al pavimento e cercando di rimanere immobile. Ma il caro Martin, non ha proprio finito.
"Un po' pochino, Ben! comunque se vuoi fare la signorina..." Benedict
non crede a ciò che sente, ma vede dopo un istante che può andare
peggio perchè Martin adesso scherza apertamente con la ragazza, mentre
si appoggia con i gomiti sul tavolino "Tu che dici? se ci fossi tu, qui
con un uomo, che cosa ci berresti sopra, eh?"
Siamo al limite della maleducazione; ma per Benedict, il limite è stato
passato da un pezzo, e questa è la goccia che fa traboccare non solo il
vaso, ma tutto, tutto, TUTTO!
"Signore?" si rivolge direttamente a Benedict che solleva gli occhi su
di lei; e forse la pietà che ne legge dentro lo fa arrabbiare.
"Due birre" dice senza nemmeno pensarci, con un tono troppo duro "bionde alla spina, grandi"
Lei spalanca appena gli occhi e si affretta a scrivere, poi Benedict
volge gli occhi a Martin che lo fissa apparentemente perplesso "Vino?
Non dovevano berne un buon bicchiere? diamine, Ben! Non era meglio?"
"Due birre" ripete Benedict, scostando con violenza la sedia "Per te e
per chi altro cazzo vorrai far sedere a questo maledetto tavolo!"
A quel punto si alza in piedi, Martin si blocca con gli occhi che si
fanno sempre più grandi e la cameriera inizia a indietreggiare
"Signore, io mi..."
"Non sei tu a doverti scusare!" Benedict la interrompe anche troppo
brusco e infila la giacca, mentre Martin serra le mascelle alzandosi a
sua volta e fronteggiandolo a muso duro "Cosa cazzo credi di fare, Ben?"
"No, cosa cazzo credi di fare tu!" ringhia al suo viso, facendosi sotto
con gli occhi in fiamme "o meglio, cosa credi di aver fatto, eh?"
Martin all'improvviso si blocca, il viso si congela in un'espressione rabbiosa e dolente, ma Benedict è troppo furioso.
"Signorina, eh?" sibila sprezzante, infilandosi le mani in tasca "Alle
donne si offre sempre, per cui paga tu questa bella serata, ok? Io me
ne vado, e non azzardarti a venirmi dietro!"
"Altrimenti che fai, eh?" Martin inaspettatamente incrocia le braccia
al petto e lo guarda insolente, nella piccola sala sopraelevata si è
creato uno sgradevole silenzio attorno a loro due, tutti gli occhi sono
su di loro.
Benedict lo fissa e con una violenza inaspettata gli punta il dito al
petto, spingendolo indietro e facendo comparire un'espressione furente
sul volto di Martin "Altrimenti faccio quello che avrei dovuto fare
mezz'ora fa, cioè prenderti a calci in culo!"
"Toglimi quel dito di dosso, dannazione! Tutta questa dannata
situazione l'hai voluta tu, per cui non mi scaricare addosso le tue
cazzate!" Martin lo scosta bruscamente e Benedict fa un passo indietro,
fissandolo furioso, per lui è troppo. Dannazione, è davvero troppo!
Si volta su se stesso, e imbocca le strette scale a chiocciola, in un
attimo è fuori dal locale e si muove rapido, fino alla via principale,
senza sentire alcun rumore dietro di se. E' furioso, ma soprattutto
sente il petto che gli duole come poche altre volte in vita sua; come
mai in vita sua. Serra le palpebre e fruga in tasca, prendendo le
sigarette e accendendosene una; fanculo!
Il fumo che vede aleggiare nell'aria è emblematico della sua serata. Da
un altro tiro e continua a camminare, a due isolati troverà sicuramente
un taxi.
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