D'aria e rassegnazione

di Drop_of_Moon
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L’allerta non è arrivata: avevano previsto un forte temporale nel pomeriggio, molta pioggia, nulla di più. Stamattina posso giurare d’aver visto addirittura il sole, sulle colline: era caldo, e rischiarava il paesaggio. Sarebbe stata la giornata perfetta per un pranzo all’aperto. Invece l’unica cosa che vedo adesso sono nuvole scure e minacciose che vorticano spaventosamente sopra di me, in una cornice di fulmini.
Sta arrivando: vedo le nuvole color fumo addensarsi e dividersi nel bianco del cielo, sento l’aria correre e contorcersi intorno a me, il vento sferzarmi la pelle e trascinarsi dietro le gocce di pioggia, ormai veloci e acuminate come schegge di vetro. La mia mente mi sta urlando di scappare, di iniziare a correre e cercare un riparo qualsiasi, anche un semplice avvallamento nel terreno. Avverte il pericolo, crede di salvarmi, ma ormai è tardi per scappare. Presto la tromba d’aria sarà qui, e sarà immensa: riesco già a distinguerne il cono ampio e appuntito, che inizia la sua lenta ma progressiva discesa nella mia direzione. Sarebbe inutile spendere correndo gli ultimi attimi di vita che mi rimangono. Sono una vittima, ormai.
A questo pensiero il mio intero corpo si ribella: lo stomaco si chiude in una morsa, il cuore schizza fino alla gola pronta ad urlare, i polmoni trattengono il respiro. Eppure l’unica cosa che riesco a fare è rimanere immobile, nella disperata attesa della fine, con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo fisso al cielo, sempre più minaccioso. Il tornado sta prendendo sempre più forma: la velocità è aumentata vertiginosamente nella discesa; la pioggia è praticamente scomparsa, lasciando spazio solo al turbinare dell’aria e ai fulmini, che di tanto in tanto urlano nel cielo.
Nessuno fa mai caso all’aria, così invisibile eppure così onnipresente, come un velo impercettibile che ricopre ogni cosa: essa invece è fondamentale per l’uomo e per ogni essere vivente. La respirazione è ciò che permette all’aria di far parte di noi e da sempre, in ogni rito o religione, una parte importante è affidata alla respirazione; un processo quasi mistico, che ha il potere di rigenerarci, e rappresentare ritmicamente ogni attimo della nostra vita. È ciò che permette la vita stessa e, paradossalmente, sarà proprio l’aria a porre fine alla mia vita. Piango: sarà un modo orribile di andarsene.
Accompagnato dal fragore di un fulmine la tromba d’aria si abbatte al suolo con forza, generando un polverone che mi investe, risvegliandomi dalla paralisi. Terrorizzata, indietreggio e sgrano gli occhi di fronte alla violenza di quello spettacolo naturale. L’istinto di sopravvivenza ha finalmente la meglio, ma è troppo tardi: inizio a correre, proprio mentre il tornado mi trascina via con sé. 




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