「Damn, not again!」 di Ofeliet (/viewuser.php?uid=114644)
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クソー、再びない!
kusō, futatabi nai!
Quel pomeriggio, quando
Kagami percepisce il segnale scuoterlo fino
alle ossa si stacca malamente da Kuroko. Anche questi, evidentemente
infastidito, guarda quello che ben presto non sarà
più il suo ragazzo.
Kagami si passa una
mano tra i capelli rossi, meditando se buttarsi
direttamente dal balcone, per risparmiarsi il supplizio, ma sa bene che
tanto Lei
può riportarlo in vita con niente. E che, probabilmente, la
morte comunque non lo salverebbe dalla tortura.
« Ti aiuto,
Kagami-kun. » borbotta allora Kuroko,
alzandosi anche lui dal divano. Pare proprio che questa volta
sarà Kagami-kun la vittima il
protagonista e questo
significa che l’ombra della luce non esisterà
più. Diventerà come la tappezzeria. Beh, sempre
meglio del ruolo che probabilmente sarebbe toccato ad Aomine-kun in
quelle poco gioiose occasioni.
Taiga, intanto, si
è ritirato nell’angolo a
deprimersi. Ancora. Un’altra
fottuta volta. Vorrebbe tanto
farsi del male, mutilarsi, sottrarsi a quella dolorosa situazione, ma
non può.
« Kurokocchi!
Kagamicchi! » la porta di casa viene
quasi sfondata, ma in quel momento nessuno dei due occupanti sembra
preoccuparsene più di tanto. Forse perché Kise
– più nudo che vestito – è
entrato quasi in lacrime e senza vergognarsene. «
L’avete sentito?! Io contavo che almeno oggi fosse il nostro
giorno libero! »
« Sembra che
non sia così, Kise-kun. »
il modello, allora, va ad accompagnarsi a Kagami
nell’angolino borbottando qualcosa a proposito di una
giornata rovinata.
Lui sarebbe divenuto
l’idiota corteggiatore che sarebbe stato
probabilmente appeso al muro da Kagami stesso. Ma non si sarebbe
arreso. Probabilmente dovrà anche competere con Aominecchi
per il ruolo del Suo
zerbino. Inutile lamentarsi, a quel punto; il
senpai gli aveva detto di farsi onore e sopravvivere. Certo, Kise aveva
voluto tanto ignorare il resto del Kaijo, solitamente non preso
minimamente in considerazione, che gioiva un’altra volta per
non essere inclusi in quella tortura legalizzata.
Fortunati, loro.
Sospira, ritirandosi
dall’angolo della commiserazione in cui
Kagami continua a crogiolarsi. Sarebbe sopravvissuto. Per la squadra. E
anche per se stesso.
« Kise-kun,
stai piangendo. » le parole di Kuroko
lo riportano bruscamente alla realtà, facendolo ripiombare
nella precedente posizione insieme a Kagami.
L’ombra del
Seirin scuote le spalle, grata del suo ruolo
praticamente irrilevante. Quasi gli dispiace per la Generazione dei
Miracoli, spesso molto gettonata per quel genere di cose. La sua
misdirection pareva salvarlo anche in quell’occasione.
Il suo cellulare,
allora, prende furiosamente a squillare, facendo
comparire sul display il nome di Hyuga-senpai.
« Kuroko.
» il tono di Hyuga è piatto,
tanto da far percorrere un’espressione inquieta sul volto di
Tetsuya.
« Senpai, non
dirmi… »
«
Sì. Riko è furiosa. Lei
starà qui. Con noi. » Kuroko sente una goccia di
sudore scivolare lungo la tempia. Quello sì che era un
problema.
«
Triplicherò gli allenamenti! »
sentì allora urlare dall’altro capo del telefono.
« Li quintuplico! »
Quella doveva essere la
coach che aveva scoperto di essere stata
elevata al ruolo della Sua amichetta del cuore. E, come al solito, non
ne era affatto felice.
« Io cerco di
calmarla. Voi… cercate di
sopravvivere. »
« Ci
proveremo, senpai. »
La chiamata si chiude
con un rumore di qualcosa di rotto e volante
dall’altra parte, ma Tetsuya ha fiducia nei suoi senpai.
Nell’istinto di sopravvivenza dei senpai. Un po’
invidia gli altri kohai, praticamente invisibili a godersi la vita
adolescente. Non come loro.
« Tetsu-kun!
» non si era affatto accorto che Momoi
e Aomine fossero arrivati, e che Aomine si era aggiunto alla cricca
della disperazione.
« Momoi-san,
salve. » gli occhi di Satsuki si
riempiono di lacrime. « Ancora lo stesso ruolo? »
chiede, sentendosi stringere dalla ragazza. Lei annuisce.
« Non ne
posso più, Tetsu-kun! E’ la
terza volta questa settimana! Sono stanca di indossare abitini scollati
e fare la gelosa. » Kuroko, con affetto, le sorride e le
accarezza leggermente i capelli.
« Un giorno
finirà, Momoi-san. Dobbiamo solo avere
fiducia. » la ragazza ritrova ben presto il sorriso,
apollipandosi ancora di più al giocatore di basket.
« Meno male
che ci sei tu, Tetsu-kun. Dai-chan, finora, ha
solo idee apocalittiche. » Kuroko non se la sente di
biasimare il suo migliore amico, al quale toccavano spesso ruoli
imbarazzanti.
« Lo capite?
Non avrà nemmeno le tette, e io
dovrò comunque interessarmi! » stava appunto
dicendo questi. Kise e Kagami annuirono.
« Io sono gay
e lo sanno tutti. » dice Kise.
« E dovrò comunque comportarmi da etero. Non sono
pagato abbastanza per questo genere di cose. »
«
Tzé, almeno voi non dovrete baciarla davanti a
Kuroko. » esordisce allora Kagami, tremante. Gli altri due,
dopo un lungo silenzio, gli regalano una solidale pacca sulla spalla. A
loro parere esistevano ben poche cose peggiori di un Kuroko arrabbiato
– o, in alternativa, geloso.
« Oha Asa non
aveva predetto ciò. »
tutti i presenti si voltano verso Midorima. Sembrava che
l’appartamento di Kagami, in quell’occasione,
divenisse simile a un ritrovo e un camerino.
« Non
iniziare. » sibila Kagami.
«
Sì, Shintaro,
per oggi ti chiedo di tacere delle
congiunzioni astrali. » si crea un silenzio ghiacciato,
mentre Akashi Seijuro entra nell’appartamento, seguito da un
riluttante Murasakibara.
« Tu?
»
« TU?!
»
« Tu dovresti
essere morto! » Akashi Seijuro
– lo psycho, il bicromo, o Bokushi, termine
che useremo
adesso per riferirci a lui – alza un sopracciglio lievemente
perplesso.
« Prego?
»
« Ti abbiamo
sconfitto! » esclama Kagami, ricevendo
gli assensi di metà dei presenti.
« Mi avete
sconfitto, Taiga, non ucciso. »
puntualizza, allora.
«
Dov’è quello normale, quello che
sembra sano di mente? »
« Ho voluto
risparmiare all’altro me questo
tormento. E’ un po’ debole di psiche, non vorrei
certo che si facesse male. » sorride, mefistofelico, cercando
di ignorare il mezzo insulto.
« Aka-chin.
» borbotta allora Murasakibara.
« Perché sono qui? »
« Servi come
comparsa infantile, Atsushi. Dopo che
l’avrai fatta, potrai tornare ad Akita. »
“e beato te che potrai”, si trova a pensare la
mente di entrambi gli Akashi. A loro, probabilmente, sarebbe toccato il
ruolo più difficile in quella enorme perdita di tempo.
« Dove posso cambiarmi? »
Kagami gli indica la
propria stanza, passandosi una mano sul volto.
« Ditemi che
non dovrò sfidare le forbici di
quello psicopatico di nuovo. » Kuroko gli appoggia una mano
sulla spalla.
« Dovrai fare
molto di più, Kagami-kun.
» Kagami stringe a sé Kuroko, trattenendo le
lacrime. Sembrava che stesse per andare in guerra – non che
distasse troppo lontano dalla realtà – e
prometteva a Kuroko di sposarlo nel caso fosse tornato vivo. Aomine,
nel vederlo singhiozzare, non ebbe cuore di fare commenti sarcastici.
Soprattutto per la generosa scollatura che Satsuki esibiva.
« Dai-chan,
guarda un’altra volta, e ti giuro che
non avrai più occhi per farlo. » ringhia la
giovane a denti stretti.
Midorima torna a
dedicare la sua attenzione all’oroscopo,
cercando di capire perché Oha Asa non abbia predetto quella
disgrazia e rileggendo l’e-mail di incoraggiamento di Takao
– molto simile a “puoi farcela, Shin-chan, dovrai
stare poco in scena!”, non sapendo se rallegrarsi o meno di
quella frase. Beh, lui non era così figo o interessante come
gli altri Miracoli. Per fortuna.
« Mi chiedo
perché a me tocca sempre lo stesso
ruolo, quello di uno che cerca di prendersi la ragazza di turno e si
scopre innamorato e ricambiato. » Bokushi storce leggermente
la bocca, mentre nella sua piccola sfera Oreshi non può
evitare di sogghignare lievemente. Probabilmente a lui toccheranno i
flash back.
« Sei come un
True Ending
degli giochi horror, Akashi-kun.
» Bokushi alza un sopracciglio, non capente, prima di tornare
a concentrarsi. Prima finiva, prima poteva tornare a casa.
« Allora,
ripetiamo. E’ bravissima nel basket,
nella pallavolo, nel tennis e alle bocce. »
«
E’ giapponese, americana, ha parenti italiani e
francesi. »
«
E’ bellissima, simpatica, e dovremo sempre
comportarci come idioti in sua presenza. »
Il trio composto da
Kagami, Aomine e Kise in quelle occasioni lavorava
in piena attività. Sembravano come fratelli e si aiutavano a
vicenda. Kuroko non può che sentirsene rincuorato, nel
vedere come in genere si mal sopportavano. Beh, erano quelle le magie
dell’OOC al quale ben presto sarebbero stati sottoposti.
« Andiamo!
»
«
Sì! »
Intanto,
un’altra Suethor
ha aperto una pagina Word e ha
iniziato a scrivere.
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