Incubo di miele

di Sosumi
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Le grandi porte della chiesa si aprirono e uscirono gli sposi, lei era bellissima, pareva un fiore appena sbocciato, una rosa bianca. Il giovane, vestito elegantemente in nero, osservava l’amata con occhi lucidi.
Avevano appena pronunciato quel “si” che li avrebbe uniti per sempre, finché la morte non li avrebbe separati e ora li aspettava un romantico viaggio. Salirono su una berlina nera e partirono per la luna di miele. 
Luna di miele senza meta, erano così felici da non sapere nemmeno dove stessero andando, volevano solo esplorare il mondo insieme.
Guidarono per ore e ore senza seguire né cartelli né cartine, finché non giunsero al confine di un bosco, vi si inoltrarono, e qui, nel luogo più nascosto dalla vegetazione, trovarono una radura con un grande lago dall’acqua limpida. Una cascata cristallina scendeva da alcune rocce più in alto, parevano tanti rami spumeggianti che scivolavano fino a cadere in un velo così sottile da sembrare invisibile. L’acque era talmente pura che le bolle che si formavano alla fine della cascata nascevano dal nulla, o almeno così appariva. Il tutto era circondato da pini e arbusti color rosmarino; il riflesso del sole sulla rugiada illuminava l’atmosfera con raggi argentei e il fresco odore di lavanda profumava l’aria.
Parcheggiarono l’auto pochi metri prima della riva del lago e scesero. Non ci volle un secondo per pensare di fare un bagno in quell’acqua così trasparente da poter vedere il fondale. Non vi era un solo pesce, non una sola alga, solo tanti sassi allungati e bianchi come la pagina di un libro che non è ancora stato scritto.
La donna non esitò e delicatamente si sfilò i vestiti, e così anche lo sposo, scoprendo le nude pelli abbronzate. Si diressero poi verso la riva presi per mano, guardandosi negli occhi e senza badare a tutto il resto, erano troppo innamorati. 
Ma non appena furono in acqua lei sentì una strana sensazione sotto i piedi, guardò e vide che sul fondale giacevano ossa umane. Alzò gli occhi e con orrore si accorse che la pelle del marito si stava raggrinzendo, gli occhi si spegnevano, la schiena si incurvava e i capelli diventavano bianchi come il latte. Stavano invecchiando. Il colorito della carnagione diventava sempre più pallido, fino a scomparire, esattamente come le loro vite.
I due giacevano ormai morti sul pelo dell’acqua mentre questa continuava a consumare la loro pelle finché non restarono che ossa, le quali piano piano sprofondarono sul fondale del lago.




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