Cold case
IL DESTINO IN UN PELUCHE
Karima era una piccola donna di soli sette anni. A
tradire la sua maturità interiore era il suo aspetto, solo esso poteva
mentire nella sua superficialità. La madre della ' piccola' rimase vedova
quando il suo piccolo angelo aveva solo cinque anni. Si sa che nei luoghi
orientali una donna che resta sola con una piccola da mantenere non è ben vista
agli occhi delle altre donne ed in particolare degli uomini. Madre e figlia
cercarono di campare per quanto possibile chiedendo l' elemosina e dormendo il
un casolare abbandonato. Non riuscivano a colmare la fame proprio tutti i
giorni, allora quando rientravano in casa senza nulla da mettere sotto i denti;
si sedevano nel gelido pavimento poiché non avevano neanche una sedia, e
iniziarono a immaginare i loro piatti preferiti che fino a poco tempo fa erano
reali. Il calore del cammino acceso e le affettuose coccole di un padre e
marito,che le rendevano felice erano solo un ricordo, come un lontano
orizzonte. Mamma e figlia non si abbatterono per loro la cosa veramente
importante era restare uniti oltre l' infinito della crudeltà. La madre
diceva sempre “piccola mia sei una farfalla senza ali, vedrai prima o poi esse
spunteranno e ti farai strada”. Il senso di quella frase... non so neppure io
quale fosse... Posso solo dirvi che Karima si limitava a sorridere e chiedere “
se volo lontano, tu vieni con me vero?” “Non temere sarò io le tue ali per
starti sempre accanto e non farti cadere” Le giornate trascorrevano
lentamente, con tremendi boati che lasciavano spazio solo al tremar della terra
e quell' odore inconfondibile di carne umana che bruciava accompagnata da urla
strazianti. In quei momenti entrambi si stringevano l' un l'altra
ringraziando il loro Dio ,Allah, per aver avuto un giorno in più per vivere e
stare insieme. La loro vita continuò così per tre mesi, finchè una mattina...
la madre uscì come sempre per andar a chiedere un po' di cibo qua e là, ma non
fece più ritorno. Karima aspettò tutta la sera il suo rientro e la notte
rimase sveglia il più possibile seduta sul muretto in pietra della loro ' casa'.
Attendeva la madre, ad ogni minimo rumore esaltava al solo pensiero di poter
vedere la sua sagoma in lontananza, ti poterla abbracciare,stringerla forte e
baciarla. Ogni volta che sporgeva il capo nella direzione da cui rientrava la
madre era una delusione immensa non poterla vedere. Faceva freddo e aveva
sonno, ma non volle rientrare in casa, sarebbe rimasta lì come faceva sempre...
così si distese per terra al fianco del muretto in pietra, si rannicchiò e
chiuse gli occhi nella speranza... che al suo risveglio avrebbe trovato la sua
mamma. Rimase ben tre giorni lì ad aspettare e piangere poi
capì... 'Doveva camminare, le ali erano spuntate' Rimasta sola cercò di
fare il possibile per andare avanti, andava a chiedere l' elemosina vicino al
mercato, ma non lo faceva per se stessa il suo pensiero era rivolto alla madre,
se fosse tornata da un momento all' altro avrebbe voluto darle un po' di cibo.
Avrebbe voluto farle vedere che stava crescendo, che sarebbero potute uscire
finalmente insieme a cercare un po' di cibo. Karima era una bambina e come
ogni bambina... l' ingenuità era evidente. Non sapeva e non poteva immaginare
che sua madre era morta, venne uccisa per aver rubato una mela, in una
bancarella al mercato. E quando il proprietario della bancarella vide la
piccola chiedere l' elemosina, si sentì in colpa per aver fatto giustiziare
quella donna,così decise che ogni volta che avrebbe visto quella bambina le
avrebbe donato una mela. Nessuno dei due sapeva... Karima non sapeva che
quell' uomo le aveva strappato quello che di più caro possedeva, la madre, come
lui non sapeva che quella piccola... era la creatura della donna che aveva
giustiziato. Tutte le mattine Karima si recava al mercato, quell' uomo
donandole una mela tutti i giorni era il suo unico appiglio. 'Ecco le ali'.
La madre a modo suo la stava aiutando, era per merito suo se Karima poteva
mangiare tutti i giorni. Passarono i giorni ed i mesi, sempre con la solita
vita. Poi una mattina... si recò come di consueto al mercato, quando vide una
bambina della sua stessa età, Kalia era il suo nome. La piccola seduta sulle
spalle del padre, volgeva intensi sorrisi alla madre, che camminava al loro
fianco. Lo sguardo di Karima cadde d' istinto sul peluche; per la precisione un'
orsetto celeste, con nasino rosa e occhi belli grandi,che Kalia stringeva tra le
braccia. Per la prima volta assaporò la gelosia, non solo quella bambina
aveva entrambe i genitori, ma possedeva anche un giocattolo bellissimo! Certo
a Karima quando il padre era in vita i giocattoli non le mancavano, ma
sicuramente non erano come quello splendido peluche. Li seguì per tutto il
tragitto del mercato e quando si allontanarono per raggiungere la loro auto, lei
rimase immobile a guardare. Salirono in auto e poco dopo un boato, le fiamme
e quell' odore che sentito una volta non scordi mai, di carne umana che
brucia. Karima aveva visto e sentito tutto. Il sangue che sgorgava dai corpi
in pezzi, ma la piccola non era terrorizzata, era abituata a scene del
genere. Vide un esile braccio posato sul peluche sporco ma ancora intatto, si
avvicinò, voleva a tutti costi quel gioco. Sollevò, con la massima
naturalezza di chi vive nel luoghi in cui la guerra è l' ospite fisso, prese il
peluche, lo strinse a se. Per la prima volta dopo tanto accarezzò la gioia
con mano. Due uomini vedendo la piccola con quel gioco pensarono che la
bambina fosse rimasta indenne all' attentato. Uno dei due prese una pistola e
fece fuoco con cinque colpi. Il compito dei due assassini era sterminare la
famiglia 'Hamed' coloro che volevano portare un nuovo governo, la repubblica,
nel paese. Karima quando venne colpita era di spalle, non ebbe il tempo di
aver paura. Cadde a terra. Morì felice... quel peluche le aveva donato la
gioia di un istante ,che rimase in lei per sempre. Il destino scrive ovunque
il nostro cammino ed è crudele nella sua eternità!
DEDICATO A TUTTI I BAMBINI CHE VIVO COME KARIMA ,UNA VITA DI
DOLORE E QUANDO LA FELICITA' LI SFIORA TUTTO TACE...
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