Secondo te gli angeli custodi
fanno paura?
Mi sveglio
di soprassalto… Qualcuno ha urlato…
E’
notte fonda.
Lancio
una rapida occhiata alla sveglia che tengo sul comodino, che riesco a
vedere grazie alla piccola luce che io e Luke teniamo nella nostra
stanza; ce l’abbiamo da quando è tornato dal
Vietnam, cioè da 3 mesi.
3 a.m.
Per qualcun altro
può anche sembrare una cosa anormale, ma qui da noi, alla
fattoria, questa cosa si ripete ormai da tre mesi… ormai
questa è normalità.
Quasi
tutte le notti Luke si sveglia urlando, da quando è tornato
dalla guerra.
Io cerco
di fare di tutto, pur di stargli vicino, ma credo di non riuscire a
raggiungere il mio scopo; io non lo posso capire, non posso sapere cosa
si provi dopo aver visto gli orrori della guerra, né
tantomeno so come fare per consolarlo o tranquillizzarlo, ma faccio del
mio meglio.
In questo periodo si
sono invertiti i nostri ruoli: sono io quello che fa il maggiore, ma
credo che questo non mi riesca molto bene… soprattutto: temo
che questo non mi riesca bene. Lui ha fatto così tanto per
me fin da quando eravamo bambini. Mi è sempre stato vicino,
mi ha sempre protetto e tirato fuori dai guai.
Luke mi
fa tanta pena in questo periodo: il primo mese non mangiava niente; ha
paura quando rimane da solo; non riesce a stare al buio; fa
continuamente incubi di notte, e si sveglia urlando; parla meno del
solito; è assorto nei suoi pensieri, e spesso non si accorge
nemmeno che gli stai parlando…
Devo ammettere che
questa cosa mi mette parecchio a disagio: è strano vederlo
come un bambino che ha paura del buio e ha paura di rimanere a casa da
solo.
Io l’ho
sempre visto come un uomo forte, duro. Eppure in questo periodo mi
accorgo che è così fragile. So che non devo
pensare molto al fatto che sia cambiato da quando è tornato;
dovrei essere felice di riaverlo qui a casa, e lo sono, lo sono molto,
ma non riesco a smettere di pensare a quante cose siano cambiate,
rispetto a quattro anni fa, e sperare che ritorni presto quello di un
tempo; rivoglio indietro il Luke che conoscevo quattro anni
fa…
Io faccio del mio
meglio per stargli vicino, perché è questo che fa
la famiglia: ti sta vicino nei momenti difficili; perché
è questo che vuol dire “gli amici si vedono nel
momento del bisogno”; PERCHE’ E’ QUESTO
CHE SIGNIFICA AMARE QUALCUNO…
Non dobbiamo
rinunciare, tirarci indietro alla prima difficoltà, al primo
ostacolo che si presenta, perché se avessimo fatto
così ora non saremmo nemmeno qui… Se zio Jesse e
zia Martha avessero mollato tutto quando sono morti i nostri genitori,
non ci avrebbero accolti alla fattoria come fossimo loro figli, e
saremmo finiti in un orfanatrofio.
Ammetto
che fare il maggiore non mi riesce affatto bene, ma cerco di prendere
esempio da te, Luke, da quando mi consolavi quando ero piccolo e facevo
degli incubi la notte… certo, non posso prenderti in braccio
e farti dormire nel mio letto, ma cerco di dare il meglio di me
stesso… per farti tornare quello di un tempo.
E so che se anche tu
lo vuoi, insieme ci riusciremo, perché è quello
che abbiamo sempre fatto, no? Lottare assieme per raggiungere traguardi
che ci siamo posti, e aiutarci l’un l’altro nei
momenti di difficoltà… e questo è uno
di quei momenti. Adesso sono io che devo aiutarti… sono io
quello che deve fare ciò che hai fatto tu con me,
fin’ora.
Mi siedo sul suo
letto, ma senza dire niente…
Luke si
alza lentamente con il busto, e appoggia il suo peso sulle braccia, a
loro volta appoggiate sul cuscino.
Respira affannosamente
ed è tutto sudato.
Giuro di
non aver mai visto quell’espressione sul suo volto, prima che
torni dal Vietnam.
Quella
maledetta guerra, quanto la odio! Ha portato via padri e fratelli a
moltissime famiglie. Luke ha avuto la fortuna di sopravvivere, grazie a
Dio. Ma non è più quello di un tempo, e
chissà quanto ci vorrà perché ritorni
quello di una volta…
“
Stai bene?” gli chiedo, sorridendo.
Non
risponde, continua a fissarmi ansimando, con
quell’espressione stampata sul viso.
I suoi occhi azzurri
come il cielo non erano mai stati così spaventati ed
impauriti.
“
Scusami, Bo. Non volevo svegliarti.” Ecco che fa ancora il
fratello maggiore. Sarebbe disposto a rimanere intrappolato nel suo
incubo, pur di non creare disturbo. Ma per me non è affatto
un disturbo, è un problema che assieme dobbiamo risolvere.
“
Non devi preoccuparti per me… Piuttosto,
cos’è che ti spaventa?”
Luke mi guarda un
po’ confuso e imbarazzato.
“
Ehm, cioè… Nel senso… A volte fa bene
parlare con qualcuno quando qualcosa ti turba… E’
meglio confidarsi con qualcuno piuttosto che tenersi tutto
dentro… no?” so che a Luke non piace mostrare le
sue emozioni e i suoi sentimenti. Forse non avrei dovuto chiederglielo
così esplicitamente. Lo conosco bene, se vuole parlarne
parla, altrimenti non dice niente. A questo punto hai due opzioni: o
estrargli le parole di bocca, o lasciar perdere.
Ma forse
è meglio così, forse l’ho spronato a
parlarne. Ma non voglio obbligarlo: se vuole parlare con me lo fa,
altrimenti lascia perdere, e io non insisto, perché so che
per lui è difficile e che gli tornerebbero alla memoria
moltissime brutte esperienze fatte in guerra; e questo lo
rattristerebbe molto.
“
E’ sempre la stessa storia! Tutte le notti faccio lo stesso
incubo…”
Lo guardo
un po’ sorpreso… Non credevo si sarebbe messo a
raccontare. E’ sempre stato molto introverso, ma da quando
è tornato dalla guerra, lo è più di
allora.
Non
voglio sembrare insistente, quindi decido che è meglio se
sto zitto, e lo lascio raccontare, se vuole farlo.
“
Vedi, una volta eravamo tutti nel nostro accampamento. Era notte fonda
e cercavamo tutti di dormire, mentre le sentinelle facevano da guardia.
Una delle sentinelle era un mio compagno, eravamo amici. Ovviamente,
anche se c’erano loro, dovevamo stare comunque allerta. Ad un
tratto, fu questione di secondi, alcuni nemici si avvicinarono. Alcuni
dei nostri soldati impugnarono il fucile ed iniziarono a far fuoco. Tra
il caos totale che si era formato vidi il mio amico steso a terra, in
un lago di sangue. Mi avvicinai, correndo un grande rischio. Era ancora
vivo, così riuscii a trascinarlo via, allontanandoci da quel
disastro. Ci rifugiammo in una cavità formatasi
probabilmente a causa di bomba, coperta da un tronco d’albero
cadutogli sopra. Non potevo chiamare rinforzi, non potevo fare niente,
se fossi uscito allo scoperto mi avrebbero riempito di pallottole. Dopo
pochi minuti Dave, il mio amico, morì.”
Sento le
lacrime riempirmi gli occhi. Per il suo racconto, ma anche e
soprattutto per la sua espressione, per il suo tono di voce. Non
l’avevo mai visto così triste in tutta la mia
vita.
“
Sì, vidi la morte in faccia. Poi, guardando fuori dalla
cavità potei assistere al massacro dei miei compagni,
vederli cadere a terra, colpiti dalle pallottole delle mitragliatrici.
Sentivo urla e spari di continuo, e vedevo uomini che si accasciavano
al suolo e morivano, mentre gli altri nemmeno se ne
accorgevano… Mi sono sentito un vigliacco, per essermene
rimasto lì a guardare, e per non aver potuto fare niente per
Dave… E quella fu la prima volta che vidi i miei compagni
morire, di situazioni così ce ne furono molte altre. Piansi,
non ricordo di essermi mai sentito così prima di allora. E
la prima volta che uccisi io qualcuno stetti altrettanto male. Non
avrei mai creduto di arrivare ad uccidere qualcuno, commettere il
peggior peccato… Ero poco più di un ragazzo:
appena compiuti diciott’anni. Ero costretto a farlo. Sono
stato costretto a commettere uno dei peggiori peccati. Ho portato via
la vita ad un uomo… un uomo che probabilmente aveva una
famiglia ad attenderlo, magari aveva anche dei figli. Un uomo che aveva
il mio stesso diritto e la mia stessa voglia di riabbracciare la sua
famiglia. Un uomo come me… Gli ho portato via la vita, e lo
ho portato via alla sua famiglia. Sono un assassino.”
Posso
chiaramente notare le lacrime rigargli il viso, ma lui abbassa il volto
e le asciuga velocemente con il dorso della mano.
Non so
cosa dirgli. Il classico: “mi dispiace” non
servirebbe a niente.
Mi
avvicino a lui e lo abbraccio. A
volte un gesto vale più di mille parole.
Dopo alcuni secondi
lui risponde al mio abbraccio.
“
Nei miei incubi continuo a rivedere alcune di queste situazioni.
Continuo a riviverle. Ma io voglio dimenticarle, Bo. Voglio
dimenticarle. Voglio tornare ad essere come una volta. Non voglio
essere un assassino!”
Mi
mancano le parole, mi mancano persino i pensieri. Nella mia mente
c’è il vuoto completo. O forse no, riesco a
pensare a qualcosa… Non avevo mai visto Luke
così. E’ la prima volta dopo tre mesi che mi
racconta qualcosa di quello che è successo mentre era in
guerra. Sta piangendo. E non cerca nemmeno di nascondersi.
“
Luke, vedrai che riusciremo a superare questo momento. Se avessi
bisogno di qualcosa, sappi che io ci sono sempre. Probabilmente non
riuscirai a dimenticare quello che ti è successo, ma puoi
superarlo, e allora sarà solamente acqua passata. Per me non
sei affatto un assassino. Sei stato costretto ad uccidere, non
è stata una tua scelta. Sono sicuro che se avessi potuto
scegliere non l’avresti mai fatto. Per me sei un eroe Luke, e
nulla potrà mai cambiare quello che provo per te. Ti stimo
molto, e sarà sempre così, fratellone…
Vedrai che ritornerai quello di un tempo… Insieme possiamo
fare tutto, se lo vogliamo! E, se mai avessi bisogno di sfogarti, o
anche di una spalla su cui piangere… sappi che io ci
sono… sempre … Ti voglio bene,
fratellone.”
In
qualsiasi altra situazione probabilmente ti saresti voltato,
nascondendo quello che provi e nascondendo le lacrime. Ma questa non
è una situazione qualsiasi, Luke. So che hai bisogno di
conforto, di una persona che ti vuole bene e che ti stia
vicino… sono qui per questo, Luke.
Nonostante il mio
sorriso, i miei occhi si sono riempiti di lacrime, che ora scendono
calde sulle mie guance.
Mi abbracci.
“
Grazie, Bo… grazie…”
La tua
voce è rotta dal pianto.
“
So che potrò superare questo momento… E
ciò accadrà grazie a te, a zio Jesse e a
Daisy… perché voi siete la mia famiglia. In voi
riesco a trovare il conforto di cui ho bisogno…
Grazie.”
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3.45 a.m.
Sento che Luke
è sveglio e continua a rigirarsi nel suo letto.
Cosa
posso fare per lui? Consolarlo non credo servirebbe a qualcosa, anche
perché non ne sono in grado… cosa potrei dirgli?
Io non posso capire quello che prova e di conseguenza non posso sapere
le parole da dirgli per consolarlo.
Se penso
che sono quattro anni che Luke passa notti come queste…
Svegliarsi di soprassalto per colpa degli incubi, e non riuscire
più a dormire. Deve essere dura per lui.
Passano
un po’ di minuti…
Non lo
sento più dimenarsi nel letto… Forse è
riuscito ad addormentarsi.
Devo
stare attento a non fare rumore; basta il minimo fruscio per svegliarlo.
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4.30 a.m.
Mi sveglio di nuovo.
Sono
ancora sudato, e ancora respiro a fatica.
Un altro
incubo.
Riuscirò
mai a dormire una notte intera? O sono condannato a passare notti
insonni per il resto della mia vita?
Cos’è?
Una punizione?
D’altronde
me la merito… Ho ucciso moltissimi uomini…
E’ anche troppo poco questa punizione, per un assassino quale
sono.
Nonostante le parole
di Bo mi abbiano rinforzato tanto; ora, come tutte le altre notti, mi
ritrovo di nuovo a pensare che sono un assassino… Tanto
è inutile che Bo, zio Jesse e Daisy tentino di
consolarmi… Lo sanno anche loro che sono un assassino.
Sì, devo
ammetterlo a me stesso, devo farmene una ragione: sono un assassino.
Mi
accorgo che le lacrime stanno scendendo calde e lente sulle mie guance.
Di
istinto le asciugo, e mi alzo per controllare che Bo dorma, e che non
mi possa vedere.
Bene, sta dormendo.
Sembra un
angelo… con quei boccoli biondi che gli contornano il viso,
ancora da adolescente, ma anche da adulto.
Accidenti, cugino,
quanto sei cresciuto. Mi sono perso gli anni migliori della tua
vita… la tua adolescenza. Ora hai più di diciotto
anni, ormai sei adulto. Mi risulta difficile ammetterlo, ma ora non sei
più il piccolo bambino che dovevo sempre proteggere.
Bè, allora vorrà dire che ora sei il mio piccolo
uomo da proteggere. Perché so che tanto anche se ora sei
adulto, non riuscirai a stare lontano dai guai, o sbaglio?
Chissà che
fatica hanno fatto zio Jesse e Daisy a badare a te in questi ultimi
quattro anni. Sei sempre stato scalmanato e spericolato; non oso
immaginare come lo eri tra i 14 e i 18 anni…
Mi
dispiace molto di non essere stato presente nei migliori anni della tua
vita, magari anche quelli in cui avevi più bisogno di un
fratello maggiore. E mi dispiace di essere stato causa di sofferenza
per te.
Bo apre
gli occhi.
Gli
sorrido.
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Apro gli occhi,
probabilmente per abitudine, per controllare che Luke stia bene. Mi
sveglio molte volte in una notte per controllare che Luke stia dormendo
tranquillo. Cosa che lui ha fatto moltissime volte durante tutta la
nostra vita.
Mi sta
fissando.
Mi
sorride.
Un
sorriso magnifico… un sorriso che non vedevo da quattro
anni. Quattro lunghi anni. Un sorriso che è venuto a mancare
in un periodo importante della mia vita: l’adolescenza.
“
Tutto bene?” gli chiedo, sorridendogli di rimando.
“
Benissimo, Bo.”
“
Perché ti sei svegliato?” gli chiedo serio. Posso
scommettere che è sempre per lo stesso motivo.
Non
risponde.
“
A me puoi dirlo…”
“Per
il senso di colpa che provo sapendo di essere un assassino.”
Lo sapevo
che era sempre per il medesimo motivo.
Lo
abbraccio.
Non
servirebbe a niente ripetere le solite parole. Sono tre mesi che se le
sente ripetere: da me, dallo zio e da Daisy… talvolta anche
da Cooter.
Lui mi stringe forte.
“
Non hai paura di me? Sono un assassino, Bo!”
“
Paura di te? Perché? Tu hai paura degli angeli custodi, per
caso?”
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“Secondo te
gli angeli custodi fanno paura?”
Bo…
Se non ci
fossi tu…
Lo
stringo più forte a me. Si sarà accorto che sto
piangendo?
Che
domanda stupida… certo che se n’è
accorto… lui, zio Jesse e Daisy sono le persone che
più mi conoscono al mondo.
“
Luke, le parole che ti ripetiamo da ormai tre mesi non servono a
niente. Io… mi dispiace di non poter esserti di
aiuto…”
Ma che
stai dicendo, Bo? Di che cosa avevo bisogno se non del tuo abbraccio?
Si stacca
da me.
Si alza.
Fa per
tornare al suo letto, ma lo fermo per un braccio.
“
Rimani qui, ti prego.”
Subito
dopo averlo detto abbasso lo sguardo.
Non posso
crederci… sono finalmente riuscito a dirlo. A dirgli che ho
paura di rimanere da solo, e che ho bisogno di lui.
Devo ammettere che mi
sento molto a disagio. Direi quasi che mi vergogno. Ma allo stesso
tempo mi sento come se mi fossi tolto un grosso peso… mi
sento più leggero, più libero…
Se fossi estroverso
come Bo molte cose sarebbero più semplici. Invece ho la
brutta abitudine di tenermi tutto dentro, e di conseguenza di soffrire.
Bo si
risiede.
Passano
alcuni secondi…
“
Non sei un assassino!” esclama deciso Bo.
“
Luke, io non so più come dirtelo! Non so come fare per
toglierti dalla testa questo orribile pensiero! Mi dispiace
Luke… Mi dispiace, perché sono una frana a fare
il maggiore! Non riesco a consolarti come tu fai con me! Io non sono
come te!”
Mi
accorgo che sta piangendo.
“
Bo…” sussurro.
Mi avvicino egli poso
una mano sulla spalla. Lui appoggia la testa sulla mia spalla, e lo
avvolgo in un abbraccio.
“
Scusa Luke...”
“
Scusa di cosa? Perché ti dovresti scusare? Sono io che ti
devo chiedere perdono… perché ti faccio passare
notti orribili come questa; perché sono stato assente nel
periodo della tua adolescenza; perché sono stato causa di
sofferenza per te; E poi ti devo ringraziare… grazie a te mi
sento molto più sicuro ultimamente; grazie a te ho ritrovato
il sorriso che sto cercando da quattro anni… Bo, non serve
che tu mi sappia consolare… Mi basta che tu mi stia vicino,
cosa che stai facendo meglio di chiunque altro. Per me è
molto più importante la tua presenza… I tuoi gesti, i tuoi sorrisi, i
tuoi abbracci valgono più di mille
parole…”
Ora
singhiozza.
“
Ti voglio bene, Luke…” mi risponde, con il viso
affondato nella cavità della mia spalla.
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Lo so che ha bisogno
di me… So come ci si sente ad aver bisogno di una persona
accanto, di un fratello. Io ho avuto bisogno di un fratello durante
questi lunghissimi quattro anni, ma non l’ho mai avuto
accanto a me… era lontano… troppo lontano.
Ora lui
ha bisogno di me. Io non sono lontano, posso stargli vicino, voglio
stargli vicino ed aiutarlo.
Vuole che
rimanga qui con lui. Aspettavo questa richiesta da tre mesi, ora mi
sento finalmente utile, mi sento come un fratello maggiore.
È strano, è una cosa che non avevo mai
provato… Sono sempre stato il piccolino che tutti si
sentivano in dovere di proteggere, per questo sono sempre andato in
cerca di guai (anche se non è mai servito che andassi a
cercarli, poiché li trovavo comunque), e Luke era sempre
lì ad aiutarmi, a escogitare qualche piano geniale. Questa
genialità lo ha sempre caratterizzato fin da bambino.
Mi alzo.
“Dove
vai?” mi chiede con voce alquanto spaventata. Mi volto e gli
sorrido. Un sorriso quasi tranquillizzante direi.
“
Non vuoi che rimanga con te? Porto qui il mio letto e lo attacco al
tuo!” affermo, come se fosse stata la cosa più
ovvia al mondo.
Sposto il letto,
cercando di non fare troppo rumore… non voglio svegliare zio
Jesse e Daisy. Hanno bisogno di riposo.
Luke mi
guarda con una strana espressione in volto. Sembra essermi grato per
quel che ho fatto.
Mi infilo
sotto le coperte, accanto a lui.
“
Lascio la luce accesa, ok?” so che ha paura del buio, anche
se c’è sempre una piccola luce in camera nostra.
“
Non ho paura del buio…- mi dice Luke, guardandomi seriamente
– ho paura se mi sento solo… Tu sei qui accanto,
ora. Non mi sento solo…”
Gli sorrido, e spengo
la luce.
“
Buona notte, Luke…- do un’occhiata alla sveglia
– anzi, buon giorno” rettifico.
Luke
ride. Era da tempo che non lo sentivo ridere. Certo, la sua risata non
è la solita che quattro anni fa ero abituato a sentire.
Nella sua voce c’è sempre traccia di tristezza; ma
è un buon inizio, no? Finalmente è riuscito a
ridere.
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9.00 a.m.
Un caldo raggio di
sole si posa delicatamente sul mio viso.
Apro
lentamente gli occhi, in maniera che si abituino alla luce.
Mi volto verso la
sveglia sul comodino… le nove???
Sono le nove???
Mi volto
e trovo Bo sdraiato sul letto attaccato al mio che mi fissa con un
raggiante sorriso stampato in faccia.
“
Buongiorno!” esclama allegramente.
Mi
strofino gli occhi.
Perché
Bo è nel letto attaccato al mio? Ah, sì, ora
ricordo!
Sono riuscito a
dormire dalle 4 fino alle 9 ininterrottamente, senza fare incubi?
“
Grazie, Bo… E’ tutto merito
tuo…”
“
Visto?- mi risponde, senza far riposare le sue labbra, sempre tese a
formare uno splendido e sincero sorriso, tipico di mio cugino.
– te l’avevo detto che saresti riuscito a dormire
senza svegliarti e fare incubi… Dubitavi forse di
me?”
“
No, Bo.. Non ho mai dubitato della tua parola.” Rispondo,
seriamente.
“
Te l’ho detto che se vogliamo possiamo fare tutto assieme,
no?”
Sei
proprio cresciuto, Bo… si vede che sei diventato
più maturo.
Gli scompiglio i
biondi capelli, già arruffati a causa della notte.
Ci
vestiamo e andiamo in cucina, a fare colazione.
Zio Jesse
ci attende seduto sulla poltrona.
Deve aver notato la
mia espressione probabilmente più serena del solito. Si
avvicina. Mi abbraccia.
“
Come stai, Lukas?”
Io gli
sorrido, poi guardo Bo.
“
Benissimo, zio. Benissimo.”
Mi avvio
verso la cucina.
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“ Come stai,
Lukas?”
Luke
sorride e mi guarda, con riconoscenza.
“
Benissimo, zio. Benissimo.” sparisce dietro la soglia della
porta della cucina.
Rimango
in salotto, con zio Jesse.
Mi
abbraccia e mi accarezza la schiena. Mi allontana per guardarmi negli
occhi. I suoi occhi sono umidi, ma ha un’espressione felice.
“
Bravo, figliolo. Sono fiero di te.”
Zio Jesse
ha capito tutto, come sempre.
Raggiungo Luke in
cucina.
Sta chiacchierando
allegramente con Daisy. Abbiamo fatto un grosso passo.
I suoi
profondi occhi azzurri celano ancora tristezza e dolore, ma lo vedo
molto migliorato; ora è molto più sereno.
Zio Jesse
esce per accompagnare Daisy al lavoro. Io e Luke rimaniamo soli in
cucina.
Io alzo
lo sguardo dal mio piatto, cercando il suo.
Luke si accorge subito
di essere osservato, e alza lo sguardo incontrando il mio.
“
D’accordo, Bo… mi hai convinto… Non del
tutto, ma un po’ mi hai convinto…”
Io
sorrido. Siamo tornati quelli di un tempo: uno sguardo per
intenerci…
“
Allora è servito a qualcosa ripetertelo? Sono contento che
tu l’abbia capito, perché è la
verità... Non sei un assassino, Luke. Sei un angelo, un
angelo custode, e…” Lascio la frase sospesa.
“
Nessuno ha paura degli angeli custodi.” la completa Luke.
Mi alzo
dalla sedia e lo abbraccio.
“
Nessuno ha paura degli angeli custodi.” ripeto, con le
lacrime che lentamente scendono sul mio viso.
Visto? Ce
l’abbiamo fatta... Ce l’abbiamo fatta, Luke!
Abbiamo compiuto il più grande passo per farti ritornare
quello di un tempo.
Te l’avevo
detto: insieme possiamo fare tutto, se lo vogliamo… Nessuno
ci separerà mai più, Luke…
Nessuno… Staremo insieme per sempre… Non
permetterò più a nessuno di portarti via da me
per così tanto tempo; non permetterò
più a nessuno di farti soffrire.
Ti
proteggerò, Luke. Come tu hai sempre fatto con
me… E' il minimo che possa fare, per ricambiare tutto quello
che tu hai fatto per me.
FINE
Ciao a tutti! Questa
è la mia prima One-shot…
Francamente, non mi
convince molto; quindi ci tengo davvero a sentire il vostro
parere… Spero di non aver creato confusione con i cambi di
personaggio.
Ho voluto creare questa
fic mettendo Bo nei panni di fratello maggiore, dopo che Luke
è tornato dalla guerra e soffre a causa di ciò.
Nella serie tv non hanno
mai accennato a questo periodo (credo sia uno dei periodi
più difficili ma significativi che i Duke hanno dovuto
affrontare) quindi ho deciso di scrivere questa Shot per compensare la
mia curiosità riguardo questo periodo.
Spero comunque che vi
sia piaciuta e ringrazio tutti coloro che recensiranno… E
ovviamente anche tutti coloro che hanno solamente letto.
Spero vi sia piaciuta.
BaCi, Lu
Duke94
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