PERSONAL SPACE: Eccomi qui! Buon
giorno a tutte/tutti. Sono nuovs in questo fandom, e anche abbastanza
nuova a questo genere di storie, chi mi ha già letto sa bene che il mio
genere tende più al nerdoso...Avengers e quella roba lì, insomma. Però
bo, sarà la follia da esami, lo stress, La5 o chissà cosa...ho avuto
l'ispirazione per questa FanFic, che vi propongo.
L'ambientazione è presto detta: Si
parte dall'ultima scena dell'ultima stagione. Ryan che esce dalla casa
in costruzione e offer aiuto a un ragazzino.
Ho provato a immaginare il
proseguo. Cosa risponderà il ragazzino? Inizierà una nuova fase nella
vita di Ryan??
Leggete e lo scoprirete ^__^
I don't know if I am Ready
Ryan uscì dall'ultimo cantiere per quella giornata, e lo sguardo gli
cadde sulle cabine telefoniche ormai quasi in disuso dopo l'avvento dei
cellulari. In quel quartiere povero della periferia di Chino nessun
altro dei suoi stimati colleghi aveva voluto mettere piede. Nessuno,
tranne lui.
Nonostante la sua vita fosse radicalmente cambiata da quel giorno di
ormai dieci anni prima, dal trasferimento a Newport Beach
all'università di Berkley, passando per la breve parentesi di ritorno
alle origini dopo la morte di Marissa, il giovane uomo era rimasto
comunque legato alla sua città natale, e non aveva esitato a
raccogliere la sfida della costruzione del nuovo complesso di villette
a schiera.
Non sarebbe stato pagato molto per quel progetto: le case erano state
pensate per essere a basso costo e con poche pretese, pronte a essere
destinate alla vendita alle famiglie non certo abbienti della cittadina.
Per un attimo vide nella sua mente l'immagine del padre di Kirsten:
Caleb Nichol non avrebbe mai e poi mai accettato un progetto del
genere, e probabilmente si stava ribaltando nella tomba già da tempo,
da quando Kirsten aveva accettato di assumere Ryan nella sua squadra di
architetti.
Lui, il teppista che gli aveva incendiato una casa tipo. Per fortuna
non aveva mai scoperto che era quasi andato a letto con la sua compagna
dell'epoca.
Chiamò la madre adottiva e la rassicurò: i lavori procedevano a gonfie
vele e le case sarebbero state pronte entro i termini previsti. Chiuse
il cellulare e diede un fugace sguardo a quelle cabine telefoniche. Da
uno di quei telefoni, aveva fatto quella fatidica chiamata che gli
aveva letteralmente cambiato la vita.
I suoi occhi furono attratti da un ragazzino, e per un attimo gli
sembrò di guardare in uno specchio che dava su un altro tempo.
Conosceva quello sguardo, quella postura, quell'abbigliamento di chi si
atteggia a essere temibile per cercare di non farsi mettere troppo le
mani addosso.
-Ehi, ragazzo- chiamò, e il ragazzino alzò lo sguardo -Serve aiuto?-
Attimi di silenzio.
Ryan sapeva di essere davanti a un ragazzino spaventato, speranzoso ma
allo stesso tempo spaventato a morte, così non gli mise fretta. Rimase
fermo, guardandolo come Sandy Cohen aveva guardato lui quel giorno,
fuori dal riformatorio.
Vide passare nei suoi occhi speranza, paura, desiderio di chiedere
aiuto e il non osare pensare che il sogno di andarsene si poteva
realizzare.
“Dalle mie parti non sei intelligente se hai un sogno, lo sei se sai
che non si avvererà”
Come da copione.
-No, la ringrazio-
Il ragazzo inforcò la bici e si allontanò in fretta.
Come gli era stato detto più di una volta, lui aveva l'istinto di
capire al volo quando qualcuno aveva bisogno di aiuto, e di fare di
tutto per tirarlo fuori dai guai. Quante volte l'aveva fatto: Seth,
Luke, Marissa, Taylor erano solo degli esempi.
Seguendo ancora una volta quell'istinto, diede al ragazzo un po' di
vantaggio prima di infilare la 24 ore e i fogli dei progetti sul sedile
posteriore e mettersi al volante.
Vide la bici lasciata cadere sul selciato distrattamente. La casa non
era diversa da quella dove aveva abitato lui con sua madre, suo
fratello (quando non era in riformatorio o in carcere) e i vari
patrigni che si erano alternati in maniera più o meno violenta nella
sua vita da quando suo padre era finito in galera.
La porta che si spalancava e il ragazzino che ruzzolava fuori cercando
di scappare alle ire di un uomo (il padre? Il patrigno? Lo zio? Il
nonno? Una combinazione delle figure? Non era importante. La sostanza
non cambiava).
-Torna qui! Subito!-
Il ragazzo inciampò e prese la bici, ignorando i richiami furiosi.
L'uomo non gli avrebbe mai alzato le mani sul vialetto, Ryan lo sapeva
bene. Tutti sapevano, ma nessuno vedeva niente. A Chino questa era la
regola.
Inciampò di nuovo, e l'uomo riuscì ad agguantarlo.
In un istante anche Ryan fu fuori dalla macchina.
-Lo lasci!-
-Fatti i cazzi tuoi! A mio figlio penso io-
“Sta calmo, Ryan. Sta calmo, Ryan. Sta cal...”
Ryan fu veloce e colpire quell'uomo al volto con un pugno. La mossa
sorprese padre e figlio.
-Sali in macchina, ragazzino!- gridò mentre cercava di tenere l'uomo
occupato.
Stranamente erano anni che non faceva a botte, ma i vecchi istinti
tornarono presto a riaffiorare. Colpiva velocemente e schivava quando
poteva.
Sentì il motore avviarsi.
-Salì!-
Ryan non perse tempo. Si liberò con una spinta e si tuffò quasi
letteralmente nella propria auto.
-Parti!-
Il ragazzino non perse tempo e partì a tutta velocità, mentre Ryan
riprendeva fiato e si toglieva la cravatta. Aveva il labbro spaccato e
un livido si sarebbe presto formato appena sotto l'occhio, constatò
mentre si controllava nello specchietto del parasole.
Niente di nuovo.
Si concentrò sul giovane ospite.
Non aveva più di 13 anni, ma guidava meglio di tanti altri ragazzi che
aveva conosciuto in passato.
-Come ti chiami?-
Il ragazzino esitò un attimo prima di rispondere con un esitante
-Joshua-
-Io sono Ryan- rispose mentre decideva di sorvolare sul motivo per cui
il suo ospite sapesse guidare così bene. Non faceva fatica a
immaginarsene i motivi e non voleva metterlo in imbarazzo
costringendolo a parlare di sé. Ricordava fin troppo bene i primi tempi
a Newport, quando cercava di evitare a tutti i costi di rispondere alle
domande che gli venivano poste su come trascorreva determinate
ricorrenze in famiglia.
Ovviamente, i Cohen lo facevano per essere gentili, non certo per
umiliarlo, ma per lui era una sofferenza raccontare ogni volta di sua
madre e del suo compagno di turno ubriachi che lo ignoravano (se era
fortunato).
Rimase in silenzio, senza fare domande, riprendendo fiato e cercando di
ignorare il doloroso pulsare sordo delle ferite.
-Sei...un assistente sociale?-
-Chi? Ah, no...io...ho soltanto pensato che ti servisse aiuto-
-Ah...- sbagliava, o aveva sentito una punta di delusione nel tono di
Joshua?
-Tu...mi hai ricordato qualcuno che conoscevo- spiegò
-Un tuo amico?-
-Me stesso. Alla tua età-
Lo sguardo di Joshua era scettico, e Ryan non fece fatica a capire il
perchè. Chiaramente, il suo aspetto era radicalmente diverso di quello
di quello che un ragazzino spiantato di Chino avrebbe avuto alla sua
età se qualcosa, o qualcuno, non fosse intervenuto.
-Ero come te, poi un giorno ho rubato una macchina, o meglio, mio
fratello l'ha fatto. Ci hanno presi. Lui è finito in carcere-
-E tu?-
-Io? Ho incontrato una famiglia che mi ha cambiato la vita-
Joshua non rispose, ma la domanda aleggiava inevitabilmente nell'aria.
Sapeva che Joshua voleva porgergliela, ma percepiva anche la sua paura
di un rifiuto. Quel non osare sperare che qualcuno gli stesse davvero
tendendo la mano.
E lui? Era pronto a tendere quella mano?
Per Sandy era stato facile. Trattare con i ragazzini era il suo lavoro,
la sua vocazione, era un buon parlatore, e sapeva rassicurare anche
quando dava una strigliata di quelle che ti sarebbero rimaste impresse
per la vita. Sandy era già un padre.
Lui cos'era?
Non sapeva parlare, non era mai stato un genitore.
Sarebbe stato in grado?
Non poteva certo aiutarlo a cuor leggero. Tendere quella mano che Sandy
aveva teso a lui era un gesto che doveva essere definitivo. Tirarsi
indietro dopo avrebbe dato il colpo finale all'equilibrio precario del
ragazzino.
Al diavolo.
Non l'avrebbe riportato in quella casa.
-Accosta- disse
-Mi...lasci qui?-
-No. Ma è già difficile spiegare questi lividi se mi fermano,
figuriamoci trovare un valido motivo per un tredicenne alla guida-
Joshua fece un mezzo sorriso e annuì, accostando dolcemente l'auto
vicino al marciapiede. Si scambiarono di posto, e Ryan ne approfittò
anche per slacciarsi i primi bottoni della camicia, oltre che per
togliersi la giacca.
Fu quando Ryan mise in moto che Joshua osò chiedere
-Che ne sarà di me?-
-Per adesso verrai con me, poi cercherermo un modo di risolvere la
faccenda-
Parole sbagliatissime.
Joshua scese di scatto dall'auto e iniziò a correre.
Ryan aspettò un secondo solo prima di inseguirlo
-Joshua! Fermati!-
-Lascia stare! Tanto non si risolverà niente! Tu tornerai alla tua
bella vita, gli assistenti sociali faranno la ramanzina a mia madre e
io tornerò alla mia solita vita di merda!-
Ryan riuscì ad afferrarlo e per istinto lo strinse forte.
-Tu non torni a casa, te lo prometto-
Joshua continuava a dibattersi per liberarsi. Ryan strinse la presa.
-Stammi a sentire. Fammi spiegare! Ehi..Ehi- finalmente la lotta tra i
due finì e Ryan potè abbassarsi per guardarlo negli occhi. -Ascoltami.
Tu sei minorenne, quindi non posso portarti via e basta, sarebbe
rapimento, lo capisci?-
Il ragazzino esitò, poi annuì.
-Adesso vieni con me, va bene?-
-Dove?-
Già, dove? Non poteva certo portarlo a Berkley. Escludendo l'ipotesi di
spararsi 6 ore di viaggio in auto, non poteva imbarcare in aereo un
minorenne senza il consenso dei genitori.
Poi la risposta arrivò.
-Newport Beach-
Joshua annuì di nuovo e Ryan gli mise un braccio attorno alle spalle,
riportandolo alla macchina.
Un'ora di autostrada dopo erano davanti a ex casa Roberts, ora
casa...Atwood? Cooper Nichol? Ryan aveva sempre qualche problema quando
si trattava di definire la situazione legale della sua... sospirò
interiormente, matrigna.
Sì. Quella donna era diventata davvero la sua matrigna. Nonostante
fossero passati anni dal giorno del matrimonio e dalla nascita del suo
fratellastro, ancora non si capacitava del fatto che Julie Cooper
Nichol, nota arrivista nonché cacciatrice di patrimoni, fosse finita a
sposare Frank Atwood senza altri interessi se non l'amore.
Il pensiero gli metteva ancora qualche brivido.
-Ryan? Tutto ok?-
-Eh...sì, sì-
-E' casa tua?-
-Eh...più o meno...-
-Più o meno?-
-E' complicato- rispose mentre suonava il campanello.
Una bellissima ragazza dallo sguardo (e carattere) tagliente venne ad
aprirgli.
-Oh che strano, Ryan con dei lividi in faccia-
-Ciao anche a te, Kaitlin-
-Che vuoi? E lui chi è?-
-Kaitlin, lui è Joshua, Joshua, lei è la persona più irritante di
Newport Beach. Sopravvivi a lei e puoi sopravvivere a tutto-
-Non dargli retta, io sono adorabile-
-Nemmeno quando dormi- fu la pronta risposta del più grande
-Ryan!!!- un bambino di circa 5 anni gli corse incontro, ritrovandosi
prontamente sollevato e stretto nell'abbraccio del fratellastro.
-Joshua, lui è Michael, il nostro fratellastro-
-Mi sta venendo mal di testa- lo informò l'altro
-Aspetta di sapere il resto- lo rimbeccò subito Kaitlin sorridendo
furba. Poi tornò a rivolgersi a Ryan
-Mamma è andata da Crudelia, Frank è al lavoro, tornerà a momenti. Che
posso fare per te?-
-Possiamo metterci in camera di Summer?-
-Assolumente sì. La strada la sai-
-Grazie...aspetta. Hai detto Crudelia?-
-Sì, lei e Neal sono in città, e mamma sta cercando di non farci
buttare in mezzo a una strada-
-Che bella novità-
Kaitlin gli lanciò un cuscino ridendo e poi li lasciò andare.
Ryan accompagnò Joshua al piano di sopra, guidandolo fino alla stanza
della sua migliore amica.
-Lo so che non è il massimo...Summer è...particolare-
-C'è un letto- fu la laconica risposta del giovane, che si guardò
intorno mentre si sedeva. Lo sguardo gli cadde su una foto del giorno
del diploma. Ryan lo seguì e sorrise al ricordo di quel giorno. Dio,
sembrava passata un'era. I quattro dell'apocalisse, come amava
chiamarli Seth. -Summer qual'è?-
-Quella mora-
-E la biondina?-
-Lei...lei era Marissa-
-Era?-
-Lascia stare, te lo spiegherò poi-
-Quindi...è questa la famiglia che ti ha adottato?-
-Dio, no! Avrei strozzato Kaitlin già da secoli se ci avessi abitato
insieme- rispose ridendo -No, qui ci abita mio padre-
-E dicevi che eri di Chino-
-Ok. Hai appena vinto un mal di testa coi fiocchi-
E si lanciò in quello che era uno dei discorsi più lunghi che potesse
ricordare. Gli fece un riassunto dei suoi primi 4 anni a Newport, prima
che la situazione si stabilizzasse.
-Credo di essermi perso a metà-
-Io molto prima, se può consolarti-
Joshua rise, poi tornò serio.
-Adesso che si fa?-
-Adesso devi capire cosa vuoi fare. Senza il permesso dei tuoi, non
posso portarti via-
-Bè non avrai problemi ad averlo. Più sto fuori casa meglio sto. Una
bocca in meno da sfamare, dicono-
-Allora domani mattina andiamo a recuperare la tua roba-
-Non ho niente, o quasi-
-Ok-
Ryan gli mostrò il bagno.
-Se vuoi puoi darti una rinfrescata, ma non usare il bagno schiuma di
Kaitlin e Julie o diventano due bestie. Usa quello di mio padre.-
-Grazie...e comunque...Josh basta-
Tyan sorrise e gli portò un set di asciugamani pulito, prima di
lasciarlo solo e scendere dai fratellastri.
Kaitlin lo aspettava con la borsa del ghiaccio e del disinfettante.
-Era un po' che non facevi a botte- constatò mentre lo ripuliva dal
sangue e lo rimetteva in sesto.
-Non è che ci tenessi molto a riprendere- confessò prima di raccontare
alla sorellastra l'incontro con quel ragazzino
-Ryan il buon samaritano. Di nuovo-
-Quella stronza! Che diritto ha di pretendere questa casa lo sa solo
lei! Manco fosse sua! Ah ma la vedrà..non lo las...Ryan!-
Sorridendo il ragazzo si alzò e andò ad abbracciare Julie Cooper.
-Ciao Julie-
-Che fai da queste parti?-
-Ha salvato un teppista-
-Non è un teppista!-
-Lo sapevo che Sandy Cohen ti avrebbe fatto diventare come lui prima o
poi!-
-Sono di passaggio, tempo di ottenere il permesso dai genitori di
portarlo con me a Berkley-
Julie gli sorrise, preferendo evitare di chiedergli dei lividi. Aveva
imparato ormai che Ryan era sufficientemente emotivo da buttarsi in
parecchie risse, ma senza mai provocarle di proposito.
I due si misero a preparare la cena per tutti, e solo un'ora dopo,
preoccupato dall'assenza di Josh, salì a controllare se fosse tutto a
posto.
Trovò Josh addormentato sul letto di Summer.
-E' così dolce-
-Non dirmi che in fondo anche Kaitlin Cooper possiede un istinto
materno-
-Ma finiscila! Dai prendilo in braccio, mettiamolo sotto lo coperte-
-Non ci credo! Hai un istinto materno sul serio. Sono sbalordito-
-Non sei divertente-
-Non sono io quello divertente. E' Seth-
Una gomitata lo avvisò di tacere. Rimise a letto il ragazzino,
coprendolo bene, e poi si lanciò all'inseguimento della sorellastra,
finendo per buttarla in piscina, seguendola poi a ruota per continuare
a giocare.
Frank li trovò così, intenti a cercare di uccidersi a vicenda.
-Bentornato, Ryan!-
Ryan uscì dalla piscina per salutare il genitore.
-Ciao, pap...-
-Dove pensi di andare!- il fulmine chiamato Kaitlin lo prese per le
spalle e lo rigettò nell'acqua.
Frank rise ed entrò in casa a salutare moglie e figlio.
Ryan chiamò Sandy solo dopo cena, quando era sicuro di non trovarlo
occupato (o almeno sperava).
Non perse tempo e gli spiegò la situazione, compreso il fatto che i
genitori non avevano nulla in contrario se se lo portava via (aveva
telefonato loro e la risposta non era stata diversa da quello che Josh
gli aveva preventivato).
-Stando così le cose, dovrei riuscire a sbrigare tutto senza intoppi,
però...-
-Però?-
-Ryan, so che sei cresciuto, e non hai bisogno di ramanzine, tuttavia
ti chiedo di pensarci molto, molto bene. E' una decisione da cui non si
torna indietro-
-Lo so. Grazie, Sandy-
-Buonanotte-
-'Notte-
Come sempre, le parole di Sandy lo avevano rincuorato e fatto pensare,
e anche se sapeva che forse non lo avrebbe portato a niente di
veramente utile, compose il numero di Seth.
-Ryan!-
-Ciao, Seth, come va?-
-Tutto bene. Summer è finalmente tornata a casa-
-Salvate le balene?-
-ERANO FOCHE!!!- La voce squillante della moglie del suo migliore amico
irruppe nel telefono. Ryan rise. Summer era una bomba di energia dalla
miccia praticamente inesistente. Lei e Seth non avrebbero potuto essere
più diversi, eppure insieme erano sempre stati qualcosa di così
perfetto che Ryan li aveva in fondo sempre invidiati.
-Si vabbè, pesci-
-Sono mammiferi!!!-
-Che vivono in mare. Quindi sono pesci!-
-Non mettertici anche tu, Cohen, o ti dò in pasto a un'orca assassina-
Esisteva qualcosa di più rassicurante e snervante di una litigata tra
Seth e Summer? Li lasciò proseguire ancora un po', meravigliandosi di
come le cose tra loro non fossero mai davvero cambiate.
Erano cresciuti, certo, ma il loro rapporto era lo stesso di dieci anni
prima. Seth che diceva qualcosa di stupido, Summer che lo insultava, e
via al battibecco.
-Ragazzi. Ragazzi!- intervenne con il tono di voce serio
-Oh, oh. Conosco quel tono di voce. Sparisci, Summer. È il momento
delle chiacchiere da casetta in piscina!-
-No, no. Falla restare. Stavolta è seria-
-Ti sposi?-
-Ehm...non esattamente-
-Ommioddio! Vai a convivere??-
-N...no-
-Ti trasferisci in Francia?-
-Mi fate parlare??-
-Scusa-
-Io...sto meditando di diventare padre-
-Il mio utero non te lo presto, Ryan!-
-Summer...-
-Non insistere, Atwood!-
-E' già nato!-
-OMMIODDIO! OMMIODDIO! OMMIODDIO! Il bambino di Theresa è tuo!
OMMIODDIO! Io la ammazzo! Come ha potuto tenertelo nascosto!!-
-Quella maledetta!!!-
-Ragazzi! Ragazzi! Calmatevi! Zitti! Non è il figlio di Theresa!!-
-Skype. Adesso-
-Ma...-
-Atwood! Muoviti!-
Non si poteva contrastare Summer quando entrava in modalità: io do gli
ordini e tu li esegui e stai zitto.
-Agli ordini-
Sospirando, Ryan appoggiò il telefono e recuperò il computer portatile
dalla 24 ore, attivando contemporaneamente la funzione modem del
cellulare, sperando che il campo fosse sufficientemente potente da
sostenere la videochiamata.
Fortunatamente (o sfortunatamente) per lui, la videochiamata resse.
-Atwood, fuori il rospo. Che hai combinato?-
-Ehi... è un livido quello?-
-Hai fatto a botte?-
-Avete finito? Mi lasciate parlare?-
-Sì, scusa...-
-Grazie-
E di nuovo raccontò di come si era imbattuto in Josh e tutto il resto,
inclusa la rissa, particolare che aveva preferito tacere con Sandy
Cohen.
-Lo devi fare, Ryan- Summer come sempre non aveva alcun dubbio. - Cioè,
è..come me con Pancakes...-
-Sì ma qui stiamo parlando di un ragazzo, non di un coniglio-
intervenne Seth -Di cui tra l'altro, voglio ricordartelo, siamo stati
dei pessimi genitori-
-Sì, ma sappiamo che Ryan, passione per le risse a parte, è decisamente
il più responsabile tra di noi-
-Vero. Ma resta il fatto. Un ragazzino non è un animaletto-
Ryan li guardava discutere come se lui non fosse lì, ma non emise
suono. Intromettersi nelle loro discussioni non era assolutamente
possibile, senza contare che dalle loro argomentazioni, almeno questa
volta, poteva forse trarre qualcosa di utile.
Alla fine fu Seth a ricordarsi della sua esistenza
-Ryan, tu cosa vuoi fare?-
-Beh...mi conosci. Però...-
-Però questa è una decisione definitiva-
-Molto definitiva-
I due fratelli sospirarono all'unisono, rimanendo per un attimo in
silenzio. Alla fine fu Summer a intervenire, questa volta con la
serietà e pacatezza di chi non sta più giocando.
-Ryan, dicevo sul serio quando dicevo che sei più maturo di noi. Da
quando ti conosco hai sempre trovato le parole giuste per chiunque. Se
vuoi farlo, chiudi gli occhi e buttati. E per tutto il resto, noi siamo
qui per te. E anche i Cohen-
Ryan guardò per un attimo l'amica, prima di abbassare lo sguardo sulle
proprie mani e alla fine annuì.
-Grazie, Summer. Davvero-
-Ehi, e io?-
-Tu sei inutile, Seth!-
-Ricordamelo quando avrai bisogno di un'altra trasfusione!-
Ryan sorrise al ricordo, poi si alzò, salutò e chiuse la conversazione.
-Hanno ragione, sai?-
Il ragazzo sobbalzò
-Non farlo mai più-
-Sei tu che sei nella mia stanza-
-Ah, sì scusa-
-Tranquillo. Però è vero. Se qualcuno può prendersi cura di lui, quello
sei tu-
-E se non fossi in grado?-
-Ryan, hai tenuto testa a mia madre! Hai fatto la guerra a me! Non
avrai nessun problema con lui, vedrai. Buttati-
-Quando sei diventata così saggia?-
-Lo sono sempre stata- e riecco la vecchia Kaitlin, sarcastica,
pungente e un po' presuntuosa, che a giorni alterni detestava ed
odiava. -Ora fuori da camera mia, voglio andare a letto-
-Buonanotte, sorellina-
Ryan uscì dalla stanza e in punta di piedi si avviò verso la vecchia
stanza di Summer. Trovò Joshua sveglio che leggeva un fumetto.
-Hai trovato un fumetto di Seth?-
-No, ce l'avevo nello zaino-
Ryan annuì e si distese vicino a lui. Josh continuò a leggere e Ryan
rimase in silenzio accanto a lui. Percepiva che il ragazzino non fosse
davvero concentrato sulla lettura, ma lasciò che fosse lui a parlare,
quando si sentisse pronto.
-Ok- disse alla fine -Hai detto che non mi farai tornare a casa, ma che
fine farò? In istituto non ci voglio andare-
Ryan rimase zitto per un attimo. Era il momento fatidico, il punto di
non ritorno.
“Chiudi gli occhi e buttati”
-Senti...io...pensavo una cosa...- disse alla fine -Magari...potresti,
non lo so, stare con me-
Questa volta fu Josh a tacere, quando parlò, lo fece con un filo di
voce.
-E...se ti stanchi di me?-
-Joshua...non posso dirti che sarà bellissimo. Io non so nemmeno da
dove si comincia a fare il padre, o a prendermi cura di un ragazzino
come te, però..se vuoi..possiamo provarci-
-E...se va male?-
-E se va male saremo due amici, ok?-
-Affare fatto-
I due suggellarono il patto con una bella stretta di mano e poi si
infilarono a letto. Ryan si assicurò che dormisse, prima di dargli le
spalle e comporre un SMS
“E' fatta. Sono fottuto”
La risposta di Seth arrivò poco dopo
“Esponiamo un bel fiocco azzurro allora! Congratulazioni, papà!”
Ryan sorrise, e prima che il suo cervello si accendesse
definitivamente, dipingendogli una rosa allucinante di scenari uno
peggiore dell'altro, cedette al sonno.
La nuova vita sarebbe presto iniziata.
PERSONAL SPACE: Per prima cosa,
grazie di essere arrivati fino qui, spero che il capitolo vi sia
piaciuto, e di aver azzeccato i caratteri dei personaggi, nel caso,
fatemi sapere cosa c'è che non va!
Non so dove fosse ambientata la
scena nella puntata, ma io ho pensato a un ritorno alle origini,
quindi, dovunque fosse, ho pensato di ambientarla a Chino, dove tutto è
iniiato, spero mi perdonerete questa piccola licenza poetica ^_^
Eh...niente, spero abbiate gradito
e che nel caso me lo facciate sapere con una recensione positiva,
negativa, quello che volete, ma i vostri pareri sono importanti,
soprattutto visto che è la prima volta che mi lancio in un genere che
non mi appartiene molto! ^_^
A presto!, se vorrete!
PS: presto la storia avrà anche un
proprio banner
PPS: Penso di aggiornare una volta
a settimana, se riesco, spero di tenere sempre il lunedì (se ci riesco!)
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