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X & Y: The Beginning
(Update: sistemata l'impaginazione, corretti gli errori e migliorata la grafica. Grazie a Cy per i consigli.)
Calem era lì e lì sarebbe rimasto.
Borgo Bozzetto non era più la sua città d'infanzia, quella che tanto si ama e che resta sempre nella memoria.
Per lui era diventata una prigione.
Sedeva al solito bar, quello di fronte a casa sua.
Le braccia appoggiate sulle ginocchia, gli occhi persi lontano, il
ragazzo sedeva sulla sua sedia a rotelle come un eroe dimenticato dal
suo popolo, che aspetta qualcuno che gli riporti finalmente la gloria
perduta.
Al tavolo era seduto solo lui, nessuno dei suoi amici aveva il tempo di tenergli compagnia quel giorno...
Il giorno della partenza.
Calem ne sentiva parlare da quando era piccolo.
"Quando un giovane ragazzo riceve il suo starter e parte per un viaggio
alla conquista delle Medaglie della regione di Kalos per poi accedere
alla Lega Pokemon allora diventa un allenatore" gli raccontavano.
Ma chi non viaggiava? Chi non lottava con i propri Pokemon cos'era?
Calem se lo ripeteva in testa da settimane ormai: "Sono solo un perdente".
E, tirando un sospiro, osservò ancora la causa del suo malessere: il suo corpo.
"Tierno, muovi quelle gambe, corri, svelto, sbrigati, non abbiamo tutto il giorno!"
A urlare quelle parole non poteva essere che Shana, il cosiddetto
"Uragano Rosa" della città, anche se quel soprannome se lo era
data da sola.
"Allora, la vedi?" Chiese la ragazzina all'amico robusto.
"Perché dobbiamo proprio osservare tutte le passanti?"
"Così vediamo in anticipo la ragazza che prenderà il
quarto Pokedex!" Spiegò Shana con aria di superiorità.
"Solo quattro Pokedex?" Domandò Tierno confuso.
"Beh, dovevano essere cinque, ma... Come sai Calem non può venire con noi..."
Dovette ammettere a malincuore la ragazzina, che guardava in basso per evitare lo sguardo dispiaciuto dell'amico.
Ma l'apparire all'orizzonte di una macchina decappottabile rosso
fiammante fu, più che la tanto attesa sorpresa, il pretesto per
cambiare discorso.
"Guarda!"
Indicò Shana con il dito indice.
"Dove, dove?!"
Si continuava a guardare intorno con fare confuso e scoordinato il robusto ragazzo.
"Davanti a te, cieco!"
"Ma se davanti a me ci sei tu!"
"Ah, scusa."
"Allora, spostati!"
"Ma se mi sposto io non la vedo!"
"Shana - cercò di formalizzare Tierno - ma l'auto è dietro a te e davanti a me o dietro a me e davanti a te?".
"Credo... La... Seconda...?!" Gli rispose confusa e disorientata la ragazza.
"Mentre tu ci pensi io vado ad avvisare Trovato" se ne andò scocciato il robusto ragazzo.
Tierno corse disperato alla ricerca dell'amico.
Ma trovandolo già nascosto dietro un cespuglio ad ammirare la macchina, si sentì deluso.
Trovato continuava a stropicciarsi gli occhi e a sistemarsi gli
occhiali sul naso mentre Tierno guardava a bocca aperta la lussuosa
auto rossa.
O meglio, la ragazza bionda nell'auto rossa.
La ragazza doveva avere più o meno quindici anni.
I capelli biondi e fluenti ondeggiavano nel vento.
I suoi occhi erano coperti da un paio di occhiali da sole rosa che
riflettevano lo sguardo incantato dei suoi due nuovi ammiratori.
Era appoggiata con il gomito alla portiera dell'auto, con lo sguardo disinteressato e sensuale di una modella francese.
Non sembrava nemmeno accorgersi di essere osservata.
"Mamma, dove siamo?" Domandò con aria cinica la ragazza.
"A Borgo Bozzetto, tesoro. Da qui inizierai la tua avventura." Le rispose affettuosamente la madre.
"Spero di farmi nuovi amici." Si augurò la ragazza.
"Te ne farai tantissimi, basta che apri il tuo cuore." La assicurò.
La ragazza chiuse un'attimo gli occhi: sarebbe davvero stata capace di farsi nuovi amici?
Era questo il desiderio che l'aveva spinta a trasferirsi in una nuova regione.
I due ragazzi non smettevano di sbavare.
Non avevano mai visto ragazza così bella e attraente in
vita loro, e l'idea che quella sarebbe stata la loro nuova compagna di
viaggio li eccitava terribilmente.
"Caaavoli se è sexy..." Commentò Tierno.
"E speriamo sia pure single!" Aggiunse il ragazzo dai capelli arancio.
Tierno e Trovato si lanciarono uno sguardo di sfida. Segui un breve silenzio.
"Sei un grassone, non vorrebbe mai uno del genere."
"Parla Mister Nerd!"
"L'ho vista prima io!" Giustificò Trovato.
"No, io!" Gli ribatté Tierno.
"In realtà l'ho vista per prima io."
Si intromise Shana, per placare i due amici.
La ragazzina si avvicinò all'auto che aveva appena parcheggiato con aria amichevole e gentile.
Voleva fare in modo che la nuova aspirante allenatrice si sentisse subito accolta nel loro gruppo.
"Sei nuova? Io sono Shana, Uragano Rosa! Piacere di conoscerti!"
Si presentò dolcemente.
"Ciao, sono Serena, sono di Kanto e..."
Cercò inutilmente di presentarsi la ragazza.
"Kanto?! Conosci Ash Ketchum e Pikachu?"
Si illuminò Trovato.
"No, ma..." Continuava a venire interrotta.
"Trovato, sei scemo? Un'allenatrice brillante ed astuta come lei
frequentare sfigati come Ketchum sarebbe disonorevole! - cercò
di adularla Tierno - non è vero?"
"Zitti, la state terrorizzando!"
Urlò Shana per fermare il corteggiamento di Terno e Trovato.
"In realtà non sono ancora un'allenatrice..." ammise imbarazzata Serena.
Non l'avevano mai circondata così tanto di attenzioni i suoi precedenti amici.
I ragazzi, prendendole le mani ed abbracciandola, la invitarono a fare un giro della sua nuova città.
Si sentiva amata.
Un poco strozzata, ma comunque felice.
"Grazie ragazzi, siete proprio uno spasso ma... ora devo tornare un
attimo a casa per i bagagli... Sapete... Allora vado, a dopo." si
staccò dal gruppo Serena.
Poco dopo sarebbe dovuta andare a ritirare il suo Pokedex e a prendere il suo Starter.
Del resto, anche lei era lì per iniziare il suo viaggio.
Ma prima decise di fermarsi a bere qualcosa di freddo. Il trasloco e la brusca accoglienza l'avevano davvero resa esausta.
Mentre cercava un posto a sedere, Serena pensava già alla partenza.
Le avevano detto che i Pokedex disponibili erano cinque, ma i suoi compagni di viaggio erano tre.
Più lei quattro.
Mancava qualcuno. ancava l'MEroe.
Così Shana, Tierno e Trovato avevano soprannominato Calem.
Le avevano raccontato tutto dell'amico mancante, al suo arrivo.
Lo vide lì, solo, seduto a un tavolo vuoto.
Lo vedeva seduto sulla sua sedia a rotelle, con la schiena eretta e lo sguardo dritto, perso lontano.
Vedere un eroe bloccato in un apparecchio medico, che gli impedisce una vita indipendente e libera la faceva soffrire.
Non poteva sopportare che, solo pochi minuti dopo, lei e i suoi nuovi
amici sarebbero partiti alla ricerca dell'avventura e della
felicità mentre lui, loro amici d'infanzia con cui avevano
condiviso i loro sogni, desideri e segreti, sarebbe rimasto confinato
per tutta la vita nella sua città natale a marcire.
Ed i suoi, di sogni e desideri sarebbero marciti con lui.
No, Serena non avrebbe lasciato morire così l'Eroe.
Gli si avvicinò un po' impaurita, gli sedette accanto.
Sentiva il suo cuore battere per la paura, batteva forte. Ma forse non solo per la paura.
Avvicinandoglisi non poté fare a meno di notare ciò che
la sua sedia a rotelle e il suo sguardo cupo nascondevano: capelli
corvini, che gli incorniciavano il viso; occhi azzurro cielo, che
somigliavano ai diamanti più lucenti e preziosi del mondo.
Persino il suo sguardo triste e sconsolato le pareva quasi attraente.
Dopo pochi minuti, Calem si era rivelato un libro aperto: "non tutti i disabili sono asociali e introversi" si ripeteva Serena.
"È per via di una malattia." Le spiegò il ragazzo, con voce calma e profonda.
"Ma non una semplice malattia. Una malattia genetica. Una malattia che
affliggeva i cromosomi del mio DNA da prima che nascessi. Il mio
destino era già stato deciso: non sarei stato un allenatore.
Può sembrare una condanna, ma ci ho sempre convissuto
pacificamente."
Le parole di Calem sembravano fredde ma allo stesso sensibili e sofferte alle orecchie della ragazza.
"Ma i tuoi amici... Sono sempre stati così premurosi e gentili
con te?" Gli domandò, consapevole che la risposta sarebbe potuta
essere positiva (e sarebbe stato un bene) o negativa (e, ovviamente,
sarebbe stato un male).
"Certo." Le rispose pacato l'Eroe.
"Ci conosciamo da quando eravamo piccoli. Non litighiamo mai. Siamo sempre stati così..."
Guardando in aria, Calem cercava l'aggettivo adatto a descrivere il suo rapporto con amici che per lui valevano come fratelli.
"... Uniti." riprese il ragazzo.
Serena aveva compreso così il malessere di Calem: non era triste
perché non avrebbe potuto intraprendere il suo viaggio a causa
della sua malattia.
Non gli interessava così tanto.
Aveva soltanto paura che quel viaggio meraviglioso e ricco di avventure
che si prospettava ai giovani allenatori gli portasse via i suoi amici
del cuore.
Nonostante comprendesse il suo problema, non aveva idea di come
consolarlo. Non voleva parlare, le parole non servivano in quei
momenti.
Calem voleva fatti, non false promesse dai suoi amici.
Serena gli si avvicinò ancora di più, e superata la
barriera che la sua sedia a rotelle rappresentava, lo avvolse con le
sue bianche braccia: si ricordò che non lo faceva per amore, ma
per confortarlo, quindi non doveva esagerare.
Si limitò ad appoggiare la testa sulle sue braccia scolpite e
lisce, bagnandole con qualche lacrima, lascia cadere per amicizia.
Non si chiese se Calem fosse felice, sapeva che non lo era.
Allora dovette fare un ultimo passo, come un allenatore che, in una
situazione che deciderà l'esito della lotta, sceglie con estrema
accuratezza la mossa decisiva.
Con il cuore che le batteva all'impazzata e gli occhi in lacrime,
Serena avvicinò le labbra al viso disperato e bellissimo allo
stesso tempo di Calem: un bacio sulla guancia, tutto la comprensione e
l'affetto che i suoi amici gli avevano trasmesso in quindici anni, lei
lo aveva compresso in un istante.
Il ragazzo la guardò sorridendo: il sorriso più bello del
mondo. Poi ricambiò il bacio, per esprimere alla sua "nuova
amica" la gratitudine per essersi avvicinata a lui, per averlo
ascoltato e compreso e per averlo... Baciato?
Serena non poteva quasi trattenere la felicità.
Si mise alle spalle di lui: cominciò a spingere la sedia a
rotelle, voleva portarlo con se' per tutto il suo viaggio, ma, dato che
non poteva, si limitò a condividere con lui l'istante
dell'inizio. Si dirigevano al Laboratorio Pokemon.
Calem la avrebbe aiutata a scegliere il suo Starter, a far funzionare
il Pokedex ma, anche se si fosse limitato a guardare avrebbe comunque
provato quel senso di libertà e avventura che anche i suoi amici
provavano.
Infatti Shana, Trovato e Tierno erano già davanti alla porta del laboratorio.
"Prima di partire" annunciò con tono solenne Shana "devi scegliere il tuo soprannome."
"Tutti noi, nel gruppo, ne abbiamo uno." Precisò Trovato.
Alzando la mano, i quattro ragazzi annunciarono a turno i soprannomi
che usavano per identificarsi nel piccolo mondo costituito da loro
quattro e dal sentimento che li legava.
"Uragano Rosa!" Gridò Shana con entusiasmo.
"Genio." Ammise Trovato con orgoglio.
"Piedi di Fuoco" disse Tierno, mostrando un complicato passo di danza alla ragazza.
"Eroe" disse Calem, sistemandosi il cappello rosso con fare misterioso e affascinante.
Serena trovava ironicamente familiari quelle parole.
Il fatto dei soprannomi era una cosa talmente originale e strana che si
sarebbe sentita solo all'interno del loro gruppo, quindi non poteva
averla già sentita altrove.
Eppure lei ricordava lo stesso sentimento di delusione e abbandono che l'aveva spinta a lasciare Kanto.
Si sentiva fregata e presa in giro dal destino. Sembrava che la
spingeva a vagabondare in giro per tutte le regioni alla disperata
ricerca di qualcuno che non la illuda di conoscere l'amicizia per poi
abbandonarla.
Serena era davvero stanca di essere tradita dai suoi amici.
Eppure dalla ora lontana regione di Kanto sentiva le risate e le
delusioni che quelli che considerava "amici" le avevano procurato.
Quei quattro ragazzi avrebbero potuto scaricarla da un momento
all'altro come un allenatore che abbandona il Pokemon più debole
della squadra in mezzo a un bosco, considerandolo inutile per il
proprio team.
E lei voleva preservarsi da questa triste delusione.
"Scusate ragazzi, ma è meglio se mi chiamaste solo Serena.
Quando saremo più grandi mi troverete voi il soprannome che
più mi si addice, ma non lo userete più." disse la
ragazza con un sorriso smorzato sul viso.
Gli occhiali da sole scuri nascondevano alla perfezione le lacrime
color perla che irrigavano i suoi occhi e che a stento tratteneva.
La ragazza poi si girò, ed entrò sola nel Laboratorio,
lasciandosi quelli che non poteva definire "amici" alle spalle.
Shana le urlò cercando di far cambiare idea alla ragazza: "Che intendi con "quando saremo più grandi?"
Le sue guance erano già rigate di lacrime di delusione.
Tierno e Trovato guardavano scioccati svanire la fanciulla di cui si erano invaghiti dietro a un muro di pregiudizi.
Solo Calem sembrava mantenere un atteggiamento rilassato, abbassando i suoi occhi azzurri.
"Intendo..." Spiegò Serena, con la voce strozzata dai singhiozzi
"...quando ci vedremo alla Lega di Kalos... Se ci sarete, vedremo se
saremo davvero cresciuti e se davvero era destino il nostro incontro
qui a Borgo Bozzetto".
I quattro ragazzi videro Serena sorridere un ultima volta, poi lei si
voltò e, come se fosse stato solo un sogno, entrò nel
Laboratorio Pokemon, svanendo nella sua nebbia di false idee e ferite
del passato.
Calem si sistemò il cappello rosso davanti al viso, scostandosi
i capelli corvini con un gesto rapido ed elegante della mano destra.
Poi l'Eroe, ripensando alle parole, alle attenzioni e ai baci che la
misteriosa e complessa ragazza gli aveva dato con così tanta
naturalezza si sentì un brivido freddo e pungente lungo la
schiena.
Un impulso del suo animo lo spingeva a non abbandonare quella fanciulla
che, in un attimo, lo aveva fatto sentire così amato e
importante. Non riusciva ad accettare il fatto di non rivederla mai
più; non voleva permettere che anche lei, insieme ai suoi cari
amici, sparisse dalla sua vita per tempo indeterminato a causa di quel
fantomatico viaggio.
La nuova Eroina non poteva abbandonare il suo Eroe.
Il ragazzo si guardò le gambe paralizzate, magre come stecchi:
nel suo cuore sentiva una rabbia indomabile, una rabbia che un urlo o
un pugno non potevano sfogare.
Alzò lo sguardo verso un orizzonte irraggiungibile per lui,
mentre i suoi occhi di diamante univano le loro sfumature azzurre a
quelle del cielo di mezzogiorno, un cielo senza alcuna nuvola in cui
neppure la luce sfarzosa del Sole osava imporsi in quel vasto color
ceruleo.
"Ti troverò, Serena. Un giorno ci incontreremo ancora, alla Lega di Kalos. Ti devo dire una cosa importante."
Unendosi ai suoi pensieri, Shana accarezzò la spalla dell'amico, sorridendogli in mezzo alle lacrime.
"La troveremo, giusto ragazzi?" Disse con tono dolce e amaro allo stesso tempo.
Tierno e Trovato annuirono a malincuore, mantenendo però un sorriso smorzato sulle labbra.
Kalos era grande.
I sogni dei ragazzi erano tanti.
Calem non sarebbe venuto.
E le promesse non sempre si mantengono.
Questi pretesti egoisti però non sfioravano le giovani menti dei giovani allenatori.
Non potevano avere paura: la loro amicizia avrebbe superato ogni
ostacolo e ogni sfida che la vita gli avrebbe proposto con un sorriso
sulle labbra.
Dopotutto, il loro incontro era stato deciso dall'indomabile destino,
che lo aveva impresso nelle loro vite, lo aveva scritto nei cromosomi
del loro DNA.
Nei loro cromosomi, X e Y.
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Spazio autrice (soddisfatta, per una volta):
Ri-editata anche la OS di debutto.
Peace & Love e io adoro Shana. Fate più fic su di lei plz.
Ariga-chu~ Morning Musume
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