Sole e nuvole

di RumoreDiFavoleSpente
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Me l’avevano promessa la felicità. Fin da quando ero piccola.
Un giorno crescerai e sarai felice, adesso mangia la pappa. Dicevano.
E io da brava bambina ci ho creduto e ho mangiato la pappa.
Ho continuato a crederci, la pappa è cambiata ma la felicità non è arrivata.
Così ho smesso di credere che fosse collegata a quel che mettevo nello stomaco, anzi, ho iniziato a credere che tanto non sarebbe arrivata uguale. Ho smesso di mangiare.
Ed è stato buio, per molto tempo.
Poi sei arrivata tu, il sorriso, gli sguardi, quel modo solo tuo di tenere e muovere le mani.
Ho pensato che magari eri tu la felicità.
Che magari avrei potuto ricominciare a mangiare. La pappa.
Che buona che era, si stava sempre bene dopo la pappa. Quando il sonno ti prende perché devi mandare giù tutto quello che hai nella pancia.
E invece non eri la felicità.
Non hai voluto esserlo.
E la pappa l’ho fatta lo stesso, ma di ansia, di rifiuto, di male e prese in giro, di silenzi.
Non è stata una bella mangiata, non è arrivato neanche il sonno ad aiutarmi a mandare giù qualcosa. Si è ben nascosto anche lui.
Ma era buio di nuovo.
Sei stata una parentesi di sole in un pomeriggio nuvoloso. Quello spazio tra una nuvola e l’altra che ti fa ricordare che il mondo non è in freddo bianco e nero, ma in tiepido arcobaleno.
Hai giurato, hai fatto finta di provarci.
Poi è arrivato il vento e hai deciso che era meglio seguire la corrente.
Sei stata il sole, potevi continuare ad esserlo.
Ora sei una nuvola tra le altre mille di un cielo coperto.




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