Capitolo I
PREMESSA
Come al solito la premessa è doverosa,
soprattutto in questi casi.
Per
questa storia, mi sono volutamente ispirata al film Ricatto d'Amore
(con Ryan Reynolds e Sandra Bullock. Favolosi!). La storia è
la
medesima ma i personaggi sono sempre i "miei" (che posso dire? Mi sono
affezionata ç___ç. Li amo troppo!)
Ergo:
Emilia Clarke
nella parte di Selene
Blain e Chris
Evans nella parte di Colin
Dane.
Nella mia storia, però, i ruoli saranno invertiti quindi
vedremo
Colin nei panni dell'editore e Selene in quelli dell'assistente. Enjoy!
~Selene
«Uhhhmmm...»
mormorai in un mugugno rilassato, facendo schioccare un paio di volte
la lingua sul palato mentre andavo ad aprire gli occhi. In
realtà ne aprì uno solo, troppo presa da quello
strano
senso di rilassatamento, che mi pervadeva. Inspirai profondamente dalle
narici, stiracchiandomi nel letto mentre spostai i capelli all'indietro
con una mano. L'occhio mi cadde sul comodino
«..Perché la sveglia è ferma?»
me lo domandai da sola, ad alta voce, andando ad afferrare
l'orologio, così da poter girare le lancette e controllare
che
il problema fosse dovuto alle pile scariche. Il telefono in quel
momento vibrò.
Misi da parte la sveglia e tolsi il blocco tasti. Sbiancai e sgranai
gli occhi: erano le 08.30 del mattino. Alle 9 dovevo essere in ufficio,
che distava venti minuti di metro, senza contare che dovevo prendere il
caffè per lui: Colin.
«CAZZO!»
esclamai, fiondandomi di fretta e furia in bagno, giusto per lavarmi
velocemente la faccia e i denti, raccattando qua e là alcuni
vestiti. Il telefono vibrava ancora: 5 Messaggi.
Forse
Ritardo.
Non ho mai letto parole così belle da un uomo, soprattutto
da
uno come Colin: tutti quanti lo reputavano un cinico bastardo, senza
sentimenti, incapace di provare qualsiasi emozione diversa
dall'assoluta convinzione che lui ha sempre..ragione.
Non mi persi in troppi fronzoli, comunque, e dopo aver recuperarato
qualche vestito decente ed essermi data una veloce sistemata ai
capelli, mi fiondai fuori di casa, infilando velocemente quel paio di
ballerine mentre mettevo le decoltè in borsa. Di certo, non
mi
sarei messa a correre per lui con i tacchi in una città come
New York. Dovevo
essere comoda, infondo.
Corsi così verso la metro e dopo ben venti minuti di
eterna agonia, in cui continuavo ad osservare l'orologio con una certa
ansia, uscì fuori come un fulmine, risalendo a due a due i
gradini, per fiondarmi dentro lo Starbucks più vicino,
fortunatamente dal lato opposto della strada rispetto alla casa
editrice. Aprì la porta e vidi..la CODA.
Sbiancai, non potevo permettermi
di essere anche solamente un minuto in ritardo, visto che forse ero
già stata graziata.
«Selene!»
mi sentì richiamare, verso il bancone e vidi la faccia
sorridente di Andrew, un giovane ragazzo che lavorara lì
da..sempre, oserei dire.
Mi fece cenno di avvicinarmi con una mano e
tra sorrisi imbarazzati e di scuse verso quelli che, giustamente, erano
in coda, mi avvicinai.
Tirai un profondo sospiro di sollievo mentre
vidi Andrew passarmi i due caffelatte, che ordinavo ogni mattina.
«Grazie,
Drew. Mi hai salvato la vita.» dissi allungando forse un po'
troppi dollari, ma non mi importava. Dovevo andare a lavorare e sentivo
il telefono vibrarmi nella tasca. Rivolsi un lieve sorriso al ragazzo
ed afferrando in una mano entrambi i brick di caffè,
uscì
come un fulmine dal locale, feci lo slalom tra i taxy e le macchine
poste sullo stradone e finalmente varcai la soglia della casa editrice.
«Lui
c'è?» chiesi immediatamente all'addetto alla
sicurezza
mentre passavo a fatica il bedge. L'uomo ovviamente ridacchiò
«No
ma..»
«Mi
basta!» esclamai, fiondandomi di fretta e furia
nell'ascensore, subito dopo aver timbrato il cartellino.
Avevo il fiatone ed ero già stanca ma..sapere che Colin non
era
ancora arrivato, mi permise di entrare in ufficio con più
calma.
Attraversai il corridoio, tenendo in entrambe le mani i due brick di
caffè e la borsa appoggiata nell'incavo del gomito. Giunsi
ben
presto al bancone della reception, la postazione di Daisy.
«Ti
è andata bene che è rimasto fregato. Alla 34esima
stanno
facendo dei lavori.» mi informò, portandomi a
ridacchiare
appena
«Lascia
stare. Non sai che giornata che ho già pass...»
BUM! Uno
dei due brick di caffè mi si accartocciò addosso
e
proprio sulla camicia..bianca!
«..Scusami Sel!!!!»
disse Timmy, il ragazzo incaricato di consegnare le lettere in ufficio
Sollevai la mano con il brick accartocciato e da
cui colava ancora il caffè «No.»
sussurrai mentre un occhio si abbandonò ad un leggero tic
nervoso. Ero sul punto di implodere lì, seduta stante,
maledicendo Colin e il giorno in cui decisi di lavorare per lui.
«Devo
andare ma..non è successo niente, dai!» disse
Timmy,
dileguandosi all'istante dalla mia vista. Lo avrei incenerito ma mi
limitai semplicemente a stringere di più il bicchiere
già
deformato di suo dopo l'impatto, abbandonandomi ad un ringhio
esasperato «Ci
mancava solo questa!» esclamai, muovendomi come una furia
verso
la mia scrivania, gettando però il bicchiere ormai distrutto
nel
primo cestino a portata di mano.
~Colin
La giornata era iniziata bene, nonostante l'ingorgo
sulla 34esima a causa di quei maledetti lavori in corso.
«Tom, ascoltami. Devi pubblicarlo, fidati di me..»
mentre entravo in ufficio, mi intrattenevo al cellulare, controllando
di tanto in tanto lo schermo, per vedere se avevo ricevuto qualche
risposta da Selene. Niente. Zero. In realtà lo facevo anche
per
evitare di assorbirmi tutte le esitazioni di Tom. Dio, quanto lo odiavo
quando faceva così il prezioso.
«Tom.
Tom, ti prego. Ragiona. Questa storia è fantastica! E'
divertente, frizzante, coinvolgente ha anche quel tanto di dramma che
basta, per farla diventare una storia di successo!»
dissi nuovamente, alzando gli occhi al cielo, allo scoccare del tipico dling, che
annunciava le aperture delle porte dell'ascensore.
Mi concessi un profondo respiro dalle narici, annuendo un paio di volte
«Va
bene, pensaci. Ti richiamo, ora sono in ufficio.» conclusi,
agganciando così il telefono mentre spingevo quella porta
vetrata, che dava direttamente al bancone della reception
«Ci
sono messaggi per me, Daisy?» dissi, senza guardarla in
faccia, andando a controllare l'agenda sul mio smartphone
«..No, non rispondere. Dov'è Selene?»
solo adesso le degnai uno sguardo, giusto in tempo per vedere Daisy,
posta dietro al bancone, allungare un indice in direzione del
mio ufficio.
Le rivolsi un semplice cenno del capo in un gesto del
tutto affermativo, ritirando il cellulare all'interno della tasca della
giacca grigia che indossavo -un completo con tanto di pantaloni,
camicia bianca, cravatta e scarpe eleganti- e varcai la porta del mio
ufficio, trovando Selene, in piedi con in mano il mio caffè.
«Buongiorno,
Capo. Ha una conferenza tra mezz'ora» ecco perché
l'ho
assunta: non si perde mai in inutili chiacchere, fa il suo lavoro e..mi
porta anche il caffè.
Annuì ripetutamente davanti a quel promemoria, afferrando
così il brick di bevanda mentre andavo a raggirare la mia
scrivania:
«Sì, lo so. Hai chiamato Scott?»
le dissi, concedendomi un sorso corposo di caffè, che
deglutì poco dopo e lentamente
«Uhm.»
fu il mio unico commento positivo sulla bevanda, prima di mettermi
seduto sulla mia bellissima e nuovissima poltrona di pelle.
«Sì,
ha detto che la richiamerà per le 10:30» rispose
Selene
«Ma
alle 10:30 ho una riunione..»
«Non
più, gliel'ho spostata a domani, visto che oggi è
imbottigliato sulla 34esima a causa dei lavori in corso ed ha
già altre riunioni più importanti, che richiedono
maggiore attenzione..»
Ecco perché
l'ho assunta.
Appoggiai comodamente la schiena contro lo schienale della poltrona,
sollevando un sopracciglio verso l'alto e mostrandole un leggero
sorriso piacevolmente colpito davanti alla sua
professionalità.
«Ottimo.
Oh, hai chiamato..come si chiama? Quella con i denti storti?»
la incalzai, schioccando le dita di una mano a mezz'aria.
«..Kelly?»
ipotizzò Selene, aggrottando la fronte in maniera perlessa
«Esatto!
Lei!» confermai, appoggiando il caffè sul tavolo
mentre
saettavo lo sguardo su quella pratica che le avevo richiesto la
mattina. Così la gente dovrebbe lavorare!
«Sì,
l'ho chiamata e le ho detto che se non porta il manoscritto in tempo,
non le darà una data di pubblicazione..»
continuò Selene, ricevendo solamente qualche cenno
affermativo del capo da parte mia
«Ah,
Capo ha chiamato anche l'avvocato dell'immigrazione..»
Risposta sbagliata.
Sospirai: «No,
cambio di programma: chiama Scott e passamelo sulla linea 2. Annulla la
mia presenza alla riunione: di pure che sono imbottigliato da qualche
parte e..temporeggia con l'avvocato.» conclusi, sfogliando
alcune
pagine di quelle scartoffie, salvo poi fermarmi all'improvviso «Oh,
sì chiama anche il comunicato stampa: Tom
pubblicherà il suo manoscritto.»
«Davvero?!»
chiese Selene con così tanto stupore, che si
meritò un
mio sguardo. In effetti le feci una panoramica dalla testa ai piedi,
aggrottando però la fronte non appena i miei occhi si
soffermarono sul suo busto
«E'
nuova quella camicia?» le chiesi, mantenendo la fronte
crucciata,
prima di abbandonarmi ad un sospiro che sapeva tanto di non rispondere, non importa
«..Comunque,
no. Non ancora ma ci sto lavorando. Confido che Tom si
deciderà
presto, soprattutto quando ormai il comunicato stampa ne
sarà
praticamente a conoscenza» conclusi, ammiccandole con una
certa
intesa, prima di tornare alle mie scartoffie.
«Wow..Bel
colpo.» concluse Selene, difficile capire se lo fece con
sincerità o con sarcasmo.
Sospirai piuttosto pesantemente, afferrando il caffè mentre
andai ad accendere il laptop: «Quando
vorrò i tuoi complimenti, te li chiederò»
borbottai senza cattiveria ma con tono assolutamente esasperato per
tutta la giornata che avrei dovuto passare. Non tanto per le
conferenze, le riunioni o per Tom, quanto per quello stupido avvocato
dell'ufficio immigrazione.
Mi portai il bicchiere vicino alle labbra, fermando il braccio
pressoché a metà strada «Aemh..»
mormorai, spostando lo sguardo dal brick a Selene, che nel frattempo si
stava muovendo verso l'uscita del mio ufficio «..Selene»
la richiamai, mantenendo però lo sguardo sul mio bicchiere.
L'assistente si fermò improvvisamente, compiendo giusto un
paio di passi indietro per tornare così a guardarmi
«..Chi
è..» assottigliai lo sguardo, cercando di
decifrare la scrittura «..Chi
è Drew? E perché vuole che lo
chiami?» non mi
ricordava assolutamente nulla quel nome, in effetti, tant'è
che
feci ruotare il bicchiere verso di lei, mostrandole il nome, il numero
e quel breve messaggio.
L'assistente non rispose subito ma mi bastò osservare il
modo in cui
arrossì all'improvviso, per poi sbiancare con la stessa
velocità
«Beh, veramente quello era il mio caffè..»
Sollevai un sopracciglio verso l'alto, non so dire se ero
più
colpito dal fatto che mi avesse detto la verità o che avesse
osato darmi il suo caffè.
«E
perché sto bevendo io il tuo caffè?» mi
venne naturare chiederglielo.
«Perché
il suo si è rovesciato.»
Sollevai entrambe le sopracciglia mentre contemporaneamente abbassai
gli angoli della bocca verso il basso, mostrandomi visibilmente
impressionato da tutta quell'onestà, che mi era stata
mostrata. Mi concessi un altro sorso corposo ed attento di quel
caffè, che trattenni per qualche istante in bocca,
assaporandolo
con attenzione, prima di deglutirlo.
«Quindi
tu bevi caffelatte di soia amaro alla cannella..»
«Esatto..»
«Uhm..»
mormorai, spostando ripetutamente lo sguardo da lei a quel
caffè, poco convinto. Lo sa che non credo alle coincidenze.
«..Mi
fa pensare al Natale ogni volta» aggiunse, forse per una
semplice giustificazione o forse perché aveva intuito quel
mio sguardo non proprio sicuro
«E'
un caso che lo beva anch'io?» mi venne naturale farle questa
domanda. Lo ammetto, un po' vederla entrare nel panico mi divertiva ma
sapevo anche che era l'unica in tutti e 72 i piani dell'edificio, che
avrebbe sopportato questo genere di pressioni da parte mia.
«E'
incredibile ma lo è.» mi rispose concedendosi un
profondo
respiro dalle narici, prima di rivolgermi un largo sorriso. Il telefono
iniziò a squillare, tant'è che la ragazza fu
costretta ad
indietreggiare nuovamente, continuando «Non
berrei..Non berrei mai il suo caffè di proposito e solamente
per
paura cheilsuopossarovesciarsi....Pronto?! Ufficio del Signor
Dane» rispose così al telefono, dandomi modo di
apprezzare
nuovamente quella "strana"
situazione, che paradossalmente mi mise il buon umore. O forse era
tutto merito del caffè.
|