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Astri Solitari
Esistono due tipi di
persone, al mondo: ci sono gli eroi, i protagonisti, coloro che si trascinano
dietro schiere di spettatori estasiati, quelli la cui esistenza stessa è come
uno spettacolo di forza esplosiva e sono in grado di mozzare il fiato, come se
fossero dei prorompenti fuochi d'artificio; ci sono poi gli ammiratori, loro
seguaci, quelli che passano il tempo ad arrancare alle calcagna di quei pazzi
semidei che bruciano in fiammate portentose, scaldandosi al loro calore, ebbri
della linfa vitale che sgorga a ogni loro gesto e completamente assuefatti alla
loro energia, quelli che non sono altro che ombre confuse che, non appena il
fuoco si spegne, si dissolvono con esso. E poi, ci sono le persone che non
rientrano in alcuna di queste due categorie: individui silenziosi, anonimi
osservatori del mondo, invisibili ai più e inesistenti per chi non li sa
individuare; non sfavillano come supernove né si affannano come asteroidi
attratti da una gravità aliena, ma sono astri solitari che viaggiano a una
velocità propria e si muovono in una dimensione a cui unicamente loro possono
accedere, emettendo un debole bagliore, raro e bellissimo.
La volta celeste
s'infiamma e strepita dell'arte antica: un boato lascia tutti a bocca aperta,
mentre un lampo di luce dorata investe i volti festosi della gente di Konoha;
scintille gialle si allungano tra le stelle, simili a zampe di ragno, e, nel
mezzo, scoppiettanti faville azzurre fanno vociare di meraviglia gli adulti e
ridere di stupore i bambini. Sotto il cielo ruggente, i placidi ciliegi in fiore
giacciono candidi, indifferenti al fatto che la loro bellezza venga oscurata,
per qualche minuto, dal fascino sconvolgente dei fuochi d'artificio; i petali
rosa, accompagnati dalla brezza, abbandonano gli esili rami e si adagiano a
terra, posando sulla Festa della Fioritura un delicato velo primaverile.
Itachi Uchiha osserva,
dalla sua postazione di vedetta, quell'unico paio d'occhi che non è levato verso
il cielo: non lo incrocia, non oserebbe distrarlo dal minuzioso esame di ogni
singolo petalo caduto in terra. Quello sguardo pallido, timoroso, che non si
spalanca quasi mai e rimane nascosto tra le lunghe ciglia nere, è capace di
esercitare un fascino irresistibile su coloro che sono abbastanza fortunati da
saperne cogliere la bellezza; il ragazzino lo sa bene: lui stesso riconosce di
esserne vittima.
Decide di sfilarsi la
maschera ANBU per poter contemplare al meglio la bambina, stretta alle gambe del
nobile padre: lo yukata immacolato a fiori eleganti pare avvolgerla come una
crisalide, mentre lei nasconde il viso dietro a quelle dita magre raccolte a
pugno sulle labbra sottili, dietro alla frangia di quel caschetto corvino che
contrasta con la sua pelle facendola apparire ancora più diafana, simile a
quella di un bambola di porcellana. In quel momento, la differenza tra sé e la
piccola Hinata Hyūga
è più lampante e amara che
mai: lei, un innocente bozzolo di quieto splendore; lui, un guerriero scelto
della Foglia, un oscuro, freddo assassino.
Un ennesimo fuoco
artificiale esplode nel cielo, ma gli occhi dell'Uchiha non si fanno abbagliare
che da quel piccolo fulgore di bellezza nascosta che solo lui pare cogliere in
quel tripudio di luce rumorosa. La bimba, riscossa dai suoi pensieri a causa del
fragore, solleva lo sguardo bianco, casualmente, in direzione di Itachi,
costringendolo ad abbandonare quella visione per slanciarsi verso il ramo di un
albero e celarsi tra le fronde fitte, prima che lei possa vederlo: il ragazzo
non potrebbe mai permettere che quelle iridi impalpabili incontrino le proprie,
di un nero sanguigno; sa che quel candore impossibile è troppo delicato e
prezioso per correre il rischio di contaminarlo con la sporcizia di una vita
persa nell'ombra. È giusto così, anche se quella peculiare nostalgia di una
possibilità irrealizzabile inonda il suo petto come una marea acquitrinosa.
Desidererebbe con tutto il
cuore essere una persona ordinaria, ma è consapevole di essere segnato, come gli
altri membri del suo clan, da un destino che lega indissolubilmente l'amore alla
rabbia e alla distruzione. Gli piacerebbe rimanere al Villaggio e non dover
fuggire di lì a pochi giorni, dopo aver portato a termine il suo compito, e
poter avere un'occasione di vivere libero dalla maledizione degli Uchiha, ma sa
che ciò non sarebbe possibile: l'omicidio sporca l'anima di macchie indelebili e
contagiose per chiunque vi entri in contatto, e l'ultima cosa che lui vuole è
inquinare il candore perfetto celato in quegli occhi opalescenti. Guarda ancora
Hinata, nuovamente impegnata a esaminare il suolo e carezzare i petali di
ciliegio con la punta di un piede, libero dal geta: quella scena così innocente
e spensierata lo fa sorridere intimamente e gli fa desiderare di poterne
condividere la purezza; ma la piccola Hyūga appartiene a quella terza categoria
di persone, quelle che esistono, intangibili, osservando e toccando il mondo
senza che esso possa sfiorarle, talmente rare che non deve essere concesso ad
alcuna lordura di obliterarne la delicata bellezza. Tuttavia, la volontà di
Itachi è ancora troppo giovane e cupida per privarsi anche dell'illusione di
potersi addentrare in quell'aura limpida, così ne ruba l'immagine, osservandola
da lontano.
Dal suo nuovo
nascondiglio, l'Uchiha fa vagare lo sguardo tra la folla in festa, cercando di
impedire alla malinconia di prendere il sopravvento sulla sua lucidità: nei
lampi di luce intermittente, individua il fratello Sasuke che ride, estasiato
dallo spettacolo pirotecnico. L'otōtosan è coetaneo di Hinata, abbastanza
giovane da non aver ancora conosciuto il rancore ancestrale del clan: la sua
anima è ancora intonsa e, forse, gli sarebbe stato possibile salvarlo portando a
termine la missione assegnatagli dal Terzo Hokage. Un nuovo moto di rimpianto
per un futuro già scritto gli stringe lo stomaco: dovrà lasciare Konoha, non
avrà la possibilità di consolare il proprio fratello, né di vederlo crescere;
non potrà assistere alla fioritura della bellezza della dolce Hyūga, né averla
accanto come giovane donna. Ma, nell'intimo, la speranza che lui possa, un
giorno, guardarla con i suoi stessi occhi lo rincuora e rende l'idea
dell'imminente abbandono meno amara: la luce irradiata da quell'angelo niveo
potrà placare il nero spirito del Fuoco, ribollente di rabbia, ancor prima che
si manifesti, e salvare Sasuke dalla maledizione d'odio che incombe su di lui
fin dal suo concepimento come Uchiha.
Abbracciato questo
miraggio, sospirando, il ragazzo riporta la sua attenzione su Hinata per
ammirare ancora una volta il suo silente fascino, ma si ritrova a trattenere il
respiro per la sorpresa quando avverte gli occhi bianchissimi di lei piantati
nei propri, bui, spalancati. Forse per senso di colpa, forse per codardia,
Itachi si sottrae immediatamente alla sua vista, compiendo lunghi balzi per
allontanarsi il più in fretta possibile dal nascondiglio ormai scoperto. Mentre
si dilegua nella notte, immagina la bimba ancora lì, stretta alle gambe del
padre, con le labbra dischiuse per lo stupore, unica silenziosa osservatrice ad
averlo scorto nell'oscurità delle fronde di cedro, e davvero non riesce a
pentirsi di quel breve contatto che ha permesso loro, due astri solitari, di
incontrarsi, anche solo in uno sguardo.
______________
Note
dell'autrice
La one-shot partecipa al contest "Abnormalize
- crack pairing multifandom contest" indetto da
Amens Ophelia sul
forum di EFP.
Pacchetto-prompt "Macbeth":
“A quel tempo danzavano per le strade
come pazzi, e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone
che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i
pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito,
quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano,
bruciano come favolosi fuochi d'artificio gialli che esplodono simili a ragni
sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!».”
(J. Kerouac, Sulla strada)
Innanzitutto, ringrazio (di nuovo)
Ophelia-san per aver indetto questo interessantissimo contest, che mi ha dato la
possibilità di scrivere su un crack pairing che, probabilmente, non avrei mai
preso in mano senza una spinta esterna. Poi, ovviamente, ringrazio te, lettore o
lettrice, che sei arrivato a leggere fino in fondo alla pagina, e spero che
questo scorcio un po' malinconico dell'anima di Itachi ti sia piaciuto!
Giusto per amor di chiarezza (in caso
non sia stata abbastanza brava a farlo capire nel testo, eheh), la storia è
ambientata durante una Festa della Fioritura dei Ciliegi, proprio pochi giorni
prima che l'Uchiha, appena tredicenne, stermini il proprio clan (Hinata ha,
dunque, sei anni).
Amo il pairing Hinata/Uchiha, che si
tratti di Itachi o Sasuke, e le ragioni sono descritte proprio in questa
one-shot: forse, l'innocenza di Hinata sarebbe davvero in grado di tirare in
salvo i membri del clan dal mare di rabbia e oscurità a cui sembrano
destinati... O almeno mi piace pensarlo! Certo, non è una "fan fiction con crack
pairing" tradizionale, visto che non c'è una vera e propria storia d'amore, ma
ho preferito mantenere l'innocenza di quelli che, nonostante i loro
background, sono pur sempre dei bambini.
Dunque, ti ringrazio ancora per aver
letto questa mia prima pubblicazione su EFP e spero che vorrai dare un'occhiata
anche alle mie future (molto, molto future) storie, attualmente in
cantiere!
Baci,
SnS
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