Piccola Peste

di Zola_Vi
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Narra: Ploon. 

 

*Lettera*

 

Piccola bambina mia,

se stai leggendo tutto questo é molto probabilmente perché sei tornata a casa, dopo un lungo tempo. 

Ho sempre saputo che un giorno saresti andata via per un po’, anche semplicemente con una scusa banale e innocente, per scrollarti dalla testa tutto ciò che hai passato di orribile in questo luogo. 

Ed é esattamente ciò che sto facendo io, in questo momento. 

Sto scappando, Ploon. 

Sei una donna, ormai. 

Sei molto più matura di me, e sicuramente hai imparato a vivere anche senza la tua mamma. 

Lo hai sempre fatto, non é vero?

Mi vuoi bene. 

Ma sei sei diventata così, come sei adesso, tuttavia, é solo merito tuo. 

Sono sempre stata troppo fragile per prendermi cura anche di te, nel modo in cui meritavi. 

Non mi hai mai fatto pesare nulla, ma credimi, so ciò che ho commesso. 

Ho rovinato la tua vita, sebbene io abbia cercato di dimenticarlo per tutto questo tempo. 

Dovevo essere forte, per entrambe: invece, ho lasciato lo fossi tu, facendoti crescere troppo in fretta, bruciando la tua tenera infanzia. 

L’unica persona che posso ringraziare, per averti reso tutto questo un po’ meno difficile é Harry.

Lui, forse, é stato l’unico a non averti fatto perdere il sorriso e la speranza.  

Ti sei aggrappata al suo corpo perché era l’unica tua certezza in una vita estremamente confusa. 

E, sebbene ti abbia fatto soffrire, sei riuscita a perdonarlo, in fin dei conti, dopo cinque lunghi anni passati senza di lui. 

Non é cosa da poco, sai?

E’ per questo motivo, per il mio troppo orgoglio, che ho rovinato il rapporto con tuo padre. 

Se mi fossi comportata come te, magari saremmo ancora una famiglia. 

Per questo, non penso di poterti far comprendere con quanto amore io ti abbia vista diventare una donna. 

Probabilmente non ci crederesti. 

Soprattutto dopo questo momento, in cui ti sembrerà di essere stata abbandonata, un’altra volta. 

Ma non é così, tesoro. 

Io vivo con te, tu sei sempre nel mio piccolo cuore: nonostante le apparenze ti dicano il contrario. 

Abbiamo lottato insieme per così tanto tempo. 

Tu più di me. 

Mi hai insegnato così tanto, amore mio. 

Sei stata la mia roccia, il mio punto di riferimento. 

Sono così fiera della mia bambina. 

Della tua invulnerabilità, del tuo coraggio, della tua sensibilità, della tua bontà incondizionata. 

Voglio ricominciare a vivere, proprio come hai fatto tu, come tu mi hai insegnato. 

E se ti lascio libera, non é perché io non ti voglia accanto a me. 

Ma perché penso tu possa essere più felice in questo modo. 

Ti voglio bene, piccola mia. 

Non ti dimenticherò mai, sii felice come meriti. 

 

*Fine Lettera*

 

Narra: Harry. 

 

-Hai avuto una bella faccia tosta a partire senza venire a salutarmi eh- 

Sorrisi, guardando mia sorella rimproverarmi giocosamente. 

Grazie solo alla straordinaria lucentezza dei suoi meravigliosi occhi, capii quanto mi amasse e gli fossi seriamente mancato. 

Mi diede una spallata, ridendo, e prese, cercando di darmi una mano, una delle mie valige per portarle nella mia stanza. 

La osservai allontanarsi da me, ricordando quanto da piccolo la cacciassi via per qualsiasi cosa, perché mi innervosiva: adesso, invece, cresciuto e maturato, avrei solo voluto stringerla tra le mie braccia. 

Mi guardai intorno, notando immediatamente il salotto, perfettamente pulito e in ordine. 

Era raro vederlo in quello stato. 

Sghignazzai, pensando che, forse, Gemma, per una volta, si era data da fare per non far sembrare un porcile la casa ai miei amici. 

-Hai intenzione di rimanere lì impalato ancora per molto? O vieni su e mi racconti qualche novità?- 

Le sorrisi e senza nemmeno risponderle, la raggiunsi, salendo le scale dal piano terra a quello di sopra. 

Le schioccai un semplice bacio sulla guancia e iniziai a parlare come se non volessi più fermarmi. 

 

-Per quale motivo potrebbe stare così?- 

-Magari, sebbene voglia nasconderlo, tutta la faccenda di Arya e del tuo strano comportamento non l’ha ancora dimenticata totalmente…- 

-Non credo sia questo. C’é qualcosa… di più, questa volta- 

Sospirò, sistemandosi in una posizione più comoda sul mio letto: intrecciò tra di loro le proprie gambe e curvò la schiena, stringendo con le sottili braccia un morbido cuscino blu. 

-Magari era semplicemente nostalgica e le mancava Holmes Chapel. Sai, non se n’era mai andata, magari lasciarla per tutti questi mesi le ha fatto effetto- 

-Non é così…- storpiai la faccia, non d’accordo sulla sua teoria. 

-E’ comunque una ragazza, Harry. Anche se fa la dura per la maggior parte del tempo, é come tutte noi altre: attaccata ai ricordi e ai luoghi a cui si riferiscono- 

Stetti zitto, ascoltando con attenzione le parole di mia sorella. 

Forse aveva ragione. 

Anche se ancora non ne ero convinto totalmente.

-Dovresti vederla, Gemma- 

Il suo sguardo, serio e imperscrutabile, si girò verso la finestra: cercando d’arrivare fino alla stanza di Ploon, nella casa accanto alla nostra. 

-Lo farò, adesso- 

S’alzò, all’improvviso. 

Si tirò una volta la coda pendente sulle sue spalle per sistemarla e mi girò le spalle. 

-Vengo con te- 

-No. Per capire bene la situazione, ho bisogno di stare con lei da sola-

Annuii semplicemente, fidandomi di lei. 

 

Narra: Gemma. 

 

Suonai il campanello di casa sua, due o tre volte.

Molto lentamente, dopo qualche minuto, vidi aprirsi la porta. 

Sorrisi, aspettandomi di vedere il volto di Ploon fare lo stesso. 

Ma, contro ogni aspettativa, tutto ciò che notai furono due occhi celesti come il ghiaccio, seri e impavidi, studiare il mio corpo. 

Neanche dopo pochi secondi, il suo sguardo finse un sorriso. 

Immobile, davanti al ciglio della porta, mi fissava. 

-Gemma- sussurrò. 

Io, incapace di aggiungere altro alle sue parole, feci solo un passo in avanti, verso il suo corpo. 

Istintivamente, l’abbracciai. 

Che fine aveva fatto tutta la sua energia?

L’ultimo ricordo che avevo di lei era una calda risata e un sorriso smagliante rivolto a mio fratello, pazzamente innamorato di lei. 

Sentii gelarmi il cuore, solo toccando la sua pelle estremamente fredda. 

-Come stai?- chiese, con un tono di voce totalmente spento. 

Annuii, sorridendole dolcemente, per farle capire che, per me, tutto andava bene. 

Non le feci la stessa domanda: semplicemente perché sarebbe stato inutile.

Lei sapeva che avevo capito tutto dal momento in cui avevo sfiorato il suo corpo, era ipocrita farle credere il contrario. 

-Posso entrare?-

Il suo occhi s’accesero, assumendo un aspetto ancora più grave. 

E, tutto ad un tratto, come se volesse nascondere qualcosa, chiuse la porta, velocemente, dietro di sé. 

-Facciamo una passeggiata- disse indicando la strada. 

Feci un cenno di capo, aspettando che facesse lei il primo passo. 

Indossava una larga felpa grigia, pendente su degli stretti leggine color nero pece. 

I suoi capelli, solitamente color oro e splendenti, adesso, erano raccolti in una bassa coda, bui. 

Senza la sua allegria, tutto in lei pareva troppo… strano. 

Tutti quelli che la conoscevano sapevano che, nonostante fosse in corso un uragano, lei rimaneva positiva e piena di luce. 

Ma adesso? Cosa le era capitato di così sconvolgente da aver cambiato tutto quello che la distingueva dalle altre persone?

 

-Allora?-

Ancora dovevo togliermi le scarpe, nell’ingresso di casa, quando mio fratello mi raggiunse di corsa, tempestandomi di domande. 

Mantenni il capo basso, per un po’ di tempo, senza degnarlo di una risposta, continuando a pensare. 

Corrugai la fronte, non sapendo se essere spaventata o preoccupata da quello che avevo appena visto.

Alzai il volto verso Harry, solo quando trovai le parole giuste da usare in una situazione del genere. 

-Ricordo solo un momento nel quale… lei… ebbe un simile sguardo- 

Lui aggrottò le sopracciglia, capendo esattamente a cosa mi riferissi. 

-Quando il padre l’ha abbandonata- affermò lui con sicurezza, togliendomi le parole di bocca. 

 

Narra: Harry. 

 

*Flashback* 

 

-Harry, devi stare vicino a Ploon, adesso più cha mai-

Mia madre, seria come poche volte l’avevo davvero vista, prima di andare a dormire, aveva voluto parlare con me, nella mia camera. 

Aveva detto si trattasse di un argomento delicato. 

-Anche se lei magari ti caccerà via. Sai com’é, non vuole mai essere aiutata da nessuno, ha bisogno di te. E’ ancora una bambina e tutto quello che le sta accadendo é troppo per lei. Tu sei più grande, Harry, lo puoi capire, no?-

Io avevo annuito, ma in realtà, alla fine, avevo fatto il contrario di quello che mi aveva chiesto. 

Avevo solo complicato le cose a Piccola Peste, e dopo sei mesi l’avevo persino lasciata anche io. 

Ero stato immaturo e insensibile. 

Nel momento del bisogno l’avevo trascurata. 

Anche se era quello che mi aveva esplicitamente chiesto, avrei dovuto comunque lottare per starle accanto. 

Lei c’era sempre stata per le mie piccole stronzate, mentre io, dai suoi grandi e seri problemi, ero scappato. 

Era tutto più grande di me, in quel periodo. 

Il sentimento che iniziavo a provare per lei. 

Il suo dolore.

Non sapevo come gestire le cose. 

Ero solo un comune ragazzino. 

-Mamma- 

-Si?- mi aveva sorriso, dolcemente. 

-Oggi sembrava una persona completamente diversa- 

Lei aveva abbassato lo sguardo, prendendomi una mano, e accarezzandomela con delicatezza. 

-Tu, meglio di tutti gli altri, Harry, dovresti sapere che Ploon é una ragazza forte, ma… ha anche un lato fragile, quasi estremamente opposto al primo. Che può essere mostrato anche solo dal silenzio, e non necessariamente dalle lacrime- 

 

*Fine Flashback* 

 

Entrai in quella casa, piena di ricordi ingenui e dolci. 

La porta era stata lasciata aperta: forse il pesciolino si era dimenticato di chiuderla. 

Sorrisi, pensando alla sua sbadataggine. 

Accigliai lo sguardo, quando sentii che il solito profumo di rosa che inebriava l’aria, non era presente. 

Mi guardai intorno, insospettito e stranito, quando sbarrai gli occhi non appena vidi il soggiorno. 

Ogni singolo foto, ogni ricordo ed ogni oggetto era distrutto. 

O a terra. 

O in mille pezzi. 

Colto da un improvviso istinto di paura, misto ad incredulità, guardai le scale che conducevano alla camera di Ploon. 

Feci per salirle, di fredda, correndo, quando, totalmente preso alla sprovvista, la vidi seduta lì, sullo scalino più alto. 

Teneva il capo appoggiato alle ginocchia, con i capelli lunghi che nascondevano il proprio viso. 

Tra le mani stringeva con forza un piccolo foglietto di carta ingiallita, ormai stropicciato. 

Sembrava volesse scomparire dalla faccia dalla Terra, solamente stringendo attorno a se, così tanto, il suo corpo.  

Non poterle vedere il volto mi terrorizzò. 

E, incapace di raggiungerla, stetti fermo a guardarla. 

Cosa le stava capitando di tanto orribile da distruggere qualsiasi cosa avesse intorno?

 

Narra: Ploon. 

 

Digrignai i denti non appena vidi il corpo di Harry di fronte al mio, preoccupato e incapace di dire qualsiasi cosa. 

Da quanto era lì? 

Ad assistere a questa scena disgustosa?

Mi asciugai il volto dalle mille lacrime che lo ricoprivano. 

Mai e poi mai, mi ero promessa, qualcuno mi avrebbe vista piangere un’altra volta. 

Non gli dissi nulla, proprio come lui. 

Abbassò lo sguardo, e io accigliai le sopracciglia, quasi offesa dalla pena che provava nei miei confronti, in quel momento. 

-Vuoi sapere una cosa?- risi, istericamente. 

Tornò a posare i suoi occhi color smeraldo sui miei. 

-Tieni- 

Gli lanciai quel pezzo di carta orrendo che tenevo tra le mani disperatamente. 

Corrugò la fronte, afferrandolo dal pavimento. 

-E’ buffo, no?-

Lentamente, lesse tutta la lettera. 

E io, nel frattempo, sentii stringermi il petto da una fitta lancinante di solitudine e dolore. 

-Sembra che tutte le persone all’interno della mia vita, ad un certo punto, fuggano da me. Forse sono una persona davvero orribile- sghignazzai, stringendo con la mia presa la carne delle mie gambe, arrossate dal gelido freddo invernale. 

Forse stavo avendo una crisi di nervi. 

Forse stavo impazzendo. 

Forse ero destinata a rimanere sola. 

Forse non dovevo più fidarmi di nessuno, amare più nessuno. 

Strappò il foglio che teneva la tre mani, con sguardo duro e sofferente. 

Vidi una semplice lacrima cadergli dal viso. 

E io, incredula e rapita da quell’atto, mi alzai di scatto, scendendo le scale per correre tra le sue braccia. 

Sentire il profumo della persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo mi fece sentire “meglio”.

Almeno lui era ancora con me, e toccarlo e abbracciarlo me ne dava la conferma.  

Lo strinsi a me con tutta la forza della mia anima, come per non voler lasciare andare via anche lui. 

Sapeva che in momenti come questi, non c’é nulla da dire o da capire, così si limitò a stringermi al suo corpo.

-Harry. Ti prego, dì qualcosa. Qualsiasi cosa. Se continuerò ad ascoltare il silenzio, anche solo per un momento, ho paura di non farcela- 

La sua voce era l’unica cosa che avrebbe potuto salvarmi. 

Lo avevo sempre saputo.

Anche quando mio padre se ne era andato. 

Lui solo avrebbe potuto aiutarmi, per davvero. 

-Non riesco più a vedere nulla chiaramente- 

Sentii il suo respiro farsi più costante, più caldo. 

-Fuggiamo- disse solamente. 

E il mio cuore, sebbene pensassi non potesse più farlo, sorrise. 

Tra le tante cose che avrebbe potuto dire, pronunciò proprio quella più insolita e impensabile. 

-E dove?-

-Ovunque tu voglia. Io e te, da soli- 

-Sarebbe bello…- sussurrai. 

-Possiamo farlo- 

 

Ciao a tutte <3 
Sto scrivendo per dirvi che questa storia é finita qui... 
... ma.. c'é il SEQUEL "Piccola Peste 2" con un po' di novità <3 
Spero andrete a leggerla :3 
Mi raccomando, ditemi se vi é piaciuto questo finale un po' ricco di suspance :O 
A presto <3
Un bacione enorme, 
-Zola. 

 





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