A
te, che sei sempre qui.
Mi sorridi, sempre.
C'è qualcosa di incomprensibile in
quel paio di occhi che trovo sempre a fissarmi. Mi guardi, non parli,
sorridi e
ti volti. Che poi vorrei anche riuscire a capirti, riuscire a
decifrarti. Cosa
pensi quando mi guardi? Dimmelo, parla. Vorrei
urlarti contro, dirti di parlarmi, di farti capire ma no, è
tutto
inutile perchè preferisco stare lì, in silenzio,
ad aspettare. Ad aspettarti. Sempre.
Però ti sento,
sappilo. Anche se non parli, sento il tuo sguardo
addosso, sento te. Sotto la mia pelle. Che il tuo sguardo me lo sento
ovunque,
tra le costole, nello stomaco - nel cuore - e ci sei, anche se non ci
penso,
anche se non voglio pensarci, anche se ti evito. E posso far finta di
odiarti,
di odiare quello che fai, quello che mi fai provare ma poi, ti odio
davvero?
Non credo e non credi nemmeno tu. E dimmi, cosa provi quando i tuoi
occhi
incontrano - per errore, davvero?- i miei? Che mi sento sopraffare da
quel tuo
sguardo, da quegli occhi scuri che starei ore a guardare. Starei ore a
guardarti, in realtà. Ma sai come sono, no? Io, gli occhi,
li ho sempre rivolti
verso il basso quando ci sei tu. Che tu comunque continuerai a farmi
questo
effetto, che se potessi probabilmente ti odierei per questo ma non
posso, né
ora né in futuro. Che comunque, anche se mi costa
ammetterlo, te sei sempre
qui, nei miei pensieri, anche se lo nego, anche se non voglio -
davvero?- E va
bene, va sempre bene quando si tratta di
te. Credo tu sia il mio limite, sai? Quel qualcosa che raggiungi con
fatica e
che non puoi, non riesci, non vuoi superare. E non si tratta di
accontentarsi,
no, si tratta di essere impossibilitati, si tratta di un qualcosa
più forte di
noi, che non si può superare, non si può
abbandonare.
E se avessi quel po' di
coraggio che mi manca, verrei
da te. Ti chiederei di scegliere, di smettere di guardarmi così,
di fare un
passo verso di me che poi l'altro
lo faccio io. Ma io questo coraggio continuo a non averlo e tu continui
a non
farlo, quel passo. Ed a me continua ad andare bene così,
alla fine. Che tu ci
sei ed io sono legata a te, dal tuo sguardo che sento su di me, sempre,
e da
quel qualcosa che sento in me, qualcosa che ho paura di definire. Che,
forse,
non saprei nemmeno come definirlo quel peso sullo stomaco che sento
quando ci
sei tu, quel dolore al petto - al cuore -, quel rossore che comunque
c'è sempre
ma che, quando ci sei te, aumenta. E tu lo vedi ma fai finta di non
vederlo. E
forse è meglio, sai? Si sta meglio così,
nell'incertezza ma nella garanzia di
averti qui, con me, sempre. Che il tuo sguardo la mia mente non lo
scorda, e
nemmeno il mio cuore.
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