Valentine's Day in Chicago

di Neverland98
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Fuori dalla recinzione era tutto un altro mondo.
Nel mondo esterno ogni occasione era buona per festeggiare.
Natale, Pasqua...
San Valentino.
E' la festa degli innamorati, gli aveva spiegato Evelyn, un sorriso sbilenco e gli occhi pozzi di lacrime mai versate.
Anche senza sapere bene il motivo, a Tobias era sembrato giusto passare quel giorno da solo, sullo strapiombo, in compagnia dei ricordi che si abbattevano su di lui con la stessa violenza delle onde sulle rocce più in basso.
La festa degli innamorati.
Tobias se l'era ripetuto mentalmente centinaia di volte, senza mai trovare un senso.
Lui era innamorato, certo, ma che senso aveva? Che senso aveva amare qualcuno che non c'era più? Qual era l'utilità di un sentimento - di un legàme - simile, se non sofferenza e rabbia e disperazione?
Se Tris fosse stata lì, se le cose fossero andate diversamente, se David, se Jeanine, se Eric, se Max, se Edith.
Se lui non si fosse sentito vuoto come un fantoccio.
Il rimpianto era un macigno posato sul cuore con compostezza e eleganza, una nota di sottofondo che ormai era parte di lui e da cui non voleva separarsi.
L'amore per Tris era qualcosa di troppo forte per essere dimenticato, una ferita slabbrata e deforme che proprio non ne voleva sapere di cicatrizzarsi.
E mentre il vento agitava le onde sotto lo strapiombo, cadeva l'ultimo sospiro - l'ultima lacrima - per un amore che era stato troppo e troppo poco.




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