Mi
dispiace. Mi dispiace tantissimo di aver reso l’attesa così lunga.
Quindi
capirò benissimo se chi seguiva la fic non recensirà,
avrà perso l’interesse, avrà perso fiducia…vi capisco.
La
fic è restata in betaggio a
lungo, ma la mia povera beta ha esaurito il tempo materiale per occuparsene e,
piuttosto che infierire sul già scarso tempo a sua disposizione, ve la posto
finalmente, non betata ma comunque qui.
Perdonatemi ancora per l’attesa.
E,
se vorrete comunque leggere, spero non resterete delusi.
-
Don’t look at the world- You may cry now
Epilogo
Quando ci svegliammo lei
era girata su un fianco e radicalmente fuori dalle mie braccia, per quanto le
fosse concesso da un letto singolo.
Non rammentavo nemmeno lontanamente il suo calore o se avesse avuto gambe
vellutate o prive di carne piacevole al tocco.
Non le ricordavo, quelle gambe –troppo lontane. Non le ricordavo le sue labbra
–perché non avevano più sfiorato le mie da quando aveva realizzato chi ero (Che
modo stupido di dirlo, non l’ha realizzato nemmeno dopo!) .
Non ci eravamo guardati in faccia per neanche un secondo, dopotutto.
Perché guardarla mi avrebbe fatto paura.
Perché guardarmi l’avrebbe istigata a mordere più forte, stroncarmi la gola,
artigliarsi al mio petto trapassandomi il cuore –che cosa insensata, lei ci
era già riuscita, anche senza lasciare segni.
Ma dei lividi, sulla sua
schiena, c’erano comunque.
Quelli dei piccoli pugni che erano stati solo ossa percosse sulla sua carne,
quando lei ne aveva poca.
C’erano i graffi, sulle costole e sui polsi –proprio lì, aveva indugiato
allentando la presa solo quando mi ero deciso, ostinato, a guardarla
finalmente, negli occhi.
I miei occhi, non potrebbe mai ucciderli.
Ha detto di essere stata sciocca ma non ha pianto, comunque.
L’ha ripetuto più e più
volte strofinandosi le mani sugli occhi, indugiando su lacrime che non stava
affatto versando, mentre le accarezzavo i capelli, mite e rassegnato.
Potrei dire di essere stato uno di quei rari uomini violentati da una donna.
Ma non sono un bambino, né la sua violenza è stata di tipo carnale.
Proprio per questo, è dura riprendersi.
Proprio per questo, ho desiderato di ucciderla tanto quanto lei ha desiderato
di uccidere me.
Ma sfogandomi allora, potevo dirmi quieto, quietissimo.
Era stato abbastanza avere il suo corpo e non il suo cuore.
Era stato abbastanza guardarla muoversi con le anche flessuose sul mio bacino.
Era stato abbastanza guardarle il petto morbido agitarsi al suo respiro aspro.
Più di tutto, pensavo a come sarebbe stato bello vederla nuovamente tutta tonda
e gioiosa in dolce attesa, poi esausta e con un suo pezzo di carne urlante
attaccato al seno.
E non l’avrei mai vista, in tali vesti. Non di un bambino imparentato con me.
Mai, mai, di mio figlio.
La amavo, però. L’avevo voluta morta, ma l’amavo comunque.
Non ha confini, una cosa del genere.
Avevo fatto del mio meglio –sul serio, sul
serio!
Avevo desiderato renderla
sensibilmente felice.
Ma avevo invece finito per invocare ancora il suo odio.
Avevo finto di non vedere quello che il suo corpo
esprimeva, quello che le sue labbra fingevano di aver riconosciuto.
Mi ero illuso fino all’ultimo, di avere qualche speranza: non ne avevo mai
avuta.
Solo, sapevo essere più crudele con me stesso che con altri, alle volte.
Un po’ sempre, a dirla tutta.
Non sono ancora cambiato. Mi piace sognare, come un bambino. Vivere di false
speranze.
Quella è la parte più giovane che abita in me.
Quella, assieme alla mia
fertilità inesistente –come un ragazzino, altro che la bassa statura di mio
fratello!
"Non ci saranno prossime volte, te lo prometto. Resterò
comunque." le dissi, sentendola biascicare qualche parola soffusa nel
cuscino, appena svegliatasi.
"Me lo farò bastare,
sul serio. Sul serio. E…perdonami. Perdonami."
Silenzio denso e stritolante seguì la mia affermazione un poco ironica ma non
priva di genuina convinzione.
Lei lo infranse, voltandosi piano.
"Non
credere che mi serva sentirtelo dire.
E’ colpa mia, ora lo so. E posso crederlo davvero." rise
debolmente e scioccamente, senza osare guardarmi.
Io, invece, la osservai. Anche se non ne avevo più diritto di lei.
Emaciata, stritolata, con le labbra gonfie e il sangue sulle
lenzuola ("Il mio corpo non ci era più abituato, sai. Ed il corpo di Ed era molto diverso dal tuo, come proporzioni.",
aveva detto falsando una smorfia comprensiva sul viso risentito, allo
sciogliersi dal loro amplesso), ma per qualche strana ragione bellissima
comunque.
Con i seni coperti da un pudico braccio come se non vi avessi già posato lo
sguardo a sufficienza, i capelli sparsi scomposti ed elettrici sul cuscino, le
labbra aride ed appena dischiuse.
I suoi occhi fissavano il soffitto pallido e scrostato a tratti e parevano
essersi fatti nerissimi in quel paradiso bruciato di sue ossa e terra, così
simile alla pena e alla desolazione che aveva accolto in casa mia il corpo nero
del mostro che non era mia madre.
"Non dire sciocchezze,
io avrei dovuto evitarlo, io…"
"Ma io volevo questo, dopotutto. Ricordare ancora un po’. Provare un po’
d’amore senza sentirmi in colpa.
A costo di mentirti. A costo di farti soffrire, ho preferito accusarti, ferirti
nel corpo e nel cuore piuttosto che accogliere i tuoi sentimenti. E ti ho fatto
male comunque, vero, Al? Non nego di averlo voluto, ma
non ero io quella nel giusto."
"Nemmeno
io. Io…lo sapevo che non mi stavi
ascoltando. Ma non ti ho più fermata. Perché…" ed arrossii, quietamente
"…perché era vero che io lo volevo. Ma tu puoi considerare tutto questo
come un errore, va bene così, anche perché non ti ha certo fatto piacere. Possiamo…" colpo di tosse, viso tra le
mani, sorriso falsissimo "…dimenticarlo. Non credo mi
resteranno cicatrici, sai."
Le tremò la mano, nel tenderla al mio viso. La lasciò scivolare sulla mia
guancia dolcemente.
Avrebbe sorriso in maniera altrettanto morbida, se non fosse stata così
distrutta da non rammentare come simulare una qualsiasi espressione.
"Forse non è davvero una questione del tipo ‘Io ho
ragione e tu torto’. Puoi arrabbiarti con me, se vuoi, Al. Piangere, se
vuoi. Non lo saprà nessuno. Io non ne ho diritto. Hai pagato
abbastanza, ora lo capisco."
Pausa, silenzio tombale.
"Io non ti
odio, Win. Io ti amo e questo non cambia, eh. Non
cambia, ma posso sopprimerlo un po’, se vuoi che resti qui."
"…puoi
darmi uno schiaffo, piuttosto, se può sollevarti. E’ anormale che tu sia così
buono."
E se ne stette così, tanto calma quanto inespressiva,
solo una piccola smorfia disturbata a torcerle il labbro inferiore.
Dopo una breve pausa a
ponderare su quelle parole che la mia mente non aveva osato concepire come
vere, dilatai gli occhi, sconcertato.
"Ma io lo faccio per te. Per te.
Non ti ho mai chiesto ti ho mai chiesto qualcosa di così trascendentale come
l’amore.
Non ti ho promesso un ‘per sempre’. Non ti ho promesso
niente che implicasse un ‘noi’.
Ti ho solo promesso di
restare. Come prima, finché non avrai trovato qualcuno che sappia sostenerti
meglio di me. Perché chi poteva è morto, ed io non sono che lo scarto rimasto
alle sue spalle.
Calibro ogni parola per non ferirti, quando sono in me.
Doso ogni reazione per non restare solo.
Io sono falso, Win. Falso. Non so vivere. Io non sono
una persona che va bene, per te. Non sono abbastanza positivo da bilanciare la
tua negatività degli ultimi tempi. Non ora."
E risi come aveva fatto lei,
di una risatina angusta e tetra, che sfociò in un singhiozzo senza equilibrio,
strangolato dalla sua improbabile proposta pronunziata mentre fissava ancora il
soffitto, pacatamente svuotatasi.
"…sposiamoci."
"…eh?"
"Sposiamoci, Al. Proviamo ad essere felici,
almeno una volta. Proviamo a ricominciare daccapo, come una vera famiglia. Così che tu "
"Win, tu…non sai di che parli."
"Non c’è nulla di strano, in quello che ho detto, no?"
"Win…io non posso darti dei figli."
"…"
"…non…non potevi saperlo.
Lo sapeva a stento Ed. Questo è stato il mio prezzo per esser stato riportato
indietro indenne, come per la maestra. Ho saltato una fase del mio sviluppo; Ed
ha potuto supplirvi per me solo limitatamente. Il mio corpo è
sterile."
"…non cambio idea."
"…vuoi restare con me per sempre anche in queste condizioni? Non posso darti un “futuro” in forma di un piccolo, nuovo, Ed o dei
figli, se è questo che vuoi."
"La tua presenza sarà abbastanza. La tua presenza come Al."
"Ma se tu non mi conosci sul serio, non ha senso, resteresti ferita."
"No. Io ho deciso che vai bene comunque, perché basta che
tu tenga a me e io a te. Voglio conoscere il vero Al, se non eri tu. Con il tempo potrò amarlo."
Lì ci fu una sosta, e Winry sprofondò ulteriormente
nel materasso; dal cuscino la sentii ingoiare un singhiozzo depresso, senza un
battito di ciglia a tradirne l’esistenza, ma un rumorino soffuso senza sforzi e
colpevole.
"Guardami, come sono sottile e pallida oggi. Ti
pare il corpo di una che può partorire? Un rischio evitato, meglio così. Un
figlio potrebbe uccidermi. O il mio corpo potrebbe uccidere lui. Di
nuovo." allargò dunque un sorrisino eloquente, contratto come in un crampo
allo stomaco "Non voglio essere responsabile di altre morti. Non voglio che
ci siano altre morti per cui soffrire. Quindi, io sarò legata a te e a te
soltanto. Cerca di non morire, per favore. E poi…e poi io non
li voglio, dei figli."
"Win…le donne vogliono sempre dei bambini, un
marito amorevole ed adorato, una famiglia ampia e felice."
"No. Basteremo io e te. I
bambini non mi piacciono, sai."
"Non dire…"
"SUL SERIO. Non ne voglio, sono seccanti e
richiedono troppe cure."
"…"
Lei sospirò.
"…e…e ti si attaccano al grembo con quelle dita paffute e carine e ti
chiedono se ami più lui o il suo papà e non sai mai cosa rispondere loro, anche
perché sono veramente disastrosi e casi persi come il papà, a volte."
sussurrò piano, sigillando una lacrima sottile tra le labbra e premendosi forte
al cuscino, con un sorriso ingenuo.
Non pensai ci fosse altro da aggiungere; conoscevo bene il tipo di padre cui si
riferiva e che rimpiangeva, che non era certo il suo, né io.
"…va bene.
Proviamoci."
Le strinsi un dito,
incerto, accarezzandoglielo piano; poi ci addormentammo di nuovo, senza
ulteriore tormento.
Da allora abbiamo ricominciato ad uscire di casa senza fretta, poco per volta,
ma una malcelata ed insana voglia di non uscirne mai da soli,
ma mano nella mano.
Pensavo che sarebbe stata un’ottima moglie, dopotutto.
E lo è ancora oggi, vitrea e scostante ogni tanto, ma nonostante tutto viva e
fatta di carne e ossa.
Può suonare strano, ma penso sia questo quello che conta, dopo l’affanno con
cui ci siamo disperati a sporgerci verso il futuro per migliorarlo: nulla di
più di una vita monotona in cui ci siamo io e lei mano nella mano, anche se la
sua è fredda.
Ma staremo insieme comunque, fino alla fine dei nostri giorni, a ricordarci che
possiamo ancora esistere, se ci supportiamo l’un l’altro, senza bisogno di
nessun altro.
Che possiamo esistere anche senza vivere felicemente. Anche se lei non prova
più niente di diverso da timore scalmanato da anni e se col tempo smetterò di
farlo anch’io: queste cose non avranno più importanza, pian piano.
Siamo qui e siamo vivi.
Insieme.
Voglio credere –ho bisogno di credere- in questo, ora e tra molti anni.
Lo desidero disperatamente.
[Era
destino, dopotutto, che noi Elric avessimo un pessimo
rapporto con la vita. Mio fratello non era stato che il primo, tra noi due.]
-
Fine
-
Note finali:
A che vita amara li ho
relegati, eh?
Ma io, dopotutto, un po’ di
luce la intravedo.
Col tempo, con gli anni. E’
un inizio.
La felicità non è mai facile.
Risposte alle recensioni:
Siyah: Grazie
per le tue recensioni alle mie altre shots. Mi
migliorano la giornata, sul serio. Comunque, ho provato a mandarti delle
e-mail, ma non le hai ricevute, temo? Mi spiace molto, se è così.
La mia e-mail è mao_chan91@hotmail.com.
Se mi mandi e-mail basta dirmi chi sei, se mi aggiungi a msn
scrivimi tipo “Sono Siyah, aggiungimi”, ok?
Pregherei persone che non conosco altrettanto via commento di non aggiungermi,
aggiungo solo gente che conosco ^^;
Dai che ti aspetto per parlare di Erase, se ancora
t’interessa! XD
Spero
che anche l’epilogo ti sia piaciuto. E’ stato tutto pazzesco da scrivere, ma
posso dirmi soddisfatta. Credo.
Kaho_chan: Mi spiace per il magone, Kaho. O forse no XD.
Sarai
la prima a leggere il capitolo online, credo, e te ne sarò grata. Sei una puccioLé <3.
Mi riempie il cuore sapere che ti piacciono i personaggi. Sono totalmente miei
dopo questa fic.
Nel mio cuore. Ma Al c’era già (L).
ValHerm: I tuoi sono quei complimenti da Edwinner che
mi fanno sentire a)che non mi smentisco mai e b)che quasi quasi
ho scritto qualcosa di plausibile. Quasi quasi, eh.
Grazie di tutto. Non ti sento né vedo su msn da mesi,
e me ne dispiaccio molto.
Spero che tu possa tornare presto a farti viva, miss ya.
Damy: Ma cosa posso rispondere a un commento così?
*imbarazzo*
Sally_: Grazie mille anche a te, davvero ^^
Ora, non so cos’altro scriverò su FMA. Ho in lavorazione qualcosa su Nana,
qualcosa su Naruto.
Forse drabble su FMA. Erase.
Non so.
Per ora, sono quasi fuori dal fandom causa mancanza
di tempo.
Ma
prima o poi tornerò.
Tenete
un occhio aperto, e grazie per avermi seguita e sostenuta.
A presto.