Rizzoli brothers

di Ang_V97
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Era il 1987 e i fratelli Rizzoli erano poco più che bambini; Jane aveva da poco compiuto 10 anni, Frankie ne aveva 7 e il piccolo di casa, Tommy, ne aveva 5. Erano bambini vivaci e pestiferi, bambini che non si facevano controllare, che facevano sempre pasticci e addossavano a gli altri due le proprie colpe.
Ma quel giorno di inizio autunno ci fu qualcosa di diverso.. 
«Thomas e Francesco Rizzoli venite subito qui!» «Oh oh, la mamma ci ha chiamati col nome intero.. Secondo me ha scoperto della macchia di Coca-Cola sul tappeto!»Tommy era il più piccolo e più combina guai, non riusciva a fare mezzo passo senza far cadere qualcosa o rompere qualche oggetto prezioso. Per di più si metteva sempre nei guai: se sua madre Angela o sua sorella Jane gli dicevano “non toccare quel taglia carte” o “non uscire a giocare quei bambini” lui lo faceva. Sembrava che le cose gli entrassero da un orecchio e gli uscissero dall'altro, lasciando nel cervello solo una languida scia di parole per niente marcate e significative. Inutile dire che questo suo comportamento mandava su tutte le furie la povera Jane, che ogni volta era costretta a sorbirsi la ramanzina da parte di Frank e Angela solo perché lei era la più grande e avrebbe dovuto dare il buon esempio. «Mamma.. ch'è successo? Perché ci hai chiamati..?» Frankie, al contrario del fratello, anche se ancora abbastanza piccolo era molto responsabile e indipendente; certo non scalava le montagne da solo, ma la sua bravura nell'hockey l'aveva portato a dover gestire scuola e sport in contemporanea e quindi aveva un po' di responsabilità in più rispetto a suo fratello minore. «Chi ha rotto questo vaso? Fino a ieri la crepa non c'era! Sapete quanto costa? Ma perché non state mai attenti, eh? Vi ho detto mille volte di non correre per casa. Che devo fare con voi?!» Quasi disperata quella povera donna che praticamente da sola cresceva tre pesti si sedette sul divano con le mani nei capelli e il viso coperto da quest'ultimo; pensava che se si fosse mostrata vulnerabile, come se stesse piangendo o chissà cosa uno dei due bambini avrebbe avuto la decenza di confessare. Ovviamente la sua speranza non divenne realtà e l'unica cosa che ottenne fu che Jane, rientrando dalla porta principale dell'appartamento, si avvicinasse ai suoi fratelli e con sguardo minaccioso li costrinse a confessare: «Sono stato io Jane.. 'Cusa mamma. Se vuoi ti do i soldi del salvadanaio per ripararlo..» Ovviamente non era stato Frankie, ma aveva troppa paura di sua sorella e di perdere la sua stima per non fare il bravo bambino e confessare. «Andiamo Frankie, so ch'è stato Tommy! Vi ho sentiti io ieri pomeriggio. Tommy sei il solito di-..» La più grande della progenie non poté concludere la sua frase poiché Angela la bloccò per rimproverarla. «Sapevi del danno e non hai detto niente? Jane sei in punizione. E anche voi due signorini. Dovete smetterla di fare sempre danni, avete capito? Quando vostro padre torna sentirete.» Non che il signor Rizzoli fosse uno che allungava le mani sui suoi figli o su sua moglie, amava la sua famiglia più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma quella minaccia serviva a tenere calmi e fermi i tre bambini almeno per un paio d'ore.

Quel giorno però..

Era Domenica e Jane e i suoi fratelli non vedevano l'ora di andare a giocare al parco, certo la madre non ce li avrebbe portati e il padre era fuori per lavoro. Quindi, cosa fare? «Scappiamo dalla finestra! Mamma ora fa il riposino pomeridiano, non si sveglierà prima delle cinque e un quarto. Ora sono le tre, abbiamo tempo per giocare, no? Dai Jane, di' di sì!!» Tommy sapeva essere asfissiante certe volte e se aveva deciso che doveva andare a giocare, l'avrebbe fatto. In quel frangente però non stava solo chiedendo il permesso alla sorella maggiore, bensì aveva voglia di uscire e girare in bicicletta nel parco con entrambi i fratelli e con i suoi occhioni da cucciolo e la voce lamentosa tanto quanto cantilenante, Frankie e Jane abboccarono all'amo e si lasciarono convincere dal più piccolo della famiglia per andare a fare un giro fino al parco con le loro biciclette. Il parco non era lontano, in 10 minuti infatti furono lì; Frankie e Jane già portavano la bici normale “da adulti”, Tommy invece aveva difficoltà persino con quella con le rotelle e qui entrarono in gioco un gruppo di mocciosi dell'età di Frankie circa che iniziarono a prendere in giro e circondare con le loro bici Thomas; lui all'inizio pensava stessero giocando, che fosse 'parte del gruppo', solo quando il più grande del gruppetto scese dalla bici e si avvicinò a lui spintonandolo capì che era uno di quei bambini da cui sua sorella e sua madre lo mettevano sempre in guardia. Tommy però non urlò nemmeno quando lo fecero cadere per terra, facendolo finire con il viso contro le pendici di un masso grande quanto la sua testa e un rivolo di sangue uscì dall'attaccatura dei capelli.

«Tommy! Tommy stai bene? Ti sei fatto male??» Jane non aveva assistito alla scena ma una sua amica sì e la fece voltare per guardare quei teppistelli che continuavano ad infierire sul bambino, prendendolo in giro e schernendosi di lui solo perché gli usciva il sangue dalla fronte o usava ancora le rotelle per la bicicletta. «Ora vi pesto tutti! Lasciate in pace mio fratello o ve la faccio pagare!» Nel frattempo anche Frankie era arrivato sulla “scena del crimine” e aveva aiutato suo fratello ad alzarsi; una scena molto tenera si dipinse davanti a gli occhi di tutti quando il piccolo Tommy si nascose tra le braccia del suo fratellone mentre Jane stava sull'attenti davanti ai suoi fratelli con lo sguardo da “se li toccate vi uccido tutti”.
I bambini che avevano fatto di Tommy la vittima del loro bullismo erano corsi via a gambe levate assieme a chiunque avesse anche solo osato sorridere del fatto che il piccolo Rizzoli si fosse fatto difendere dalla sorella, ma mica era colpa sua se aveva solo 5 anni e quelli che lo prendevano in giro ne avevano 7 o 8! Nonostante si vergognasse un po' per aver dovuto chiedere aiuto ai suoi fratelli il piccoletto era felice di come era andata la loro uscita: sì si era spaventato, si era fatto un po' male e la sua bici era graffiata e senza più una ruota.. però aveva ottenuto ciò che davvero voleva: passare del tempo con i suoi fratelli senza litigare o picchiarsi tra di loro.

«Ma Jane.. ora come lo spieghiamo alla mamma che devo mettere il cerotto sulla bua?» «Tranquillo Tommy, ci penso io!» Frankie aveva aiutato il fratello a salire sulla propria bici e lo stava spingendo fino a casa, dandosi il cambio con Jane: erano solo 10 minuti in bicicletta, ma a piedi sembrava essere un tragitto lungo chilometri. Arrivati a casa erano tutti e tre in condizioni abbastanza pessime: Tommy aveva il viso rigato dalle lacrime e dal sangue, il quale era finito anche sulla maglietta ormai sporca di sudore e polvere; Frankie era sudato e sporco del sangue del fratello -quando lo aveva abbracciato il bambino aveva nascosto il viso nel petto del ragazzo- e Jane era ricoperta di polvere, sudore e foglie (alla fine una piccola zuffa con un bambino aveva dovuto farla). In più ognuno di loro stava trascinando la propria bicicletta nel vialetto di casa e ad Angela venne quasi un infarto quando li vide tornare tutti e tre “sani e salvi”. Le urla e gli scamazzi per aver infranto la punizione furono messi in secondo piano non appena la premurosa madre vide le macchie di sangue che ricoprivano i 2/3 della sua progenie. «Ma dov'eravate finiti?! Sapete che mi è preso un infarto? Tommy e Frankie cosa vi è successo?? Venite in casa su, così vi darò una pulita e poi una super punizione!» Mentre erano tutti e tre seduti davanti alla madre, sul divano, mentre la donna metteva cerotti e puliva ferite, i tre fratelli fecero una cosa che poche volte avevano fatto nelle loro giovani vite: si erano difesi a vicenda, non solo davanti ai bulli, ma anche davanti alla loro adorata madre. «Senti ma'.. Non è colpa loro. Io ho fatto discussione con un bambino e loro mi hanno difesa.. Tommy è solo scivolato quando Frankie l'ha tirato via per proteggerlo. Prenditela con me, non con loro.» Angela Rizzoli non sapeva se essere furiosa o fiera; poco credeva alle parole della ragazzina, ma sapeva che ciò che aveva detto sul “ci siamo difesi a vicenda” era vero: certo i fratelli Rizzoli non esitavano a mettersi nei guai a vicenda o a fare la lotta o a bisticciare per sciocchezze, ma quando c'era in gioco l'onore o la protezione di uno dei tre, gli altri due non avrebbero esitato un secondo per difendersi gli uni con gli altri. E questo la loro mammina così attenta e premurosa lo sapeva, lo sapeva benissimo.

Il rapporto tra i tre sarà sempre burrascoso e difficile a causa dei caratteri così diversi e difficili da far combaciare, ma niente e nessuno potrà mai mettersi tra di loro: saranno sempre presenti l'uno per l'altra, sempre pronti a proteggersi e rischiare la vita pur di difendere quella del fratello o della sorella.

Anche quando Jane e Frankie saranno detective e Tommy un idraulico: saranno sempre i Fratelli Rizzoli.





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