Nike
Nike
PARTE I- PRELUDIO
Capitolo 0- Requiem
Perché
c’erano delle sbarre a
quella porta? Fu la prima cosa che Vittoria vide aperti gli occhi,
massaggiandosi la testa e cercando di mettere a fuoco le immagini
intorno a
lei. Qual’era l’ultima cosa che ricordava? Forse di
quando ancora si trovava al
tempio, quando una strana sensazione di torpore aveva iniziato ad
impossessarsi
di lei, dopo di che solo buio e una botta alla testa provocata dalla
caduta del
suo corpo a peso morto. Come era potuto succedere che lei venisse
catturata in
quel modo? Come è potuto
succedere tutto
questo?
L’odore
di pietra umida le entrò
nelle narici, un odore nauseante di muffa. Vittoria si alzò
in piedi, le faceva
male la schiena e la testa le pulsava dolorosamente. Tante domande le
stavano
venendo alla mente, non il segno di una botte, non il minimo sentore di
cloroformio, come aveva potuto perdere i sensi in quel modo? E,
inoltre, come
era potuto succedere che qualcuno le si avvicinasse senza essere
percepito?
Solo domande senza risposta, destinate ancora a rimanere tali. La
ragazza non
si era mai sentita peggio, a stento si riusciva a mantenere in piedi,
molti
movimenti le provocavano dolore i muscoli e se per caso cercava di
utilizzare
le sue capacità e il suo cosmo subito una forte sensazione
di capogiro e una
nausea terribile la invadevano; facendo il primo tentativo di espandere
il suo
cosmo si dovette subito accasciare a terra per vomitare in preda ai
conati.
-Qua
dentro ci deve essere
una specie di campo di forza che mi impedisce di utilizzare i poteri e
che mi
mantiene debole, ma che cos’è che lo provoca?-
pensò mentre a stento si
avvicinava alle sbarre della cella, alzandosi sostenendosi quelle.
-EHI!!!!!-
gridò
con la poca forza che aveva in corpo.
Finito
che l’eco delle sua voce risuonasse,
ci fu un istante di silenzio, al quale seguirono sordi e lenti passi.
Una voce
risuonò da chissà dove, amplificata
dall’ampio corridoio.
-Finalmente
ti sei
svegliata, cara.-
Al
seguito di queste parole
comparve davanti agli occhi di Vittoria un ragazzo, più
grande di lei, vestito
di nero, con uno sguardo che poco o nulla aveva di umano…un
po’ come il suo
dopotutto, ma questo era diverso, cattivo, ma bellissimo e feroce, come
una
tigre maestosa che si stava avvicinando alla sua preda. La ragazza
trovò la
forza di parlare reggendosi a fatica alle sbarre della cella.
-Perché
diavolo mi stai
facendo questo?- disse a voce bassa alzando lentamente la testa verso
il
suo interlocutore. -Cosa vuoi da me?- il suo tono era diventato
più duro.
Il
ragazzo le si avvicinò, con
due dita le alzò il mento fino a portare i due visi
vicinissimi, Vittoria vide
quegli occhi rossi, intensi come dei vortici, in contrasto con il suo
sguardo
color indaco. Una silenziosa battaglia di sguardi,dove nessuno dei due
era
deciso a cedere, fin quando nel viso del ragazzo comparve un ghigno
strano,
divertito e sadico.
-Sei
proprio come ti
immaginavo e in ogni caso i tuoi occhi di ametista ne sono la prova,
mia
cara.-
Vittoria
fu presa dallo stupore,
chi era costui? Era sicuramente una divinità se aveva notato
lo strano colore
dei suoi occhi. A stargli così vicino lei sentì
alcuni brividi freddi lungo la
schiena, aveva paura ma non sapeva perché.
-Chi
sei?-chiese
con un filo di voce. La domanda scatenò in lui una forte
risata.
-TU
mi stai chiedendo
questo? Potrei sentirmi offeso, ma dopotutto è vero quello
che si dice in giro,
non c’è più il rispetto di una
volta…-
Con
un suo cenno la porta si aprì
e lui entrò nella stanza. A ogni suo passo per avanzare ne
corrispondeva uno
stentato di lei per retrocedere, quando a un certo punto lui la
sbatté sul muro
con forza bloccandogli con le braccia qualsiasi via di fuga.
-Forse
non dovrei dirtelo
piccola, ma sono davvero in collera con te, per quanto speravi di
potermi
scappare? Lo sapevi anche te che questo momento sarebbe giunto prima o
poi, e
invece di prepararmi il benvenuto hai preferito qualcun altro a
me…no no no,
non si fa così…Nike.-
Con
il suo sguardo assassino e
quel sorriso sadico iniziò ironicamente ad accarezzarle il
volto con
delicatezza, sfiorandole il collo con le lunghe unghie.
Vittoria
capì immediatamente ogni
cosa.
-Perché
sei venuto a
cercarmi solo adesso?- disse quasi sussurrando.
-Volevo
prima osservarti
Nike, essere sicuro di quello che stava succedendo.-
Lui
le si avvicinò al collo con il
volto, annusandola, accarezzandogli i capelli.
-Questa
tua incarnazione
mi piace proprio, mi fa venire in mente strane idee, pensieri che
nemmeno
Afrodite mi ha mai suscitato, ho incontrato anche lei, ma è
stata piuttosto
deludente la sua vista, la sua bellezza stufa, si è
infuriata quando gliel’ho
detto.-
Avvicinò
ancora di più il suo
viso perfetto al suo collo, poi al suo orecchio.
-Non
sai per quanto ti ho
desiderata Nike, anche quando possedevamo le nostre sembianze divine,
eri
sempre accanto a me feroce e gloriosa eppure bellissima, tanto da
lasciarci gli
occhi sulla tua figura; mentre ti vedevo sguainare la spada e falciare
vite
umane accanto ai tuoi fratelli, ero prossimo all’orgasmo.-
Vittoria
deglutì, adesso la paura
che aveva in corpo aumentò.
-Ma,
mi sono sempre
trattenuto, ho sempre dato retta ai moralismi che ci imponeva
Zeus…ma vederti
qui, adesso, soggiogata dal mio potere, mi fa ricordare vecchie
passioni…-
Lui
le leccò il collo, la sua
lingua era fredda, Vittoria ebbe i brividi.
-Ares,
se sei così
arrabbiato con me finiscimi adesso, ma evitami questa scena
stomachevole.-
Ares
rise sottovoce mentre con
una mano prese il fianco di Vittoria avvicinandola a se.
-In
tempi antichi ancora
portavi un minimo di rispetto verso tuo padre. Mi diverte usare la
parola
“Padre” visto che adesso le nostre reincarnazioni
hanno più o meno la stessa
età.- Ares la spinse di nuovo verso il muro.
-Purtroppo
per adesso devo
rinunciare al piacere, e parlarti, seguimi cara.-
Lui
le mise un braccio intorno alla
vita per aiutarla a camminare, le forze di lei erano veramente al
minimo.
Uscirono dalla stanza e attraversarono il corridoio fino ad arrivare a
una
grande sala circondata da colonne, con al centro un divano e una
poltrona rossi
sangue, davanti ai quali era posto un grande tavolo nero ebano, basso,
all’altezza delle poltrone.
Vittoria
si sedette sul divano,
Ares prese posto davanti a lei.
-Voglio
che tu mi spighi
una cosa Nike.- detto questo Ares sollevò da terra una lunga
asta con in
cima un simbolo circolare.
-L’emblema
di Nike… dove
lo hai preso?-
Ares
rise freddamente osservando
serio la ragazza.
-Qui
le domande le faccio
io, comunque sia non è l’originale, è
il gemello che ho trovato tra i manufatti
divini a tempio di Zeus, è tale e quale a quello vero,
stessi poteri, stessa
forma, si può sentire la risonanza che li lega, purtroppo
quello con il potere
maggiore è ancora in mano alla tua amica.-
Questa
volta fu Vittoria a
ridere, socchiudendo gli occhi.
-”Amica”
stai dicendo?
Pensi che io mi sia alleata con quella li per mia scelta? Lo sai
benissimo che
non ho avuto voce in capitolo, tu eri stato sconfitto, lasciando noi, i
tuoi
figli, in balia delle altre divinità; fu Zeus a decidere
tutto ciò…-
-Nike,
sai benissimo che
se tu mi avessi appoggiato completamente fin dall’inizio io
non avrei mai
potuto perdere…- lui alzò i suoi occhi furenti,
pieni di odio e di
ferocia, quell’immagine era carica di una spaventosa
bellezza; intanto la sua
voce si faceva più alta e più dura, tremolante
nel tentativo di controllarsi: -Tu invece per millenni hai lasciato che
tutto andasse come era stato
deciso, lasciandomi alla mia prigione, alla mia eterna vergogna per
questa
sconfitta!- ormai non poteva più controllarsi, si era alzato
in piedi
quasi urlando e la sua aura rosso sangue era chiaramente visibile,
talmente
forte da riempire tutto lo spazio che li circondava. Era furente.
-Tu
ti sei proprio opposta
con tutte le tue forze a questo tuo destino, forse speravi di liberarti
di me
una volta per tutte? Ma hai fatto male i tuoi calcoli non sei
più libera di
quando combattevi al mio fianco.- Si stava calmando, la sua voce si
fece
più bassa e l’aura scomparve, ma comunque la paura
non abbandonò Vittoria. Ares
le passò accanto fermandosi dietro di lei, appoggiando le
mani sullo schienale
del divano e avvicinandole la bocca all’orecchio,
sussurrando: -Che cosa
ci hai guadagnato in tutto questo? Hai perso anche la gloria e la fama
che io
ti assicuravo, stai solo vivendo alla sua ombra, immagino che non ti
abbia ringraziato
nemmeno una volta vero? Immagino che i suoi cari cavalieri non sanno
che il
prestigio della loro dea deriva tutto dal tuo aiuto…non ti
sei resa conto che
ti ha usato come una schiava prendendosi tutto il merito…-
-Questo
lo so benissimo
Ares, non faccio tutto questo volentieri.... ma tu non mi puoi capire,
tu hai
sempre visto solo quello che ti faceva comodo.-
Ci
fu un breve attimo di
silenzio, quando Ares si sedette nel divano accanto a lei portandole un
braccio
intorno alle sue spalle. All’improvviso l’emblema
di Nike comparve nella sua
mano.
-Nonostante
questa tua
continua infedeltà ho deciso di aiutarti.-
Vittoria
guardava fissa davanti a
se, senza nemmeno voltare lo sguardo al suo interlocutore, il suo cuore
batteva
forte, aveva paura, ma non di morire, aveva paura di Ares, come le era
sempre
successo. Ares strinse forte l’emblema nella sua mano, mentre
una nube rossa
gli si avvolgeva intorno.
-Ho
bisogno di te Nike e
so che non puoi negarmi il tuo aiuto… ovviamente io ti
darò qualcosa in cambio,
qualcosa di molto speciale…-
Terminata
questa frase Ares alzò
in aria il braccio con l’emblema di Nike e Vittoria si
sentì travolta da uno
strano torpore, simile a quello che aveva provato nel tempio, ma questa
volta i
suoi sensi rimasero funzionanti e la sua mente lucida, solo le forze la
abbandonarono completamente, costretta a rimanere immobile senza poter
parlare
ma con gli occhi aperti che percepivano comunque tutto quello che le
accadeva
intorno. Cadde sdraiata, ma un braccio di Ares fu pronto per
sostenerla; la
sollevò tra le mani e la portò in fondo alla
sala, dove si trovava un grosso
altare, la appoggiò delicatamente sulla superficie marmorea
in posizione
supina. Lui tirò fuori dalla cintura un lungo e sottile
pugnale, con il quale
tagliò la leggera maglia di lei sulla schiena,
all’altezza delle scapole.
Poi
si allontanò leggermente
dall’altare, prese fra le mani l’emblema di Nike lo
alzò sopra la testa e
pronuncio alcune parole in greco antico; l’aria intorno a
loro iniziò a
fremere, a diventare elettrica, mentre un forte vento si
scatenò sulle due
divinità creando un vortice in cui loro due ne occupavano il
centro. Ares
impugnò saldamente l’asta e con l’altra
mano prese la mano inerme di Vittoria,
la quale sentì una strana energia allo stesso tempo estranea
ma tanto familiare.
L’energia era tanto forte che era diventata visibile, come un
fulmine che
dall’emblema passava attraverso Ares fino ad arrivare
all’esile corpo di
Vittoria. La giovano non poté ribellarsi in nessun modo,
costretta a subire
quel doloroso processo che la bruciava dall’interno, il cosmo
di una divinità
liberato alla massima energia in un solo momento. Il processo
continuò per
diversi minuti quando all’improvviso Vittoria
ritrovò per un attimo le forze,
gridò, il suo corpo si sollevò a
mezz’aria mentre una forte sensazione di
bruciore le avvampò sulla schiena; tutto era
insopportabilmente doloroso.
Vittoria perse i sensi per qualche secondo. Si risvegliò su
pavimento, era di
nuovo padrona delle sue forze, intorno a lei macchie di sangue, grandi
piume
bianche, qualcuna sporca di rosso; i suoi vestiti erano spariti,
probabilmente
bruciati dall’energia che poco prima l’aveva
avvolta. Un leggero tessuto le
cadde sulle spalle, quando lei si accorse che Ares le aveva appoggiato
un manto
di lino nero per coprirla.
-Finalmente
posso dire
davvero ”Bentornata Nike”-
Nike
si avvolse nel manto e prese
la mano che Ares le stava offrendo per alzarsi; lei si sentiva strana,
diversa
ma comunque la stessa di sempre, più forte di quanto non si
fosse mai sentita
prima. Una strana euforia la travolse, sentiva tutto diverso intorno a
lei,
vedeva ogni cosa con occhi nuovi; si voltò verso il ragazzo
vicino a lei, ebbe
un sussulto, era cambiato, apparentemente sembrava quello di prima, ma
profondamente
diverso, una bellezza inquietante lo avvolgeva, più
magnifico di qualsiasi
altra persona che avesse mia visto. Involontariamente lei
portò una mano vicino
al suo viso, accarezzandogli i lisci capelli neri, i lineamenti
perfetti,
osservò come i suoi occhi, che prima avevano ancora una
minima apparenza di
umano, ora erano completamente ultraterreni, due pietre scarlatte,
più
meravigliose di qualsiasi rubino. Ares contraccambiò la
carezza infilando le
dita fra i lunghi capelli castani di lei. Un gesto diverso da quello
che aveva
fatto prima dentro la cella, ora si percepiva una strana forma di
affetto,
quasi un impacciata. Nike continuò a guardarsi intorno con i
suoi nuovi occhi
da dea, quando all’improvviso, prima che potesse rendersene
conto le braccia di
Ares la circondarono e le loro labbra si incontrarono, lei
all’inizio tentò di
sottrarsi a quel bacio forzato, ma dopo qualche vano tentativo si
abbandonò ad
esso.
-Siamo
in vena di incesto
Ares?- disse lei con un leggero sorriso.
-Te
l’ho già detto, eri
l’unica cosa che desideravo, una splendida amante, e una
feroce
alleata.-
-Mi
fa piacere sentire che
tu usi il metodo dei “due piccioni con una fava”
anche in questi casi.
Piuttosto, adesso che cos’è che tu vuoi veramente
da me?-
-Lo
sai benissimo che
cos’è l’unica cosa che
voglio…la sua sconfitta.- i suoi occhi brillarono
per un momento, come alimentati da un odio segreto.
-Tutta
questa messa in
scena era solo per allontanarmi da lei, giusto?-
-Per
allontanarti da lei e
per avere il tuo appoggio.-
Lei
si abbandonò a una moderata
risata, e si liberò dall’abbraccio del giovane.
-Cosa
ti fa pensare che io
starò dalla tua parte?-
Ares
ebbe un sussulto, fu colto
di sorpresa.
-Preferisci
stare dalla
sua parte?-
Lo
sguardo di Nike si fece più serio,
quasi inquisitore e velatamente inquietante.
-Tieni
bene in mente una
cosa. Io non ti appoggerò, ma non ti sarò nemmeno
ostile…ti sono grata per
quello che hai fatto, ma in ogni caso i vecchi rancori sono difficili
da
digerire a te come lo sono per me.-
Nike
si voltò per allontanarsi.
Quando una voce la fermò.
-Nike!-
gridò Ares
alle sue spalle, facendo un gesto come per prenderle una spalla, ma
fermandosi
a metà strada.
-Hai
intenzione di
costringermi?- Nike voltò appena di lato la testa, guardando
Ares con la
coda dell’occhio.
-Io…
no, non posso
costringerti, nemmeno se volessi farlo.-
-Ritieniti
vittorioso, per
metà il tuo piano si è realizzato, ora sono
libera. Dopo tutto sei il dio della
guerra, sono sicura che non ti servirà il mio aiuto in
questo
conflitto.-
Detto
così la giovane si
allontanò a lenti passi verso un enorme portone dalla parte
opposta alla sala,
fino a sparire dalla vista del dio della guerra.
-Non
era solo il tuo
appoggio la cosa che desideravo…ma se davvero speri di
scapparmi in questo
modo, figlia mia, forse per la prima volta sei destinata a perdere.-
Ares
si dissolse in una nube
rosso sangue lasciando il tempio nel più profondo silenzio.
// // //
Finito il primo capitolo, anzi il capitolo zero. Spero che sia
piaciuto, anche se questo è solo l'inizio, in ogni caso le
critiche sono sempre ben volute (al limite della sopportazione), spero
finire entro breve il resto dei capitoli che compongono la prima parte,
il preludio, anche se le cose da fare mi sommergono letteralmente...
Comunque questa non è la mia prima fanfic di saint seiya,
solo
la prima che sto avendo il coraggio di pubblicare, se vedo che la cosa
potrebbe funzionare forse metterò anche le altre, vedremo,
chissà.
un saluto a tutti, ci vediamo al prossimo capitolo!!
KYA
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