“Non vale, non vale! Hai barato!”
urlò la piccina, indicando il dado truccato.
“Chi ha barato?” Emma entrò nella
stanza, sorridente, sorseggiando la sua cioccolata calda con panna e
cannella “Chi ha barato?” ripetè.
“Lui…lui ha barato!” la bimba corse
incontro alla donna, mostrandole il dado.
“Oh…il vecchio trucco del dado
truccato…ci penso io, tesoro” le posò
un bacio sulla guancia e si diresse verso la cucina, dove prese un
pacco di farina, per poi tornare vicino al tavolo dai due.
“Vendetta sarà fatta…”
sussurrò alla piccola, facendole l’occhiolino e
sorridendole dolcemente.
“Che intendi fare con un pacco di farina, Swan?”
lei aprì il pacco, silenziosa. “Swan?”
“Taci tu, traditore” urlò, puntandolo
con il dito. “Lei ha osato fregare una povera bimba innocente
con un dado truccato” lui sorrise.
“Mi dichiaro colpevole” lei trattenne una risata.
“Ora avrà la punizione che merita” si
avvicinò al pirata e lo fece alzare in piedi, per poi
rovesciargli l’intero pacco di farina in testa. Lei e la
piccola scoppiarono a ridere, mentre lui si ripuliva il viso e sputava
la farina che usciva dalla bocca, lasciando una nuvola bianca per la
stanza.
“Swan!” lei si avvicinò
all’uomo e gli sfilò la giacca.
“Non vorrei che questa preziosa giacca si
sporcasse…” rispose, sorridente.
“Voi due me la pagherete cara,
signorine…” disse, puntandole con un dito e
avvicinandosi alle due, una di fianco all’altra.
“Vi conviene scappare” la bimba cominciò
a correre per la casa, urlando.
“Mamma, scappa dall’abominevole uomo della farina!
Scappa!” lei rise. “Cosa fai lì
impalata? Muoviti! Non stare lì ferma!”
urlò, come volesse comandarla.
“Ehi, intendi comandarmi?”
“Colpa di papà…è lui che mi
ha insegnato a fare il pirata!” urlò,
nascondendosi dietro al divano. “Papà è
doppiamente colpevole”
“Leila Jones, quante volte ti ho detto di non dare ascolto a
quell’idiota di tuo padre?”
“Anche quando mi dice di andare a letto?”
“In quel caso devi ascoltarlo…e tu, abominevole
uomo delle nevi, vai a farti una doccia, che sei diventato tutto
bianco” l’uomo le si avvicinò, suadente.
“Doccia!” urlò lei, allontanandosi per
evitare di sporcarsi.
“Stai immobile, Swan…”
“Mai” rispose, continuando a camminare
all’indietro; ma d’un tratto sbattè
contro il muro e non riuscì a scappare alla morsa
dell’uomo, che la strinse a sé, baciandola
dolcemente. “Sai di farina, capitano…”
sussurrò lei sulle sue labbra, sorridente.
“Lasciala stare!” intervenì la bimba,
avvinghiandosi alle gambe dell’uomo “Lei
è innocente! Lasciala stare, brutto mostro della
farina!” Killian rise e lasciò andare la donna,
per poi prendere in braccio la bimba e posarle un bacio sulla guancia.
“Quindi…chi è la colpevole di aver
rivelato del dado alla mamma?”
“Io” sussurrò la bimba, colpevole.
“E chi è la colpevole di avermi rovesciato la
farina addosso?”
“La mamma!” urlò, sorridente.
“La mamma, allora, avrà la sua
punizione” sorrise, avvicinandosi alla donna con la bimba in
braccio “Fammi decidere la punizione giusta per
te…”
“Già aver incontrato te è la punizione
più grande del mondo, fidati!” sorrise.
“Doppia punizione, visto che mi hai pure
offeso…” sorrise “Idea! Vieni con
me…”
“No!” rispose, rimanendo immobile. L’uomo
mise a terra la bimba.
“Aiutami a spingere la mamma fino alla cucina”
“Non lo fare…io e te eravamo alleate,
ricordi?”
“Mi dispiace, mamma…ma preferisco i
pirati” rispose, per poi aiutare l’uomo a
trascinare la madre fino alla cucina. “Ordini,
capitano!”
“Prendi un uovo” comandò lui. La bimba
prese un uovo e lo porse al papà. “Vendetta
sarà fatta, come hai detto tu prima,
Swan…” sorrise soddisfatto.
“Cosa intendi fare?”
“Presto lo scoprirai” le posò un bacio
sulla guancia, per poi romperle l’uovo in testa.
“Tu!” urlò lei. “Voi,
anzi!” l’uomo le avvolse la vita con le braccia,
facendo aderire i loro corpi e sorridendo beffardo.
“Sei in trappola!” urlò la bimba.
“Ora ti leghiamo come un salame e ti diamo in pasto ai
coccodrilli!” continuò. La donna guardò
l’uomo, sorridente.
“Già immagino chi ti ha insegnato queste frasi
così…piratesche”
“Capitan Uncino!” rispose la bimba.
“Lascia me e la vittima un po’ da soli, prima di
legarla come un salame e darla in pasta ai coccodrilli,
tesoro…” la bimba sorrise ai genitori e corse
nella cameretta, per poi chiudere la porta.
“Cosa vuoi?” sorrise, avvolgendogli le braccia al
collo.
“Non mi merito un bacio, principessa?”
“Per cosa?”
“Per essere così dannatamente affascinante anche
da infarinato”
“Mi dispiace…ma a quanto dice Leila, gli
abominevoli mostri della farina sono molto pericolosi e non bisogna mai
fidarsi di loro! Vorrei vedere baciarli…”
“E’ furba la piccoletta…”
“E’ una Jones”
“Infatti è dannatamente affascinante”
rispose, sfoggiando un sorriso.
“Stai zitto, pirata” sorrise, avvicinandosi alle
sue labbra e accarezzandole dolcemente con le sue, dolcemente.
“Ti amo, Swan” sussurrò lui sulle sue
labbra.
“Anch’io ti amo” rispose, con un sorriso.
“Però sai davvero di farina…e non
è invitante” sorrise, trattenendo una risata.
“Sei…sei tutto bianco”
scoppiò a ridere.
“Parla quella che ha i capelli arancioni, a causa
dell’uovo, e appiccicaticci…”
“Vogliamo parlare dei tuoi capelli? Ora sembri un ottantenne
con i capelli tutti bianchi” rise. “Anche se in
realtà avresti quanto? Quattromila anni?” sorrise.
“Mm…un po’ di meno…sui
trecento e qualcosa”
“Li tieni alla perfezione!” sorrise maliziosa.
“Oh, Swan…lo so benissimo” sorrise.
“Egocentrico” l’uomo si
avvicinò alle sue labbra, suadente.
“Un piccolo bacio?”
“Solo se dopo pulisci tu, tutto questo
macello…”
“Ma Swan, hai la magia…” lei sorrise e
si avvicinò al suo orecchio, abbassando il tono della voce
per renderlo sensuale e convincente.
“Lo so, ma mi piace vederti sgobbare…per favore,
capitano”
“E’ il mio stesso trucco, amore…non
funziona” sorrise sornione, avvicinandosi nuovamente alle sue
labbra. Lei avvampò. Sventolò una mano in aria e
tutto, compresi loro due, tornò ad essere lindo e pinto.
“So essere convincente…” si
auto-complimento l’uomo, sorridendo alla donna, che si
guardò intorno, stupita.
“Come ho fatto? Pensavo fosse solo uno scherzo che io davvero
ci riuscissi…”
“E’ la magia che è dentro di te, amore
mio” le sussurrò, con tono dolce.
“Sì, ma…ma quando non sono con te, la
mia magia ha dei limiti…quando sono con te, invece,
è come se si intensificasse…” lui
sorrise, accarezzandole il viso.
“Solo con me?”
“Solo con te” i due si guardarono negli occhi,
sorridenti. “Non so come sia possibile”
“Non mi importa…mi importa solo che tu sia qui con
me e che abbiamo una figlia bellissima…abbiamo fatto un
ottimo lavoro, amore mio” lei sorrise dolcemente.
“Un ottimo lavoro” affermò lei,
sorridente.
“Aspettami qui…” sussurrò
dolcemente, sciogliendo lentamente le braccia dalla sua vita, per poi
dirigersi verso la camera da letto, dove prese una piccola scatolina di
velluto azzurro che, una volta tornato da lei, le porse.
“Tieni” lei sorrise, prendendola, stupita da quel
regalo.
“Cos’è?”
“Il mio regalo per te…”
“Perché?” lui le avvolse la vita
nuovamente, sorridendole dolcemente.
“E’ il tuo compleanno” lei
sgranò gli occhi.
“M-mio compleanno? Eppure nessuno oggi, neppure io, se
n’è ricordato…tu
sì” un sorriso le illuminò gli occhi.
“Aspetta…” chiamò il padre,
al cellulare, curiosa.
“Pronto, Emma?”
“Pronto, papà…oggi succede
qualcosa?”
“Ehm…non saprei…succede qualcosa, oggi,
Mary Margaret?”
“Allora?”
“Né io, né tua madre ne sappiamo
nulla…che succede?” il sorriso di Emma si spense.
“E’…è il mio
compleanno…” sussurrò
“Effettivamente me n’ero scordata
anch’io”
“Oddio! Scusami, tesoro! Auguri, augurissimi!”
“Sì, grazie…” rispose, con
tono deluso “Ciao…salutami anche la
mamma” chiuse la chiamata e ripose il cellulare in tasca, per
poi volgere lo sguardo all’uomo.
“Ehi, che succede amore?”
“Sei l’unico ad essersene ricordato,
pare…” guardò la fede d’oro
che aveva al dito, per poi sorridere “Allora questo anello
vuol dire davvero qualcosa…” sorrise, alzando lo
sguardo e incrociandolo con il suo.
“No, sai, è solo per bellezza quella
fede…” lei rise, per poi posargli un bacio sulla
guancia. “Apri il tuo regalo, dai…”
sorrise dolcemente. Lei lo aprì, guardandolo negli occhi,
per poi abbassare lo sguardo sulla scatolina aperta. “Ti
piace?”
“E’…è bellissima,
Killian!” alzò lo sguardo all’uomo,
sorridendo. Prese la catenina tra le mani e la esaminò nei
minimi dettagli: era bellissima…d’oro, con il suo
nome…o meglio, come lui amava chiamarla: Swan.
“E’ bellissima!” ripetè,
sorridente.
“Ci ho messo circa un mese per trovare la catenina giusta, la
decorazione giusta e la scritta giusta da farci…anche se la
soluzione finale, è un po’ troppo ovvia”
lei sorrise.
“Va benissimo, Killian, è perfetta! Non
è ovvia…a-aspetta! U-un mese?”
“Sì”
“Quindi tu hai speso un mese di tempo, solo per il mio
regalo…?” lo guardò intensamente negli
occhi, come a volerlo scrutare.
“Era importante che fosse speciale…” lei
sorrise.
“Perché?”
“Perché era per te…e tu, per me, sei
speciale…cercavo il regalo perfetto per farti capire quanto
io ti ami, ma purtroppo non l’ho trovato” Emma gli
prese il viso tra le mani e si appropriò delle sue labbra,
dolcemente, sorridendo su di esse.
“Ti amo” sussurrò su di esse.
“E’ perfetto!”
“Ti amo anch’io” lei sorrise.
“Papà!” urlò la bimba dalla
stanza.
“Eccomi!” urlò. Lasciò andare
la donna e le posò un bacio sulla guancia
“Arrivo subito, amore…il dovere mi
chiama” la donna sorrise dolcemente.
“Dimmi, piccola…” rispose, una volta
entrato nella stanza.
“Mi racconti ancora la storia di Peter Pan?”
L’uomo sorrise e la fece stendere, per poi rimboccarle le
coperte e sedersi accanto a lei, che gli sorrise a sua volta.
“La storia di Peter Pan…”
sussurrò. “La mia versione o quella della
mamma?”
“Quella della mamma!”
“Ma lì io sono il cattivo…”
“Non importa… Mamma!” la donna
arrivò e poggiò la spalla allo stipite della
porta.
“Dimmi, tesoro” sorrise dolcemente.
“Leila vuole sentire la tua versione della storia di Peter
Pan, a quanto pare…” sbuffò.
“Oh, andiamo, capitano…non te la prenderai per
così poco…” rispose con tono dolce,
avvicinandosi al letto, per poi sedersi sulle gambe dell’uomo.
“Certo che no…” sussurrò con
tono suadente. “Comincia a raccontare, Swan…mi ha
incuriosito questa tua versione della storia” lei volse lo
sguardo a lui e sorrise.
“C’era questo pirata, chiamato da tutti Capitan
Uncino per il gancio al posto della mano che aveva”
cominciò. “Ce l’aveva a morte con questo
ragazzino chiamato Peter Pan, l’eterno ragazzino amava essere
chiamato, poiché sarebbe voluto rimanere per sempre un
bambino…e questo era possibile, infatti,
nell’Isola che Non C’è. Un giorno,
questo ragazzino, si recò nel mondo reale in una
casa…e prese tre bambini, accompagnato dalla sua fedele
fatina Trilly-”
“Sapessi quanto quella fatina mi desidera,
Swan…” la interruppe lui, con un sorriso sghembo.
Lei si voltò verso di lui e lo fulminò con gli
occhi, gelosa.
“Sei un idiota!” lui sorrise soddisfatto e le
strinse la mano nella sua.
“Ma toglimi una curiosità: rapire i bambini non
è reato?”
“Non li ha rapiti, idiota” rise “Loro
sono andati di loro spontanea volontà…ed ogni
notte, lui li riportava a casa, per poi venirli a prendere la sera
dopo”
“Una specie di stalker” lei sorrise.
“Una specie…” rispose, ridacchiando,
volendo continuare il giochetto dell’uomo.
“Io conosco un altro giochetto, Swan…molto
più divertente…” lei sorrise.
“Ti odio”
“Davvero?” lei annuì, con un vispo
sorriso sulle labbra, per poi schioccargli un bacio sulle labbra
“Ne sei proprio sicura, amore mio?”
“Sì” ridacchiò.
Erano così presi nel scherzare tra loro, che non si
accorsero che la figlia era ormai immersa nel mondo dei sogni, con un
dolce sorriso sul viso.
“Si è addormentata…”
sussurrò Emma. “Andiamo”
continuò, alzandosi dalle sue gambe. Fece per uscire, quando
vide che l’uomo non si mosse e si fermò ad
ammirarlo: era intento a guardare la sua piccina con un dolce sorriso
sulle labbra…le posò una mano sul viso, che
accarezzò dolcemente, per poi posarle un bacio sulla fronte
ed uscire dalla stanza. “Ehi, Killian” gli mise una
mano sulla spalla, una volta chiusa la porta, sorridendogli con gli
occhi brillanti.
“Dimmi, tesoro…” lei sorrise e lo
avvolse con le braccia, per poi chiudere gli occhi.
“E comunque, da quando ti conosco, ho cambiato totalmente
idea sulla storia di Peter Pan” lui sorrise e
l’avvolse a sua volta.
“E cioè, Swan?”
“Lui è il cattivo…” sorrise
“Tu sei il buono” aggiunse, in un sussurro.
“E tu l’amore della mia vita” lei sorrise.
“Cosa c’entra?”
“Non lo so…ma volevo dirlo” le
accarezzò i capelli, dolcemente. “Ti amo”
“No, io no” rispose, ridacchiando, la donna.
“Io ti odio…e non è uno
scherzo”
“Ah, sì? E perché siamo sposati con una
figlia?” lei continuò quel dolce scherzo.
“Ah, beh…questo non lo so…ma sai, mia
madre mi ha costretta”
“Ti ha costretta lei, eh?”
“Sì sì” sorrise, guardandolo
di sottecchi “Io amo Peter Pan…solo che il nostro
è un amore proibito…in più
è anche morto, quindi non ci sarebbero molte
possibilità”
“Swan, sei…sei…” lei
scoppiò a ridere. “Sei peggio della bimba
nell’altra stanza”
Si avvicinò alle sue labbra e se ne impossessò
con foga, per poi indietreggiare, fino alla camera, dove chiuse la
porta e si stese sul letto, tirando giù con sé
l’uomo.
“Ti amo” sussurrò sulle sue labbra,
invertendo le parti, facendo in modo di essere sopra a lui, che la
guardò dolcemente, accarezzandole il viso, per poi invertire
nuovamente le parti. “Che succede, capitano?”
“Non dire ti amo in questi momenti…perde la sua
dolcezza” lei annuì, sorridente, per poi farlo
stendere accanto a lei e baciarlo con dolcezza e lentezza,
accoccolandosi alle sue braccia. “Ora puoi dirlo, se ti
va…” lei sorrise.
“Avevo intenzione di dirlo…Ti amo”
“Anche io ti amo” lei chiuse gli occhi, continuando
a godere delle sue morbide labbra, finché non sentirono dei
piccoli passettini, che d’un tratto cessarono, ma a cui non
fecero caso, continuando ad accarezzarsi le labbra a vicenda.
“Mamma, papà…” sentirono
sussurrare. Subito Emma scivolò via dalle labbra del marito
e prese in braccio la piccola, per poi farla sedere tra loro due.
“Che succede, amore?” le chiese il padre.
“Ho fatto un brutto sogno e non riesco più a
dormire…posso dormire qui?”
“Certo, principessa” le rispose il padre. La bimba
sorrise e si buttò sotto le coperte, gioiosa.
“Piccola peste…io e la mamma dove stiamo? Hai
preso tutto il letto”
La bimba si spostò al lato del letto e i genitori si stesero
uno accanto all’altro, facendo sì che Killian
fosse in mezzo alle due e che potesse stringere a sé
entrambe.
“Buonanotte, principesse…” Leila avvolse
il padre con le braccia, incitandolo a dare le spalle alla moglie, per
stringere meglio lei e proteggerla nel sonno… “Non
pensi che anche la mamma meriti un po’ di coccole?”
la bimba scosse la testa ed Emma sorrise. “No? Ma
perché mai?”
“La mamma non è dannatamente dolce come
me…”
“E’ proprio figlia tua, Jones”
ridacchiò. Lui si voltò appena e le
accarezzò le labbra, dolcemente, per poi sorriderle ed
essere ricambiato.
“Buonanotte, amore” lei sorrise e gli
accarezzò il viso.
“Buonanotte” Killian prese la bimba e la mise in
mezzo a loro, per poi mettersi su un fianco e stringerla a
sé…così avrebbe potuto stringere la
figlia, ed ammirare Emma dormire: così avrebbe assistito al
suo sogno ad occhi aperti.
“Ma dimmi un po’…che tipo di incubo
era?” chiese lui alla bimba, che lo guardò di
sottecchi, cominciando a gesticolare.
“Era un mostro gigantesco!”
“Ah, sì? Ma non sai che se vuoi diventare una vera
piratessa devi saper affrontare anche i mostri più grandi di
questo mondo?” la bimba rimase stupita.
“Tu papà avresti paura dei mostri
grandi-grandi?” lui fece una smorfia di sbeffeggiamento al
mostro grande-grande per poi posarle un bacio sui capelli.
“Certo che no…hai davanti il pirata più
temuto di tutti i mondi” la bimba sorrise.
“Anche io voglio essere come te” urlò.
“Non te lo consiglio, amore mio…è
meglio essere poco conosciuto, ma con una famiglia fantastica e due
occhi verdi da ammirare ogni giorno” rispose lui, guardando
negli occhi la moglie, che gli sorrise.
“Ma io voglio essere temuta, voglio saccheggiare, voglio
esplorare…”
“Allora devi essere coraggiosa come il
papà!” intervenì la madre, intuendo il
trucco del marito, che usava tutte le volte.
“Coraggiosa come il papà?”
“Certo…il papà non correva nella stanza
dei genitori e non si imbucava tra loro due”
“Ah, no?”
“No…il papà, anche quando faceva un
brutto sogno, prendeva coraggio e cercava nuovamente di
addormentarsi…altrimenti non sarebbe stato così
coraggioso”
“Anche io voglio essere così coraggiosa!
Ciao!” urlò la bimba, per poi correre nella sua
stanza, tutta contenta. “Sono coraggiosa!”
sentirono urlare dalla cameretta.
“Coraggioso, eh?” chiese lui, sorridente,
avvicinandosele.
“Era il tuo giochetto…e stavo cercando di portarlo
avanti…” lui la strinse a sé e lei si
accoccolò tra le sue braccia. “E poi, mica sono io
a voler essere coraggiosa…lei vuole essere
coraggiosa…io no, quindi posso accoccolarmi a te quanto mi
pare”
“Eppure a me è sempre sembrato che tu volessi
apparire coraggiosa”
“Apparire…ma ciò non vuol dire che io
realmente lo sia” sorrise lievemente.
“E qual è la scusa per accoccolarti a me,
ora?”
“Papà, ho fatto un brutto
sogno…” sussurrò, imitando la vocina
della figlia e guardandolo di sottecchi, sgranando i suoi grandi occhi
verdi per apparire indifesa.
“Ti amo” lei sorrise e gli posò un dolce
bacio sulle labbra.
“Anche io ti a-”
“Papà” una flebile vocina, interruppe i
loro discorsi.
“Che succede, tesoro mio?” chiese lui,
avvicinandosele e mettendosi seduto a terra, per poi poggiarla sulle
sue gambe e posarle un dolce bacio sulla guancia.
La donna sorrise lievemente a quella scena: era così
apprensivo e dolce nei confronti della figlia, che si fidava in tutto e
per tutto di lui…il suo papà.
“Ci ho ripensato…forse è meglio non
essere coraggiosi” si voltò verso di lui e
chinò lo sguardo, come vergognandosi delle parole appena
dette. Lui le prese le braccia e se le mise attorno al collo, per poi
cullarla tra le sue braccia, dolcemente.
“La mia patatina…” le
accarezzò la schiena “non devi avvilirti,
piccola…è normale avere paura nella
vita…ma non preoccuparti, ben presto affronterai queste
paure. Nel frattempo, che ne dici di dormire con mamma e
papà?”
“Sicuri che non disturbi?” chiese, facendosi rigare
il viso da una lacrima.
“Quando mai ci disturbi, patatina?” le
passò il pollice sul viso, asciugandole la lacrima solitaria
“Mai…non ci disturbi mai” alla piccola
brillarono gli occhi e sorrise.
Corse in camera, lasciando il padre perplesso, per poi tornare correndo
con la vecchia giacca da pirata del padre ed i suoi giganteschi
stivali, per poi sfilargli l’uncino senza fargliene accorgere
e ritirare la mano nella manica, cominciando a sventolarlo per
aria… Lui sorrise: mai avrebbe creduto che la sua creaturina
l’avrebbe apprezzato così com’era o che,
meglio ancora, volesse essere come lui…
“Sono Capitan Uncino!” urlò, ridendo, la
bimba. Lui l’ammirò saltellare per la stanza,
stando attento con lo sguardo che non si ferisse… La donna,
lo guardava preoccupata della reazione che avrebbe potuto avere, ma
appena lui le sorrise dolcemente, ogni suo dubbio svanì e
cominciò ad ammirare anche lei la bimba, sorridente.
“Ehi, Capitan Uncino…è tardi ed
è ora che la mia piccola piratessa faccia la
nanna” fece segnò alla bimba di avvicinarsi, per
poi stringerla a sé e posarle un bacio sulla guancia, con un
dolce sorriso “Buonanotte, amore mio…”
“Sai una cosa? Non ho più paura!” corse
nuovamente nella sua cameretta, questa volta senza neanche un pizzico
di paura.
“Ehi, vieni a letto anche tu, Uncino” lui la
guardò con sguardo ferito, rimettendosi a posto
l’uncino “Stavo scherzando, dai…vieni,
Killian” lo rassicurò.
Lui le si stese accanto e la strinse a sé, facendo
sì che lei potesse accoccolarsi meglio a lui, per poi
posarle un bacio sui capelli, cominciando a frizionarle la mano sulla
schiena, accarezzandola dolcemente.
“Buonanotte, amore” sussurrò.
“Buonanotte, amore” rispose lei, con un sorriso,
per poi avvolgerlo a sua volta con le braccia e chiudere gli occhi,
addormentandosi stringendolo a sé e accoccolata a lui.
I capelli della mamma, gli occhi del colore della mamma e del
papà mischiati insieme, lo sguardo vispo ed il sorrisetto
del papà…voleva essere un capitano la sua
principessa… Era il regalo più bello che Emma
potesse offrirgli: il suo amore ed una principessa…ora aveva
due principesse da stringere a sé: le sue principesse.
Angolo
dell’autrice: Ho pensato ad un futuro nella nuova casa con
Emma, Killian e la piccina…ho pensato a come sarebbe stato e
POOF eccovi sto’ schifo xD spero vi piaccia! Recensite o vi
uccido! Ahahah grazie a chi anche solo leggerà o
aggiungerà alle preferite :)
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