Bellarke1
Sapeva
bene che non era sicuro aggirarsi per i boschi, non quando i
Terrestri avrebbero potuto avvicinarsi in un secondo ed ucciderla, ma
non riusciva più a stare bloccata al campo. Aveva bisogno di
respirare, di allontanarsi e non vedere tutte le responsabilità
che si era trovata di fronte, comparse dal niente in uno schiocco di
dita. Doveva essere una dei tanti, una dei cento, ed invece
eccola lì a girare di tenda in tenda, di corpo in corpo,
assicurandosi che tutti stessero bene. Correva quando la chiamavano,
dava anima e corpo quando la pregavano di aiutare qualcuno, metteva
sangue e sudore per tenere compatto quel gruppo di ragazzi troppo
piccoli per quel luogo e al tempo stesso troppo grandi per definirsi
incapaci di badare a se stessi. Non avevano alcuna scelta se non
resistere e continuare a camminare, un passo dietro l'altro, per
sopravvivere.
Clarke
chiuse gli occhi, respirando profondamente e godendo di ogni profumo
che giungeva ancora come nuovo ai suoi sensi. Non si era ancora
abituata a quell'insieme di odori e le risultava sempre più
difficile distinguerli mano a mano che altri si aggiungevano al
tripudio di fragranze.
L'erba, il terreno, gli alberi, ogni cosa era diversa dall'altra e ciascuna era composta da odori e sapori unici.
Amava
la Terra e i suoi colori. Eppure la odiava.
Lì
era libera di fare quello che desiderava. Ma era sola.
Era
quello che aveva sempre sognato. Ma era circondata da sangue e
morte.
Fece
un respiro profondo e strinse i pugni lungo i fianchi, deglutendo per
rimandar giù il singhiozzo che stava per nascere. Da dietro le
palpebre abbassate, solo l'oscurità le teneva compagnia. Un'oscurità
che assorbiva tutto, i suoi pensieri e le sue paure.
Perché
lei non poteva aver paura.
Tutti
contavano su di lei. In molti la odiavano, era chiaro ormai, ma
quando c'era bisogno di qualcosa la chiamavano e lei non se la
sentiva di abbandonarli a causa del suo orgoglio. Era
cresciuta con degli insegnamenti e i suoi genitori avevano sempre
cercato di farle capire cosa era giusto o sbagliato, e abbandonare
delle persone in difficoltà non era solo sbagliato, era un crimine.
E lei non era come sua madre.
Continuò
a camminare in mezzo agli alberi, proseguendo sempre più nel fitto
bosco. Intorno a lei il silenzio era smorzato solo dal cinguettare
degli uccelli e dal fruscio degli alberi provocato dal vento, dai
rami spezzati sotto i suoi piedi e dal respiro pesante che usciva dalle sue labbra.
Non
riusciva a pensare né ai Terrestri né tanto meno ai compagni
lasciati alle sue spalle. Aveva bisogno di essere da sola, di
allontanarsi da tutto e da tutti.
Aumentò
il passo, poi accelerò, infine prese a correre anche se non era
abituata a quel tipo di terreno. Sentiva le gambe bruciare e i
polmoni prender fuoco, ma procedeva senza sosta, incurante del sudore
che imperlava la sua fronte e del dolore alle ginocchia quando cadeva
e si rialzava. Il vento sul suo viso l'aiutava a scacciar via i
pensieri e tutto quello che la terrorizzava.
Quando
si fermò, fu solo perché raggiunse il limitare del bosco. Non avevano
mai esplorato oltre la radura che si estendeva di fronte ai suoi
occhi, per questo ebbe il buon senso di non procedere
ulteriormente. Era inoltre ben conscia della distanza che ora la
divideva dal resto del gruppo, ma non le interessava, anzi, ne era
felice.
Si
appoggiò con la schiena ad un albero e si lasciò cadere a terra,
affondando con le mani nei capelli prima di mordersi il labbro
inferiore e scoppiare a piangere.
Adesso
poteva farlo.
Poteva
abbandonare tutte le lacrime che si erano celate dietro i suoi occhi
in attesa di mostrarsi, far fuoriuscire ciò che invece doveva
nascondere di fronte agli altri per non mostrarsi debole e succube di
quel mondo spaventoso a cui non era abituata. Doveva lasciarsi andare ora che poteva, perché una volta tornata
indietro avrebbe dovuto di nuovo indossare la maschera della forte
Clarke Griffin.
Quando
fece per alzare gli occhi al cielo però, incrociò il suo sguardo
con un altro a lei ben noto, e non poté fare a meno di rimanere
immobilizzata e inerme.
«Bellamy»
Bellamy
Blake, in piedi di fronte a lei, la guardava impassibile. Teneva le
mani dentro le tasche della giacca, osservando in silenzio quello che
per lui doveva sicuramente essere uno spettacolo pietoso.
Da
quanto tempo era lì? L'aveva vista al campo? Eppure non si era resa
conto di essere seguita, stava sempre attenta a non farsi vedere
quando si allontanava.
«Da
quanto tempo mi stai seguendo?»
Bellamy
scrollò appena le spalle e distolse momentaneamente lo sguardo per
posarlo sulla radura poco più avanti, quindi si leccò le labbra
come se non riuscisse a trovare le parole e stesse riflettendo su
cosa dire.
«Ero
in giro a perlustrare la zona e ti ho vista camminare tra gli alberi,
poi ti ho vista correre e ho pensato che qualcuno ti stesse
inseguendo»
«Quindi
hai ben pensato di seguirmi a tua volta»
«Ehi,
volevo solo assicurarmi che non ci fossero Terrestri nei paraggi» Il
suo tono divenne più duro, ma poi si schiarì la gola prima di
avvicinarsi a Clarke e sedersi accanto a lei.
Lei non
si preoccupò neanche di asciugarsi le lacrime dato che ormai Bellamy
l'aveva vista piangere, e di certo non poteva inventarsi delle scuse.
Semplicemente si portò le gambe al petto e le cinse con le braccia,
rannicchiandosi su se stessa prima di appoggiare la fronte sulle
ginocchia e nascondere così il viso all'altro.
Dal
canto suo, Bellamy accostò la schiena all'albero e
poi lasciò cadere anche la testa all'indietro, in modo da poter
scrutare il cielo che, grazie ai pochi rami, era chiaro e
luminoso sopra di loro. Non disse niente, sapeva quando ad una
persona serviva spazio e sapeva anche quando era il caso di evitare
domande inutili. Lui stesso preferiva starsene per i fatti suoi, capiva Clarke, ma non poteva lasciarla da sola in balia di
tutto ciò che in quel momento poteva essere lì ad osservarli.
La
ragazza sospirò e alzò gli occhi ora privi di lacrime verso di lui,
ma non parlò.
Fu
solo quando Bellamy davvero non poté più sopportare lo sguardo
fisso su di sé che decise di prendere parola.
«Che
hai da fissare?»
«Stavo
solo pensando a come sfrutterai il fatto di avermi vista piangere per
i tuoi scopi personali»
Bellamy
accennò un ghigno, ma scosse appena la testa.
«Effettivamente
è una scena che mi terrò stretto... Sai, vedere la Principessa
piangere è stata una cosa a dir poco inusuale e voglio conservare il
ricordo» Lo disse con tono divertito, ma prima che Clarke potesse
ribattere riprese parola. «Ma non sfrutterei mai questa cosa» Stavolta si fece serio, incrociando i
loro sguardi. «So cosa significa dover essere forti per qualcun
altro e dover soffocare le proprie debolezze»
Clarke
lo osservò, le labbra dischiuse per la sorpresa. Avrebbe desiderato
chiedergli che cosa intendesse, perché sembrava sapere cosa lei
stesse provando, ma non volle indagare. Chiedere dei crimini commessi
era un tabù tra i ragazzi e capiva che in qualche modo c'entrava con
la cosa, ma forzare qualcuno a confessarsi non era giusto.
Deglutì
e inspirò, annuendo appena prima che altre lacrime scendessero dai
suoi occhi. Stavolta provò ad asciugarle subito, ma si scoprì di
nuovo a piangere con più foga di prima, mentre i singhiozzi ormai avevano preso il sopravvento.
Bellamy
rimase al suo fianco senza dire una parola, continuando ad osservare
colei che, odiava ammetterlo, riusciva a mantenere unito e in vita
quel gruppo di ragazzini. Sapeva che senza Clarke molti di loro
sarebbero morti nei primi giorni e anche che senza di lei non
sarebbero riusciti ad affrontare ciò che avrebbero incontrato in
futuro. Era preziosa per tutti loro... ma non lo era solo perché
capace e disponibile verso tutti, almeno non per lui.
Distolse
lo sguardo da lei e tornò a scrutare gli alberi, ormai abituato a
controllare i dintorni. Per fortuna,
l'unica cosa che ancora rompeva il silenzio della foresta era il
pianto sempre più sommesso di lei.
«E
odio quando mi chiami Principessa»
Bellamy
rise nel sentire dal nulla quell'affermazione.
Si
alzò e si ripulì i pantaloni, quindi allungò una mano in direzione
dell'altra per aiutarla a mettersi in piedi, ma Clarke fece tutto da
sola. In un attimo si scosse di dosso il terriccio e si pulì come
meglio poté le mani sugli abiti, quindi si assicurò di essersi
asciutta le guance anche se gli occhi rimanevano un po' arrossati.
Per un istante si
era dimenticato che anche se aveva pianto, Clarke rimaneva comunque
tra tutti una delle più forti.
«Sai,
pensavo tu fossi un'idiota senza cuore»
Bellamy
si risentì un po' per quell'affermazione, ma non riuscì a
contraddirla. Aveva dato quell'impressione proprio come aveva fatto Clarke, dimostrarsi forte. Era
ovvio che lo pensasse, ed era meglio se continuava a farlo così come
facevano gli altri.
Non
se la sentiva ancora di mostrare il suo vero io a persone sconosciute, soprattutto quando neanche riponeva fiducia nella
maggior parte di quel gruppo, ma se c'era qualcuno di cui iniziava a
fidarsi, era proprio quella ragazza... ma era ancora presto, troppo
presto per lasciar cadere la maschera.
«Tranquilla,
nel momento esatto in cui metteremo piede al campo, tornerò ad
essere il tuo idiota senza cuore... Principessa» Fece un inchino
teatrale e le accennò un sorrisetto.
Nello
stesso momento, sulla labbra di lei si formò un sorriso aperto,
sincero, come mai le aveva visto fare. Sentì il cuore perdere un
battito e i suoi occhi soffermarsi sulla figura di lei che aveva
ripreso a camminare, dandogli così le spalle. Per un attimo, la sua
mente si era svuotata di ogni pensiero, e la cosa lo spaventava.
Doveva
smettere o sarebbe stato difficile continuare, non poteva mettere tra
le mani di una ragazzina un potere così grande.
L'aveva
vista in lacrime, nascosta agli occhi di tutti, e l'immagine di una
piccola Octavia si era sovrapposta a quella di Clarke per un attimo.
Ma quella che vedeva adesso non era Octavia.
Era
solo la ragazza che, dal giorno in cui erano atterrati, era irrotta
nel suo mondo, frantumato ogni sicurezza e iniziato a distruggere
ogni suo lato razionale.
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Piccola One-Shot scritta di getto su una coppia che ultimamente mi sta portando alla pazzia (in senso buono!). Un'idea nata dal niente, la voglia di scrivere su questi due ha fatto il tutto! Spero sia piaciuta e che sia stata una piacevole lettura! c:
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