Relitto

di Kanchou
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Relitto


(di Kanchou)


Sul fondo dell’oceano giace un relitto.

E' buio, laggiù, più buio degli occhi dei ciechi. Il buio che nelle tombe inghiotte e consuma le forme.

Strato dopo strato, sabbia sottile e fetida melma piovute da un cielo d’acqua profondo migliaia di metri si adagiano come un freddo sudario sul corpo scomposto che affiora dal letto putrefatto del mare. Non vermi, ma viscide lentezze di pesci, esplorazioni furtive di crostacei pallidi come fantasmi.

Eppure un tempo su quel metallo cariato un cuore plebeo salpò alla conquista del mondo.

E a prua, su quella cancrena, occhi azzurri sfidarono il cielo.

E mani candide d’artista strinsero seni, palparono labbra.

Mani ora dissolte nel mare come sale.

Sulla ruggine le impronte non rimangono.

Nel luogo più nero dell’oceano giace un relitto.

Quel relitto è il mio cuore.





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