Rieccomi,
finalmente! starete dicendo, e avete pienamente ragione, ad aggiornare
questa raccolta, che era partita con un'idea totalmente diversa da come
mi appresto a concluderla con questo capitolo. Doveva contarne dieci,
ma è stata bloccata per tutto questo tempo perché
non mi sono venute più buone idee, quindi ho deciso di
scrivere un ultimo capitolo per scusarmi e ringraziare chi ha letto e
chi ha apprezzato questo esperimento.
Era nato tutto con
l'intento di provare a far muovere questo due personaggi che adoro e,
rileggendo i vari capitoli a distanza di tempo, mi sono accorta che il
risultato mi piace molto. Spero che quest'ultimo capitolo non sia
deludente e che riesca a farvi almeno sorridere.
Lo dedico tutto a
Luana, alias SakuraScarlett, che qualche settimana fa ho avuto il
piacere di risentire per una lunga chiacchierata e con cui abbiamo
convenuto che KibaIno significa una cosa in particolare: sesso. E
queste sono le conseguenze! XD
Grazie a chi
leggerà, recensirà, apprezzerà! Alla
prossima! ^^
Titolo: Certe cose
Autore: Ayumi
Yoshida
Fandom: Naruto
Personaggi/Paring:
KibaIno
Genere/Avvertimenti: sentimentale,
commedia, introspettivo
Rating: giallo
Wordcount: 478 parole
Disclaimer: Kiba,
Ino e Akamaru non mi appartengono, ahimé, altrimenti avrei
già tirato le dovute conclusioni! *smile*
Tema
(per l'ultima volta rubato dalla challenge XD): l'efficacia dei motti di
spirito e delle risposte argute
Certe cose
“Sei
in ritardo!” sbuffò Kiba non appena si
fermò accanto a lui. “Dove diavolo sei
stata tutto questo tempo?”
“Da
Shikamaru.”
“Ah.”
Lo shinobi tentò di non dare a vedere che un piccolo
ingranaggio nel suo cervello aveva preso a ruotare al contrario non
appena
aveva udito quel nome, disturbandolo. “Andiamo?”
Ino
annuì con la testa e si avviarono. Per quella sera
avevano deciso di non andare dal solito Ichiraku a mangiare ramen, dove sicuramente
avrebbero trovato
Naruto che li avrebbe presi in giro molto stupidamente e molto poco
simpaticamente, ma di fare qualcosa di diverso. Kiba sapeva
già che cosa.
“Andiamo
di qua!” disse all’improvviso, e la
trascinò per una strada che la kunoichi non
conosceva tenendola per il polso.
“Non
è che mi stai portando in un vicolo buio per
violentarmi?”
“L’intenzione
è quella.” ribatté Kiba senza
scomporsi, con un sorriso furbesco sul viso, e
anche Ino scoppiò a ridere. Fecero l’amore per la
terza volta da quando stavano
insieme, lentamente, senza il timore di essere scoperti. Alla fine non
si
rivestirono subito, ma Ino restò immobile sul corpo di Kiba
per un po’.
Sembrava pensierosa.
“Cosa
c’è?” le chiese lo shinobi, preoccupato,
allungando la testa verso di lei.
“Qualcosa non va?”
“No,
niente… Stavo soltanto pensando che ho dimenticato di dire a
Shikamaru che-”
“Ancora
Shikamaru, eh?” borbottò Kiba irritato.
Afferrò la kunoichi per le braccia, la
allontanò da sé e si rialzò le
mutande. “Shikamaru di qua, Shikamaru di là, non
è che ti ha…”
“Sai, a volte, mi serve
anche confrontarmi con un po’ di cervello, non soltanto con
quello che hai in
mezzo alle gambe.” replicò Ino in tono efficiente.
Lo shinobi la guardò come se
fosse stato appena pugnalato alle spalle.
“Quindi,
tu non… Io non…”
Lei
sbuffò.
“Ma
perché voi ragazzi pensate sempre e soltanto a certe cose? Una persona non
può trascorrere del tempo con un amico
d’infanzia, che già la vedete sotto qualcuno
a…”
“Lo
so io cosa può fare, un uomo!” esclamò
Kiba ostinatamente, l’espressione dura.
“Appunto.
Cosa ti dicevo? Voi ragazzi pensate solo al sesso. Non tutti,
fortunatamente.
Perciò dicevo che ho bisogno di confrontarmi anche con un
po’ di cervello…”
Ino
ripeté quelle parole battendosi l’indice sulla
fronte, come per rimarcarne il
significato, poi cominciò lentamente a rivestirsi.
“Shikamaru
è sempre un uomo…” aveva continuato a
mugugnare Kiba con voce tetra per tutto
il tempo che aveva impiegato, ma ad un certo punto il suo viso si era
illuminato e l’aveva guardata, risoluto.
“Facciamolo
di nuovo, così ti faccio vedere chi è il
migliore!”
“Cervello!”
aveva ripetuto Ino con una
risata, tentando di allontanarsi da lui, ma Kiba le era rovinato
addosso con una
forza talmente sovrumana che non le era stato possibile tirarsi
indietro.
Avrebbe dovuto immaginarlo già quando aveva ceduto alle sua
avance, che Kiba
era in grado di fare solo certe cose.
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