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Il Cuore non sbaglia Mai
I giorni corsero via veloci rincorrendosi l’un l’altro.
Ormai la partenza dei quattro Space Cowboys era imminente e c’era una grande
aspettativa nell’aria. I ragazzi erano euforici e curiosi di vedere finalmente Woomera,
base mitica e leggendaria. Ovviamente erano anche molto ansiosi di scoprire chi
sarebbe diventato il Capitano per eccellenza, cioè colui che avrebbe avuto il
comando dell’ammiraglia Arcadia. Nel frattempo erano stati svelati anche i nomi
delle altre tre corazzate: Ares, Artemide ed Astrea*1. Nomi, a dire il vero, non proprio dai richiami pacifisti, ma del
resto dovevano essere una sorta di guardiani, protettori della Terra e quindi
si supponeva che dovessero essere, all’abbisogna, anche risoluti e combattivi.
Il tempo era volato via come uno sbuffo di vento dispettoso e la vigilia del
viaggio era davvero alle porte. Mancava una sola e misera settimana alla
partenza.
I ragazzi erano impegnatissimi ma anche Maya aveva il suo
gran bel da fare con Joshua e Bakin, per l’imminente azione che doveva compiere
in tempi molto brevi. Quindi i suoi contatti con Harlock erano davvero momenti
rubati ai rispettivi impegni. Addirittura spesso finivano per comunicare solo
per telefono e non riuscivano neppure a vedersi di persona.
La ragazza, pur non essendo più in punizione, cercava di filare dritto per non
mettere il padre in agitazione, né tanto meno voleva insospettirlo, in vista di
ciò che doveva fare per la Gea Free.
Ciò che la tormentava era la consapevolezza che Harlock
stava per andarsene e quindi era presa tra due fuochi: il dovere e la voglia di vederlo per salutarlo e passare del tempo con
lui. A proposito di ciò, nel suo animo stava maturando una decisione importante
ed era molto combattuta su cosa fare e come farlo. Aveva ancora qualche dubbio
che la frenava, ma qualcosa in lei stava radicalmente cambiando, ed Harlock, ma
soprattutto ciò che provava per lui, era stato la spinta a tale evoluzione. Alla
fine, come era naturale che fosse, vinse su tutto la voglia di vederlo.
*
Il Falco, quella mattina aveva ricevuto un messaggio
criptico da parte di Maya che lo invitava a casa sua, ad un orario abbastanza
curioso. Il testo era il seguente:
Ti
aspetto sotto la finestra della mia camera, questa notte, all’una.
Maya
Le aveva risposto con un altrettanto criptico:
Ci sarò!
H.
Ovviamente anche lui aveva una gran voglia di rivederla e
anche di stare un po’ con lei, da soli, prima della partenza. Non era quella
definitiva dei sei mesi. Sarebbero stati lontani circa quindici giorni, che,
quando si è innamorati sembrano comunque un tempo lunghissimo. In quelle due
settimane gli Space Cowboys avrebbero completato i test finali e avrebbero
scoperto chi sarebbe diventato il comandante dell’ammiraglia. Il quale sarebbe
stato ufficialmente assegnato all’Arcadia, tramite una cerimonia speciale,
nuovamente lì, ad Oceania tredici nella caserma Gladio, proprio dove si trovavano
adesso. Il problema era che aveva davvero un sacco di cose da fare e poi era molto
trattenuto dal fatto che Ishida sospettasse di loro. Era come se il suo sesto
senso lo avesse allertato e pur non avendo certezze, preferiva essere
preventivamente molto accorto e guardingo. Non poteva mandare in malora tutto,
non proprio ad un passo da un traguardo così importante per lui.
In questo frangente la sua naturale propensione nel saper dominare le sue emozioni
e la sua freddezza gli erano di grande aiuto. Era come se riuscisse a scindersi
tenendo a bada la sua parte emotiva, non castrandola ma contenendola. Lo faceva
sempre quando era necessario. Nonostante ciò si stava innamorando profondamente
di quella ragazza ed era desideroso di vederla, per questo accolse la sua
richiesta con slancio e stette in uno stato di fibrillante aspettativa per tutto
il giorno, che lo rese iperattivo e molto preso dai suoi pensieri. Cosa che gli
altri scambiarono per determinazione e concentrazione.
Era di questo che aveva bisogno, di un rapporto che gli desse forza e
motivazione e fortunatamente, quello con Maya era proprio ciò che sembrava stesse
diventando.
Ne era felice.
All’ora convenuta Harlock arrivò al luogo
dell’appuntamento. La finestra era illuminata e gli apparve come una specie di fioco
faro, che rischiarava appena la notte scura che immergeva nelle sue ombre
ovattate, sia la casa, che il giardino.
Al lato scorse una lunga scala appoggiata sul muro. Una di
quelle antiche, allungabili, che un tempo venivano usate dagli operai che
ristrutturavano le case, lì sulla Terra. Ricordava di averne vista qualcuna da
piccolo.
Intravide anche un’ombra, che furtiva passò e si palesò da
dietro le tende sparendo quasi subito.
Gli arrivò un altro messaggio di testo.
Sali.
Pensò che Maya
forse stesse facendo fin troppo la misteriosa, ma non avvertì particolari pericoli
e quindi lesto, ma con eleganza, si arrampicò sui pioli di quella lunga scala e
una volta in cima, con un uno scatto felpato balzò nella stanza.
Che era vuota…
Rimase perplesso.
Si guardò intorno. La luce giallognola e soffusa di una abat-jour rischiarava
appena l’ambiente.
Era una cameretta non troppo spaziosa, ma arredata con grande stile. Il letto
in ferro battuto bianco, ad una piazza e mezza, aveva nella testata un rosone
centrale, in cui era dipinto con colori tenui un volo di farfalle variopinte.
Le lenzuola erano anch’esse bianche, così come il leggero copriletto trinato,
su cui erano sparpagliati vari cuscini, i cui colori pastello richiamavano per
gradazione, quelli delle farfalle disegnate sul rosone.
A fare da contrasto al letto e ad un armadio, anch’esso candido, c’era da una
parte un bellissimo cassettone di noce scuro, in stile, e dall’altra una scrivania-scrittoio,
anch’essa antica e sempre in noce brunito, su cui era poggiato un modernissimo
computer a schermo olografico. Dello stesso materiale era il comodino accanto
al letto, in cui faceva bella mostra di sé un’abat-jour stile provenzale, anch’essa
bianca, con rifiniture pastello a tema con cuscini e rosone.
Guardandosi attorno percepì chiaramente l’animo segretamente romantico di quella
giovane donna, che però aveva gusti chiari e decisi, tra l’altro molto simili
ai suoi, non perché gli piacesse specificatamente quello stile costituito da
contrasti chiaro scuri, ma perché con lei condivideva la passione per le cose
antiche, del tempo che fu. Era chiaro che su di entrambi esercitavano lo stesso
identico fascino.
Ma lei, dov’era? Si chiese un po’ stranito.
Girando lo sguardo si rese conto che la camera comunicava con un bagno privato,
perché in quel momento si aprì una porta che prima non aveva notato.
“Sono qui”.
La voce lieve di Maya riempì la stanza ed il Falco alzò lo sguardo fino ad
incontrare la sua figura, morbida e flessuosa che si stagliava sulla soglia
della porta del bagno.
Il corpo della ragazza era coperto solo da un’impalpabile camicia da notte
azzurrina, corta e leggermente trasparente, da cui s’intravedeva la casta
biancheria intima, semplice e bianca, che celava al suo sguardo le sue parti
più intime. Nella penombra tra giochi di luce ed ombre, gli parve una figura
evanescente, casta, ma allo stesso tempo incredibilmente sensuale.
Harlock si impietrì e rimase senza fiato per la sorpresa.
Il suo sguardo rimase imbrigliato in quella visione inaspettata e si accese di
stupore, misto ad ammirazione. Era bella come un angelo e per la prima volta il
turbamento gli seccò la gola mozzandogli il fiato. Mentre il cuore sembrava un
cavallo imbizzarrito.
Capì immediatamente il significato di quell’incontro. Questa scoperta lo rese improvvisamente
fragile perché impreparato ad una così forte emozione, che solo un uomo davvero
innamorato può provare davanti alla totale resa della donna che le ha rubato il
cuore. Timidamente Maya gli si avvicinò, fino ad arrivargli di fronte, le
guance le si ravvivarono di un lieve rossore, mentre lo guardava quasi
intimidita. Lo era davvero, perché il passo che aveva deciso di compiere era il
più importante nella vita di una donna.
Non era per niente facile per lei. Fece un profondo respiro, cercando di
rallentare i battiti impazziti del suo cuore, cercando di dominare il leggero
tremore che la scuoteva internamente. Anche ad Harlock, riprese a galoppare
impazzito il cuore. Rimase ammirato di fronte alla delicata bellezza di lei,
svelata appena, in un gioco intrigante di vedo-non vedo, dal leggerissimo tessuto
della camicia da notte. Sembrava quasi un’esile carezza di velo, che scivolava
lieve sul suo corpo snello, poggiandosi soffice sul profilo morbido dei suoi
fianchi, che gli svelava appena le rotondità del seno, ancora celato dal bianco
balconcino che lo esaltava. Si soffermò ad osservare con calma la sua vita
sottile, la pancia piatta, le gambe slanciate, le spalle nude, il lungo collo. Ammirò
rapito la cascata dorata, che le incorniciava il viso, in cui spiccavano quei
due occhi così incredibilmente belli, che da sempre lo avevano come stregato.
Per ultima cosa guardò la sua bocca, così invitante e come sempre leggermente
schiusa, messaggera di dolci promesse, di cui conosceva fin troppo bene la
morbida tentazione. Una scossa improvvisa di desiderio lo pervase, ma rimase
immobile ancora stordito, come se non potesse credere a ciò che stava vedendo,
come se lei fosse solo un sogno ad occhi aperti.
Un po’ imbarazzata dalla trasparenza della sua camicia, Maya si tormentava le
mani mentre osservava Harlock che le appariva così serio ed immobile e che la
squadrava accigliato facendo scorrere lo sguardo sul suo corpo, in modo così
intenso che le pareva che potesse addirittura sfiorarla. Ebbe quasi l’assurdo
timore che fosse contrariato, invece era solo il desiderio che lo accendeva e
incupiva fino a farlo sembrare ombroso.
Il Falco le si avvicinò fino quasi a toccarla con il suo corpo, si chinò e le
sfiorò una spalla con un bacio riverente solleticandole la pelle con i capelli
ribelli. Non voleva forzarle la mano né essere frettoloso, voleva adorarla ed
amarla come una cosa rara e preziosa. L’abbracciò attirandola contro di sé
perché aveva bisogno di avere un contatto fisico con lei e Maya avvertì il suo corpo
premere contro il proprio. Solido, forte, mentre i suoi occhi profondi si incrociarono
con i suoi, questa volta si rese conto che il suo sguardo, anche se cupo era
pieno d’emozione, che le arrivò dritta al cuore ricolmandola. Le sue dita cominciarono a seguire lievi la curva della sua
spalla salendo e sfiorandole veneranti la pelle del collo, carezzandole la linea
della mascella fino ad incontrare i suoi capelli, per perdersi dentro quella
massa fluente. La guardò rapito dallo splendore di quel viso così bello, incantevole. Poi,
senza indugiare oltre, le sue labbra decise e morbide, finalmente si
incontrarono con quelle fresche e delicate di Maya. Fu un bacio carico di promesse
e appannato dal desiderio, che stava accendendo entrambi, ma languidamente,
senza fretta.
La consapevolezza dell’abbandono di lei
fra le sue braccia, la sua tenera e appassionata resa, unite al suo tenue profumo
di bucato pulito, che gli stava annebbiando i sensi, gli fecero quasi perdere
la testa, ma si trattenne. La prese per mano e la condusse verso il letto. La
distese con delicatezza tra i cuscini colorati. Per un attimo la rimirò. Notò
che aveva gli occhi lucidi e le guance vermiglie. Pensò che non c’erta niente
al mondo che potesse essere più bello e desiderabile di lei. Capì che era la
sola e sarebbe stata l’unica, per sempre. Voleva fare di lei la sua compagna
per la vita. Questa ulteriore ed improvvisa consapevolezza fu così intensa e violenta
che gli fece quasi male, ma lo ricolmò anche in modo incredibile facendogli
capire definitivamente che era innamorato.
Le si sdraiò accanto e prese a carezzarla, cercando nuovamente le sue labbra.
Non aveva mai accarezzato e baciato una
donna con tanta intensità e tanto abbandono, soprattutto non era mai stato
quasi soffocato dalla dolcezza che solo lei gli accendeva dentro.
Ad un certo punto però quello scambio di baci e di tocchi crebbe di intensità
coinvolgendoli in un turbine. Maya, che sopraffatta dall’emozione era stata
fino ad allora piuttosto passiva abbandonandosi alle sue attenzioni, istintivamente
si accostò a lui inarcandosi. Harlock stordito dalla smania di lei, l’assecondò
subito e la ragazza incontrò il suo corpo irrigidito dal desiderio folle che
lei stessa gli aveva accesso.
Lentamente le fece scivolare la camicia da notte giù dalle spalle, che volò
leggera ai piedi del letto e poi si sfilò veloce la maglia rimanendo a torso
nudo. Il loro occhi si cercarono per attimo prima di guardare famelici le pelle
nuda l’uno dell’altra, e poi si ritrovarono allacciati.
Harlock sospirò. Il corpo di lei era morbido, e la sua pelle era incredibilmente
liscia sotto il tocco delle sue dita.
Il contatto con la sua epidermide nuda e le audaci carezze del Falco,
provocarono a Maya un gran subbuglio. Un misto tra desiderio, aspettativa, ma
anche una grande agitazione mista ad apprensione. Il suo respiro accelerò di
colpo quando la bocca di lui si staccò dalla sua e prese a scenderle lungo la
gola, mentre le sue mani, freneticamente, la liberano del reggiseno, sfiorando
poi la sua morbidezza delle pelle nuda, facendola ansimare appena. Le forti
mani di Harlock non si fermarono lì, con sapiente abilità le arrivarono alla
curva dei fianchi, e afferratala con decisione la spinsero contro il suo desiderio,
reso ruvido dai pantaloni che ancora indossava. Il Falco a quel contatto avvertì
come un languore che gli attraversò il corpo, facendolo sospirare contro le sue
labbra. Quindi prese subito ad armeggiare per sfilarsi i pantaloni, subito dopo
le scarpe, che volarono via, da qualche parte nella stanza. A quel punto
l’ultima barriera di cotone che li divideva
era davvero esigua. Lui la strinse di nuovo a sé con una frenesia che lo stava
consumando, il suo autocontrollo era andato a farsi benedire e la baciò con
ardente passione, sovrastandola con il suo corpo. Fu a quel punto che Maya,
coscia dell’irruenza del suo desiderio s’irrigidì appena. La sua inesperienza
la fece istintivamente ritrarre. Era impreparata ad una cosa così travolgente,
ma anche sconosciuta. Aveva paura di fare qualcosa di sbagliato, di non essere
alla sua altezza, non sapeva esattamente se era in grado di compiacerlo.
Si bloccò.
Harlock si rese subito conto che qualcosa non andava perché si era frenata ed
irrigidita di colpo. Si scostò subito da lei. La guardò dritta negli occhi. La
ragazza arrossì e istintivamente si coprì con le braccia il seno nudo.
Voleva fare l’amore con lui più di ogni altra cosa al mondo, ma si sentiva ancora
molto impacciata e temeva di non essere così esperta come lo era lui, aveva
paura di deluderlo.
Il Falco si rese immediatamente conto del suo imbarazzo e con grande
delicatezza la fece scivolare sotto le lenzuola e la coprì mettendola a suo agio.
“Scusami credo di essere stato troppo impetuoso… non volevo” le disse
mortificato imputando a se stesso tutta la colpa.
“No!” gli rispose subito preoccupata carezzargli una guancia “Sono io che sono
maldestra…” ammise abbassando lo sguardo quasi mortificata.
“Non è vero” la rassicurò prendendo una mano tra le sue. Avrebbe voluto dirle
tante cose ma era bloccato. Non era facile neppure per lui che era ancora
stordito dall’intensità delle emozioni miste a desiderio che aveva appena
provato.
Maya lo guardò preoccupata “Mi dispiace di non essere all’altezza”.
“Ma che dici?”.
“Harlock… io no n l’ho mai fatto prima…” disse infine diventando rossa come un pomodoro
maturo, vergognandosi a morte.
Lui sgranò impercettibilmente gli occhi dalla sorpresa e poi la guardò in modo
così intenso, che a lei si sciolse qualcosa dentro.
Le prese il viso tra le mani e la baciò con infinita tenerezza.
“Scusami. Sono un vero animale. Non l’avevo capito. Ero così preso da te, che
non mi sono reso conto… io… mi dispiace moltissimo”.
“No. Che dici? Io non volevo che lo capissi!” ammise la ragazza imbarazzata. Si
sentiva così sciocca. Le sue amiche erano molto più avanti e molto più
smaliziate di lei. Le sembrava di essere una tardiva imbranata ed incapace di
assecondare l’uomo che amava. Era così frustrata!
“Maya” le disse Harlock prendendo nuovamente il suo viso tra le sue mani per
catturare la sua attenzione. “Probabilmente stavamo per fare una cosa sciocca” ammise
serio.
“Perché?” chiese lei colma di delusione.
“Voglio che tu mi ascolti attentamente” le disse intuendo la sua mortificazione
“Non c’è cosa che io desideri di più che fare l’amore con te” le confessò
riaccendendo il rossore sulle sue guance “Ma non voglio che la tua prima volta,
che la nostra prima volta, accada così. Sarebbe figlia della fretta per la mia
imminente partenza, forzata dalla prepotente attrazione fisica che proviamo”.
“La partenza non centra” protestò lei debolmente.
“Siamo una coppia da pochissimo. Abbiano constatato giusto qualche giorno fa che
ci conosciamo appena. Maya io non vorrei mai che tu ti pentissi. È una cosa da
cui indietro non si torna” le disse serio.
“Non mi pentirò!”.
“Non puoi saperlo è troppo presto” le disse carezzandole amorevolmente una
guancia “Sarebbe infinitamente più facile per me finire ciò che abbiamo
cominciato, perché credo che anche tu abbia capito quanto lo desidero, ma
preferisco aspettare. Quando tornerò parlerò con tuo padre. Vivremo la nostra
storia alla luce del sole passando tutto il tempo possibile insieme. Ci
conosceremo un po’ meglio e quando sarai veramente pronta lo faremo. Adesso è
prematuro Maya, ti sei coperta, ti sei irrigidita, inconsciamente hai avuto di
paura e non lascerò che i sensi abbiamo la meglio sui mei sentimenti, ma
neppure sui tuoi”.
“Non è che non ti piaccio?” lo interruppe lei, teneramente imbronciata e
preoccupata.
Lui ridacchiò impunemente.
“Credo che passerò il resto di questa nottata a sbattere la testa contro il
muro per togliermi dagli occhi l’immagine del tuo corpo seminudo contro il mio.
È mi darò del folle”.
Lei lo guardava seria.
Divenne serio anche lui.
“Sei la creatura più bella dell’Universo intero. Come puoi solo immaginare di
non piacermi? Non ti rendi conto l’effetto che mi fai? Eppure è piuttosto
evidente che mi basta guardarti per salire dritto in paradiso!”.
In quel momento si rese conto che non aveva mai parlato così tanto con nessuno,
men che meno ad una donna. Gli si era sciolta la lingua perché amandola
sinceramente, la cosa che più gli premeva era il suo bene, che andava vanti a
tutti. La voleva serena. Non desiderava affatto forzarle la mano, né rubarle
per puro egoismo una cosa importante e preziosa come la sua prima volta. La
voleva proteggere e si sentiva responsabile per lei. Avrebbe fatto qualsiasi
cosa per farla stare bene e renderla felice, ne era profondamente consapevole e
sapeva che la cosa migliore in quel momento era frenarsi, ma anche spiegarle le
sue ragioni con calma e tranquillità perché non ci fossero fraintendimenti e per
non mortificarla. Per questo, per quanto fosse di indole poco propensa a
parlare ed aprirsi, si era lanciato e si era lasciato andare comunicando con
lei non solo con i gesti, come gli veniva meglio, ma anche con le parole cercando
di esternare ciò che provava. Purtroppo ancora non riusciva però a dichiarale a
voce alta il suo amore, ma almeno avevano comunicato come tante volte gli aveva
raccomandato Tochiro.
Maya sgusciò appena fuori dalle lenzuola e gli gettò le braccia la collo
stringendosi grata a lui.
Harlock sentì contro di sé la morbida consistenza dei suoi seni e sospirò
chiudendo gli occhi.
Non sarebbe di certo stata una passeggiata trattenersi, ma l’avrebbe fatto.
Tochiro, ne era certo, sarebbe stato fiero di lui. Perché era riuscito a
parlarle senza rovinare tutto e perché era stato in grado di anteporre il bene
di lei al proprio.
La strinse a sé e lasciò che lei si abituasse al contatto pelle contro pelle
tra loro. Poi la scostò appena e le sorrise, quindi andò a recuperare la sua
camicia e gliela porse, poi si infilò i pantaloni e la maglia
“È meglio se la indossi”.
La ragazza annuì. L’aveva ascoltato con il cuore e non solo con le orecchie,
alla fine aveva capito che aveva ragione lui. Aveva voluto invitarlo nella sua
stanza perché si era fatta prendere dalla smania delle sensazioni che le
accendeva. Lo desiderava da morire, ma era vero che avesse forzato i tempi
perché lui doveva partire e stare via due settimane. In realtà per quanto lo
amasse e lo desiderasse non era ancora pronta a compiere quel passo. Dovevano
prendere più confidenza tra loro e non solo a livello fisico. Lui l’aveva
capito e si era fermato.
Questa per lei fu la più grande dichiarazione d’amore che avrebbe mai potuto
farle e sentì che il suo sentimento per lui si era ulteriormente rafforzato.
Per questo, in vista di quello che avrebbe dovuto combinare per la Gea Free
avvertì prepotente il morso della colpa che le attanagliò lo stomaco.
“Perché non resti qui e dormi con me?” gli chiese fissandolo. In qualche modo
lo voleva comunque accanto a sé.
Lui la guardò si scompigliò i capelli in un moto di frustrazione e sospirò.
“È meglio di no” le disse contrito. Non era così facile starle accanto e stare
fermo e buono.
Non fece in tempo a finire la frase che notò la profonda delusione che
traspariva da quei due splendidi spicchi di cielo.
“Facciamo così. Resterò accanto a te finché non ti addormenti. Va bene?” le
disse cercando una sorta di accomodante compromesso, perché non voleva
lasciarla sola e delusa.
Maya non rispose gli si avvicinò e dopo avergli cinto il collo con le braccia
cercò le sue labbra per baciarlo.
Finirono nuovamente distesi sul letto, sebbene questa volta molto più vestiti
di prima.
“Non è che tu mi renda le cose facili” ammise Harlock con la punta del naso che
sfiorava quella di lei staccandosi di malavoglia da lei.
La ragazza sospirò. Capì che doveva trattenersi anche dal baciarlo perché non
era giusto per lui, quindi remissiva s’infilò sotto le lenzuola, mentre Harlock
rimase disteso fuori. Le si avvicinò e le passò il braccio sopra le spalle, di
modo che lei potesse poggiare la testa sul suo petto, quindi prese a
tormentarle i capelli, carezzandoli e lisciandoli.
Maya cercò l’altra sua mano e intrecciò le sue dita con quelle di lui, quindi
chiuse gli occhi e si lasciò coccolare. Beneficiò piacevolmente del calore del
suo corpo e del suo abbraccio, ascoltando il battito del suo cuore.
Rimasero in silenzio. Senza più dire neppure una sola parola godendo l’uno
della vicinanza dell’altra.
Quando Maya cedette al sonno. Harlock rimase qualche minuto ad osservarla.
Aveva gli occhi chiusi e l’aria rilassata e dormiva serena tra le sue braccia.
Sembrava davvero un angelo caduto dal cielo.
Lui si sentiva così bene, così giusto, come se per tutta la vita non avesse che
atteso lei e quello che gli faceva provare anche con la sua semplice vicinanza.
EPILOGO
Grazie a quelle
notte Maya aveva capito di amare Harlock così profondamente da voler rinunciare
per lui a quell'azione avventata che le aveva proposto Bakin tramite Joshua.
Alla fine fece la cosa giusta ed avvertì Esmeralda. Scoperta la loro ignobile
tresca i due dissidenti furono cacciati dall’organizzazione.
La ragazza capendo il grave pericolo che aveva corso accettò di buon grado la
proposta dell’amica. Avrebbe terminato gli studi e poi sarebbe diventata: La voce della libertà.
Harlock era partito per Womera dove aveva terminato i test attitudinali. Dopo
un testa a testa con Vipera si era guadagnato il comando dell’Arcadia
diventando IL Capitano per eccellenza. Tochiro era al settimo cielo
perché tutto ciò per cui aveva lavorato e si era duramente impegnato era
finalmente compiuto.
Anche Devasto era felice per l’amico e aveva finito per sbronzarsi in modo
indecoroso. Meno male che lo aveva fatto a fine turno nella sua cabina,
ovviamente con ospite Harlock che però si era contenuto e si era fermato prima
di sbronzarsi anche lui!
*
Oceania Treadici
Casa del Generale Ishida, Qualche tempo dopo…
“Bambina se non la
smetti di rosicchiarti quell’unghia ti farai del male fisico!”.
Disse la zia a Maya che era in veranda in preda all’agitazione, mentre suo
padre ed Harlock erano chiusi nello studio del generale da quasi un’ora.
Era appena rientrato dalla sua missione e come promesso era andato a parlare con
Ishida per metterlo al corrente dei sentimenti che nutriva per la figlia.
Perché voleva fare le cose alla luce del sole.
Solo che per lei ci stavano mettendo un po’ troppo tempo ed era molto agitata,
così agitata che non rispose alla zia e continuò imperterrita a rosicchiarsi l’unghia.
Stava quasi per cominciare a tormentare la successiva, quando Harlock,
finalmente apparve.
Era serio. Cupo.
“Allora?” gli chiese lei preoccupata andandogli incontro.
“Allora niente….” fece lui accigliato.
Maya si sentì morire ed era già pronta ad andare a battagliare con il genitore
quando lui disse:
“Ha detto che se non mi comporto bene con te mi deferisce alla corte marziale!”.
E le regalò il più bel sorriso che lei avesse mai visto illuminargli il volto.
Gli volò direttamente tra le braccia e cercò le sue labbra per paciarlo con
slancio.
Lui la lasciò fare poi con delicatezza si staccò appena, la guardò ancora con
la gioia che gli danzava nelle pupille e aggiunse “Andiamoci piano tuo padre ha
un arsenale in questa casa, non vorrei che mi facesse secco perché mi sto allargando
troppo con la sua bambina. È molto
geloso di te sai?” le disse carezzandole i capelli. “Oserei dire quasi quanto
me!” le confessò.
“Non ne hai proprio motivo caro Phantom Franklin Harlock Terzo, perché forse
non ti è chiaro, ma io: TI AMO!” gli disse scandendo le parole e guardandolo
dritto negli occhi.
“Idem, occhi blu!” le rispose prima di riprendere possesso delle sue labbra e
fregarsene dell’arsenale del Generale.
Del resto un bacio della sua Maya valeva di certo il rischio!
*FINE*
1 ARES
ASTREA ARTEMIDE: Sono nomi di divinità greche - Ares
(Marte) Astrea(figlia di Zeus) Artemide (Diana) che ovviamente mi sono
inventata io. Mi piaceva che tutte e quattro le Death Shadows avessero nomi “arcaici”
e che cominciassero con la lettera ‘A’ come la corazzata ammiraglia Arcadia!
La
battuta IDEM è chiaramente ripresa dal film Ghost (no copyright infringement intended)
Nota della
scrivente
Questa avventura
termina qui!
Per onestà devo dirvi che in realtà la fine di questa fanfic non era
esattamente questa, cioè era questa, ma non esattamente in questo modo. Ci sarebbero
dovuti essere altri 2/3 capitoli. Purtroppo non ho molto free time per scrivere
e ultimamente faccio anche una gran fatica a farlo, quindi essendo da tempo che
avevo il bisogno fisico di terminare questa storia, oggi ho preso il toro per
le corna e in questa pausa pranzo ho irrevocabilmente deciso di farlo, anche
perché ciò che avrei dovuto scrivere non inficia con l’epilogo, erano solo “dati
in più” di cui potete fare anche a meno :)
Tutto sommato sono molto soddisfatta del risultato e così spero che lo siate
anche voi. Così come spero che apprezziate la mia buona volontà di non sparire
lasciando la storia incompiuta.
Sono molto stanca fisicamente e mentalmente, quindi urge una pausa e urge
ricaricare le pile. Le fanfic sono un piacevole passatempo, ma la vita vera è
un’altra cosa e DEVO dedicarmi a cose un po’ più importanti al momento. Spero
non me ne vogliate e spero che questa fine sia stata di vostro gradimento. A
questo proposito vorrei tanto che TU lettore silente, che non hai dato un parere
per una volta mi facessi sapere la tua opinione anche se negativa, sappi che ne
farò tesoro per il futuro. Ma se non hai voglia grazie lo stesso di esserci
stato :)
Di certo non abbandonerò la scrittura, né EFP, né tanto meno mi darò alla macchia
quindi tutti tranquilli che leggerò e commenterò, ovviamente compatibilmente
con i mie impegni in real life :)
RINGRAZIO DI
CUORE TUTTI COLORO CHE MI HANNO SEGUITA, LETTA, RECENSITA, AGGIUNTA ALLE
PREFERITE E RICORDATE.
GRAZIE INFINITE DI AVER DEDICATO UNA PARTE DEL VOSTRO PREZIOSSISSIMO TEMPO A
LEGGERE I MIE VOLI PINDARICI!
BUONE LETTURE A
TUTTI
CON AFFETTO
DivergenteTrasversale
Questa fanfic è dedicata a mio fratello-figlio il tesoro più
prezioso della mia vita che spesso, inconsapevolmente, mi è stato di grande
ispirazione per tratteggiare il Capitano.
Ti voglio bene L.
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AGIORNAMENTO del 28/02/15
Comunicazione di servizio: Ringrazio
infinitamente metaldolphin che mi ha fatto notare una bella cappellata che ho
fatto con il nome Arcadia!
SCUSATE! Vedete che ho bisogno di staccare? xD
Ho rimediato correggendo l'ultima frase e le note del capitolo n. 9 -Arcadia-
Scusatemi per questa svista e grazie ancora a metaldolphin per la preziosa segnalazione! :*
Disclaimer: Tutti i personaggi di Capitan Harlock sono © di
Leiji Matsumoto. I personaggi e la trama inerenti al film sono © Shinji Aramaki
e Harutoshi Fukui. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Questa storia e la sua trama descritta, così come
i personaggi originali e qualsiasi cosa inventata dalla sottoscritta è
copyright dell'autrice (cioè me :P) e pertanto ne è vietata la sua riproduzione
totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a nomi,
citazioni, estratti e quant'altro sia frutto dell a mia immaginazione, anche relativa a cose comuni o argomenti ricorrenti in altri ambiti, ma mai trattati prima nell'ambito di questo fandom.
Non me la tiro e sarò felice di "prestare" le mie idee a chi me le chiederà con onestà ed educazione. Questo è solamente un gioco, ma anche quando si gioca ci sono delle regole ed il rispetto e l'educazione sono principi per me insindacabili. Sono le piccole cose che determinano che tipo di persone siamo. Se mi copi non casca il mondo, le nostre vite andranno avanti e bene lo stesso, ma dimostrerai a me e chi ci legge che non sei capace di giocare in maniera corretta :)
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