“Jonathan!”
Clary
si svegliò all'improvviso sollevandosi a sedere e cacciando
un urlo
agghiacciante. Anche quando si accorse di essere nel suo letto nella
sua stanza all'Istituto, il suo cuore non cessò di battere
all'impazzata.
Dopo l'avventura a Edom e la morte di suo
fratello, Clary aveva avuto gli incubi tutte le notti. Sognava demoni
con aculei, artigli e ali da pipistrello che piombavano dal cielo per
trasportarla nel proprio nido e divorarne le povere membra; incubi in
cui la lama di Eosforos le trafiggeva il cuore e lo riduceva in
cenere; Sebastian seduto al trono accanto al suo mentre la guardava
orgoglioso e trionfante, pronto per costruire un nuovo impero
infernale insieme alla sua amata sorella.
Quella volta però fu
diverso. Non sognò occhi neri senza fondo, ma iridi verdi
smeraldo
scintillanti. Sognò un ragazzo che tenendola per mano la
guidava
attraverso i prati erbosi della tenuta dei Morgenstern a Idris.
Sognò
il fratello che non aveva mai avuto e questo fu il dolore
più
lancinante di tutti: pensare a ciò che sarebbe potuta essere
la sua
vita con lui accanto a sé.
Sentì dei passi pesanti e veloci
avvicinarsi alla sua stanza e un attimo dopo vide Jace spalancare la
porta e arrampicarsi accanto a lei sul letto prendendole il viso tra
le mani.
“Clary, cos'è successo? Stai bene?”
Il suo
petto si alzava e abbassava velocemente sotto alla maglietta di
cotone come se avesse dovuto correre chilometri per raggiungere la
sua stanza, ma Clary capì grazie al tono della sua voce che
il
sentimento che provava era panico.
Ogni notte la ragazza si
risvegliava urlando e puntualmente Jace si alzava nel cuore della
notte per tranquillizzarla.
“Sto bene, sto bene. Scusami, di
nuovo un incubo.” Le mancava il fiato.
Lui si rilassò
visibilmente e la avvolse tra le sue braccia forti ricoperte da rune
accarezzandole i capelli con una mano.
“Non scusarti, non è
colpa tua. Cos'hai sognato questa volta?”
Tra le sue braccia
Clary smise piano piano di tremare e prese un bel respiro.
“Jonathan.”
“Vuoi dire Sebastian?”
“No, Jonathan.
Ho sognato mio fratello, non quel mostro.” Si
scostò leggermente
da lui per guardarlo meglio negli occhi. “È la
prima volta che
succede.”
Lui le rivolse un sorriso tenero. “È un bene. Ma
allora perché hai urlato? Ti faceva del male?”
“No, niente
del genere. Al contrario, mi faceva sentire bene, viva. Ho urlato
perché… perché non potrò
mai avere quella vita.” Una lacrima
calda le scese lungo il viso e Jace prontamente gliela baciò.
“Lo
so, piccola, lo so. E mi dispiace. Ma io sono qui. Tu hai me e io ho
te, è questo quello che importa.” Con le nocche le
accarezzò la
guancia.
Lei si sporse e gli diede un tenero bacio sulle labbra.
“Grazie,” sussurrò.
“Per cosa?”
“Per tutto
quello che hai fatto per me fin dal primo giorno in cui ci siamo
incontrati. Grazie per avermi salvata dai quei demoni portandomi
all'Istituto, grazie per avermi introdotto a questa vita, grazie per
avermi aiutato a ritrovare mia madre, grazie per avermi salvato la
vita così tante volte da perderne il conto, ma
più importante
grazie di amarmi incondizionatamente nonostante tutti i guai che
combino.
“Non c'è di che,” scherzò
Jace.
“Sai, in
teoria dovresti rispondere con un 'Anche io ti ringrazio per bla bla
bla. E, Clary, non combini mai guai. Anzi, hai salvato me e il mondo
svariate volte.'”
Lui fece finta di pensarci su. “Nah!”
concluse con una smorfia.
I due cominciarono a ridacchiare, ma
il loro sorriso si spense presto per lasciare spazio ad
un'espressione seria e adorante.
Jace sollevò una mano e con il
pollice prese ad accarezzarle uno zigomo. “Io ti
sposerò, Clarissa
Fairchild,” sussurrò come per confessarle un
pensiero nascosto, il
loro piccolo e dolce segreto. “Non importa se sarà
domani, tra un
anno o tra mezzo secolo. Tu diventerai mia moglie e costruiremo una
vita insieme.”
Clary appoggiò la mano sopra alla sua. “Ma
noi ne stiamo già costruendo una. Ogni giorno che passa un
tassello
viene aggiunto al puzzle della nostra vita, il matrimonio è
solo uno
dei tanti. E quando tra qualche anno ti inginocchierai per chiedere
la mia mano io sarò pronta a rispondere: 'Sì, lo
voglio.'”
Jace
si avvicinò al suo viso e la baciò teneramente
soffermandosi per
qualche secondo. “Ti chiederei di sposarmi anche adesso, ma
so che
rifiuteresti. Ma non importa, aspetterei anche tutta la vita se fosse
necessario,” sussurrò contro le sue labbra.
Clary chiuse gli
occhi e inspirò profondamente come per assorbire tutto il
significato che quelle parole comunicavano. “Rimani qui
stanotte.”
Lui non se lo fece ripetere una seconda volta e in
un attimo era sotto alle lenzuola candide e profumate di lavanda.
Clary si distese e avviluppò le gambe con quelle del ragazzo
accanto
a lei, formando un intricato groviglio di pelle e stoffa. Lui la
strinse al suo petto e prese ad accarezzarle ritmicamente i capelli
color fuoco per indurle il sonno.
Si addormentarono in quella
posizione, con le dita di lui tra i capelli di lei.
E l'universo
si fermò un attimo per contemplare quell'amore capace di
ridurre in
cenere il mondo o innalzarlo alla gloria.
Note
dell'autore:
Vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alla
mia storia e spero di cuore che sia stata di vostro gradimento. Come
sempre l'unica cosa che vi chiedo è una piccola recensione,
bastano
anche due righe. Grazie.
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