Tela

di comeunagiornatadineve
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Tela.

Come pittura sulla tela, era distesa su quel freddo cemento ruvido. Senza vita.

Il respiro interrotto e quel denso liquido rosso che formava una pozza, che pian piano diventava sempre più grande.
Era sempre bellissima, nonostante la vita avesse lasciato il suo corpo. La pelle chiara, pallida, le labbra rosse, tinte dal suo rossetto preferito. I capelli neri scompigliati. Sembrava dormisse in un sonno profondo. Le palpebre chiuse, le guance graffiate, sporche, bagnate da qualche goccia di sangue. Era tornata a casa. Era tornata su Plutone e lui non l'avrebbe più rivista. Non avrebbe più sentito la sua fragorosa risata, non l'avrebbe più sentita piangere, non l'avrebbe più potuta abbracciare, baciare, stringere fino a farle mancare il fiato. Non avrebbe più sentito il suo profumo la notte fra le lenzuola calde.
L'aveva persa, lasciata andare troppo in fretta.
“Sei una stella ora” piangeva.
“Ricordati di splendere per me la notte.” un filo di voce, niente di più .
Una folata di vento che portava con se l'acuto e insistente suono della sirena dell'ambulanza.
Il suono della sveglia lo fece tornare alla realtà.
Un sogno. Era tutto un sogno. Forse doveva semplicemente smetterla di pensare a queste cose. Perché rimuginare nel passato?

 




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