MAXIMUM
RIDE
Just a dream or…?
DISCLAIMER:
Tutti i personaggi appartengono alla splendida penna di James
Patterson, io li ho solo utilizzati per divertirmi e far divertire i
lettori. Inoltre, questa storia è stata scritta senza alcuno
scopo di lucro e senza alcuna intenzione di violare qualsiasi copyright
Il
modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi.
Paul
Valéry
Per quella
sera potemmo ritenerci fortunati. Entrando in gruppetti separati di due
o tre in una pizzeria, comperammo cibo in abbondanza, con la scusa di
un compleanno o di una festa tra amici, e lo portammo alla grotta che
eravamo riusciti a trovare per passare la notte.
Fang finì per offrimi metà della sua pizza ai
peperoni, in uno strano slancio cavalleresco che mi colse alla
sprovvista.
Tutt’intorno a noi, i ragazzi ridevano e parlavano, allegri
come non lo erano da un pezzo. Divorata la nostra cena, ci
rannicchiammo per dormire, mentre Iggy si preparava per il primo turno
di guardia. Angel, Nudge e Gazzy crollarono subito scompostamente in un
angolo, Angel abbarbicata a Total, ma io e Fang rimanemmo svegli ancora
per un po’, osservando la figura dinoccolata di Iggy appena
fuori dalla grotta e ascoltando il russare leggero del resto dello
stormo.
“E anche oggi è andata,”
bofonchiò Fang, stiracchiando appena le ali prima di
ripiegarle e girarsi sul fianco per guardarmi. Io mi sistemai la felpa
come cuscino e rabbrividii per un secondo a contatto con la pietra
fredda, voltandomi a mia volta per guardarlo.
“Già,” risposi. “Ci siamo
guadagnati un altro giorno di vita in questo mondo.”
“Un giorno in più per scoprire come diavolo
riuscire a salvarlo.”
Fang sorrise, rendendo improvvisamente la grotta un posto migliore, e,
allungando l’ala destra, si avvicinò e
coprì entrambi in un insolito gesto intimo. Sempre
sorridendo, si addormentò a poco a poco, rilassando
l’ala scura e io lo seguii nel mondo dei sogni nel giro di
qualche minuto.
Nota per me stessa:
evitare di mangiare tre pizze e mezzo ai peperoni e funghi prima di
andare a dormire.
All’inizio, non ricordo cosa sognai. Forse Ari e gli
Eliminatori che ci davano la caccia come al solito. Poi mi ritrovai
vestita di un lungo abito rosa chiaro e mi resi subito conto di stare
sognando. Stavo scendendo una scala di marmo con un paio di sandali
argento dai tacchi altissimi. Il vestito era aperto sulla schiena,
così le mie ali erano libere di aprirsi. Ai piedi della
scalinata, c’era una pista da ballo piena di gente
elegantemente vestita. Alcuni ballavano alla musica di
un’orchestrina su un palco laterale, altri gironzolavano con
un bicchiere di champagne in mano. Confusa, mi guardai in giro,
cercando con gli occhi il mio stormo per riprenderlo e andarcene in un
luogo meno pericoloso, ma non vidi nessuno. Già preoccupata
e nervosa oltre ogni dire, stavo già scendendo le scale il
più velocemente possibile, cercando, nello stesso tempo, di
non slogarmi una caviglia, quando mi accorsi di Fang che mi aspettava
tranquillamente alla fine della scalinata. Ora non avevo più
alcun dubbio sul fatto che stessi sognando: Fang indossava una smoking
senza giacca e la camicia doveva essere tagliata sulla schiena,
perché le sue ali stavano come le mie, leggermente
dischiuse. Mi tendeva la mano, sereno e fiducioso, in attesa che lo
raggiungessi. Coprii velocemente il poco spazio che ancora ci separava
e appoggiai la mia palma sulla sua.
“Fang, che sta succedendo? Dove sono i ragazzi?”
chiesi subito. Come poteva essere stato tanto sciocco da perderli di
vista?
Fang sorrise (e sì, lo so, sono ripetitiva, ma
così facendo illuminò l’intera stanza)
e allargò il braccio ad indicare la sala. Allora li vidi
tutti: Angel a bordo pista con Total e Gazzy, e Nudge impegnata in un
valzer con Iggy. Mentre mi chiedevo vagamente dove e come quei due
avessero imparato il valzer e perché qualcuno
nell’intera sala non si fosse ancora accorto di sei ragazzi
alati, Fang mi tirò per la mano e, insieme, uscimmo in
terrazza, occupata solamente da quattro o cinque coppiette che
chiacchieravano sommessamente con un bicchiere di champagne in mano.
“Fang…?”
Fang si mise un dito sulle labbra, montò sul muretto del
davanzale, invitandomi a fare lo stesso, preparandosi a spiccare il
volo.
“Fang, i ragazzi! Non mi piace questo posto, Jeb e Ari
potrebbero arrivare da un momento all’altro!”
cercai di trattenerlo. “Qualcuno potrebbe chiamare la
polizia!”
“No, Max,” disse pacatamente Fang.
“Stasera siamo al sicuro. Nessuno verrà a
cercarci.”
“Ma…?” balbettai. Volevo andarmene.
Volevo andarmene e portare lo stormo al sicuro prima che fosse troppo
tardi. Fang si accucciò sul muretto e mi tese ancora la mano
con un sorriso di sghimbescio e un lampo ironico negli occhi scuri.
“Ti fidi di me?”
Mi strappò un sorriso. Aladdin.
Quando Angel e Nudge erano più piccole, erano ossessionate
da quel cartone animato e, a furia di riguardarselo, ce
l’avevano fatto imparare a memoria. Fang si sporse appena in
avanti.
“Ti fidi di me?” tornò a ripetere.
“Sì.”
E lo pensavo davvero. Strinsi la sua mano, mi issai sul muretto e
spiccammo il volo verso un cielo di velluto blu. Lasciai la mano di
Fang e spalancai le ali, il vento tra i capelli, finalmente libera.
Libera di volare, libera di vivere.
Solo io. Io e Fang. E lo stormo. Ma lo stormo ora era a terra e
lassù con me c’era solo Fang, un’ombra
scura contro lo splendore argenteo della luna. Batteva appena le ali,
osservandomi ridere, sfruttando ogni minimo spostamento
d’aria, bello e maestoso come l’angelo della morte.
Ci lasciammo trasportare dal vento, dalla strana euforia a cui eravamo
in preda. Avanti e indietro, prima sopra, poi sotto le nuvole, uniti e
divisi, ma mai troppo lontani. Guardavo Fang e Fang guardava me. Mi
sentivo così leggera, il vestito mi svolazzava appena
attorno ai fianchi dandomi una sensazione stranissima. Il mondo era
mio, tanto per rimanere in ambito cinematografico.
Anzi, nostro.
Il cielo era nelle nostre mani, proprio la sensazione che volevo
percepire in quel preciso momento.
Alla fine, non saprei quanto tempo dopo, tornammo con i piedi per terra
– letteralmente. Atterrammo dolcemente sulla terrazza ora
semivuota e vedemmo dentro Angel ballare – per modo di dire
– con Gazzy, mentre Total scorrazzava in mezzo ai loro piedi
e Nudge versava un bicchiere di champagne a Iggy. Più tardi
ne avremmo riparlato.
I miei ragazzi. Come avrei fatto senza di loro?
Mi voltai verso Fang con un groppo in gola e lui mi attirò
tra le sue braccia forti, accarezzandomi i capelli.
“Sei la mamma migliore del mondo,” mi
bisbigliò all’orecchio. Io feci un risolino che
assomigliò pericolosamente ad un singhiozzo.
“E sei la ragazza migliore del mondo,”
continuò, allontanandomi per potermi guardare in viso. Io
gli circondai il collo con le braccia e lui mi appoggiò le
mani sui fianchi.
“E Meraviglia dai Capelli Rossi?” gli chiesi.
“Chi?” sogghignò lui.
Poi la sua espressione cambiò, da maliziosa divenne seria.
Mi baciò. Mi accarezzò lungo la schiena
giocherellando con le piume più morbide
all’attaccatura della schiena e mi strinse a sé.
Reclinò la testa proprio come era successo quando la
Meraviglia dai Capelli Rossi gli si era appiccicata addosso.
Solo che, stavolta, al posto suo, c’ero io.
E io lo baciai, lasciandomi trasportare dal flusso come avevo fatto con
Sam.
Sentito, Voce? Puoi
essere fiera di me.
Solo che, stavolta, fu meglio. Molto, molto, meglio.
Ed era tutto quello che volevo sentire per quella sera.
Fang. Fang e basta.
Per quella sera e per il
resto della mia vita…
Mi svegliai con un sobbalzo, improvvisamente consapevole della mancanza
di un’ala protettiva sopra di me. Ormai doveva essere
l’alba: il cielo non era più così
scuro. Fang doveva essersi sobbarcato anche il mio turno di guardia.
Uscii dalla grotta, accarezzando la spalla di Iggy per dirgli di non
preoccuparsi e mi sedetti per terra accanto a Fang, fuori.
“Perché non mi hai svegliata?” domandai,
soffocando uno sbadiglio.
Fang mi lanciò un’occhiata in tralice.
“Dormivi così bene che ho preferito lasciar
perdere. Per una volta, fa niente.”
Mi abbracciai le ginocchia. “Così sarò
costretta a restituirti il favore.”
Per tutta risposta, lui mi diede una spintarella.
“Ho fatto un sogno strano,” continuai ridacchiando.
Soprattutto la parte finale sembrava molto vivida.
“Ah, sì?” mi chiese Fang.
Annuii. “Avevo un abito da sera e tacchi
vertiginosi.”
“Allora era un incubo.”
Stavolta fui io a spintonarlo. “Guarda che c’eri
anche tu,” gli dissi, prima di riuscire a trattenermi.
“Ah, sì?” chiese subito. “E
cosa facevamo?”
Si girò a guardarmi dritto in faccia, impassibile.
Io arrossii. “Volavamo.”
Fang inarcò un sopracciglio scuro.
“Uh-huh.”
Allungò l’ala sinistra e mi attirò a
sé, avvolgendomi nel calore di quelle piume scure. Mi
passò un braccio attorno alla vita, tornando a scrutare
l’orizzonte.
“Nient’altro?” domandò dopo
qualche momento, inchiodandomi con i suoi occhi scuri. Mi sentii
bruciare la faccia.
“Beh, in effetti, qualcos’altro
c’era…”
Fang sogghignò e si avvicinò al mio viso.
“Cosa?”
“Nulla,” bisbigliai. “Una
sciocchezza.”
Fang rise a mezza voce. “Ah, e così il mio bacio
sarebbe una sciocchezza?”
Bingo. Io mi limitai a fissarlo, ma lui chiuse un po’
l’ala e mi baciò di nuovo.
Questa volta, non fu un sogno fallace. Tutti i miei sensi reagirono,
rendendomi pienamente consapevole di quello che stava accadendo e
permettendomi di cogliere la verità del momento.
Di nuovo, mi lasciai trasportare, e ancora, mentre lui stringeva me, io
mi strinsi ancora di più a lui, accarezzandogli i capelli
che gli si stavano riallungando sulle tempie. E mi sentii bene,
completa. Non sarebbe potuto essere diversamente con Fang. Io e lui.
Per quella sera e per il
resto della mia vita.
Salve a tutti!
Questa è la mia prima pubblicazione su EFP, sebbene non si
tratti della mia prima fic. Questa, in particolare, è nata
dopo una lettura intensiva della serie e risale a qualche mese fa.
Già pubblicata su Manga.it
(dove potete trovarmi sempre sotto il nick di Lucy Farinelli) e sul Maximum Ride Italian Forum,
ho deciso di provare anche qui.
Se voleste lasciarmi qualche commento, ve ne sarei molto grata,
altrimenti grazie lo stesso a chi leggerà e basta.
Alla prossima,
Lucy Farinelli
P.S. Se
qualcuno si stesse chiedendo dove ha già sentito la frase
"Per quella sera e per il resto della mia vita" è il titolo
di una canzone di Nina Gordon, Tonight
and the rest of my life.
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