Il Marchio dei fratelli

di ELE106
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Disclaimer: I personaggi descritti non mi appartengono, questa è una storia di fantasia, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

 
Il Marchio dei fratelli



Quando nasce un Caino, il destino che lo attende è quello di uccidere il suo Abele.

Stupido idiota... avrebbe dovuto saperlo.

E lo sapeva, oh se lo sapeva. Dean lo ha sempre saputo.
Perché è come se il Marchio gli parlasse, sempre, da quando gli pulsa sull’avambraccio.

Il Marchio è un’entità indipendente, dotata di volontà propria e mossa da un unico obbiettivo.
Vuole governare la nave, il bastardo. Vuole il controllo su Dean, sulla sua mente, il suo corpo.

Vuole il sangue di suo fratello.

Un bisogno primario, come la fame e la sete, come l’istinto primordiale di sopravvivenza, come l’esplosione di adrenalina che anima un corpo davanti al pericolo.
Un impulso costante che cresce ad ogni minuto, che diventa quasi insopportabile quando lui e Sam sono nelle stessa stanza, vicini.

A Dean sembra ancora di avvertire gli odori amplificati come quando è stato un demone; sente un formicolio fastidioso e non ha bisogno di chiedersi da dove venga.
Chiude gli occhi e, quando li riapre, vede il sangue di Sammy scorrergli nell’arteria carotidea, la pelle del collo tendersi al di sopra delle venature. Sente quasi il suono stesso della circolazione sanguigna.
Allora deglutisce e si rende conto di avere ogni singolo muscolo in tensione. Di essere tanto rigido da sembrare un predatore pronto a scattare. Di aver appena avuto un flash di se stesso atterrare Sam e sgozzarlo come fosse un animale, per poi ripulire la lama del suo pugnale con la lingua.
Dean ne avverte il sapore e gli sembra di essere drogato, si sente feroce, euforico.

E ha paura.

Un conato gli risale la gola, ma il bisogno non sparisce. Rimane acquattato a bisbigliare nell’ombra e Dean continua a sentirlo. Sa di doversi preparare al prossimo scontro.

Lasciare Sam e andarsene non serve a nulla.
Ci ha provato.
Suo fratello è una zucca dura, lo cercherebbe e lo troverebbe ancora. E ancora. Per sempre.

No, Dean deve continuare a combattere.

E sì, cazzo, lo fa per lui. Per chi o cosa altro dovrebbe continuare ad alzarsi la mattina, con la consapevolezza che se si lasciasse andare, ucciderebbe il suo stesso sangue?
Dean deve combattere. A costo di vivere di menzogne.

Perché il Marchio non cambia il suo ospite, fa di peggio: si fonde totalmente con esso, diventa un tutt’uno con lui, si impasta al suo spirito, alla sua essenza, finché nessuno è più in grado di distinguere uno dall’altro.
Nemmeno Sam sa farlo, ma è più bravo con le sfumature.

Il Marchio ha preso Dean per farne il suo Caino, perché cerca un nuovo Abele con cui saziare la sua fame.
E lui che pensava di poterlo sconfiggere... stupidissimo figlio di puttana di un Winchester!

Si sente un assassino, e non è più nemmeno sicuro di aver scelto lui il Marchio. Inizia a credere, invece, sia stato il contrario.

Dean può dire con assoluta certezza di averne abbastanza di un Destino maledetto, che vuole un fratello morto per mano dell’altro.
Ha già mandato a fanculo un Arcangelo, perché a nessuno permetterebbe mai di usare il suo corpo per fare del male a Sam.
E ora la storia che si ripete. Michele e Lucifero. Caino e Abele.

Che si fottano Angeli e figli di Adamo.

Non è il Marchio che comanda, cazzo. Non ancora.

C’è una cosa che nessuno sa, a parte lui: quando Sam è abbastanza vicino e Dean non riesce a smettere di annusarlo come una fottuta bestia affamata, non è solo del sangue che sente l’odore. No.
Sam odora ancora dello stesso shampoo che usano da quando sono bambini, quando lo aiutava a lavarsi i capelli nel lavandino logoro (e sempre troppo alto) del motel di turno.
Sam ha lo stesso odore da sempre.
E se Dean si concentra abbastanza, sangue e shampoo (bisogno e ricordi) si mescolano, si fondono, e non si possono più separare.

Anche il Marchio si confonde, sono una cosa sola ormai.

Poi Sammy lo osserva con quel cipiglio curioso e scettico, quando si accorge che Dean lo fissa. Sono gli stessi occhi del bambino che ha cresciuto; hanno il taglio affilato ma dolce di Mary e quello sguardo costantemente preoccupato che gli ricorda tanto John.
Dean sa che se continua a guardarli, che se mantiene l’attenzione su di essi, vincerà tutte le battaglie ancora da combattere.

E il Marchio tace.

Per un po’.







Fine.



Nda: vi chiedo umilmente scusa. Questa cosa non era prevista, non è pensata, non è curata né betata, è stata scritta 10 minuti fa e pubblicata perché sono una idiota demente.
Quindi grazie, ma proprio GRAZIE di tutto cuore a tutti voi che l’avete letta e non avete gettato alle fiamme il pc (o il telefonino) gridando MEHHHHHHHHHHHH comesenoncifosseundomani.
Baci a tutti e buon fine settimana ;)
Ele (@orsettobiondo)




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