a
Ci sono caduta con tutte
le scarpe.
E' solo una one shot (e
per ora tali rimarranno altre eventuali fanfic su The 100), ma dovevo
togliermi il sassolino dalla scarpa.
Buona lettura!
ps:
SPOILER dalla 2x15 più una situazione totalmente immaginaria che segue
la risoluzione del conflitto con Mount Weather!
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Clarke riesce a sentire il
suo sguardo su di sé.
Sempre.
Come se bruciasse sulla
sua pelle.
Sa che la sta guardando, esattamente come sa che si sta avvicinando.
Il tintinnio dei vari tasselli della sua armatura la precede,
inconfondibile.
Almeno per Clarke.
Quando entra nella tenda non è sorpresa, a differenza di Raven che non
è solo sorpresa ma anche chiaramente
seccata.
“Clarke, dobbiamo
parlare.” annuncia col suo tono imperturbabile,
come sempre.
O quasi.
“Non abbiamo nulla di cui
parlare.” replica sicura Clarke,
cercando di riflettere l’inflessione della comandante.
Non risponde
immediatamente.
Lascia cadere qualche
lungo istante prima di riprendere.
“Credo che invece abbiamo
molto da dirci.”
“Pensavo che parlassi la
nostra lingua, Heda…
Non ha nulla
da dirti, comprendi?” si intromette Raven cercando in uno sguardo di
convogliare tutto quello che vorrebbe poter dire a Lexa.
Sembra aver incassato il
colpo.
Sembra.
Perché, proprio quando
sembra che stia per voltarsi e
proseguire per la sua giornata, Lexa guarda dritta negli occhi Clarke e
sussurra due semplici parole che mai dovrebbero uscire dal comandante
supremo dei
Grounders.
“Ti prego.”.
Sono i suoi sguardi che la
tradiscono.
I suoi occhi.
E’ da lì che erompe quella
sensibilità che trattiene nascosta
dietro l’inevitabile facciata stoica e distaccata.
A Clarke non sfuggono quegli sguardi.
“Va bene.” sospira la
bionda ricevendo un’occhiata incredula
da parte di Raven che, non senza aver rivolto al comandante uno sguardo
sferzante,
lascia la tenda.
“Cosa vuoi, Lexa?”
esordisce Clarke, forse con più durezza
di quanto lei stessa immaginasse.
“Voglio spiegarti, quel
che è successo-.”
“Non c’è niente da
spiegare.
Hai fatto la tua scelta, come è tuo dovere da impietoso
comandante quale
sei.”
“Non è così.”
“No?” sorride sardonica la
bionda“Perché è esattamente così
che è sembrato quando hai preso accordi per te e la tua gente,
lasciandoci a
fronteggiare gli uomini della montagna da soli.”
“Sono tornata, non è
così?” replica veloce, sollevando le
sopracciglia come a indicarne l’evidenza.
“Non ha importanza.”
“No?”
“No, quel che conta è che
ci hai lasciato lì.”
“Cosa?”
“Mi hai lasciato lì! Mi
hai lasciata alla porta, di fronte
ad una possibile morte, perché non venissi con te e non rovinassi i
tuoi
accordi. Ma d’altro canto lo capisco…” sospira Clarke “La vittoria si erge
sulle spalle del sacrificio… non è così?”.
Lexa per la prima volta
davanti ai tuoi occhi appare
sbigottita e solo qualche secondo dopo riesce a formulare una risposta
alla tua
accusa.
“Clarke, ti ho lasciata
alla porta perché non volevo che
corressi alcun rischio. Era troppo pericoloso portarti con me ad
uccidere i
cecchini.”
“E lasciarmi sotto il
fuoco nemico era più sicuro…”
“Ho ordinato a Lincoln di restare con te. Perché ti proteggesse in mia
assenza.”.
“Mi dispiace, Lexa… Ma non
posso crederti. Non più.”
Sorride, Lexa, cercando di
nascondere l’amarezza suscitata
dalle parole della bionda.
“Sei un grande leader
Clarke. Ma non sei, ancora, un
comandante.
Un giorno capirai.”.
“Cosa capirò? Che dopo
tutta la fatica, dopo aver rischiato
la vita di Bellamy, dopo aver lasciato morire duecentocinquanta persone
a Ton
Dc, invece di combattere, hai preferito fare marcia indietro e scendere
a patti
per salvare la tua
gente e consegnare noi al nemico?”.
“Ho preso una decisione
con la testa e non con il cuore.” risponde
Lexa a denti stretti.
“Si, continua a
nasconderti dietro le tue massime, come “L’amore
è debolezza”…”.
“L’amore è
debolezza!” tuona la comandante, facendo quasi sobbalzare Clarke.
“Se avessi scelto col
cuore tu non saresti nemmeno venuta
con me alla porta! Se avessi scelto col cuore, ti avrei chiuso in una
capanna
con una squadra di guardia a controllarti! Se avessi scelto col cuore
ora non
saremmo qui!”
Clarke è senza parole.
Lexa non perde il
controllo.
O almeno Heda Lexa non lo fa.
“Non mi aspetto che tu
rispetti le mie scelte, ma vorrei che
almeno provassi a comprenderle.
Non sono così brutale come
pensi. Faccio quel che devo per
il bene mio popolo.”.
Clarke annuisce, ma è
veloce ad aggiungere “Non ti sto
perdonando.”.
“Non devi farlo. Non mi
aspetto che tu lo faccia.”.
Lexa è attenta.
Lexa è vigile e ben
cosciente di tutto quel che le succede
attorno.
Sa che Clarke ha ancora
qualcosa da dirle.
E attende.
Pazientemente.
“Quando mi hai baciata-”
comincia Clarke, lo sguardo fisso
ai suoi piedi “Era solo per-”
“No.” Lexa la interrompe,
prima che Clarke possa verbalizzare il
suo dubbio.
Non può sentirle dire
quelle parole
Non può.
“Ok.” annuisce la bionda.
Lexa sente che non può
lasciarla così.
Non dopo tutto quel che le
ha causato.
“Non posso-”.
Clarke alza lo sguardo e
aspetta che Lexa prosegua.
Sa quello che deve dire.
Non sa come dirlo.
“Non posso ammettere
quello che provo per te.” Comincia
Lexa, guardando dritta negli occhi
Clarke.
“Non posso. Perché se lo
ammettessi, diventerebbe vero e la possibilità
di perdere anche te mi ucciderebbe.”
Clarke annuisce appena.
Silenziosa.
“Non sono pronta.” ammette Lexa, abbassando lo sguardo.
“Per fortuna non lo sono nemmeno io.” sospira Clarke, accennando ad un
sorriso
che presto vede riflesso sul volto di fronte a sé.
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