Hmmm. Fichi secchi, pensò
Evelyn. Si chiese distrattamente se sul buffet ci fossero dei pasticcini di
fichi e amaretti. Le piacevano un sacco.
Damian le fece eseguire
un ocho, poi un cambio di posto. Evelyn
si ritrovò dunque ad avere una prospettiva completamente diversa della pista da
ballo. Poteva vedere, finalmente, Merry... Che ballava un lento, avviticchiata
al professore. Totalmente dimentichi del tempo musicale e degli altri
ballerini, i due fluttuavano per la sala, lasciandosi dietro una scia di sedie
rovesciate, tavolini traballanti, e vecchie signore indignate.
Evelyn sorrise e continuò
a ballare con Damian, rasserenata. Appena la musica terminò, si scusò con
Damian e si diresse a passo svelto verso il tavolo dei dolci. Ora che si era
tolta il peso Merry-amico Fritz dallo stomaco, quello poteva essere riempito di
biscotti alla cannella.
Era quasi arrivata
all’altezza degli scones al burro,
quando la bizzarra coppia di ragionieri di prima le si parò davanti.
Riga-di-Legno le sorrise
a trentadue denti. “Mia cara”, disse. “Io e Francis, qui, dobbiamo ringraziare
te per la nostra felicità. Vero, tesoro*?” Rivolse uno sguardo tenero al
compagno, che lo ricambiò in modo ancor più languido.
Miele, pensò Evelyn.
Aveva davvero voglia di dolci. Sorrise loro e cercò di sottrarsi alle loro
attenzioni, ma Filo-a-Piombo la invitò a ballare. “Per favore, concedimi un
ballo. Ti devo tanto”, e rivolse un altro sguardo zuccheroso al suo cavaliere.
“E poi, non ti immagini che furore fa il nostro spettacolino di lotta col filo
a piombo, al gay bar giù ai Docks. Dovresti vedere che folla di ragionieri
frustrati c’è tutte le sere a fare il tifo per noi!”
Spettacolino di lotta?
Evelyn rabbrividì appena. Non voleva saperlo.
“Beh, la ringrazio tanto,
davvero, ma...” Evelyn occhieggiò il tavolo dei dessert, pericolosamente
vicino, e si spostò impercettibilmente verso di esso.
“Oh, ti prego, ci
divertiremo...”
“Mi piacerebbe, davvero,
ma sono proprio stanca, e...” Evelyn sentì che qualcuno cambiava il disco nel
juke-box. Le parve di riconoscere quel ritmo...
Un
boogie-woogie.
Evelyn gettò un ultimo
sguardo malinconico al buffet, poi si voltò verso l’uomo. “... Beh, in fondo
non sono poi così stanca”, disse in
fretta.
Trascinò sulla pista
Filo-a-piombo e insieme ballarono Tonky-Honk Train e Swanee River Boogie. Poi, Evelyn sentì che un gruppetto di persone reclamava a gran voce
Elvis, e decise che gli scones potevano
aspettare ancora un po’. Mentre si dimenava a più non posso, sudando
copiosamente e divertendosi come una pazza, vide Cathy e Damian che
saltellavano, allegrissimi, a poca distanza da loro. La salutarono con la mano,
prima di eseguire un salto acrobatico che mandò Cathy dall’altro lato della
pista. Le altre coppie si scostavano per lasciare loro spazio, ammirate.
Sulle note di Rock
Around the Clock, Evelyn diede fondo alle sue
energie, mentre il suo accompagnatore, esausto, sgattaiolava a sedere accanto
al suo compagno, che gli fece vento sul viso con un ventaglio improvvisato,
ricavato da un tovagliolo.
Mentre si agitava sulla
pista, e svariati giovanotti, ammirati dalla sua resistenza, le facevano
eseguire spettacolari volteggi e balzi da manuale, Evelyn intravide di nuovo
Merry e il professore. Incuranti del rock and roll, ballavano il loro lento
come se niente fosse, la testolina scura di Merry poggiata sulla camicia
inamidata del professore. Quando finivano troppo vicini agli scatenati
ballerini di rock, e rischiavano di finire travolti, qualche anima pia li
sospingeva di nuovo verso il bordo-pista, senza che loro se ne accorgessero
minimamente.
Quando finalmente ci fu
una pausa nella musica, Evelyn si rifugiò al tavolo del punch, e si scolò sei
bicchieri di orzata e due di succo di mela. Ristorata, si voltò a guardare la
pista da ballo. Il professore si era chinato a raccogliere qualcosa di
luccicante da terra. Evelyn aguzzò gli occhi.
Una fede? Si chiese. Cosa
diavolo ci fa una...
L’amico Fritz, perplesso,
la mostrò a Merry,e aprì la bocca per chiederle come mai una fede nuziale fosse
proprio al centro di una pista da ballo. Ma lei equivocò. Con un acuto che
scosse il Municipio fino alle fondamenta, e fece tremare pericolosamente i
lampadari di cristallo, gli gettò le braccia al collo e lo baciò ripetutamente.
Evelyn allungò una mano a reggere la caraffa di orzata, perchè non cadesse al
grido dell’amica. Staccandosi dall’amato, Merry s’infilò l’anello al dito e lo
rimirò, estasiata. Non parve fare particolare caso al fatto che l’incisione
interna portasse scritto “Annie e Robert, 1948”. Evelyn incontrò lo sguardo del
professore, che allargò le braccia in segno di resa, e sorrise, felice.
Evelyn sorrise di
rimando. Intravide Cathy e Damian che ridevano e bevevano sidro. Mentre
mangiava una fetta di pudding, Damian imboccava Cathy coi canditi che toglieva
dalla pasta.
“Ehi, Damian”, gridò
Merry, sventolando la mano con l’anello. “Mi farai da testimone, vero?”
Evelyn rimase perplessa.
Si voltò verso di lui.
Testimone?
Cathy lanciò un grido
altissimo, e prese a saltellare su e giù, battendo le mani. Corse ad abbracciare Merry.
“E tu, naturalmente, mi
farai da damigella... Cognatina!”
Eh?
“Ehi, Evelyn”, disse poi,
voltandosi verso di lei. “Me ne serviranno due, di damigelle. Vuoi fare tu la
seconda?”
“Uh, ah... Certo, ma
certo!”
“E poi, se vorrai, potrai
fare da testimone a mio fratello e a Cathy!”
Fratello?
Oh, no. No. Che figura.
Che bruttissima,
bruttissima, bruttissima figura!
Evelyn diventò ancor più
rossa. Ma nessuno parve farci particolarmente caso. Damian, probabilmente, sarebbe rimasto convinto per tutta la vita che, con lei, non si doveva parlare di canditi. Ma tant'è.
Merry stava punzecchiando
il fratello.
“Allora, quand’è che le
chiederai di sposarti, eh?”, disse, allungandogli uno scappellotto fraterno.
Damian la guardò,
fintamente offeso. “Avevo intenzione di farlo stasera, ma tu mi hai rovinato la
sorpresa.”
“A-ha. E dov’è l’anello?”
“L’ho, er... Dimenticato
a casa.”
Tutti risero.
“Ehi, Damian, sta’
attento che, se non ti sbrighi, me la sposo io!”, scherzò uno dei ragazzi che
avevano fatto ballare Evelyn.
Evelyn, divertita, si
volse finalmente al tavolo dei dolci. C’erano ancora varie fette di torta, ma i
pasticcini di noci erano quasi finiti, e anche le mele caramellate. Spilluzzicò
un cubetto di gelatina e una fetta di torta al rabarbaro, poi adocchiò un
ultimo, solitario scone burroso. A bocca
piena, Evelyn allungò una mano... e quella si scontrò con un’altra mano,
protesa a prendere lo stesso biscotto.
Evelyn deglutì il boccone
di torta.“Oh”, disse, ridacchiando. “Mi scusi”
Alzò lo sguardo.
“Oh, no no, mi scusi
lei”, disse in fretta il proprietario della mano, diventando rosso per
l’imbarazzo. I due si fissarono. Il giovanotto aveva una tonda faccia affabile,
guance rosee e braccia da lavoratore. Il completo elegante tirava un po’ sotto
le spalle e sulla pancia, ma nel complesso aveva un’aria linda e simpatica.
Lei gli sorrise
Lui le sorrise.
“Facciamo così.” Disse
Evelyn. Prese il biscotto e lo ruppe a metà. Ne porse una al giovanotto.
Evelyn guardò il mezzo
biscotto. “Ho fatto due parti uguali?”, chiese, temendo di avergliene dato un
pezzo troppo piccolo.
“Credo di sì” Il ragazzo
alzò la sua metà, Evelyn la propria, e le misero una accanto all’altra per
vedere se fossero eque. Coincidevano perfettamente.
Evelyn guardò il biscotto
ritornato intero, e arrossì violentemente.
Anche il ragazzo guardò
il biscotto e arrossì. Ridacchiarono, e mangiarono ognuno la propria parte.
“Mi... Mi piacciono gli
scones”, disse Evelyn, per fare conversazione.
“Oh. Anche a me. Sa, io
faccio l’apprendista fornaio.”
Fornaio?!
Ecco perchè aveva braccia
così muscolose. Evelyn si perse in un sogno in cui dormiva appoggiata a cumuli
di croissant, protetta da steccati di trecce di pane, con una meringa
gigantesca a farle da cuscino.
E un ragazzo simpatico
dalle braccia robuste che le portava il caffelatte la mattina.
Sempre rosso come un
peperone, il giovanotto la guardò.
“Mi... Uh, mi piace il
suo vestito”, disse, impacciato, guardandole la scollatura. “Intendo, uh, come
le sta, cioè, ah, addosso. Er...” Si grattò un orecchio. Diventò, se possibile,
ancor più rosso.
“Grazie, ehm. Anche lei è
molto...” Muscoloso, pensò. Aitante. “... Molto elegante.” Concluse. “ È proprio un
bel...” Paio di spalle, disse una vocina
nella sua testa. “... Completo.”
“Oh. Grazie. Le, uhm...
Le andrebbe, non so... Le andrebbe di, uh, ballare?”
Evelyn sorrise.
“Ma certamente!”
~FIN~