Diabolicamente noi

di shimichan
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31. Insieme
 
Zoro la guarda. Tiene la testa leggermente inclinata perché la sua vista è dimezzata e deve trovare la giusta angolazione per farcela stare dentro tutta.
Ma poi Robin sorride e quando uno dei suoi sorrisi riesce a raggiungerle lo sguardo, quegli occhi si riempiono di qualcosa capace di rubargli il fiato.
Per recuperarlo deve concentrarsi su altro, sulle sue mani ad esempio.
Non sono nate per accarezzare, eppure scivolano su di lei, lente e inesorabili.
Levigano la coscia, ricalcano le sinuosità dei fianchi, si aprono sopra il ventre, cercando un invito e trovando forse un rifiuto. Robin, infatti, lo ritrae un istante, timorosa e intimorita. Non è nato per essere ospitale, ma lo accoglierà comunque. Per questo respira e la pelle torna a tendersi sotto il palmo di Zoro, che continua ad esplorare quella terra non più vergine e sempre nuova, perché ogni sussulto è una scoperta. Anche quello che gli scalda le dita, premute sulla sua bocca per modellarne la piega e renderla più simile alla propria.
Non è nato per baciare, tuttavia sostituire l’indice con le labbra gli viene semplice e naturale, quanto aderire le spigolosità del proprio corpo alle concavità di lei, che soffoca un gemito contro la sua spalla.
Si muovono piano, assaporando ogni contraddizione dell’altro, perché non sono nati per l’Amore, eppure lo fanno.
Insieme sanno dare un diverso significato alle loro esistenze.
[220 parole]






 




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