Canzone:
Arsonist's Lullabye – Hozier
(https://www.youtube.com/watch?v=yEtkIRlz7Vw).
Suggerisco l'ascolto durante la lettura.
La
storia, come il disegno mi appartengono. Buona lettura.
Arsonist's
Lullabye
[
When
I was a child, I heard voices... Some
would sing and some would scream You
soon find you have few choices... I
learned the voices died with me]
[
Quando
ero bambino sentivo delle voci... Qualcuna
cantava, qualcuna urlava Presto
capisci che hai poche scelte... Seppi
che quelle voci sarebbero morte con me ]
Era
un bambino strano.
Tante volte le
bocche degli altri bambini avevano sillabato quell'aggettivo per
descriverlo.
Stava sempre in
disparte ad osservare il vuoto, nell'immensità del grande
salone.
Solo.
Le sue pupille non
si fermavano un istante, sembravano seguire delle mosche invisibili.
Destra,
sinistra, su, giù.
A volte parlava,
ridacchiava, come se al suo fianco ci fosse qualcuno che lo stesse
ascoltando.
Ma qualcuno lo stava
ascoltando davvero, solo che gli altri non potevano saperlo.
Tante cose non
potevano sapere di lui.
Nessuno poteva
capirlo, nessuno poteva vedere il mondo allo stesso modo in cui lo
vedeva lui.
Questo era chiaro,
erano proprio quelle voci che glielo dicevano.
E loro dicevano
sempre il vero.
Le uniche voci che
accompagnavano le sue giornate erano quelle che sentiva in testa.
E loro dicevano che
non lo avrebbero mai lasciato.
Fino alla morte,
loro avrebbero continuato a parlargli.
Era una promessa.
Una calda promessa
che gli imporporò le guance.
Dopotutto, non era
solo.
[
When
I was a child I'd sit for hours Staring
into open flames Something
in it - had a power, Could
barely tear my eyes away]
[
Quando
ero un bambino sedevo per ore fissando
le fiamme Qualcosa
in loro aveva potere, potevo
a malapena staccare gli occhi da loro ]
Era
Natale.
Tutti
erano seduti compostamente attorno al tavolo della mensa, per
l'occasione stracolmo di decorazioni e buon cibo.
Tutti
mangiavano con gusto le prelibatezze che solo per quel giorno
dell'anno venivano offerte agli orfani.
Ma
a lui tutto ciò non interessava.
Nei
suoi occhi c'era solo un'immagine.
Il
movimento seducente della fiamma di una candela, il suo riverbero che
produceva un luccichio nei suoi occhi.
Oh,
quale meraviglia!
Era
come se lo chiamasse a sé, una forza magnetica spingeva la sua
mano ad avvicinarsi ad essa.
Voleva
toccarla, voleva sentire quel meraviglioso calore sulle sue dita.
Alzò
il braccio, lo portò con voluta lentezza all'altezza della
fiamma.
Era
così vicina. Così vicina.
Poi
qualcosa lo fermò.
Un'idea,
una semplice e innocente idea.
Rimase
qualche secondo immobile, la fiamma continuava a danzare.
Poi,
un movimento brusco.
Con
un colpo deciso, fece rovesciare la candela sul tavolo.
Presto
presero a fuoco i tovagliolini ricamati, seguiti dalla tovaglia in
organza rossa.
La
fiamma continuò a spandersi mentre un sorriso soddisfatto
apparve sulle sue labbra.
Alcuni
bambini si accorsero delle fiamme, altri iniziarono ad urlare.
Era
così bello, era incredibile come qualcosa di così
vitale come il fuoco potesse distruggere tutto al suo passaggio.
Era
come se la vita e la morte si intrecciassero nell'essenza sfuggente
delle fiamme.
Sì,
sì era proprio così!
Lui
era come quelle fiamme, condivideva la loro stessa natura.
La
sua anima era stata forgiata nel fuoco.
Più
tardi, quando le fiamme furono spente, i suoi occhi si spensero con
esse.
Non
sapeva il perché, ma quel pensiero fece montare in lui una
strana inquietudine.
[
All you have is your fire... And the place you need to
reach - Don't you ever, tame your demons But always keep them
on a leash]
[
Tutto ciò che hai è
il tuo fuoco... E il posto che hai bisogno di
raggiungere Non domare mai i tuoi demoni ma
tienili sempre a bada ]
Ognuno
ha i suoi demoni.
Dei
segreti inconfessabili, dei rimorsi che ti accompagneranno per tutta
la vita, delle parole che forse sarebbe stato meglio non pronunciare.
Lui
conosceva bene il suo demone, aveva imparato a conviverci da quando
era nato.
Sin
da bambino gli parlava, appartenevano ad esso quelle voci che gli
turbinavano in testa.
Ed
era incredibile come il tono di quelle voci fosse così simile
al suo.
Già,
perché in realtà, lui era il suo demone.
E
il posto per un demone è soltanto il fuoco.
[
When I was 16 my senses fooled me Thought
gasoline was on my clothes I knew that something would
always rule me... I knew this sin was mine alone
]
[
Quando
avevo 16 anni i miei sensi mi ingannarono Pensai che ci fosse
della benzina sui miei vestiti seppi che qualcosa mi avrebbe
sempre controllato seppi che il peccato era mio soltanto ]
A
sedici anni prese un volo diretto verso Los Angeles.
Non
voleva saperne più nulla di quel fottuto posto, non dopo tutto
quello che era successo.
Non
dopo tutte le sofferenze che era stato costretto a sopportare.
Qualcosa
era scattato in lui come una molla.
Come
un perfetto meccanismo di una bomba ad orologeria.
La
rabbia ribolliva nel suo petto, era così bollente che se
avesse avuto della benzina addosso immaginò che sarebbe potuto
bruciare lì sul sedile di quell'aereo.
Il
fuoco che aveva dentro continuava a bruciargli le interiora,
uccidendolo da dentro.
C'è
chi nasce per diventare qualcuno al mondo.
Come
quel maledetto... L.
C'è
chi nasce per morire.
Come
A, la sua piccola A.
E
poi c'è chi nasce per essere entrambi.
Come
lui, B.
Beyond
Birthday.
Avrebbe
raggiunto l'apice del suo successo, avrebbe dimostrato il suo grande
valore - sicuramente superiore rispetto a quello di L - grazie alla
morte.
Dopotutto,
lui era già morto per metà.
Era
la via più naturale.
Avrebbe
annullato se stesso, per affermarsi.
E
non importa se dicono che il suicidio sia un peccato.
Lui
non credeva in nessun Dio, credeva solo in un demone.
Se
stesso.
[
When I was a man I thought it ended Well I knew loves
perfect ache But my peace has always depended On all the ashes
in my way ]
[
Quando sono diventato un uomo pensavo che fosse finita ben
conoscevo il dolore perfetto dell'amore ma la mia pace è
sempre dipesa dalle ceneri sul mio cammino ]
L'odore
di muffa gli pervadeva le narici.
Tutto
era così confuso, la sua mente non riusciva a trovare un
appiglio a cui ancorarsi per risalire dallo strano stato di torpore
in cui si trovava.
Dove
si trovava? Cos'era quella luce che gli penetrava le palpebre come
degli spilli?
L'unica
cosa che riusciva a rimembrare erano le fiamme che avvolgevano il suo
corpo.
Quelle
meravigliose lingue di fuoco che lo attorniavano in un abbraccio
letale.
Perché
letale doveva essere.
Lui
doveva essere morto.
Non
potevano esserci alternative.
Ma
allora, cos'era quell'odore?
Con
fatica sollevò le palpebre, offrendo agli occhi arrossati la
vista di una piccola stanzetta.
Una
cella.
Non
era possibile.
Un
brivido gelato attraversò la sua spina dorsale.
Ben
presto si accorse di non avere neanche la forza per piangere.
Aprì
la bocca in un urlo muto, tutto ciò era paragonabile a un
inferno in terra.
Naomi
Misora.
Lo
aveva salvato.
O
meglio, lo aveva condannato.
Aveva
fallito, non era riuscito a portare a compimento il suo piano.
Era
così perfetto, così perfetto, così perfetto,
così perfetto, così perfetto.
No,
era stato un totale fiasco!
Come
poteva essere successo, come poteva aver fallito così
miseramente?
Come
in ogni momento di crisi, il suo pensiero volò verso A.
Il
suo più dolce pensiero.
L'unica
dolcezza che gli era mai stata concessa in quel mondo di morte che
aveva dovuto conoscere.
Ora
non gli restava che questo.
Aveva
bruciato tutto: la sua vita, la sua vera identità, il suo
corpo, la sua anima nera lo aveva ingoiato.
E
ora, l'unica cosa che poteva raccogliere, era la cenere che giaceva
ai suoi piedi.
[
All you have is
your fire... And the place you need to reach - Don't you ever,
tame your demons But always keep them on a leash]
[
Tutto ciò che hai è
il tuo fuoco... E il posto che hai bisogno di
raggiungere Non domare mai i tuoi demoni ma
tienili sempre a bada ]
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